EFESO (Turchia)



IL MAESTOSO TEMPIO DI ARTEMIDE AD EFESO, UNA DELLE 7 MERAVIGLIE DEL MONDO ANTICO
Efeso (latino: Ephesus), oggi uno dei più grandi siti archeologici d'Europa, fu una delle più grandi città ioniche in Anatolia, situata in Lidia alla foce del fiume Caistro, sulla costa dell'odierna Turchia. Fu anche una delle città più popolose e ricche del mondo antico. Efeso è stata la terza città più potente del mondo antico dopo Roma e Alessandria d'Egitto.

Secondo la tradizione fu fondata dalle Amazzoni, anzi Strabone (60 a.c. - 23 d.c.) asserisce che il nome Efeso deriverebbe da quello di una regina delle Amazzoni. Storicamente risulta colonizzata dagli Ioni nell'XI sec. a.c., nel 334 a.c. fu liberata dai Persiani da Alessandro Magno. Passata sotto il dominio romano nel 129 a.c., divenne capitale della provincia dell'Asia.



DIANA CARIA

I primi abitanti di Efeso furono indigeni e anteriori ai Greci, con tutta probabilità Carii, poi vennero i Lelegi e per finire sottostettero al dominio di Atene.

Efeso fu famosa e ricca soprattutto per il culto e il santuario di Artemide, corrispondente a Diana nel suolo italico e a Roma.

Le più antiche rappresentazioni di Artemide  in età arcaica la ritraggono come "Potnia Theron" (La Signora delle belve): una dea alata che tiene in mano un cervo e un leopardo, oppure un leone e un leopardo.

ARTEMIDE IMPERIOSA
Poi venne ritratta come vergine cacciatrice, con una gonna corta sopra al ginocchio, un seno scoperto, gli stivali da caccia, la faretra con le frecce d'argento e un arco.

Spesso è ritratta mentre sta scoccando una freccia e insieme a lei vi sono o un cane o un cervo.

Vi sono rappresentazioni di Artemide vista anche come Dea delle danze delle fanciulle, e in questo caso tiene in mano una lira, oppure come Dea della luce mentre stringe in mano due torce accese e fiammeggianti.

Solo più tardi Artemide porta la corona lunare, anche se da sempre fu la Dea Luna.

Ad Efeso Artemide fu adorata soprattutto come Dea della fertilità, come madre Natura che nutre tutte le creature senzienti.

I Carii furono adoratori di quella Artemide Caria, che nel suolo romano divenne Diana Caria, un tempo associata ai Misteri del Noce sacro.

Le sue sacerdotesse furono maghe e guaritrici, e come simbolo avevano il frutto del noce, che tanto somigliava nell'aspetto al cervello umano.

Poichè le sacerdotesse danzavano intorno al noce sacro, e poichè presso Benevento, nel suolo italico, resistè a lungo il culto di Diana Caria, nacque la leggenda delle streghe e del Sabba.

L'antica Artemide fu Dea della luna, della caccia e degli inferi, pertanto del cielo, della terra e dell'aldilà.
                                                                                                      Poi prevalse ad Efeso il suo aspetto di Madre Terra, di Madre Natura, la plurimammellata, colei che nutre col suo latte tutti gli esseri viventi.
"Artemide era adorata e celebrata allo stesso modo in quasi tutte le zone della Grecia, ma i più importanti luoghi di culto a lei dedicati si trovavano a Delo (sua isola natale), BrauroneMunichia e a Sparta

Le fanciulle ateniesi di età compresa tra i cinque e dieci anni venivano mandate al santuario di Artemide a Braurone per servire la dea per un anno: durante questo periodo le ragazze erano conosciute come "arktoi" (orsette).
Una leggenda spiega le ragioni di questo periodo di servitù narrando che un orso aveva preso l'abitudine di entrare nella cittadina di Braurone e la gente aveva cominciato a nutrirlo, in modo che in breve tempo l'animale era diventato docile e addomesticato.

Una giovinetta prese a infastidire l'orso che, secondo una versione la uccise, secondo un'altra le strappò gli occhi. A ogni modo il fratello della ragazza uccise l'orso, Artemide andò per questo in collera e pretese che le ragazze prendessero il posto dell'orso nel suo santuario come riparazione per la morte dell'animale.

Naturalmente è pura invenzione, vero invece  è che Artemide era Arktoi, la Dea Orsa, da cui discese poi il re orso, ovvero Artoi, Artù. Pertanto le fanciulle erano le novizie delle sacerdotesse, che venivano ammesse al tempio per un anno per conoscerne le tendenze al sacerdozio.

Le Orse venivano poi rimandate a casa e solo successivamente si sceglievano quelle che meglio stavano presso il tiaso delle sacerdotesse, quelle che non avrebbero sofferto troppo per essersi allontanate da casa.

Le prescelte si dedicavano poi ad Artemide Brauronia, dove tra l'altro si celebrava la prostituzione sacra. Si racconta che i suoi sacerdoti dovevano evirarsi perchè Artemide era vergine. Non è così.

La verginità di Artemide era di colei che non è sottomessa all'uomo, non di colei che si astiene. Anche la sua corrispondente Diana era vergine eppure nel santuario del lago di Nemi  nel Lazio, le sacerdotesse praticavano la prostituzione sacra, bagnandosi ritualmente ogni anno per tornare vergini.

ARTEMIDE

LA STORIA

Dagli scritti degli Ittiti del XIV sec. a.c. emerge il regno di Akhhiyava, fondato nella zona di Mileto, con l'importante città Apasas, che secondo alcuni era l'antico nome di Efeso. Secondo Strabone invece il nome Efeso deriverebbe da quello di una regina delle Amazzoni, le quali sarebbero le fondatrici della città.

ARTEMIDE EFESINA - MUSEO DI NAPOLI
Il vasellame di terracotta, trovato nelle tombe del periodo miceneo, e i più antichi reperti storici di Efeso, sono del XV e XIV secolo a.c., il che dimostrerebbe che gli abitanti di Micene avevano rapporti con Apasas.

Nel VII secolo a.c. Efeso come tutte le città della zona ionica fu invasa dai Cimmeri, che non si stanziarono definitivamente ma causarono molte devastazioni tra cui la distruzione del tempio della Dea, venerata come "Grande Madre" e le cui caratteristiche erano simili a quelle della Dea greca.

Nel VI sec. Efeso fu assediata dagli abitanti della Lidia, divenuta uno stato potente. Gli Efesini, sicuri della protezione di Cibele tesero una corda dal tempio fino alla porta della città e si radunarono da una parte senza preoccuparsi dell'attacco di Creso, re di Lidia, che però invase la città.

Creso non infierì sugli abitanti, anzi li aiutò nella ricostruzione del tempio di Cibele e in una delle colonne utilizzate fece incidere il suo nome. Licenziò poi i suoi soldati mercenari e ritornò a Sardi, ma poco dopo perse la guerra che gli mosse Ciro e fu preso prigioniero.

Le città ioniche stanche del dominio persiano si coalizzarono e rivolsero le armi contro i Persiani e la lotta finì nel 494 a.c. con la sconfitta della flotta degli Ioni nel golfo di Mileto, dopo di che distrussero e saccheggiarono Mileto e le altre città ioniche.

Nella guerra contro i Persiani Alessandro Magno entrò in Efeso e fu accolto come un Dio, dopo la sua morte Efeso nel 313 a.c. cadde sotto il dominio di Kyldop in nome dei Macedoni, però le lotte di potere si estesero a tutta l'Anatolia per diversi anni.

La guerra dei Persiani si estese alle città ioniche ed Efeso finì nelle loro mani. I persiani utilizzarono il porto e le navi di Efeso e imposero tasse gravose. Quando il regno di Pergamo venne donato ai Romani per il testamento di Attalo III, anche Efeso diviene romana, nel 129 a.c. quando M. Aquilio ottenne la provincia dell'Asia con Efeso capitale.

Gli Efesini però parteggiarono per Mitridate, obbedendo al suo ordine di uccidere in un sol giorno tutti i Romani ed Italici che vi fossero nell'Asia. Ma due anni dopo Efeso torna dalla parte di Roma e dichiara la guerra al re del Ponto; fedeltà a Roma riconfermata con un monumento a Giove Capitolino.

Gl'imperatori successivi continuano l'opera di Augusto, sotto Nerone per rendere praticabile il porto di Lisimaco; le numerose costruzioni e dediche offerte da due mecenati, Celso Polemeano e Vibio Salutare, sotto Domiziano e Traiano, il larghissimo favore di cui furono prodighi sia Adriano (appassionato della cultura greca), che per due volte visitò la città, compì lavori al porto e assicurò l'abitato dalle alluvioni del fiume, sia Antonino Pio, al cui regno appartengono le munificenze d'un altro ricco cittadino, P. Vedio Antonino.



LE EFESIE

Nel mese artemisio a Efeso si tenevano le Efesie, feste notturne in onore di Artemide. Notturne in quanto si rifacevano al lato notturno della Dea. Le feste Efesie erano feste pubbliche e private. 

Le pubbliche, dette anche Efesie o efesiache o Artemisie, venivano celebrate pubblicamente in primavera in onore di Artemide. 

Venivano compiuti sacrifici e si indicevano giochi, danze e concorsi letterari.

Le Efesie avevano un carattere misterico e magico, tanto è vero che le cosiddette lettere Efesie erano formule magiche che venivano incise su amuleti e che servivano a tenere lontane le malattie. 

Venivano così chiamate perché sarebbero state incise per la prima volta sul piedistallo della statua di Artemide a Efeso. 

Le Efesie private invece si svolgevano nei templi e nei tiasi (monasteri), ristrette alle sole sacerdotesse e i loro adepti. 

Qui si svolgeva la vera magia cerimoniale. Le Efesie avevano un carattere orgiastico e vi prendevano parte uomini, donne non maritate e schiave. Questo fa capire che l'essere proibito alle maritate riguardava oltre alla fedeltà, il timore di rimanere incinte e portare figli altrui al consorte. Le non maritate invece potevano partecipare, perchè alle donne efesine non era richiesta la verginità, come del resto non era richiesta alle donne di Sparta. Fu Atene a trasformare le donne in prigioniere dei mariti.

L'invenzione delle Efesie fu attribuita ai Dattili Idei e che si diceva possedessero effetti magici. Per questo i simboli delle Efesie venivano incisi su amuleti da portare indosso.

Secondo la tradizione i Dattili, cinque maschi e cinque femmine, maghi e fabbri, erano al servizio della Gran Madre degli Dei, ed abitavano sul Monte Ida, a Creta, dove Rea, presa dalle doglie, avrebbe premuto le mani sul suolo del monte, dal quale sarebbero emersi i dieci Dattili che l’avrebbero assistita nel parto.

Sicuramente i Dattili erano esseri tra il sacerdotale e il mitico, appartenenti alla cultura più antica. I maschi sarebbero stati i fabbri e le sacerdotesse le maghe. Probabilmente le armi venivano rese magiche attraverso riti e glife incise sul metallo.



EFESO ROMANA

Marco Antonio dopo la Battaglia di Filippi venne ad Efeso dove fu accolto con feste dionisiache da lui gradite. Quando i suoi rapporti con Ottaviano cominciarono a peggiorare Antonio mandò il suo esercito in Cilicia e con Cleopatra tornò ad Efeso, le sue navi si unirono a quelle di Cleopatra e ci fu la Battaglia di Azio che sancì la vittoria di Ottaviano e la nascita dell'impero romano.

Nel tempo di Ottaviano, chiamato Augusto, Efeso divenne la capitale della provincia romana nell'Asia Minore, sede del prefetto romano e si trasformò in una metropoli ricca di commerci con più di 200.000 abitanti. (Le rovine rimaste oggi sono quasi tutte del tempo di Augusto). 

Nel 29 a.c. il proconsole Sextus Appuleius provvide alla pavimentazione stradale, mentre lo stesso Augusto finanziò la costruzione di due acquedotti. L'imperatore Adriano venne ad Efeso due volte, la seconda nel 129 d.c., e si occupò del dragaggio del porto nonchè di estaurare le opere pubbliche.

Nell'anno 262 una flotta di 200 navi di Goti invase Efeso dove distrusse bruciandolo il Tempio di Artemide.

Il tempio, considerato una delle Sette Meraviglie del mondo, fu ricostruito dagli Efesini.

Già nella prima metà del I secolo si era diffusa la nuova religione cristiana e San Paolo fu ad Efeso nel 53. - I commercianti che vendevano statuette di Artemide manifestarono contro San Paolo che aveva criticato la realizzazione delle statuette della dea al grido di "grande è la Diana degli Efesini!" (Atti, 18:23-21:16). - 
Ma non è vero, negli atti degli apostoli non sono citati commercianti nè statuette, ma solo che la gente si ribellò al tentativo di cambiare la loro fede. Dopo questo episodio, San Paolo partì per la Macedonia, in seguito tornò nella Ionia ma si stabilì a Mileto.

Nel 164 sono celebrate ad Efeso le nozze di L. Vero con Lucilla, e a ricordo delle vittorie partiche di M. Aurelio e L. Vero la città alza un grandioso monumento onorario.

Caracalla, ordinando che il proconsole debba fare il suo ingresso nella provincia sbarcando ad Efeso, mostra ritenere questa città la più importante dell'Asia. Fiorisce insieme per il commercio e per la cultura (famosi particolarmente ne erano i medici)

Il culto di Artemide la fa centro religioso di grande venerazione; giuochi e feste, alcune di antica fondazione, altre istituite di recente dagl'imperatori, vi raccolgono gente d'ogni parte dell'Asia.

Ma con l'avvento del cristianesimo tutto cambia " Il celebre Tempio di Artemide, una selle "Sette meraviglie del mondo antico" fu distrutto ancora una volta e definitivamente nel 401 per ordine del vescovo Nicola ", ma è un errore in cui molti incorrono perchè Nicola, (San Nicola), fece distruggere si il tempio di Diana ma quello che stava a Mira e non quello di Efeso.

A Mira, la città di cui Nicola era vescovo, c’era un magnifico tempio della dea Artemide. Scrive al riguardo Michele Archimandrita:  "Mise a soqquadro i templi degli idoli scacciandovi i demoni e smascherando la loro ingannevole e scellerata impotenza. 


Divinamente ispirato pensò di portare a compimento una grossa impresa, quella di distruggere cioè il tempio di Diana che lì si ergeva imponente. 

Esso infatti era il maggiore di tutti i templi sia per altezza che per varietà di decorazioni, oltre che per presenza di demoni. 

 Circostanza che costituiva una grossa tentazione di empietà per i fuorviati. 

Così egli, minaccioso nei loro confronti, per la grazia di Cristo che era in lui, deciso ad estirpare e ad annientare dalla sua regione il florido culto dei demoni, si recò di persona dove si trovava questo tempio abominevole e, demolendo non solo le parti superiori ma distruggendolo dalle fondamenta, pose in fuga i dèmoni che vi si annidavano."

Invece fu Giovanni Crisostomo che raccogliendo fondi presso le donne ricche cristiane ordinò la demolizione dei Templi greci, e ad Efeso decretò la distruzione del famoso Tempio della Dea Artemide.
Infatti nel 392, a seguito dei Decreti teodosiani, Crisostomo (poi fatto Santo) aveva decretato una spedizione per demolire i templi e far uccidere gli idolatri. 

Le persecuzioni dei cristiani nel mondo greco orientale furono terribili. Ben 30000 seguaci della Dea Artemide vennero crocefissi perchè restii alla conversione.

Crisostomo si scagliò contro i pagani ma particolarmente conto i giudei: Per lui le sinagoghe sono «postriboli, caverne di ladri e tane di animali rapaci e sanguinari», i giudei sono infatti «animali che non servono per lavorare ma solo per il macello», anzi sono animali feroci: «mentre infatti le bestie danno la vita per salvare i loro piccoli, i giudei li massacrano con le proprie mani per onorare i demoni, nostri nemici, e ogni loro gesto traduce la loro bestialità». e i cristiani non devono avere «niente a che fare con quegli abominevoli giudei, gente rapace, bugiarda, ladra e omicida»

Nei verbali del concilio di Efeso del 431 si scrive che Giovanni prese con sé Maria e venne ad Efeso e si stabilì per un periodo a Museion che era proprio nel posto dove è la chiesa della Madonna. S.Giovanni nonostante l'età avanzata viaggiò in tutta l'Anatolia per diffondere il cristianesimo, mentre cresceva l'ostilità contro i Cristiani, per la loro efferatezza verso i pagani e i loro culti.

Infatti per reazione San Giovanni fu preso, torturato ed esiliato a Patmos dove, secondo la tradizione scrisse l'Apocalisse. Sempre secondo la tradizione tornò poi ad Efeso, scrisse il Vangelo, morì e fu sepolto, secondo quanto disposto nel suo testamento, dove si trova la chiesa a lui dedicata. Sembra infatti fosse Efeso il luogo in cui fu scritto il Vangelo di Giovanni, ma datano la sua realizzazione tra il 90 e il 100 d.c., lasciando quindi forti dubbi che a scriverla sia stato effettivamente l'apostolo.

Effettivamente Efeso fu uno degli scogli più duri per la conversione. Gli efesini preferivano morire che convertirsi al cristianesimo col grido di: "Grande è Diana, la Dea degli efesini". La storia dche tale grido appartenesse ai mercanti è pura invenzione cattolico propagandistica.

Nel 431 si tenne ad Efeso un concilio, su disposizione dell'imperatore Teodosio I, per sedare le due fazioni, una che sosteneva che Maria era la madre di Gesù Dio e quindi di Dio, l'altra che era madre solo di Gesù uomo. Al concilio parteciparono duecento vescovi.

Nel IV secolo sulla collina di Ayasuluk si era costruita una basilica e la popolazione di Efeso cominciò a trasferirsi sulle pendici della collina perché il porto aveva perduto la sua importanza ed Efeso stava declinando, mentre la collina aumentava di popolazione e d'importanza, favorita anche dalla costruzione della chiesa dedicata a San Giovanni sulla vecchia basilica decisa dall'imperatore Giustiniano.

PARTICOLARE DI DIANA DI EFESO - MUSEO ARCH: NAZ: DI NAPOLI

GLI SCAVI

Col passare del tempo la città fu dimenticata del tutto, e solo la costruzione della ferrovia da Istanbul a Baghdad con la stazione di Ayasuluk fu la causa dei primi scavi nel 1869 alla ricerca del tempio di Artemide, scavi che furono abbandonati, poi ripresi più volte da varie spedizioni archeologiche europee.

Gli scavi condotti in campagne del 1904-1905 nel basamento del tempio, in uno strato precedente al 560 a.c., hanno portato alla luce il più importante documento monetario, consistente in un cospicuo gruppo di monete globulari in elettro (lega di oro e argento, a basso contenuto d'oro), recanti striature o tipi su di una sola faccia, mentre a rovescio è segnata da un punzone. Sembra si tratti del 640-630 a.c., ma non tutti sono d'accordo sulla data.



LE MURA

La città ellenistica e romana si stendeva sulle due colline, il Pìon (Panayir-Daǧ) e il Coresso (Bulbul-Daǧ). Si conservano ancora tratti di mura, fatte costruire da Lisimaco, edificate a un'altezza di circa 6 m e una larghezza di 2 m,  in grossi blocchi e intervallate con torri quadrangolari, e con diverse porte. Invece il totale delle mura è lungo 8 Km.e circonda tutta la città.

La torre di fronte al porto è a due piani ed è chiamata "la prigione di San Paolo". Le strade fuori delle mura erano fiancheggiate da sepolcri.

Con la pax romana di Augusto che durò dal I al III sec. non vi fu più bisogno di difendersi e le mura furono trascurate, mentre durante il periodo bizantino Efeso divenne povera e spopolata per cui la cinta muraria venne ristretta.

Delle mura si conoscono due porte, quella detta di Magnesia, nell'insellatura fra le due colline, da cui usciva la strada verso la valle del Meandro, e quella sotto le pendici settentrionali del Pion, per la quale si andava al santuario di Artemide: gli avanzi che oggi si vedono di quest'ultima appartengono peraltro al restauro bizantino.





LE PORTE

Porta di Mazeo e Mitridate - nella prima agorà due ricchi liberti, Mazeo e Mitridate, inseriscono una porta monumentale ma sobria e lineare dedicata allo stesso Augusto e a Livia (altre ristrutturazioni saranno attuate in età neroniana).

Porta di Magnesia - posta nell'insellatura fra le due colline, da cui usciva la strada verso la valle del Meandro.

La via Arcadiana,  alle due estremità del tronco principale, verso il teatro e verso il porto, conduceva a due porte: della prima restano lo zoccolo ed alcuni frammenti di rilievi; la seconda era a tre passaggi, il centrale architravato, i laterali arcuati, e aveva le fronti decorate da coppie di colonne ioniche in aggetto: sicuramente opera del I periodo romano.

Porta di Adriano




LE AGORA'

L'Agorà' Civile o Superiore

Quest'agorà, rispetto a quella "commerciale" più antica, si caratterizza come centro direzionale politico della città. Si interruppe la costruzione di un tempio di Dioniso già avviata da Antonio per realizzare questa piazza rettangolare, con un arco di ingresso a quattro fornici e, sul fronte esterno, un grande ninfeo, la "mostra d'acqua", nel punto dell'arrivo in città del fiume Marnas, costruito da Sestilio Pollione.


Sul lato nord si pose una basilica di forma stretta e lunga accompagnata dal bouleuterion, dal Prytaneion e da altri edifici. Si tratta di una piazza di 160 x 58 m. con l'asse lungo orientato a sud-ovest. La sistemazione risale all'epoca di Augusto: il lato nord prevedeva una lunga stoà-basilikè, una basilica, un edificio a tre navate dedicato tra il 4 e il 14 a.c. ad Artemide, Augusto e Tiberio da parte di un ricco evergete locale, C. Sextilius Pollio
.
A nord di questa basilica vi era un temenos (equivalente dell'aedes romano, uno spazio sacro), con due tempietti dedicati a Roma e Cesare inserito tra due tipici edifici greci: un Pritaneo e un Bouleuterion (un edificio che ospitava il consiglio della città greca).

Nella piazza fu costruito un tempietto dedicato al culto di Augusto dando perciò alla piazza l'aspetto di un vero Sebasteion (tempio usato nelle colonie romane per glorificare e divinizzare gli imperatori romani). In epoca antonina il culto dell'imperatore sarà trasferito nel tempio suburbano di Artemide.



L'Agorà Commerciale o inferiore

Questa piazza, di impianto ellenistico, rappresentava il vero centro della città, un quadrato con m. 160 di lato e con una clessidra al cen­tro. Era circondata di colonnati e dedicato al mercato tessile e alimentare. Si presentava come una grande piazza ricca di monumenti e decori a partir dall'età di Augusto ma anche a merito degli evergeti locali. In età neroniana fu costruita una via porticata che conduceva al vicino teatro.

Accanto al porticato della piazza si trovano importanti edifici come la Biblioteca di Celso e l'Altare degli Antonini, un monumento dalla forma simile all'Altare di Zeus di Pergamo ma di dimensioni ridotte. Il monumento, dedicato a Marco Aurelio e Lucio Vero con bassorilievi raffiguranti episodi delle Guerre Partiche e scena di apoteosi di Lucio Vero. Inoltre l’Odeon costruito da P. Vedio Antonino (II sec. d.c.), la basilica, ricostruita in età augustea, una fontana (II- IV sec.), e un tempio dedicato a Domiziano.

Tutto intorno correva una corridoio a due navate sovrapposte, cioè a due piani, sui cui tre lati si affacciavano le botteghe. Il lato orientale aveva colonne di ordine dorico. Due gli accessi principali: uno sul lato ovest, a doppio colonnato ionico; uno sul lato sud, con un altro corridoio a triplice passaggio.

La piazza divenne sempre più preziosa a causa dei successivi interventi imperiali, come il tempio di Adriano e quello di Traiano), oltre ad una lussuosa edilizia residenziale, nonchè il propylon (una costruzione davanti al corridoio d'ingresso) che divenne sempre più articolato e prezioso fino a costituire, come suo massimo esempio, edificata ortogonalmente all'ingresso della piazza.

Prima della porta di Magnesia, c’è la cosiddetta tomba di s. Luca, costruzione circolare di età classica trasformata in cappella cristiana.

CASE TERRAZZATE


LE CASE

Molte domus, come questa, erano elegantemente terrazzate, bellissime case nobiliari attualmente in ristrutturazione. Le pareti sono piene di meravigliosi affreschi e mosaici. Da ricordare soprattutto il complesso residenziale che si affaccia sul pendio sopra la Via dei Cureti, dalla parte opposta rispetto al tempio di Adriano.
Questi isolati sono particolarmente ampi e mirabilmente collegati fra loro, visto le planimetrie irregolari a causa della conformazione del terreno. All'interno di ogni isolato si possono trovare sia appartamenti, sia ricche domus dai numerosi ambienti, con bellissime pitture alle pareti.



LE TERME

Vi erano ben quattro impianti termali di grande rilievo, oltre alle terme private. Fu lo scavo del 1956 della Missione Italiana ad Efeso, a scoprire la basilica costantiniana e le terme.


Terme del Porto

Ovviamente il più grande situato a nord-ovest della agorà civile, qui si svolgeva un enorme transito di persone data la grande affluenza del porto. Furono realizzate nel III secolo e contengono, oltre ai consueti ambienti, due "sale marmoree" di transito dedicate alla figura dell'imperatore.

Adiacente alle terme del porto vi è il singolare Portico di Verulanus: un enorme piazzale con funzione di palestra, quadrato e circondato da portici, costruita al tempo di Adriano.


Terme di Vedius


RESTI DELLA BASILICA DEL CONCILIO DI EFESO
In un quartiere periferico vi erano le terme di P. Vedio Antonino, un edificio che accoglie in sè il greco e il romano, un po' del ginnasio e un po' delle terme.

 Esso ha già adottato il tipo planimetrico delle terme ad asse centrale, pur non raggiungendo la grandiosità di proporzioni che gli edifici del genere hanno in altre province dell'Impero romano.


Terme del Teatro

Poste in quartieri periferici


Terme di Vario.

Erano il primo l'edificio che s'incontrava durante l'ingresso in città. Aspetto molto comune per le città dell'epoca, una forma di accoglienza per i viaggiatori in arrivo da terre lontane.


Terme di Scolastica

Costruzione a tre piani del II° secolo, restaurata nel IV sec. dalla matrona che le ha dato il nome.
Il costume di offrire opere pubbliche a proprie spese fu un uso prettamente romano che aveva il fine di glorificare la propria gens o familia.

L'usanza di origine repubblicana e molto incentivata da Augusto si diffuse anche nelle colonie.
Tuttavia la ricca matrona Scholastikia (Scolastica) usò i marmi e gli ornamenti nonchè le statue del prytaneion, la sede del senato cittadino, e dell' odeion, spogliati nel III secolo dalla ricca dama cristiana, per la costruzione di un impianto termale sulla Via dei Cureti. Si calcola che potesse ospitare un centinaio di visitatori.



Terme Costantiniane

A nord dell'Arcadiana c'era invece un vero e proprio edificio termale, sorto originariamente nella seconda metà del I sec. d.c.., ma restaurato e trasformato da Costanzo II, donde il nome che gli dà un'epigrafe di Thermae Constantianae.

IL TEATRO GRANDE

I TEATRI


Il Teatro Grande

Situato nella parte orientale della città, tra l'agorà commerciale e le terme del teatro, l'impianto originale è ellenistico ma ha subito interventi successivi. Come in ogni teatro greco era ricavato in una conca naturale del terreno e la cavea era maggiore del semicerchio ed è appoggiata a un'altura. 

RICOSTRUZIONE DEL TEATRO GRANDE
La cavea fu ulteriormente ingrandita durante il periodo di Claudio e Nerone fece costruire i primi due ordini di una nuova della frons scaenae. La cavea viene completata con Traiano, la scena con Antonino Pio. Aveva una capienza di 24.000 spettatori.

La scena aveva, come in ogni teatro greco, un aspetto particolarmente complesso e strutturato, si che pur essendo crollata, è stato possibile ricostruirla in base ai numerosi elementi rinvenuti. E' celebre anche per l'episodio narrato negli Atti degli Apostoli in cui San Paolo venne duramente contestato dai venditori di statuine di Artemide al grido di "grande è la Diana degli Efesini".

Benché ampiamente trasformato dai Romani, conservò del più antico la forma della cavea, che supera il semicerchio. Fu invece soggetta a maggiori cambiamenti, la scena, dapprincipio con un proscenio basso, con tre porte, e pilastri con mezze colonne doriche tra queste, e da un muro di fondo più alto. Prevalse poi la visione romana ricevette con i tre ordini sovrapposti, i primi due del tempo di Nerone, il più alto a inizio III secolo.

IL TEATRO PICCOLO


L'Odeion o Teatro piccolo

Questo teatro minore era in grado di ospitare fino a circa 5.000 persone in piedi, 1450 seduti. Ha tre aperture che conducono al podio che è a un m di altezza. A differenza del teatro maggiore, questo non veniva usato per spettacoli, bensì per riunioni di stato. Fu costruito nel II sec. d.c per ordine del generale P. Vedio Antonio e di sua moglie Flavia Paiana, due ricchi cittadini di Efeso del tempo di Antonino Pio.



LE FONTANE

Fontana di Traiano

Si sono fatti scavi nelle terme di Scholastikia e nelle vie che le uniscono al Pritaneo, mettendo in luce un ninfeo nei pressi eretto in onore di Traiano e restaurato al tempo di Teodosio con facciata decorata. Il ninfeo comprendeva l'imponente statua dell'imperatore e la scritta che recita: "L'ho conquistato tutto, ora il mondo è ai miei piedi".

La fontana è stata rimessa insieme con molta buona volontà e perizia ma, mancando molti pezzi, la scala ne risulta rimpicciolita: un tempo infatti essa inquadrava la statua colosso dell'imperatore, di cui resta solamente un enorme piede marmoreo che poggia sul pianeta Terra o, perlomeno, su una sfera perfettamente tonda.


Fontana di Pollione

Ovvero un ninfeo dedicato in età augustea (con modifiche in età flavia) a Sestilio Pollione, costruttore dell'acquedotto proveniente dal fiume Marnas. Un'esedra decorata da statue si rivolge verso l'esterno, ma così alta da essere visibile anche dall'interno della piazza.

Le statue che decoravano l'esedra trattavano di Ulisse e Polifemo. Si suppone fossero state eseguite per il tempio di Dioniso, visto che Ulisse sconfigge il Ciclope col vino, progettato da Antonio ma poi interrotto.

La fontana era sovrastata da uno snello arco in marmo. Poco più avanti si scorge una lastra di marmo triangolare che era posta sul frontone della fontana. Si tratta di un'opera intatta del II secolo d.C. e i suoi splendidi bassorilievi riproducono una dea alata, la Nikè greca simbolo della Vittoria.



I PORTICI

Oltre a quelli delle due Agorà, altri portici, sul tipo delle stoài ellenistiche, furono costruiti in età romana in altre parti della città:
- uno a E dell'agorà;
- un altro, molto più ampio, quadrangolare (m 200 × 240) a N dell'Arcadiana, rivestito di marmi sotto Adriano dall'asiarca Claudio Verulano;
- un terzo avanti all'odèon, di età augustea, caratteristico per i capitelli delle sue colonne ornati di teste di tori.




LE STRADE

Le strade erano lunghe e diritte, fiancheggiate da portici, pavimentate a grandi lastre di calcare bianco.


VIA SACRA

La Via Sacra si trova immediatamente dopo li’ingresso inferiore e collega l’Anfiteatro con la Porta di Augusto. Gran parte della Via Sacra è affiancata dall’Agorà, che oggi si presenta come un grande spazio vuoto ma che nell’antichità ospitava il mercato ed era il centro commerciale della città. E’ sicuramente la parte meno spettacolare di Efeso. La pavimentazione è completamente in marmo.
La via Sacra terminava sull'Agorà con un embolos (cuneo) su cui si affacciavano a destra la Biblioteca di Celso e la monumentale Porta di Augusto, mentre a sinistra sfociava in via dei Cureti.



VIA DE CURETI

La via che collega l'agorà inferiore a quella superiore.


VIA DEL PORTO

Costruita dall'imperatore bizantino Arcadio, era la strada più elegante della città, con due file di colonne e lampade. Il sistema di fognature scorreva li fino al mare. C'è una colonna più alta di tutte le altre a simboleggiare dove un tempo iniziava il mare.


VIA MARMOREA

La via che partendo dal Teatro Grande scorre lungo tutta l'agorà inferiore.


VIA ARCADIANA (ARCADIANE')

Dal teatro, lungo il portico di Verulanus e le terme del porto, in direzione del porto partiva un'ampia strada porticata, la cui ultima sistemazione risale all'imperatore d'Oriente Arcadio. Era la via Arcadiana, che si snodava tra i maggiori edifici della città, fiancheggiata da un duplice porticato e chiusa ai due estremi da due porte.

Fu detta Arkadiané per i restauri del tempio di Arcadio, muoveva dal portico tramite una porta monumentale con colonne ioniche. Da essa ci s'immetteva nell'agorà commerciale, circondata nel III sec. da portici a due navate con botteghe e magazzini, dopo la quale, risalendo la seconda importante arteria, la via dei Cureti, che procedeva tra sepolcri, terme, templi, edifici pubblici e quar­tieri di abitazione. Da qui si poteva raggiungere l'agorà civile, dove era il teatro, un ginnasio-terme e il teatro ellenistico (ricostruito nel I-III sec. d.c.), per poi lasciare nuovamente il centro, uscendo dalla porta di Magnesia.


STOA' DI DAMIANO

Un'altra strada porticata, detta Dtoà di Damiano, dal sofista del II sec. d.c. che ne aveva curato la sistemazione secondo l'uso romano di spendere del proprio per migliorare o adornare la propria città. Questa congiungeva, fuori la porta di Magnesia, la città con il tempio di Artemide.

LA BIBLIOTECA DI CELSO, IERI ED OGGI

BIBLIOTECA DI CELSO

Simbolo di Efeso per eccellenza, la Biblioteca di Celso è uno dei monumenti più affascinanti del mondo ed è stata edificata dal figlio di Celso nel 114. situata presso l'agorà commerciale, vicina alla Porta di Mazeo e Mitridate. Dall’ingresso sud vi si accede passando per l’imponente Porta di Augusto che collega con l’Agorà.

SCULTURA DELLA BIBLIOTECA
Venne donata alla città dal console Caio Giulio Aquila Polemeano, per onorare la memoria del padre, Caio Giulio Celso Polemeano, senatore e magistrato del tempio di Traiano.

L' edificio, come da epigrafi, fu completato nel 135 dagli eredi, come monumento sepolcrale.

Poichè la sepoltura è entro le mura, sembra evidente che si intendesse conferire a Celso un culto di tipo eroico.

Esso sorgeva su una piccola piazzetta interna, comunicante con l'agorà a mezzo di una porta innalzata negli anni 4-3 a.c. da tali Mazeo e Mitridate in onore di Augusto, di Livia, di Agrippa e di Giulia.

La sua raffinatissima facciata è stata mirabilmente ricostruita da archeologi austriaci che ne recuperarono accuratamente e pazientemente ogni parte, statue comprese.

Era preceduta da una gradinata, aveva tre porte in basso e tre finestre al piano superiore: tra le porte erano nicchie precedute da coppie di colonne in avancorpo e contenenti statue allegoriche delle virtù del personaggio onorato; le finestre erano inquadrate da edicole sostenute pure esse da colonne.

Essa consta di due ordini, molto movimentata da sporgenze e rientranze, con nicchie, edicole, statue di divinità e personificazioni.

Una movimentata decorazione architettonica dunque, caratteristica del periodo in cui fu ideata e costruita, il primo decennio del regno di Adriano, e resa ancor più preziosa dagli ornati delle lesene, delle cornici, della trabeazione.

RICOSTRUZIONE 
Analoga la decorazione architettonica nell'interno: la vasta sala di lettura aveva alle pareti, su due ordini, ballatoi e scaffali per i "volumina".

Infatti, con le sue circa 12.000 pergamene, i cui rotoli erano collocati nelle numerosi nicchie nelle pareti, era la terza biblioteca più grande del mondo, dopo quella di Alessandria d'Egitto e Pergamo.

Dinanzi alle pareti, nelle quali si aprivano le nicchie per gli armadi dei volumi, su tre ordini sovrapposti, correva un colonnato a due piani, che le nascondeva completamente: al di sopra del colonnato girava un ballatoio scoperto. Nel mezzo della parete di fondo si incurvava un'abside vuota, in corrispondenza della camera-cripta.

La sala era quadrangolare ed aperta verso est, con una parete doppia tutto intorno che isolava l'interno della sala proteggendola dall'umidità e che formava un corridoio. 

Da questo si accedeva da un lato al suddetto ballatoio scoperto, dall'altro alla camera sotterranea contenente la tomba a sarcofago di Celso Polemeano.

Sulla parete di fondo, un'alta esedra ospitava la statua di Atena, sotto cui era stata posta la camera funeraria di Celso, col suo magnifico sarcofago a ghirlande.

I giganteschi portali che inquadrano le grandi porte sono lavorati a veri riquadri di marmi a listelli sporgenti, concavi e convessi, con lesene laterali variamente scolpite. Le porte erano tre, due con tettoia piatta, mentre al piano superiore le tettoie ai lati erano stondate e a la terza al centro aveva invece tettoia triangolare, ed erano incorniciate da otto colonne al piano inferiore e otto al piano superiore.



I GINNASI

APOXYOMENOS
Ci sono diversi ginnasi-terme; l'edificio che presso i Greci era destinato particolarmente agli esercizi dell'ephebèia, accoglie ora, sotto l'influsso romano, gli ambienti per i bagni, e ne nasce un tipo che ha insieme del ginnasio e della terma.


Ginnasio di Vedio -

Risalente al II secolo d.c. e dotato di palestre, piste di atletica, piscine, terme e latrine. Fu fatto costruire da P. Vedius Antoninus ed è notevole soprattutto per le grandi dimensioni.


- Ginnasio dell'Est  

o ginnasio delle fanciulle (per via delle numerose statue di fanciulle che vi sono state ritrovate), risalente al II secolo d.c. Si tratta di un'importante istituzione scolastica corredata di bagni e luoghi per le attività sportive.


- Ginnasio del porto -

iniziato sotto Domiziano e completato, con una grande palestra scoperta, all'epoca di Adriano per impulso dell'asiarca (cioè del capo dei sacerdoti del culto imperiale in Asia) Claudius Verulanus.


- Ginnasio del Teatro -

A nord dell'Arcadiana, da cui proviene una bella statua di Apoxyòmenos, (colui che si deterge con lo strigile), di Lisippo, ora a Vienna.

RICOSTRUZIONE DEL TEMPIO DI ARTEMIDE


I TEMPLI


L'Artemisio o Tempio di Artemide 

Dalle rovine del tempio di Artemide ai piedi della collina di Ayasuluk (od. Selçuk), gli scavi hanno permesso di riconoscere le varie fasi di costruzione dell’Artemisio, che nel VI sec. a.c. era un grande tempio marmoreo, ionico, diptero (due file di colonne sui lati lunghi, ma con tre file di colonne sulla fronte). Per le sue enormi dimensioni e la ricchezza delle decorazioni, fu considerato una delle sette meraviglie del mondo antico, ma ne rimangono oggi solo minimi resti.

Era lungo più di 400 piedi e largo 200, ( lungo 115 m e largo 55), di ordine ionico come tutti gli altri templi dell'Asia Minore. La sua costruzione sarebbe durata 120 anni, secondo alcuni storici 220.
Verso la metà del sec. VI a.c., il conquistatore Creso finanziò in larga parte la costruzione del primo grande Artemisio, costringendo gli Efesini al pagamento di un tributo.

Ma secondo la tradizione, una tradizione però molto supportata dagli antichi testi, l'Artemisio, o Tempio di Diana, fu costruito, in epoche molto remote, probabilmente in legno e argilla, dalle Amazzoni, grandi adoratrici di Diana, di cui imitavano l'uso dell'arco e la veste a seno scoperto. Secondo un'altra leggenda, le Amazzoni si fermarono a pregare ad Artemide e costruirono una statua della Dea nel loro passaggio attraverso la regione, mentre si preparavano ad attaccare Atene.



Gli antichi abitanti della regione adoravano Cibele, che poi, per assimilazione della cultura greca, è diventato di culto o di Artemis Artemis.  Secondo un'altra leggenda, il tempio fu eretto da Efeso, figlio del fiume Cayster che avrebbe preso il nome della città costruita lì. 

Artemide era la figlia di Zeus e di Latona e sorella di Apollo. Era la Dea della caccia e degli animali selvatici, soprattutto orsi. Artemide era anche la Dea del parto, della natura e delle colture. Inoltre è talvolta identificata con la Dea Selene ed Ecate, le divinità lunari. 

Secondo la leggenda, Artemide avrebbe impedito ai Greci di salpare per Troia, se non le avessero offerto il sacrificio di una fanciulla. Appena prima che fosse il sacrificio fosse compiuto la Dea salvò la vittima, Ifigenia, trasportandola nel suo tempio e facendone la sua sacerdotessa. 

Esso aveva otto colonne sul pronao, nove sull'opistodomo e ventuno sui fianchi.

Alcune delle colonne erano decorate a rilievo nella parte inferiore e di essere sostenute da dadi quadrangolari pure scolpiti: ne restano frammenti, ora nel British Museum, con figure gradienti di sacerdoti, sacerdotesse, offerenti.

Scavi condotti in campagne del 1904-1905 nel basamento del tempio, in uno strato precedente al 560 a.c., hanno portato alla luce il più importante documento monetario, un tesoro di monete globulari in elettro (lega di oro e argento, a basso contenuto d'oro), recanti striature o tipi su di una sola faccia, mentre sull'altra vi è un punzone (640-630 a.c.).

Considerato una delle sette meraviglie del mondo, nella versione storica, era stato progettato da Chesifrone di Cnosso, e la costruzione durò molti anni. Incendiato da Erostrato la notte stessa in cui nacque Alessandro Magno (21 luglio 356 a. c.), fu riedificato da Dinocrate.

Il tempio era di marmo bianco e rilucente d'oro, così alto che fu detto "alto come le nuvole", e vi posero la gigantesca statua di Artemide.

Era grande quattro volte il Partenone, ricco di sculture di Prassitele e di pitture di Parrasio e di Apelle.


La statua della Dea era di legno d'ebano secondo Plinio o di cedro secondo Vitruvio.

Venne dunque distrutto da un incendio doloso nel 356 a.c. ad opera di Erostrato, un pastore che motivò il suo gesto deliberato con la sola intenzione di "passare alla storia".

La leggenda afferma che Artemide stessa non abbia protetto il suo tempio in quanto troppo impegnata a sorvegliare la nascita di Alessandro Magno, che ebbe luogo nella stessa notte.

La storia appare poco credibile, perchè per incendiare un tempio di quella portata occorreva un nutrito gruppo di persone munite di molta legna e fascine, e per giunta senza alcuna sorveglianza del tempio, che sicuramente era custodito da sacerdotesse e custodi, considerato anche il valore delle offerte che sicuramente conteneva.

Molto più probabile che sia avvenuto durante la III Guerra Sacra tra le varie città greche, ma che la data sia stata spostata per farla coincidere con la nascita di Alessandro Magno. Questi stesso contribuì alla riedificazione del tempio, che richiese, secondo le fonti 120 anni o addirittura 220.

Il nuovo edificio, di m 111 × 51, venne sopraelevato su un'alta piattaforma a livello notevolmente maggiore del precedente, pur mantenendo le identiche caratteristiche dell'altro, con le colonne con la parte inferiore scolpita: tali colonne in numero di sedici occupavano le due prime file della facciata, mentre venti dadi scolpiti sostenevano le colonne tra le ante e avanti ad esse. Tali elementi architettonici scolpiti, nel numero complessivo di trentasei, sono ricordati da Plinio.

TEMPIO DI ARTEMIDE
Con Augusto Efeso conobbe molte opere pubbliche, Augusto fece infatti restaurare e abbellire l'Artemisio, nel cui recinto sorge uno dei primi centri di culto imperiale. Il grande tempio di Artemide fu ricostruito ma poi fu nuovamente distrutto dai Goti, nel 262 d.c. Ricostruito ancora una volta fu chiuso a seguito dell'editto di Teodosio che vietava i culti pagani.

Ma ciò non bastava perchè nel 401 venne infine distrutto dai cristiani guidati da Giovanni Crisostomo.Sono ridotte a una singola colonna le testimonianze di quello che fu il più celebre monumento di Efeso.

Secondo Pausania il più grande edificio del mondo antico: il Tempio di Artemide, una delle Sette meraviglie del mondo, venne raso definitivamente al suolo nel 401 per ordine di Giovanni Crisostomo, arcivescovo di Costantinopoli, che ne fece abbattere pietra su pietra, affinchè nessuno potesse mai più osarne la ricostruzione. Infatti già all'epoca il potere religioso spadroneggiava su quello civile.

La scoperta dei resti del tempio avvenne nel 1860 per opera di John Turtle Wood in una spedizione finanziata dal British Museum.

Artemide a Diana furono odiatissime dai cristiani perchè i suoi seguaci opposero strenua opposizione alla conversione.

RICOSTRUZIONE DEL TEMPIO DI ADRIANO

TEMPIO DI ADRIANO

Tutta la via tra l'agorà e la porta di Magnesia è stata oggetto di scavi recenti che hanno messo in luce vari monumenti, e si è iniziata l'esplorazione dei quartieri di abitazioni sulle pendici del Panacir Daǧ; un tempio dedicato ad Adriano con pronao a due colonne fra due pilastri è riccamente decorato e sull'intercolunnio centrale la trabeazione si incurva ad arco.

TEMPIO DI ADRIANO
Fu dedicato nel 138 d.c. da Publio Quintilio all'imperatore Adriano, venuto a visitare la città di Atene nel 128 d.c. E' un piccolo tempio situato in Via dei Cureti La facciata del tempio ha 4 colonne corinzie che sostengono un arco al cui centro è scolpita in rilievo Tyche Dea della vittoria mentre le colonne laterali sono quadrate.


E' un tempio prostilo (colonne solo sulla facciata), con 4 basi che precedono la piccola cella, sostenenti due colonne e due pilastri in stile corinzio.

I piedistalli con le iscrizioni di fronte al tempio sono invece le basi delle statue degli Imperatori dal 293 al 305 d.c.: Diocleziano, Massimiano e Costantino 1, e Galerio. Però gli originali non sono stati trovati.

La trabeazione del tempio contiene un busto della dea Tyche. All'interno del tempio c'è una ricca decorazione e nella lunetta sopra la porta, una figura umana, probabilmente Medusa, è scolpita con ornamenti di foglie d'acanto.

Su entrambi i lati della porta vi sono scene raffigurante la fondazione di Efeso: Androclo che colpisce un orso, Dioniso in un corteo cerimoniale con le Amazzoni. La quarta scena ritrae due figure maschili, di cui una è Apollo; poi Athena Dea della luna; una figura femminile, Androclo (mitico fondatore di Efeso), Eracle, la moglie e il figlio di Teodosio e la Dea Athena.

In un altro blocco, probabilmente restaurato in epoca tarda, si raffigurano immagini di divinità e personaggi della famiglia imperiale dell'imperatore Teodosio I.Le figure che osserviamo sono copie mentre gli originali sono conservati nel Museo di Efeso.



Tempio di Traiano

edificato a opera di Adriano, il Traianeum, o tempio di Traiano divinizzato: per fargli posto vengono demolite alcune costruzioni di età ellenistica, ma l'impostazione architettonica d'insieme venne rispettata.


Tempio di Domiziano

Eretto dallo stesso Domiziano, un imponente ottastilo su alto podio, eretto a est dell'agorà, ma dedicato dopo la “damnatio memoriae” di quest’ultimo al padre Vespasiano divinizzato. Il tempio, con due stupende colonne erette e unite da un architrave che ne regge un altro paio simili a cariatidi. La vastità delle fondamenta di questo tempio ci dà la misura di quelle che dovevano essere le sue proporzioni.
Era posto sulle pendici del Bülbül Daǧ, ed era periptero octastilo con cella tetrastila e altare adorno di rilievi.


Tempio di Serapide

Viene riferito stupendo e vastissimo. Sul fianco sud il portico, a 35 m dal propileo dell'agorà, era interrotto con una scalinata che conduceva attraverso ad una porta a una grande piazza circondata da portici, sul cui lato sud sorgeva un grandioso tempio prostilo octastilo, largo m 29, con colonne alte m 15, monolitiche, che giacciono a terra in pezzi insieme a molti altri frammenti architettonici; la cella era coperta da una volta a botte. E' il tempio di Serapide, del Il sec. d.c., posto ad ovest dell'Agorà e chiuso entro un recinto.


Tempio di Hermes o Hermaion

Se ne hanno che scarsi avanzi. Era posto sullo sperone nord ovest del Coresso dedicato ad Hermes, donde il nome di Hermàion alla collina, e pure al tempio.


Santuario Rupestre della Magna Mater

Era posto ai piedi del Panacir Daǧ, caratterizzato da nicchie ricavate nel sasso, nelle quali è raffigurata la Dea insieme con Attis e con una divinità maschile barbata del tipo Zeus.

MONUMENTO DI MENNIO


RICOSTRUZIONE
MONUMENTO DI MENNIO

Per coloro che giungono dalla Via dei Cureti, prima dello slargo che precede l'ingresso nell'agorà civile, c'è una fontana e l'heroon dedicato a c. Memmius: personaggio di illustre famiglia, nipote di Silla e figlio di un altro C. Memmius che era stato propretore di Bitinia nel 57 a.c. e protettore di Catullo e Lucrezio.

Rivolgendosi a un artista greco, Avianus Evander, Memmius padre fece erigere questo monumento al figlio morto prematuramente fra 49 e 46 a.c..

Trattasi di un'alta struttura a pianta quadrata, decorata nella parte alta da rilievi raffiguranti divinità e personificazioni e  personaggi del ciclo troiano visti come mitici progenitori, nonchè le immagini del padre e del nonno del defunto.

Della struttura originale resta ben poco, aveva 4 facciate e nel IV sec. d.c. vi fu aggiunta una fontana di piazza.

RICOSTRUZIONE DEL MONUMENTO DI MENNIO

LO STADIO

Risalente al I o inizio II sec. d.c. e depredato delle sue pietre dai bizantini per costruire il castello sulla collina di Ayasuluk a Selçuk.  Appoggiato con uno dei lati lunghi ad una collina, risale certamente nel suo primo impianto all'età ellenistica, ma ebbe restauri sotto Nerone e in periodo bizantino, anche per ospitare, oltre alle corse dei carri, spettacoli gladiatori e spettacoli venatori.



IL PRITANEO

L'edificio pubblico dove in origine era ospitato il primo magistrato e dove era custodito il focolare sacro della città e potevano esservi accolti ospiti di particolare riguardo o cittadini benemeriti. Il prytaneion era la sede del senato cittadino, ed Hestia Boulaia (corrispondente a Vesta) era la divinità protettrice della boulè, cioè del senato.
Qui si svolgeano, oltre alle riunioni del senato, anche cerimonie, udienze, banchetti. Subito dopo era una piccola cavea teatrale interpretabile come odeion. Questi monumenti furono spogliati nel III secolo da una ricca dama cristiana (nota da epigrafi), Scolastica (Scholastikia), che usò i materiali per la costruzione di un impianto termale sulla Via dei Cureti.



L'ARA

Un monumento celebrativo della dinastia degli Antonini e che era (così come è stato ricostruito nel Kunsthistorisches Museum di Vienna) a forma di ferro di cavallo, sulla base del modello del Grande Altare di Pergamo. Noto come l’ara di Efeso, il suo ciclo figurativo, che commemora le vittorie di Marco Aurelio e Lucio Vero sui Prati, è prova dell'altissimo livello raggiunto dagli scultori efesini.
Nei pannelli dell’ara si fondono l’eleganza classica greca e il realismo preciso e vibrante del rilievo storico romano.

La raffigurazione verte su l'adozione di Antonino Pio da parte di Adriano alla presenza di Marco Aurelio giovinetto e di Lucio Vero fanciullo. Nella parte restante il fregio evoca le spedizioni partiche di Lucio Vero, con la raffigurazione, soprattutto, di una grande carica di cavalleria. Vi sono istoriate pure le personificazioni delle città sottomesse, e l'apoteosi dell'imperatore sul carro di Helios e dell'imperatrice, assimilata alla Dea, sul carro di Selene.


LATRINA DEGLI UOMINI

LE LATRINE
Struttura rettangolare con sedili in marmo scolpiti per far sedere comodamente gli ospiti.



L'ACQUEDOTTO

Si sa che venne fatto restaurare da Augusto.

Nella parte settentrionale del sito si intravedono sul suolo (alcune interrate, altre in superficie e altre ancora rotte) i resti dell'acquedotto costruito in terracotta che serviva l'intera città.

Nei pressi dell'agorà superiore, a meno che siano state rimosse o riutilizzate, si può vedere un enorme ammasso di elementi che un tempo facevano parte del complesso sistema.



L'ASCLEPION

L'ospedale cittadino. Il serpente, simbolo dei dottori, è scolpito sulla pietra.



IL BOULEUTERION

Il bouleuterion era un edificio che ospitava il consiglio (boulè) della polis greca. Veniva in genere annesso alla principale piazza cittadina, l'agorà. L'edificio era generalmente a pianta quadrata e al suo interno conteneva sedili su più file, interrotti da sostegni per il tetto.

I gradini dei sedili potevano essere allineati alle pareti, o disposti su tre lati a π oppure quello di Atene (fine V sec. a.c.) a ferro di cavallo.



IL PORTO

Augusto realizzò un nuovo e magnifico ingresso al porto settentrionale e vi inserì un monumento votivo marmoreo in forma di grande tripode, di cui si vedono ancora i resti della base. Il monumento fu eretto in onore di Apollo Aziaco, in quanto, secondo Augusto il Dio gli aveva consentito di vincere nella battaglia di Azio. Accanto a questo, venne inserito anche un monumento votivo minore.



IL POSTRIBOLO

Il postribolo era largamente usato ad efeso, soprattutto dagli stranieri, e siccome il santuario di Artemide era famosissimo, tutti vi si recavano in pellegrinaggio, chiedendo guarigioni e grazie varie.

Non essendo moralisti, i Greci non trovavano discordante il tempio con il postribolo, per cui accanto al santuario fiorirono i negozi di souvenir, un po' come chi va a San Pietro, trovando nei dintorni molti negozi di articoli sacri ed immagini varie della Dea miracolosa, misti a prodotti più frivoli.
Essendo molti i visitatori del monumento sacro molti erano anche gli avventori del postribolo, ma c'era la legge che proibiva ai troppo giovani di usufruire di quel servizio.

Però all'epoca non c'era la carta di identità, per cui la cosa era stata risolta attraverso questo piede modello scolpito nel marmo.

Si faceva poggiare al giovine il piede sull'impronta, se il piede era più piccolo dell'impronta questi non veniva ammesso ai piaceri della carne.
Semplice e ingegnoso.

Nel postribolo c'è un affresco rappresentante una dama discinta e ammiccante, una statuetta di Priapo nel pieno delle sue esuberanze ripescata nel pozzo della magione.



LA BASILICA

E' la basilica di Maria Madre di Dio detta anche basilica del Concilio di Efeso, proprio perchè qui avvenne il famoso concilio del 431 d.c. dove si affermò il ruolo e l'importanza della Vergine Maria, come Madre di Dio.

Secondo alcune fonti, l'apostolo Giovanni soggiornò ad Efeso; secondo altre fonti con lui avrebbe dovuto esserci anche Maria; tale ipotesi, non accertata, è negata da altri. Comunque sul sito a Efeso, considerato sede del sepolcro di Giovanni, fu costruita una basilica nel VI secolo, sotto l'imperatore Giustiniano, della quale oggi rimangono solo tracce. 

Ad alcuni km a sud di Efeso si trova una piccola cappella conosciuta come casa della Madre Maria. Preceduta da un vestibolo risalente all'VII sec., la piccola costruzione risale al secolo IV. Sono state trovate tracce di fondamenta risalenti probabilmente al I sec. d.c..

LA BASILICA

Il Concilio di Efeso

"Venne convocato a causa di Nestorio, che rifiutava a Maria... l’appellativo di Theotokos, Madre di Dio". Nella lettera ufficiale inviata dal Concilio alla città di Costantinopoli, dove Nestorio era vescovo, manca il verbo riferibile a Giovanni e a Maria.

Vi si legge infatti: “Nestorio, il rinnovatore dell’eresia empia [l’arianesimo], dopo essere giunto nella terra degli Efesini, là dove il teologo Giovanni e la Theotokos Vergine, la Santa Maria..., dopo una terza convocazione..., è stato condannato”.

Per molto tempo ci si è arrovellati sul significato di questa proposizione subordinata senza verbo. Ma pensiamo di aver mostrato che il verbo è sottinteso, ed è lo stesso che i vescovi del Concilio avevano riferito a Nestorio.

La frase va dunque così intesa: “Nestorio, il rinnovatore dell’eresia empia, dopo essere giunto nella terra degli Efesini, là dove erano giunti il teologo Giovanni e la Theotokos Vergine, la Santa Maria..., dopo una terza convocazione..., è stato condannato”.

La Basilica, situata nella parte settentrionale della città, fra il porto e la collina del tempio arcaico, sorse su un edificio antoniniano, di forma rettangolare allungata (m 265 × 30), orientato est ovest, diviso internamente da due file di colonne e terminato alle estremità da due sale absidate coperte a cupola: lo si è chiamato mousèion, ma a quale uso esso fosse destinato, se a mercato o a sede di scuole, è incerto. Distrutto verosimilmente dai Goti nel 263, fu parzialmente adattato al culto cristiano in epoca costantiniana o subito dopo.

INGRESSO ALLA BASILICA DI S. GIOVANNI


I MAUSOLEI

I sepolcri erano di varia forma: entro grotte naturali, a sarcofago, a mausoleo. Il cimitero in generale si sviluppò sopra e intorno ad una specie di catacomba di dieci stanze allineate sui fianchi di un corridoio senza traccia di sepolture. Probabilmente i cadaveri erano esposti imbalsamati. Quando più tardi sepolcri in muratura furono costruiti sopra il piano e contro le pareti delle stanze, una di esse, ornata di pitture, rimase come cappella.


L'OTTAGONO

Tra i monumenti che che si affacciavano sull'embolos che immetteva nell'Agorà c'erano due particolari edifici di particolare interesse: uno a pianta ottagonale, l’altro esagonale, ambedue monumenti funerari.

Il primo costituisce l'esempio orientale dei monumenti funerari a edicola che si attesteranno anche in Italia nella tarda repubblica e nella prima età imperiale. E' detto l’Ottagono, perchè su uno zoccolo si elevava un corpo centrale costituito da un porticato con otto colonne corinzie disposte attorno a un nucleo centrale pure ottagonale, sormontato, come elemento terminale da una cuspide piramidale.

Il monumento funerario, non a caso eretto accanto all'heroon dell’ecista (ecista = condottiero scelto da un gruppo di cittadini per guidarli alla colonizzazione di una terra), ha una datazione che va dal 50 al 20 circa a.c.


MAUSOLEO DI ABRADAS

Intorno alla metà del sec. V si formò in superficie il primo nucleo del cimitero, un edificio parte costruito e parte scavato nella roccia.
Esso comprendeva una sala quadrangolare al centro, e due ambienti più piccoli ai lati, uno dei quali destinato al culto; un altro ambiente verso occidente faceva da atrio. Il resto erano tombe: a cassa, a nicchia, in costruzione, o sotto il pavimento o entro le pareti. Il cimitero si estese poi sulle terrazze adiacenti; celebre il Mausoleo di Abradas, dal nome di questo personaggio inciso su un architrave, parte in muratura e parte scavato nella roccia.


MAUSOLEO DI BELEVI

Notevole il mausoleo del villaggio di Belevi (a nord est di Selçuk), ad alcuni km dalla città, che ripeteva molto da vicino il mausoleo di Alicarnasso. Uno zoccolo in grossi conci, che rivestiva un nucleo interno tagliato nella roccia, era coronato da un fregio dorico e sosteneva una cella contornata da un portico di otto colonne corinzie per lato.
Sopra la cornice del portico nel lato di fronte una serie di leoni affrontati posti ai lati di vasi; agli angoli, come acroteri, erano coppie di cavalli. Rilievi con scene di centauromachia e di giochi agonistici ornavano i lacunari del portico; manca totalmente la volta.

La camera sepolcrale, ricavata nella roccia, era preceduta da un vestibolo con una decorazione  a colonne e architravi ad aggetto o rientranti, con la rappresentazione, in pittura o a rilievo, della caduta di Fetonte, come dall'iscrizione di un frammento con la menzione delle Eliadi. Il sarcofago è del tipo a klìne, con un fregio di sirene e le figure dei defunti recumbenti.

L'edificio e il sarcofago non furono mai finiti. Poiché la data del monumento sembra del IV sec. a.c., si pensa abbia potuto appartenere a Mentore di Rodi, comandante dei mercenari greci di Artaserse III, e fratello di Memnone, lo sconfitto di Alessandro alla battaglia del Granico. Oppure Antioco II di Siria, morto ad Efeso nel 246 a.c.


BIBLIO

- Clive Foss - Ephesus after antiquity: a late antique, Byzantine, and Turkish city - Cambridge University Press - 1979 -
- Gaio Giulio Solino - De mirabilibus mundi - 40 - Mommsen I edition - 1864 -
- David George Hogarth - Excavations at Ephesus. The Archaic Artemisia - London - British Museum - 1908 -
- John Turtle Wood - Discoveries at Ephesus including the site and remains of the Great Temple of Diana - Boston - James R. Osgood and Company - 1877 -
- Ronald Syme - Anatolica. Studies on Strabo - a cura di Anthony R. Birley - Oxford - Clarendon Press - 1995 -
- Anton Bammer - Der Peripteros im Artemision von Ephesos - Anatolia antiqua - Eski Anadolu, vol. 13, n. 1 - Institut français d'études anatoliennes - 2005 -






2 comment:

Unknown on 26 giugno 2018 alle ore 18:58 ha detto...

Articolo molto interessante, ma avrei alcune inesattezze da segnalare:

Nel paragrafo “Efeso romana”, lei scrive, riguardo al grido dei mercanti efesini: “Ma non è vero, negli atti degli apostoli non sono citati né commercianti né statuette, ma solo che la gente si ribellò al tentativo di cambiare la loro fede”.

Questo che lei ha detto è totalmente falso, infatti si capisce benissimo dal testo degli Atti degli apostoli al capitolo 19:

23 In quel periodo vi fu un gran tumulto a proposito della nuova Via. 24 Perché un tale, di nome Demetrio, orefice, che faceva tempietti di Diana in argento, procurava non poco guadagno agli artigiani. 25 Riuniti questi e gli altri che esercitavano il medesimo mestiere, disse: «Uomini, voi sapete che da questo lavoro proviene la nostra prosperità; 26 e voi vedete e udite che questo Paolo ha persuaso e sviato molta gente non solo a Efeso, ma in quasi tutta l'Asia, dicendo che quelli costruiti con le mani, non sono dèi. 27 Non solo vi è pericolo che questo ramo della nostra arte cada in discredito, ma che anche il tempio della grande dea Diana non conti più, e che sia perfino privata della sua maestà colei che tutta l'Asia e il mondo adorano».
28 Essi, udite queste cose, accesi di sdegno, si misero a gridare: «Grande è la Diana degli Efesini!»


Qui è chiaro ed evidente che si parla di artigiani, e che è da loro che è partito il tumulto, perché avevano timore che la predicazione di Paolo portasse via loro “clienti”.

Inoltre ciò è confermato da quanto affermato dal segretario al versetto 38:  “Se dunque Demetrio e gli artigiani che sono con lui hanno qualcosa contro qualcuno, ci sono i tribunali e ci sono i proconsoli: si facciano citare gli uni e gli altri.”

E' chiaro che si parla chiaramente di artigiani e statuette (tempietti), contrariamente a quanto lei dice.

Inoltre non ci fu alcun tentativo di “cambiare la fede” degli Efesini che avrebbe portato alla “ribellione”, perché la sedizione era stata provocata dai mercanti di cui sopra, anche perché i discepoli furono portati lì a forza e a Paolo non fu nemmeno concesso di parlare:

29 E tutta la città fu piena di confusione; e trascinando con sé a forza Gaio e Aristarco, macedoni, compagni di viaggio di Paolo, si precipitarono tutti d'accordo verso il teatro. 30 Paolo voleva presentarsi al popolo, ma i discepoli glielo impedirono. 31 Anche alcuni magistrati dell'Asia, che gli erano amici, mandarono a pregarlo di non avventurarsi nel teatro. 

E non trattasi neppure di propaganda cattolica come da lei affermato più avanti, perché il grido “Grande è Diana, la dea degli Efesini” è stato realmente detto dai mercanti (inclusa la folla), e non c'entra niente il cattolicesimo, che si è “istituzionalizzato” quasi tre secoli dopo la stesura del testo degli Atti degli Apostoli.


Prima di dichiarare con certezza certe affermazioni sarebbe bene accertarsi, altrimenti si diffondono informazioni false.

Unknown on 23 maggio 2019 alle ore 13:15 ha detto...

Sono pienamente daccordo con Jonathan.

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