GIOVANNI II COMMENO IL CALOIANNI (1087-1143)



GIOVANNI II COMMENO


Nome: Giovanni II Comneno, o Iōannēs II Komnēnos, anche Kaloioannis o Caloianni, ossia Giovanni il bello/buono, detto anche il Moro perchè scuro di carnagione, con i capelli neri e non bello
Nascita: Costantinopoli, 13 settembre 1087
Morte: Cilicia, 8 aprile 1143
Padre: imperatore bizantino, Alessio I Comneno
Madre: Irene Ducaena
Moglie: Piroska d'Ungheria, poi chiamata Irene
Figli:
- Alessio Comneno, co-imperatore dal 1122 al 1142;- Maria Comnena, gemella di Alessio, sposò il cesare Giovanni Ruggiero Dalassenos;
- Andronico Comneno morto nel 1142;
- Anna Comnena, sposò il futuro mega dux Stefano Contostefano;
- Teodora Comnena, sposò Manuele Anema;
- Eudocia Comnena, sposò Teodoro Vatatze;
- Isacco Comneno morto nel 1154;
- Manuele I Comneno, imperatore bizantino dal 1143 al 1180
Regno: 15 agosto 1118 - 5 aprile del 1143

Giovanni II Comneno (in greco Ίωάννης Β΄ Κομνηνός, Iōannēs II Komnēnos) è stato un imperatore bizantino, basileus dei Romei dal 15 agosto 1118 al 5 aprile del 1143. La tradizione bizantina lo denominò Kaloioannis (Καλοϊωάννης ) Caloianni, ossia Giovanni il bello/buono, non tanto per le sue doti fisiche, quanto per le sue virtù e le sue belle qualità morali.

Le cronache del tempo lo descrivono infatti non bello, scuro di carnagione e con i capelli neri, per cui lo soprannominarono il Moro. Difese il suo potere lottando contro la sorella Anna, che pretendeva, come primogenita, il trono.



GIOVANNI AXUCH

Giovanni II Comneno era infatti il terzogenito, ma il primo figlio maschio, dell'imperatore Alessio I Comneno e di Irene Ducaena. Fin da bambino ebbe al suo fianco come amico fidato e confidente un bambino turco, suo coetaneo, Giovanni Axuch, giunto a Costantinopoli come prigioniero e donato dai crociati a suo padre, che divenne il suo consigliere. In seguito venne nominato da Giovanni Gran Domestico (capo dell'esercito Megas Domestikos)



NICEFORO BRIENNIO

Fu molto amato dal padre, ma non dalla madre Irene, né della sorella Anna Comnena, che lo screditavano presso Alessio, sperando lo eliminasse dalla linea ereditaria, per far posto a Niceforo Briennio, marito di Anna. Alessio però si fidava del figlio e teneva alla dinastia dei Comneni.

Nell'estate del 1118 Alessio, sentendosi morire, chiamò il figlio maggiore affidandogli l'anello imperiale, e gli ordinò di farsi consacrare immediatamente basileus dei Bizantini. Giovanni allora si fece incoronare prestamente nella basilica di Santa Sofia dal patriarca Giovanni IX. Alla reggia, la guardia imperiale dei Variaghi, per ordine della basilissa Irene, gli impedì l'accesso, ma alla vista dell'anello imperiale, si inginocchiandosi e lo fecero passare.

Alessio morì contento, sapendo che il figlio avrebbe dato stabilità all'Impero bizantino. Fu sepolto nel monastero dedicato a Cristo Filantropo, ma il nuovo basileus non partecipò ai funerali, timoroso di un qualche attentato.

Dopo la morte di Alessio, Niceforo sì rifiutò di entrare a far parte di un complotto, a opera della suocera Irene Ducaena e di sua moglie Anna, che avrebbe portato lui al trono per deporre immediatamente il nuovo imperatore, Giovanni II Comneno, figlio di Alessio.


INCORONAZIONE

Irene, ignorando le ultime volontà del marito, chiese di far proclamare imperatore il marito di Anna. Niceta Coniata, nelle sue cronache ci riporta che Alessio sorrise e ringraziò Dio perché sua moglie non era venuta in tempo a conoscenza dell'incoronazione di Giovanni. 

Morì poche ore dopo, sapendo che il figlio avrebbe dato grande stabilità all'Impero bizantino. Fu sepolto nel monastero dedicato a Cristo Filantropo, ma il nuovo basileus non partecipò ai funerali, timoroso di un attentato alla propria vita.



ANNA COMMENA

«Il Tempo, nel suo scorrere perpetuo e irresistibile, trascina via con sé tutte le cose create, e le sprofonda negli abissi dell'oscurità, siano esse azioni di nessun conto o, al contrario, azioni grandi e degne di essere celebrate, e pertanto, come dice il grande poeta tragico, "porta alla luce ciò che era nascosto e avvolge nell'oscurità ciò che è manifesto [Sofocle]". Ma il racconto dell'indagine storiografica è un valido argine contro il fluire del tempo, e in certo modo costituisce un ostacolo al suo flusso irresistibile, e afferrando con una salda presa quante più cose galleggiano sulla sua superficie, impedisce che scivolino via e si perdano nell'abisso dell'Oblio
(Anna Comnena, Proemio dell'Alessiade)

Anna però non rinunciò mai ad impadronirsi del trono, nemmeno dopo la morte del padre ed infatti il giorno stesso del funerale mandò dei sicari ad assassinare il fratello. Questi però fallirono nel loro intento e furono uccisi dalle guardie variaghe.

Per tutta la vita Anna Comnena, primogenita di Alessio, avrebbe avversato Giovanni. Il suo astio iniziale era nato dal fatto che a cinque anni era stata promessa sposa al figlio di Michele VII Ducas, Costantino contando di diventare la futura basilissa. Costantino però morì infante, ed allora fu promessa in sposa a Niceforo Briennio, figlio di quel Niceforo che una ventina di anni prima aveva tentato di impadronirsi del trono di Bisanzio e che nel 1111 fu nominato Cesare da Alessio I.

Organizzò allora un'altra congiura, ma il marito non vi prese parte, tuttavia lei agì con altri congiurati. Fallì di nuovo, le guardie variaghe sventarono nuovamente l'attentato e la imprigionarono, insieme ai suoi congiurati.

Giovanni si dimostrò clemente: a Niceforo Briennio non fu comminata alcuna condanna e lui, riconoscente, lo servì lealmente fino alla morte, avvenuta nel 1136. Alla sorella, bandita da corte, furono confiscate tutte le terre ed i beni. Umiliata ed abbandonata da tutti, si fece monaca. Per il resto della sua vita si dedicò alla biografia di suo padre (Alessiade).

IRENE MOGLIE DI GIOVANNI II


IL REGNO

Durante il suo regno il basileus venne detto il Cloianni, il Bello, non per il suo aspetto, ma per il suo carattere giusto e generoso. Giovanni infatti non sopportava le persone poco responsabili e non tollerava il troppo lusso. Venne apprezzato perché distribuiva spesso donativi al popolo, perchè era un giudice retto e clemente e perché  credeva sinceramente nei valori della religione ortodossa.

Di solito non sceglieva i suoi consiglieri tra i familiari ed il più fidato tra loro era Axuch, l'amico d'infanzia, che venne nominato Gran Domestico (comandante cioè dell'esercito imperiale). Una lettera solenne, scritta in greco e in latino dal basileus a Papa Innocenzo II nell'aprile del 1143, con la firma autografa dell'imperatore, dimostra che Giovanni II desiderava sinceramente l'unità tra le due Chiese e si fosse prodigato perchè avvenisse.

Secondo la tradizione familiare, Giovanni era un buon combattente, ma al contrario dei parenti che badavano alla difesa, Giovanni badava all'offesa. Voleva riconquistare tutte le terre dell'Impero bizantino, a quell'epoca ancora in mano ai musulmani. La sua vita fu solo un'unica campagna militare: nei suoi ventidue anni d'impero passò più tempo con l'esercito che a corte, e appena i suoi quattro figli se li portò in guerra. Dimostrò grandi qualità, come stratego, come coraggio, come generosità e di una totale integrità morale

LE GUERRE


IN ASIA MINORE

Gli stati europei erano molto occupati a lottare tra loro per cui Giovanni si poté dedicare alla riconquista dell'Asia Minore non solo per ingrandire l'impero, ma perché i Turchi avevano contravvenuto al trattato di pace firmato col padre. Sbarcato in Asia Minore con un grande esercito, attaccò i Turchi Selgiuchidi sconfiggendoli e respingendoli al dì là del fiume Meandro, conquistando così la Laodicea e l'Attalia, ed annettendo poi l'Attalia all'Impero bizantino. A fine autunno, assieme ad Axuch, tornò trionfante a Costantinopoli.


CAMPAGNE IN EUROPA

- Combattè e vinse i serbi di Rascia, insieme a dalmati e croati, riconducendoli all'autorità bizantina.

- Intanto i Peceneghi si erano ribellati e avevano devastato Macedonia e Tracia ma l'imperatore li sconfisse con una guerra lampo, nell'agosto 1122 presso Stara Zagora. Molti Peceneghi vennero deportati come coloni, ed altri invece vennero inquadrati nell'esercito bizantino.

- Tra il 1124 e il 1128, combattè e vinse gli ungari, nonostante Giovanni avesse preso in moglie una figlia (Piroska, chiamata poi Irene) del re Ladislao.



CONTRO VENEZIA

Nel 1122 salparono dal porto di Venezia 71 navi da guerra sotto il comando del doge dirette a Corfù. Poichè non riuscirono ad espugnarla si diressero alle isole dell'Egeo conquistando Rodi, Chio, Samo, Lesbo e Andro. Poi si diressero a Cefalonia, ma Giovanni promise il riconoscimento dei loro passati privilegi a patto che restituissero all'Impero bizantino le isole che avevano conquistato e fornissero aiuto marittimo per una futura campagna bizantina contro i turchi.

L'imperatore comunque incoraggiò ed incrementò i commerci con Pisa e Genova per contrastare il monopolio veneziano sul Mediterraneo.



II CAMPAGNA IN ASIA MINORE

- Nel 1123 tornò in Asia Minore e condusse un'altra campagna vittoriosa.

- Tra il 1130 e il 1135 sbarcò nuovamente in Asia Minore e condusse cinque vittoriose campagne contro l'emiro turco Ghāzī ibn Danishmend, padrone di buona parte dell'Asia Minore e per questo a Costantinopoli, gli fu organizzato un trionfo degno dell'Impero Romano, salvo il fatto che il carro con i quattro cavalli bianchi che portavano l'Imperatore non era ornato d'oro ma d'argento, con esposti damaschi, broccati e tappeti. L'Imperatore avanzò tenendo con la mano destra la sacra icona della Vergine, che aveva portato con sé in tutte le sue campagne, mentre con la mano sinistra innalzava una croce.

- Ora poteva prepararsi a riprendere i territori assoggettati al potere crociato: il regno armeno della Cilicia e il principato normanno di Antiochia, fondato da Boemondo I di Antiochia.



IN SICILIA 

Nel 1130, l'avvento al trono di Sicilia di Ruggero II era preoccupante perchè poteva vantare diritti su Antiochia ed essere il futuro re di Gerusalemme, e inoltre aveva delle mire sul trono di Costantinopoli. Così pagò l'Imperatore Lotario II di Germania, perché muovesse guerra ai Siciliani e Lotario accettò.




CAMPAGNA CONTRO GLI STATI CROCIATI

Nel 1137: Giovanni si diresse verso il regno armeno alla testa di un grande esercito, formato da soldati professionisti bizantini, ma pure da reparti alleati, tra cui di Peceneghi, Turchi e Armeni, tutti ostili alla famiglia dei Ruben.

L'esercito bizantino conquistò le città di Adana, Tarso e quasi tutta la Cilicia. Leone, re della Piccola Armenia, si ritirò sui monti del Tauro insieme ai suoi due figli, cessando così di essere una minaccia per i Bizantini. L'imperatore iniziò allora l'avanzata verso il principato d'Antiochia, conquistando in breve tempo Isso e poi Alessandretta, fino alle porte di Antiochia.

Raimondo di Poitiers, principe d'Antiochia, mandò un emissario a Giovanni chiedendogli di nominarlo suo vicario imperiale in cambio della sottomissione alla sua autorità ma Giovanni impose una resa incondizionata. Raimondo rispose che doveva chiedere il consenso al Re di Gerusalemme Folco V d'Angiò, il quale rispose che Antiochia apparteneva all'Impero bizantino ed il suo Imperatore aveva il diritto di riprendersela.

Così i 29 agosto 1137 Antiochia si arrese a Giovanni che evitò spargimenti di sangue e razzie. Raimondo consegnò le chiavi della città dopo aver ottenuto la promessa di ricevere in feudo le città che l'esercito bizantino - con l'aiuto delle forze crociate - fosse riuscito ad espugnare. In più il patriarca latino di Antiochia, fu sostituito con uno ortodosso.

Raimondo consegnò le chiavi della città dopo aver ottenuto la promessa di ricevere in feudo le città che l'esercito bizantino, con l'aiuto delle forze crociate, fosse riuscito ad espugnare e cioè Aleppo, Shayzar, Emesa ed Hama.



CAMPAGNA CONTRO I MUSULMANI

L'esercito bizantino insieme ai vassalli crociati nel marzo del 1138 giunsero ad Antiochia, dove stazionavano due contingenti di templari, uno comandato da Raimondo e l'altro da Jocelin di Courtenay, conte di Edessa. Giovanni non aveva fiducia nei due, ma si diresse di nuovo verso la Piccola Armenia, dove in brevissimo tempo catturò i principi armeni chiudendoli nelle prigioni di Costantinopoli.

Intanto né Raimondo, né Jocelin, vollero combattere con lui per motivi di gelosia, ma i bizantini riuscirono a conquistare delle piccole città fortificate, poi si diresse verso la città-fortezza di Shayzar, che controllava tutta la valle dell'Oronte.

Giunta notizia che Zengi si stava avvicinando, dovette sgomberare il terreno, ma prima d'impartire l'ordine di ritirata, il signore musulmano di Shayzar (che non sapeva dell'imminente arrivo di Zengi) offrì la pace a Giovanni, offrendosi tributario all'Impero bizantino. L'imperatore accettò ed ripiegò su Antiochia.



GIOVANNI II IN ANTIOCHIA

Entrò trionfante in città e ordinò ai vassalli latini di continuare la guerra contro gli arabi, stabilendo ad Antiochia il suo quartier generale. Jocelin rassicurò l'Imperatore sull'arrivo di tutti i baroni latini, Raimondo compreso, per discutere la questione.

Jocelin suggerì a Raimondo di diffondere la falsa notizia che l'imperatore intendeva cacciare via tutti i latini, iniziò subito una sommossa e Jocelin tornò alla reggia fingendo di essere scampato a un linciaggio. Giovanni si accontentò del rinnovo del giuramento da parte di tutti i baroni latini e si mise sulla via di Costantinopoli, dove combatté nuovamente i turchi, che avevano invaso i territori bizantini e li vinse. Tornò a casa nel 1139, dopo tre anni di guerra.



LA MORTE  DEI DUE FIGLI

Ma dopo quattro anni, tutte le conquiste fatte in Siria da Giovanni erano state riprese dai musulmani e
dovette partire nuovamente, nella primavera del 1142, accompagnato dai suoi quattro figli. Ma arrivato in Attalia il suo erede al trono, Alessio, morì di una febbre improvvisa, e poi anche Andronico morì dello stesso morbo. Pur distrutto dal dolore l'imperatore continuò la campagna e ad Antiochia, seppe che Raimondo di Poitiers gli si era ribellato a lui e gli intimò la resa.

Raimondo sapeva che se avesse consegnato la città, la moglie Costanza lo avrebbe detronizzato, nel frattempo sopraggiunse l'inverno e Giovanni decise di tornare in Cilicia per riprendere l'offensiva in primavera, visto che l'assedio di Antiochia poteva essere di lunga durata.



LA SUA MORTE

Nel marzo del 1143, in una banale battuta di caccia, l'imperatore restò ferito da una freccia avvelenata. Sentendo la morte vicina, il 5 aprile, domenica di Pasqua, radunò i suoi consiglieri e li informò che il suo erede al trono non sarebbe stato il terzogenito Isacco, bensì il suo quartogenito Manuele I Comneno.

Si tolse quindi dal capo la corona e la posò sulla testa di Manuele. Morì tre giorni dopo e Manuele provvide alla sua sepoltura. Il suo corpo fu trasportato a Costantinopoli dal nuovo imperatore e figlio, Manuele I, che lo seppellì vicino ai due fratelli morti.

Giovanni II Comneno era stato un grande imperatore e un grande generale che aveva risollevato l'impero in Oriente. La sua inattesa morte bloccò la riconquista dell'Oriente, impedendo che l'Anatolia tornasse sotto la sovranità dell'Impero bizantino.

BIBLIO

- F. Wilken - Rerum ab Alexio I, Iohanne, et Manuele Comnenis gestarum - Heidelberg - 1811 -
- F. Chalandon - Les Comnènes, II: Jean Comnène (1118-1143), et Manuel I Comnène (1143-1180) - Parigi - 1913 -
- Anna Comnena - L'Alessiade di Anna Comnena Porfirogenita Cesarea - Milano - 1846-1849 -
- Alessandro di Telese - Ruggero II re di Sicilia - Cassino - Ciolfi - 2003 -
- Steven Runciman - Storia delle crociate - 2006 - Milano -
- Jonathan Harris - Byzantium and the Crusades - London - Hambledon - 2003 -
- Ferdinand Chalandon - Storia della dominazione normanna in Italia ed in Sicilia - trad. di Alberto Tamburrini - Cassino - 2008 -

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