RELIGIONE ROMANA - POLITEISMO (3/4)



IL PANTHEON DEGLI DEI

Le quattro fasi della religione


POLITEISMO

Il politeismo fu la conseguenza della Natura personificata nella Grande Madre che può partorire accoppiandosi con un maschio ma pure sfiorando un fiore, come Giunone che partorì Marte. Secondo alcuni studiosi Giunone fu una Grande Madre che partorì Giove, come si vede su uno specchio etrusco dove la Dea allatta Giove, che poi divenne suo paredro e infine suo re che la impalmò quale regina.

Questo accadde con l'avvento del patriarcato che pian piano sostituì al potere femminile il potere maschile. Si suppone che allargandosi il branco umano si avesse più necessità di usare la mente che non l'istinto, e la mente è stata sempre più spiccata nel maschio che nella femmina che è invece più istintiva.

Mentre le creature divine o semidivine prima stavano sulla terra, successivamente si staccano dai mortali salendo sull'Olimpo che aveva una sommità all'epoca irraggiungibile. Gli Dei si moltiplicano in ogni angolo della Terra, le entità animiste divengono Dei, tuttavia spesso rimangono le creature che animano le forse della natura, come le sorgenti e i fiumi.

LA TRIADE CAPITOLINA

Ogni popolo ha i suoi Dei, ma non litigano e non fanno guerre per questo, perchè sembra normale che possano esservi Dei diversi in zone diverse, anzi spesso gli Dei stranieri vengono adottati aggiungendoli al proprio pantheon perchè di certo conferiranno maggiori benefici e maggior potere. 

Gli Dei aumentano e si diversificano: vi sono Dei dell'agricoltura, della salute, delle vittorie, della Fortuna, della fertilità e del matrimonio, della crescita dei figli, della guerra e della pace, del denaro e così via. A Roma vengono stabiliti dodici Dei principali, presi dal panteon greco: Giove, Giunone. Marte, Minerva, Diana, Apollo, Mercurio, Vulcano, Venere, Vesta, Demetra, Poseidone.

A Iupiter Feretrius, protettore dei giuramenti, fu intitolato il santuario più antico della città, secondo Tito Livio fatto erigere da Romolo sul colle Capitolino in cui si onorò una triade tutta maschile: Giove, Marte e Quirino. A Roma c'erano molti fuggiaschi e molti banditi, oltre a pecorari abituati a combattere coi lupi, le donne pertanto scarseggiavano, forse per questo le divinità erano solo maschi.

A queste divinità poi si aggiunsero altre divinità italiche: Bellona, Cerere, Saturno, Plutone, Nettuno, Giano, Proserpina, Liber e Libera, Fauno e Fauna, Silvano, Robigus e Robiga, Consus, Anna Perenna, Pale, Opi, Flora e Fons. 


E inoltre la triade capitolina, che prima era composta da tre Dei, divenne di un Dio, Giove, e di due Dee, Giunone e Minerva, probabilmente perchè i romani avevano integrato i sabini che erano più liberali con le donne, e anche perchè se Marte era il Dio dei legionari, Minerva era anch'essa Dea della guerra, ma dei generali che vincevano grazie alle intelligenti strategie.

Scrisse Giulio Cesare: "Sfortunati quei soldati il cui generale affida la vittoria alla forza", a dire che per vincere occorreva più che altro l'intelligenza che infatti era propria a Minerva. Infatti Roma anche quando non ebbe validi imperatori ebbe abili generali.

E come si vede qua sopra, la regina Giunone è alla sinistra di Iuppiter (Giove Padre) come si evince anche dal simbolo del pavone, mentre Giove ha un'aquila di cui resta ben poco e Minerva, che siede alla destra di Giove, ha una civetta, l'uccello che sa vedere nel buio, segno di capacità intuitiva e introspettiva, ma armata di elmo, lancia e scudo in qualità di Dea della guerra.



IL PIUS ROMANO

Il buon padre di famiglia romano doveva essere, oltre che generoso e attento con la famiglia e con gli schiavi, un osservante religioso al panteon romano. Compito che assolveva pagando i sacerdoti addetti affinchè compissero dei sacrifici a suo nome e in onore di determinate divinità, sacrificando un certo numero e tipi di animali.

Oltre a questo il romano aveva nella sua casa un Larario, cioè tempietto ai Lari e ai Penati a cui dedicava ogni giorno una fiammella accesa, un incenso e una preghiera. Era un rituale molto breve che lui faceva per sè, per la famiglia e per i suoi schiavi o famigli. 

A Roma c'erano molte feste religiose, per la ricorrenza della fondazione di un tempio, per cui ogni santuario veniva celebrato una volta all'anno, poi c'erano le feste religiose dei vari Dei a cui però non era obbligatorio intervenire, ma di solito la gente partecipava perchè nella festa si offriva spesso vino e la carne dell'animale sacrificato, ma anche per gli addobbi e le processioni e le bancarelle che fiorivano numerose nel quartiere.

Se però un romano si recava con troppa frequenza a pregare o offriva molti sacrifici ciò non era considerato una pregio, ma una forma di fanatismo, gli Dei dovevano essere omaggiati ma non più di tanto altrimenti era segno di poco equilibrio psichico. Questa era una civiltà prettamente romana, che osservava sempre la virtù della continenza.



CAMBIARE DIVINITA'

Questo modo di pensare rendeva il romano molto più libero e tollerante. Con gli Dei aveva un rapporto di subordinazione che doveva assicurargli la Pax Deorum. Però se una divinità non lo soddisfaceva poteva cambiarla con un'altra e per giunta quando voleva ottenere qualcosa prometteva qualcosa in cambio, un'ara, un'edicola, un tempio, o semplicemente un'offerta sacrificale, ma sempre a cose fatte. 

Era un "do ut des" perfetto. Gli Dei romani non pretendevano di essere amati ma solo di avere gli opportuni tributi, Non volevano nemmeno essere temuti perchè non era un fatto personale, tanto che il fedele che offriva una piccola ara vi scriveva sopra che ricambiava il favore della divinità che si era comportata bene con lui.

Per un monoteista dire che Dio si è comportato bene con lui sarebbe una bestemmia. Insomma era un "do ut des" perfetto. Per giunta c'erano Dei specifici per ogni tipo di beneficio, così si sapeva chi occorreva accattivarsi per vincere la battaglia, o per tornare vivo dalla guerra, o per avere un buon raccolto, o per vincere delle elezioni, o per restare incinte e così via.



IL PREDOMINIO MASCHILE

Come c'è il predominio maschile nella società, altrettanto avviene per gli Dei, Il paredro di ogni Dea tende a divenire l'elemento più importante, così la Dea Libera col suo paredro Libero viene da questi soppiantata, lui non solo prende il suo posto ma pian piano la eclissa, o addirittura le Dee diventano maschi, come nel caso di Apollo che dovette sostituire una Dea Madre.
 
Le cose andarono così.

Febe era una Titanide che aveva sposato il fratello Ceo (allora i titani erano tutti fratelli e sorelle per cui non si guardava per il sottile) e da lui ebbe Leto (Latona), madre di Apollo e Artemide, e Asteria. 

È tradizionalmente associata alla luna e ad Artemide, con cui è talvolta confusa. Associata? Ma Apollo non veniva chiamato Febo?

Ma non finisce qui, perchè Febe possedeva, in quanto ispirava, l'oracolo di Delfi, in quanto accompagnatrice di Temi. 

Per il suo genetliaco ne aveva fatto regalo ad Apollo, il quale, attraverso Latona, era nipote di Febe. Gli aveva fatto dono? 
Il nuovo popolo invasore glielo aveva sequestrato, e siccome erano un po' patriarcali avevano trasformato Febe in Febo, cioè Apolla in Apollo.



BIBLIO

- Gabriella Pironti - Il linguaggio del politeismo in Grecia: mito e religione - Grande Storia dell'antichità (a cura di Umberto Eco). Milano - RCS - 2011 -
- Raffaele Pettazzoni - Goffredo Coppola, Guido Calogero - Politeismo - Encicl. Italiana -1935 -
- David Hume  Storia naturale della religione - 1757 -
- Samuel Alexander - Space, Time and Deity -  II -
- Odo Marquard - Lob des Polytheismus: über Monomythie und Polymythie - Berlino - Walter de Gruyter - 1979 -



1 comment:

Anonimo ha detto...

CHE BELLO

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