IL BARBARO
La parola "barbaro" è secondo alcuni di origine greca e si riferiva allo straniero che non sapeva parlare perfettamente la lingua ellenica, dando l'impressione di balbettare (dalla voce onomatopeica bar-bar, propria di chi tartaglia).
I Greci chiamavano dunque "barbari" tutti quei popoli che abitavano fuori dalla loro terra e che essi consideravano culturalmente e socialmente inferiori, soprattutto i popoli delle regioni settentrionali della Penisola Balcanica come Macedoni e Persiani, indiscutibilmente molto più arretrati dei greci, come leggi e come combattimento.
Il termine "barbaro" sarebbe poi passato alla lingua latina, designando tutti i popoli non romani e considerati ugualmente inferiori, nelle leggi, nei costumi, nell'arte e nel combattimento. Per i Romani i popoli barbari erano soprattutto quelli dell'Europa occidentale e settentrionale, come i Galli, i Germani, ma pure del Nordafrica e nel Vicino Oriente, tutti caduti sotto il dominio romano a partire dal III-II sec. a.c
Non giudicarono barbara la cultura greca che considerarono nell'arte superiore alla propria, anche se i Greci erano inferiori militarmente e furono sottomessi a Roma. Per Orazio "Graecia capta ferum victorem cepit", cioè "la Grecia conquistata conquistò il selvaggio vincitore romano".
Non giudicarono barbara la cultura greca che considerarono nell'arte superiore alla propria, anche se i Greci erano inferiori militarmente e furono sottomessi a Roma. Per Orazio "Graecia capta ferum victorem cepit", cioè "la Grecia conquistata conquistò il selvaggio vincitore romano".
Secondo altri autori il termine barbaro sarebbe squisitamente latino e designerebbe gli uomini che non si tagliano la barba, e visto che nessuno dei popoli allora conosciuti si tagliava la barba, ne conseguì che tutti gli altri popoli erano rozzi e inferiori. In effetti questa spiegazione sembrerebbe più semplice e convincente.
D'altronde nessun popolo riterrebbe che le lingue straniere possano dare l'idea di balbettamenti, per comprendere le cose occorre immedesimarsi negli altri. Anzi spesso i popoli meno evoluti sono estremamente rapidi nella loro lingua. Spesso un orientale è più veloce di noi. In genere un popolo più riflessivo parla più lentamente.
D'altronde nessun popolo riterrebbe che le lingue straniere possano dare l'idea di balbettamenti, per comprendere le cose occorre immedesimarsi negli altri. Anzi spesso i popoli meno evoluti sono estremamente rapidi nella loro lingua. Spesso un orientale è più veloce di noi. In genere un popolo più riflessivo parla più lentamente.
Farsi la barba ogni mattina, specie con le lame dell'epoca, non doveva essere un compito da nulla, ma i romani lo facevano anche se erano soldati, nei castri e negli accampamenti più semplici. Radersi equivaleva a mantenere autorità, disciplina e senso della romanità.
ROMA MULTIETNICA
I Romani ebbero fin dall'inizio una classe dirigente multietnica che tese poi ad ampliare il più possibile, ad una popolazione multirazziale la concessione della cittadinanza.
I conquistatori romani hanno invaso e sottomesso prima le antiche città del Lazio, poi le altre popolazioni italiche, i Galli dell'Italia settentrionale, l'Iberia, la Gallia, il Nord Africa, il Medio Oriente, la Grecia e la Macedonia.
A Roma il 75% degli abitanti era di origine straniera, insomma un coacervo di razze in 1 milione di abitanti.
Roma permise questo perchè non c'era razzismo, ma orgoglio di appartenere alla cultura più evoluta del mondo.
L'Impero Romano ebbe all'inizio uno strato di privilegiati che erano i cittadini romani con tutti i diritti e poi la massa delle popolazioni delle province conquistate con meno diritti e in posizione subalterna. Questi potevano vivere secondo le proprie leggi, ma erano meno protetti dei cives romani. Il diritto romano li chiama peregrini, non più padroni a casa loro, i padroni sono i romani ma padroni equi e indulgenti che gli mettono le tasse ma li difendono dagli altri invasori, che sono molto più feroci ed esigenti dei romani.
Il privilegio della cittadinanza non fu distribuito secondo la razza, ma secondo la fedeltà a Roma. Se ci si integrava, se si era davvero alleati coi romani, si diventava romani a tutti gli effetti. Questo conferma che Roma non fu razzista ma seppe far rispettare le conquiste civili ottenute, esigendo che anche i popoli conquistati vi si adattassero e uscissero dalla barbarie.
LA BARBARIE
In un graffito di Pompei:“Chi ha in animo di amare, farà bene ad andarsene nella terra degli Sciti. Nessuno vorrà essere a tal punto barbaro da nuocersi deliberatamente”
La frase significa: "Qui le donne non sanno amare per cui se sperate di trovare amore fuggite in terre molto lontane, perchè se restate qui vi farete del male come potrebbero farsi solo dei barbari"
I Romani avevano le loro idee sui barbari, ritenuti poco dignitosi, molto rozzi e molto avventati. Un barbaro poteva essere dunque così poco consapevole da farsi del male. Un romano al contrario rifletteva su ciò che faceva.
Dunque per i romani le differenze tra loro e i barbari erano:
- una ferinitas, contrapposta alla virtus del popolo romano
Tutti gli imperatori, chi più chi meno, si preoccuparono della romanizzazione dei popoli conquistati e pure degli stranieri a Roma.
Per ottenere ciò costruirono in tutti paesi conquistati strade, acquedotti, templi, edifici pubblici ed edifici per il divertimento, dagli anfiteatri, alle terme e ai circhi ecc.
Era più facile tenere in riga nemici romanizzati perchè il benessere faceva gola a tutti, ma soprattutto passava la cultura con la lingua romana obbligatoria: tutti dovevano imparare il latino.
L'alfabetizzazione fu d'obbligo.
Tanta civiltà non fu mai replicata fino ad oggi.
Per ciò che riguarda gli immigrati la scuola era obbligatoria perfino per gli schiavi. Un buon padrone faceva studiare gli schiavi perchè potessero fare lavori e commissioni fuori casa. Chiunque entrava a Roma doveva integrarsi se sperava di lavorare o fare carriera. Poteva adorare i suoi Dei e usare i suoi costumi ma doveva obbedire alle leggi romane, e se sperava di migliorare la qualità della vita doveva acculturarsi e accettare le leggi e i costumi romani.
Tanta cultura svanì col cristianesimo, le scuole chiusero e il latino si trasformò in tanti dialetti. Nessuno sapeva più leggere e scrivere.
I BARBARI NELL'ESERCITO
L'IMBARBARIMENTO ROMANO
Già Costantino, imperatore dal 312 al 324 d.c., fece ricorso all'arruolamento dei barbari. Cosi l'organismo più importante dello stato si barbarizzò: gli ufficiali e i generali germanici aumentarono e diminuì il peso delle truppe di origine romana. Ormai l'autonomia stessa dell'impero si andava poggiando su forze ad esso estranee.
Flavio Eugenio Stilicone, generale romano di origine vandala sotto Onorio, per la clemenza dimostrata verso i visigoti sconfitti a Pollenzo (permise loro di aver salva la vita in cambio della sottomissione a Roma) fu giudicato un traditore e decapitato per ordine dello stesso imperatore Onorio.
ROMA MULTIETNICA
I Romani ebbero fin dall'inizio una classe dirigente multietnica che tese poi ad ampliare il più possibile, ad una popolazione multirazziale la concessione della cittadinanza.
I conquistatori romani hanno invaso e sottomesso prima le antiche città del Lazio, poi le altre popolazioni italiche, i Galli dell'Italia settentrionale, l'Iberia, la Gallia, il Nord Africa, il Medio Oriente, la Grecia e la Macedonia.
A Roma il 75% degli abitanti era di origine straniera, insomma un coacervo di razze in 1 milione di abitanti.
Roma permise questo perchè non c'era razzismo, ma orgoglio di appartenere alla cultura più evoluta del mondo.
L'Impero Romano ebbe all'inizio uno strato di privilegiati che erano i cittadini romani con tutti i diritti e poi la massa delle popolazioni delle province conquistate con meno diritti e in posizione subalterna. Questi potevano vivere secondo le proprie leggi, ma erano meno protetti dei cives romani. Il diritto romano li chiama peregrini, non più padroni a casa loro, i padroni sono i romani ma padroni equi e indulgenti che gli mettono le tasse ma li difendono dagli altri invasori, che sono molto più feroci ed esigenti dei romani.
Il privilegio della cittadinanza non fu distribuito secondo la razza, ma secondo la fedeltà a Roma. Se ci si integrava, se si era davvero alleati coi romani, si diventava romani a tutti gli effetti. Questo conferma che Roma non fu razzista ma seppe far rispettare le conquiste civili ottenute, esigendo che anche i popoli conquistati vi si adattassero e uscissero dalla barbarie.
LEGIONARI ROMANI MOSTRANO LE TESTE DEI NEMICI VINTI ALL'IMPERATORE TRAIANO. (Colonna Traiana) |
LA BARBARIE
In un graffito di Pompei:“Chi ha in animo di amare, farà bene ad andarsene nella terra degli Sciti. Nessuno vorrà essere a tal punto barbaro da nuocersi deliberatamente”
La frase significa: "Qui le donne non sanno amare per cui se sperate di trovare amore fuggite in terre molto lontane, perchè se restate qui vi farete del male come potrebbero farsi solo dei barbari"
I Romani avevano le loro idee sui barbari, ritenuti poco dignitosi, molto rozzi e molto avventati. Un barbaro poteva essere dunque così poco consapevole da farsi del male. Un romano al contrario rifletteva su ciò che faceva.
Dunque per i romani le differenze tra loro e i barbari erano:
- una ferinitas, contrapposta alla virtus del popolo romano
- un "belli furor", contrapposto alla "pietas" dei soldati Romani
- le sopraffazioni tribali contrapposte alla disciplinata "lex romana."
- dei "mores" che facevano lavare, tagliare le chiome e la barba di qualsiasi romano, a cominciare dai militari, mentre capelli e barba dei nemici erano sporchi e incolti
- i sacrifici agli Dei che il romano faceva sugli animali, mentre alcuni barbari sacrificavano gli uomini.
- le torture ai prigionieri che i romani evitavano, anche perchè si fidavano più delle proprie spie che dei prigionieri.
- La poca prevenzione dei barbari verso la salute e la sopravvivenza di mogli e i figli, tranne se questi ultimi, ma solo se maschi, avessero raggiunto l'età per combattere
- l'alfabetismo dei romani, corrispondente più o meno a quello dei giorni nostri, in cui si facevano studiare pure gli schiavi, contrapposto all'analfabetismo dei barbari.
- la virtù della continenza, per cui un romano non si lasciava sopraffare da alcun bisogno incontrollato: nel cibo, nel desiderio sessuale, nel lusso, e perfino nella pietas religiosa. Il romano sapeva contenersi, perchè non era nè barbaro nè fanatico.
- i sacrifici agli Dei che il romano faceva sugli animali, mentre alcuni barbari sacrificavano gli uomini.
- le torture ai prigionieri che i romani evitavano, anche perchè si fidavano più delle proprie spie che dei prigionieri.
- La poca prevenzione dei barbari verso la salute e la sopravvivenza di mogli e i figli, tranne se questi ultimi, ma solo se maschi, avessero raggiunto l'età per combattere
- l'alfabetismo dei romani, corrispondente più o meno a quello dei giorni nostri, in cui si facevano studiare pure gli schiavi, contrapposto all'analfabetismo dei barbari.
- la virtù della continenza, per cui un romano non si lasciava sopraffare da alcun bisogno incontrollato: nel cibo, nel desiderio sessuale, nel lusso, e perfino nella pietas religiosa. Il romano sapeva contenersi, perchè non era nè barbaro nè fanatico.
- L'arte raffinata dei romani negli edifici, nella pittura e nella statuaria, contrapposta alle alterne capacità artistiche dei paesi stranieri.
- C'è da dire però che i romani non ritenevano barbari nè i greci nè gli egiziani, dal cui stile di vita e soprattutto di arte restarono affascinati.
E' una delle grandi contraddizioni di fondo della civiltà Romana: da una parte il "metabolizzare" usi e costumi degli altri popoli, dall'altra il disprezzo nei confronti dei barbari. Vero è che molti dei paesi che circondavano l'impero romano avevano abitudini ancora tribali, o con monarchie assolute completamente prive di qualsiasi controllo.
E' una delle grandi contraddizioni di fondo della civiltà Romana: da una parte il "metabolizzare" usi e costumi degli altri popoli, dall'altra il disprezzo nei confronti dei barbari. Vero è che molti dei paesi che circondavano l'impero romano avevano abitudini ancora tribali, o con monarchie assolute completamente prive di qualsiasi controllo.
Roma aveva si i suoi imperatori ma aveva pure un senato che poteva contenere almeno in parte il suo potere. E poi c'era il popolo che aveva diritti che nessun monarca concedeva altrove.
Ad un certo punto gli imperatori capirono che il problema barbarico non era risolvibile con le sole armi e che sarebbe stato meglio provare a sedurli con lo stile di vita romano. I romani facevano vita comoda, si circondavano di agi, di lussi, di begli edifici e di opere d'arte. Soprattutto si lavavano, avevano terme pubbliche e private, nonchè bagni pubblici e privati.
Perfino i soldati si lavavano, depilavano e a volte si profumavano. Giulio Cesare diceva delle sue truppe: "Si profumano ma combattono bene". Il depilarsi era una raffinatezza ma soprattutto un'igiene. Senza peli si evitavano cimici, piattole, pulci ecc. Tenevano solo i capelli, ma molto corti.
I romani avevano case molto belle, con giardini raffinati, decori sulle pareti con stucchi, mosaici, affreschi e bassorilievi. Per un barbaro abituato alle tende era un mondo da sogno, ma lo sarebbe anche ai giorni nostri, perchè a causa dei poveri resti spogliati di tutto difficilmente possiamo avere un'idea della bellezza e dell'arte dell'epoca.
Piano piano molti popoli ne furono conquistati.
LA ROMANIZZAZIONE DEI BARBARI
«Personalmente concordo con quanti ritengono che i popoli della Germania non siano contaminati da incroci con gente di altra stirpe e che si siano mantenuti una razza a sé, indipendente, con caratteri propri. Per questo anche il tipo fisico, benché così numerosa sia la popolazione, è eguale in tutti: occhi azzurri d'intensa fierezza, chiome rossicce, corporature gigantesche, adatte solo all'assalto.»
(Tacito)
Ad un certo punto gli imperatori capirono che il problema barbarico non era risolvibile con le sole armi e che sarebbe stato meglio provare a sedurli con lo stile di vita romano. I romani facevano vita comoda, si circondavano di agi, di lussi, di begli edifici e di opere d'arte. Soprattutto si lavavano, avevano terme pubbliche e private, nonchè bagni pubblici e privati.
Perfino i soldati si lavavano, depilavano e a volte si profumavano. Giulio Cesare diceva delle sue truppe: "Si profumano ma combattono bene". Il depilarsi era una raffinatezza ma soprattutto un'igiene. Senza peli si evitavano cimici, piattole, pulci ecc. Tenevano solo i capelli, ma molto corti.
I romani avevano case molto belle, con giardini raffinati, decori sulle pareti con stucchi, mosaici, affreschi e bassorilievi. Per un barbaro abituato alle tende era un mondo da sogno, ma lo sarebbe anche ai giorni nostri, perchè a causa dei poveri resti spogliati di tutto difficilmente possiamo avere un'idea della bellezza e dell'arte dell'epoca.
Piano piano molti popoli ne furono conquistati.
LA ROMANIZZAZIONE DEI BARBARI
«Personalmente concordo con quanti ritengono che i popoli della Germania non siano contaminati da incroci con gente di altra stirpe e che si siano mantenuti una razza a sé, indipendente, con caratteri propri. Per questo anche il tipo fisico, benché così numerosa sia la popolazione, è eguale in tutti: occhi azzurri d'intensa fierezza, chiome rossicce, corporature gigantesche, adatte solo all'assalto.»
(Tacito)
Tutti gli imperatori, chi più chi meno, si preoccuparono della romanizzazione dei popoli conquistati e pure degli stranieri a Roma.
Era più facile tenere in riga nemici romanizzati perchè il benessere faceva gola a tutti, ma soprattutto passava la cultura con la lingua romana obbligatoria: tutti dovevano imparare il latino.
L'alfabetizzazione fu d'obbligo.
Tanta civiltà non fu mai replicata fino ad oggi.
Per ciò che riguarda gli immigrati la scuola era obbligatoria perfino per gli schiavi. Un buon padrone faceva studiare gli schiavi perchè potessero fare lavori e commissioni fuori casa. Chiunque entrava a Roma doveva integrarsi se sperava di lavorare o fare carriera. Poteva adorare i suoi Dei e usare i suoi costumi ma doveva obbedire alle leggi romane, e se sperava di migliorare la qualità della vita doveva acculturarsi e accettare le leggi e i costumi romani.
Tanta cultura svanì col cristianesimo, le scuole chiusero e il latino si trasformò in tanti dialetti. Nessuno sapeva più leggere e scrivere.
I BARBARI NELL'ESERCITO
Giulio Cesare fu il primo ad arruolare stranieri nell'esercito, di solito messi in prima linea perchè un soldato romano valeva di più, non solo perchè romano ma anche perchè combatteva meglio. Soprattutto però arruolò arcieri e frombolieri, gente che non portava armatura e si spostava a cavallo o a piedi con molta agilità. In genere colpivano i nemici da lontano per lasciare poi il posto ai fanti.
Generalmente questi barbari poco romanizzati, per la loro scarsa affidabilità (o almeno così la pensavano i comandanti Romani), venivano adibiti a compiti secondari o marginali nelle retrovie. In particolare si cercava di non impegnarli contro altri barbari della loro stessa tribù. Giulio Cesare al contrario usò anche Galli contro Galli, e pure con molto successo.
Ma Cesare sapeva come conquistare gli uomini, e soprattutto sapeva distinguerli e capire chi era così intelligente e coraggioso da poter sostenere un comando da un altro magari ambizioso ma inetto. Molti di loro, proprio sotto Giulio Cesare, fecero carriera nell'esercito arrivando anche a ricoprire cariche importanti: alcuni divennero condottieri oppure magister militum.
Gordiano III ( 238-44) invece fu il primo di una lunga serie di imperatori ad arruolare barbari nelle legioni in qualità di "foederati". Si chiedeva loro di sottoscrivere un foedus, ovvero un "trattato", una specie di giuramento che li legava a Roma, sia a titolo individuale sia a nome di intere tribù. E, nota bene, questo era detto "foedus iniqua" (patto ineguale, in quanto più che un trattato era considerato un atto di sottomissione) e il diritto romano pubblico distingue bene il "foedus aequa" dal "foedus iniqua".
Il termine foedus è la base di diversi termini come confederazione, federato, e feudo, dove tutti erano pari tra loro rispetto però a un capo o più capi al disopra di loro. Ma il foedus iniqua significa letteralmente "federazione ineguale" o tra ineguali.
L'IMBARBARIMENTO ROMANO
Mentre la civiltà romana era un vanto per l'impero, con l'avvento del cristianesimo essa divenne un disvalore.
Stranamente furono i pagani romani a graziare i prigionieri, ad allevare a corte i figli dei nemici vinti, e ad usare clemenza anche coi re contro cui avevano combattuto. Col cristianesimo che avrebbe dovuto mostrare più clemenza crebbe invece la ferinità.
Flavio Eugenio Stilicone, generale romano di origine vandala sotto Onorio, per la clemenza dimostrata verso i visigoti sconfitti a Pollenzo (permise loro di aver salva la vita in cambio della sottomissione a Roma) fu giudicato un traditore e decapitato per ordine dello stesso imperatore Onorio.
A Tessalonica (odierna Salonicco, in Macedonia), sotto il regno di Teodosio si verificò l'opposto ma con identica ferocia: la plebe trucidò un generale goto "federato" per futili motivi e Teodosio, per scongiurare un'ennesima ribellione dei Goti, ordinò una punizione esemplare: soldati Romani irruppero nel circo in cui era stata riunita la plebe di Tessalonica, dando il via a un'orrenda carneficina, che provocò migliaia di morti: era la prima volta che dei cittadini Romani cattolici venivano puniti per aver ucciso dei barbari semi-pagani. Ma il motivo non stava infatti nell'essere o meno cristiani, ma nella perdita di civiltà romana.
Fu proprio sotto Teodosio che si iniziò inoltre a ricorrere in massa all'arruolamento di intere bande di mercenari barbari nelle fila delle armate imperiali. Fu una decisione dettata in parte dal bisogno di colmare i ranghi delle legioni dopo le disastrose perdite subite dall'esercito campale ad Adrianopoli, e in parte da motivazioni economiche (arruolando le tribù dei Goti si ottenevano soldati già esperti senza bisogno di doverli addestrare, evitando così alle province tutto il peso del reclutamento).
In più di un'occasione questi "barbari", odiati dal Senato e malvisti dai loro stessi "camerati" romani, si mostrarono fedeli alla causa fino all'ultimo (ad esempio nella battaglia del Frigido 20.000 di essi combatterono sotto le insegne di Teodosio contro l'usurpatore Eugenio, a differenza di parecchie legioni "romane" che si ammutinarono o passarono al nemico).
Il fatto era che i romani si erano imbarbariti con la nuova religione che aveva tolto loro ogni punto di riferimento. Una volta si combatteva per la patria e morire per essa era da eroi. Col cristianesimo più che combattere occorreva raccomandarsi a Dio, artefice di ogni evento negativo, dalle guerre, alle epidemie, alla grandine e alle mareggiate. Insomma era diventato più importante pregare ed espiare che combattere.
Così l'impero romano s'imbarbarì:
- non ebbe più i suoi eccellenti generali
- i suoi fantastici architetti e ingegneri
- i suoi valorosi soldati
- la sua tolleranza religiosa
- il rispetto delle donne e dei bambini
- la clemenza sui vinti
- la sua libertà sessuale
- i suoi grandi artisti nella pittura e nella scultura
- i suoi grandi studiosi
- i suoi grandi pensatori
- i suoi grandi esploratori
- le sue scuole a tutti i livelli
- il diritto civile più avanzato del mondo..
E PRECIPITO' NELLA BARBARIE DEL MEDIOEVO.
BIBLIO
- Cassio Dione - Storia romana - LXXII -- Appiano di Alessandria - Historia Romana -
- Giorgio Ruffolo - Quando l'Italia era una superpotenza - Einaudi - 2004 -
BIBLIO
- Cassio Dione - Storia romana - LXXII -- Appiano di Alessandria - Historia Romana -
- Giorgio Ruffolo - Quando l'Italia era una superpotenza - Einaudi - 2004 -
- Roger Rémondon - La crisi dell'impero romano - da Marco Aurelio ad Anastasio - Milano - 1975 -
- Edward Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'impero romano - traduzione di Davide Bertolotti - volumi 13 - 1820-1824 -
- Santo Mazzarino - La fine del mondo antico. Le cause della caduta dell'impero romano (1959); Rizzoli, 1988 -
- Edward Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'impero romano - traduzione di Davide Bertolotti - volumi 13 - 1820-1824 -
- Santo Mazzarino - La fine del mondo antico. Le cause della caduta dell'impero romano (1959); Rizzoli, 1988 -
11 comment:
Nonostante sono affascinato, e rimarrò affascinato, da questo sito e dale sue numerose informazioni, sono estremamente contrario a ciò che avete scritto nei confronti del cristianesimo perchè infatti, NON È a causa del CRISTIANESIMO che l'impero romano cadde, anzi, fu proprio il cristianesimo l'ultimo mezzo che teneva legato l'impero, verso la fine dei suoi giorni. E poi, ci vogliamo dimenticare della battaglia di Ponte Milvio, dove Costantino sconfisse le forze di Massenzio in netta maggioranza perchè le truppe di Costantino recavano nei loro scudi il labarum, la croce con la parte superiore assomigliante ad una P, che aveva ricevuto in una visione la sera del 27 ottobre (cioè la sera prima della battaglia) dove Cristo stesso gli ha detto 'in hoc signo vinces', cioè 'con questo segno vincerai'?
E non è solo in questo articolo che noto svariati accenni che accusano il Cristianesimo di essere stato il mezzo che ha determinato i mali nell'impero, quando invece è l'esatto OPPOSTO.
volevo solo sapere cosa i Romani avevano imparato dai Barbari
Il mio commento è che l'unico germanico che aveva fatto la politica romana e Federico ll
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Che differenza c'è tra lo stile di vita degli unni e quello dei romani?
Una domanda, ho notato in alcuni bassorilievi diffusi a Roma che i "BARBARI" vengono illustrati spesso con barba, berretto frigio, spilla sulla spalla, mantello e pantaloni lunghi. I più famosi corrispondenti a tale descrizione sono i DACI ma vi sono identiche rappresentazioni nei pannelli di epoca costantiniana su di un pilastro dell'ARCO DI COSTANTINO, in un pilastro dell'Arco degli Argentari di epoca Severiana, e sopratutto sull'Arco di Settimio Severo ai Fori che secondo le fonti rappresenterebbe BARBARI PARTI. Mi chiedo se i ROMANI anticamente illustrassero i BARBARI di qualsiasi ETNIA sempre con la medesima iconografia...
"Barbarie del Medioevo?", ma seriamente? Sono un'archeologa etrusca e romana, per cui io adoro tutto ciò che riguarda i romani e la romanità ma definire il Medioevo barbaro anche no, ormai è riconosciuto da tantissimi studiosi e storici che il Medioevo non è assolutamente da considerare come "i secoli bui".
Bè insomma, se nell'epoca precedente (quella romana) si stava meglio sotto tutti i punti di vista (medicina, legislatura, arte, architettura, scolarizzazione, etc.) e in quella dopo tutto questo in buona parte scompare (per non parlare del continuo pericolo di morte che caratterizzava quell'epoca), non si può dire che il medioevo sia stato questa perla di civiltà, semmai il contrario, per questo viene chiamato epoca buia rispetto all'epoca precedente. Poi gli studiosi possono avvallare quello che vogliono ma i fatti parlano chiaro, si è passati da un epoca d'oro ad una devastazione su larga scala, questo è fuori di dubbio.
È molto interessante
Molto lungo🤣
I barbari- strano mi sembra che i geto-daci, i sarmi stretti alleati dei erulli,vandali e ostrogoti siano quasi mai nominati. La storia va distorsionata a vantaggio di Roma pagana e Roma cristiana. Inorgolirsi così tanto e vedere Traiano come il salvatore del impero solo perché ha conquistato i barbari est europei ladice lunga. Comunque non abbiamo mai dimenticato- noi i barbari dei saccheggi di Roma degli stupri, e dei crimini dei nostri figli. Abbiamo reaggito e sempre stati alleati delle tribù germaniche finché Roma e crollata. Peccato che arrivò il Pontifex Maximus ad ingannare tutti e a continuare i crimini per 1260 anni fino alla rivoluzione francese. Maledetta Roma che inganna il mondo.
Un barbaro del est.
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