CULTO DI TERMINE



RIFACIMENTO DI UN ERMA DEL DIO TERMINUS

IL MIRACOLO PAGANO

Gellio propone un enigma tratto da Varrone: "Se una o due volte sia minore o entrambe non so, eppure mi si è detto che neppure a Giove volle far posto."

TERMINUS
La soluzione era il Dio Termine, riferendosi ad un episodio narrato anche da Livio, secondo cui non si riuscì a rimuovere un cippo dedicato a Termine, ovvero il Dio Terminus, durante la costruzione del tempio di Giove sul Campidoglio.

Termine fu un epiteto di Giove, come protettore di ogni diritto e di ogni impegno, ma non fu così all'inizio del culto, come molti pensano, bensì fu una sua evoluzione che non ebbe però molto seguito.

Termine fu invece una divinità indipendente che vegliava sui confini dei poderi e sulle pietre terminali, e come tale aveva una cappella che si innalzava all'interno del Tempio di Giove Ottimo Massimo sul Campidoglio.

Secondo la narrazione di Tito Livio durante la costruzione del tempio le numerose divinità delle cappelle avevano accettato di ritirarsi, per lasciare il posto al tempio di Giove Capitolino, mentre il Dio Termine rifiutò di spostarsi e per quanto gli operai si adoperarono non riuscirono a svellerlo dal terreno. 

Allora i sacerdoti compresero che il Dio non intendeva spostarsi per cui gli fecero costruire un'edicola all'interno del tempio. 
Poiché poi il Dio Termine era stato in grado di opporsi persino all'autorità di Giove, alcuni auguri predissero che i confini dello stato romano non sarebbero mai receduti.
Dato però che la sua effigie doveva stare a cielo aperto, fu praticata una apertura sul tetto del tempio a suo uso e consumo.

Inoltre Plutarco narra che Termine era l’unica divinità romana che rifiutava i sacrifici cruenti e accettava in dono solo foglie e petali di fiori per ornare i suoi simulacri. Questi due elementi confermano l'origine molto arcaica del Dio.



LE ORIGINI

Termine era infatti il figlio della grande Madre Aer, da cui l'appellativo di Aeris dato a Giunone, la Dea aerea o celeste era spazio e tempo illimitati, era eterna e infinita come il cielo, immagine della Natura che alberga ovunque.

Comunque la Dea partorì, naturalmente da vergine, il figlio Termine, relativo quindi ai cicli stagionali poiché era il figlio-vegetazione della Madre Natura, naturalmente vegetazione annuale, ma in qualità di termine poneva limiti e confini, alla vita e pure alle proprietà terriere.

Il Dio poneva dunque un termine, ovvero dei confini alla Dea del cielo infinito, per cui doveva avere i suoi simulacri sotto al cielo. 

In qualità di Dio che stabilisce i confini si può comprendere l'importanza che avesse nella antica vita agricola dei latini e dei romani per i confini dei terreni e dei territori. 

Il rispetto dei limiti era dunque rispetto tanto delle leggi che dei confini, che venivano posti ritualmente e in nome della divinità.

Secondo Varrone il Dio sarebbe stato introdotto a Roma dal re Tito Tazio, come la maggior parte delle divinità agresti, dato che i romani antichi erano soprattutto pastori di pecore. 

Secondo altri invece, e sembra più attendibile, il culto sarebbe stato istituito da Numa Pompilio, il quale ordinò che ognuno segnasse i confini della sua proprietà territoriale con pietre consacrate a Giove, in quanto Termine stesso pare non fosse altro che Giove nel suo attributo di protettore dei confini.

Nelle feste annuali dette Terminalia, si offrivano focacce, erbe e frutti, essendo sacrilegio macchiare le pietre di confine col sangue degli animali. Il Dio era garante e custode dei confini delle proprietà e quindi anche dell'inviolabilità del territorio romano in toto.

Famoso era infatti il Termine Pubblico che si trovava nel tempio di Giove nel Campidoglio, e sopra di esso esisteva un apertura nella volta, perchè nessun Termine poteva stare coperto. 

La figura del Dio Termine consisteva in una lunga base quadrata, col membro virile al suo posto, sormontata d'una testa di Fauno di Giove Ammone. di Mercurio, ecc. 

- La colonna. Gli antichi, per termine, usavano porre una colonnetta ai confini del terreno.

 

 
 IL CULTO

Re Numa Pompilio nelle sue leggi dichiarò che il Dio Termine vegliava sulla conservazione dei limiti e dei confini, e dopo aver distribuito la terra al popolo fissandone i confini, fece edificare un tempio dedicato al Dio sul colle della Rupe Tarpea. 

Il Dio venne rappresentato nel tempio come una pietra squadrata, ma in seguito assunse sembianze umane, ma senza braccia o gambe, un'erma insomma, come quelle che si pongono sui confini, come a simboleggiare la loro inamovibilità, e che in seguito spesso raffigurarono Hermes, da cui deriva appunto la parola erma. Ma il culto sembra precedente e antichissimo.

Il 23 febbraio, ultimo mese dell'anno nell'antico calendario, si celebravano le Terminalia, festa dei termini, cioè delle pietre terminali, su cui si ponevano una corona e una focaccia offerta al Dio.

La festa chiudeva infatti l'anno permettendo l'arrivo dell'anno nuovo, ma pure ribadiva i vecchi confini sia dello stato romano sia del privato possessore di terre.
Durante le feste Terminalia si consacravano ritualmente le pietre di confine, e i sacerdoti ne prendevano nota riportando il tutto negli archivi. 

Come già si è detto, non venivano eseguiti sacrifici cruenti perchè in era matriarcale non se ne facevano, come fa notare lo stesso Erodoto. Mentre anticamente gli venivano offerte, durante le feste, frutta, latte e vino, in seguito gli vennero offerti agnelli o porcellini da latte.

Dunque gli usi cambiarono e per santificare il confine si strofinava sul cippo il sangue della vittima sacrificata. Nell'occasione i vicini si invitavano per sanare contese o stabilire legami di amicizia, cosa molto gradita al Dio.

I proprietari di terreni limitrofi ponevano ghirlande sul cippo, vi ponevano un altarino su cui accendevano un fuoco che veniva poi spento col vino bruciandovi una piccola parte del cibo della festa condivisa coi vicini.

Chi non rispettava i confini veniva perseguitato dalle temutissime Furie.

Vedi anche: LISTA DELLE DIVINITA' ROMANE


BIBLIO

- Tito Livio - Ab Urbe condita libri - I -
- Agostino d'Ippona - De civitate Dei - 4 -
- Robert Turcan - The Gods of Ancient Rome - Routledge - 1998, 2001 -- Michael Lipka - Roman Gods: A Conceptual Approach - Brill - 2009 -
- Robert Maxwell Ogilvie - The Romans and their gods in the age of Augustus - 1970 -



1 comment:

Simone Crespi on 16 novembre 2019 alle ore 15:01 ha detto...

il senso del limite,che ha guidato per millenni le stirpi ovunque e che oggi viene rigettato con disprezzo e deriso.E' per questo che la vendetta del dio Terminus non potrà che compiersi,in rappresaglia verso chi ha volutamente dimenticato i suoi limiti,verso la natrua,il prossimo suo e Dio stesso.

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