TEMPIO BONA DEA SUBSAXANA



LA BONA DEA

"Lasciate finalmente le Terme Antoniane, alcuni avanzi che sono Vigna Boccapaduli incontro l'Albereto oltre il Circo Massimo si vuole che appartenghino al Tempio della Bona Dea Subsaxana" (Ridolfino)

L'antico santuario della Bona Dea ‘sub saxo’ sull'Aventino, secondo il Coarelli addirittura il più importante santuario della regione, era comunque famoso e citato da Cicerone, ma soprattutto era riservato unicamente alle donne con assoluto divieto di accesso ai maschi, come è ampiamente dimostrato dalle fonti, tra cui Ovidio, Festus, Cicerone e Macrobio. Il tempio, posto nell'era nord orientale del colle, era prospiciente a sud con l'estremità orientale del Circo Massimo.

NEL CENTRO DELL'IMMAGINE
IL TEMPIO ALLA BONA DEA SUBSAXANA
L'antico colle si divideva in un "Aventino" vero e proprio, tra il fiume Tevere e la valle in cui sorse il Circo Massimo e "Aventino minore" (attualmente "collina di San Saba"). In età repubblicana entrambi i settori all'interno delle Mura serviane sembrano essere stati compresi nella denominazione "Aventino", ma con la suddivisione augustea della città in 14 regioni furono suddivisi tra le regioni XIII (poi Aventinus) e XII (Piscina Publica).

La sua locazione nella Regio XII è attestata dagli antichi cataloghi Regionali (aedem Bonae Deae Subsaxanae), che lo danno situato sotto la potente roccia del Colle Aventino, la roccia da cui si suppone remo abbia tratto i suoi auspici per la fondazione di Roma, come narra Ovidio nei Fasti.

  Di antichissima origine, sicuramente di epoca monarchica, del resto il colle fu inserito nell'Urbe dal re Anco Marzio, venne fatto restaurare poi da Livia in epoca imperiale, emula dei lavori di restauro di Augusto.
Ovidio - Fasti - restituit, ne non imitata maritum esset.
Festus - non liceat ... in aedem Bonae Deae virum introire.

LOCAZIONE IN PIANTA
Ricostruito probabilmente sotto Adriano, fu ritenuto di culto privato da alcuni studiosi, ma è difficile da credersi perchè le donne venivano da tutta la regione per onorare la Dea Bona, col tempio dunque aperto sempre e comunque, difficile da credere per un tempio privato.

Tanto più che il famosissimo tempio era un centro di guarigioni, come attestato dal fatto che dei serpenti si muovevano intoccati e innocui per il tempio, in cui era anche custodito un magazzino di erbe medicinali.

Per molte ragioni il Saxum con l'area che forma il vasto angolo nord della cima posta a sud est, il cosiddetto “Aventino minore”, un punto di strategica importanza incluso entro le Muea Serviane, a circa 50 m a sud della chiesa di Santa Balbina.

Anche se i più autorevoli studiosi pongono in tal luogo il santuario, c'è comunque chi lo pone nella zona est dell'Aventino aldifuori delle mura,  e qualcuno addirittura sulla Via Appia, dove forse era collocato un altro santuario alla Dea. Purtroppo i rilevamenti del lato nord dell'Aventino furono distrutti dalla massiccia edificazione sul colle degli anni 1930 e seguenti.

Le mura di contenimento del periodo repubblicano non sembrano aver preservato comunque una traccia di luoghi di culto, per cui alcuni hanno localizzato il tempio della Bona Dea nell'area est del colle, forse vicino agli Horti Asiniani.

BONA DEA
La festa della Bona Dea veniva celebrata a Roma il 3 dicembre ed era una divinità collegata alla salute e alla fecondità, ma il cui nome non poteva essere pronunciato. Il culto era misterico, cioè con rituali assolutamente segreti, riservato alle sole adepte nei riti iniziatici e a tutte le donne in quelli estesi ma sempre privati e proibiti agli uomini. Sembra che la Dea avesse un tempio sul colle Aventinus ed uno minore in Trastevere. Per altri anche uno sulla Via Appia.

Tuttavia l'anniversario della dedicatio del tempio di Bona Dea sul colle Aventinus veniva celebrata il primo maggio di ogni anno, una festa così popolare che fu detta Calendimaggio e che il cristianesimo dovette sostituire con la festa della Madonna alla stessa data. Infatti anticamente si festeggiava al Calendimaggio (calende di maggio) il fiorire della primavera già iniziata nell'equinozio di primavera, che segnava l'inizio dell'anno.

Identificata pure con Fauna, sorella di Fauno ella resistette ai suo tentativi di seduzione fintanto che egli, preso da grande ira, non la battè con i rami di mirto. Secondo un’altra versione, Fauna è figlia di Fauno e avrebbe resistito al vino e alle frustate con cui il padre voleva piegarla a unirsi con lui.

Secondo la versione di Lattanzio era invece la moglie di Fauno, molto abile in tutte le arti domestiche e molto pudica, al punto di non uscire dalla propria camera e di non vedere altro uomo che suo marito. Un giorno però trovò una brocca di vino, la bevve e si ubriacò, e quando Fauno la ritrovò la fece morire percuotendola col bastone di mirto. Da questi miti è spiegato il divieto di introdurre il mirto nel suo tempio. Il mirto, già sacro a Venere, presuppone una qualche connotazione sessuale o orgiastica e forse il patriarcato punì in tal modo le sacerdotesse della Dea lussuriosa.

ARA DEDICATA
ALLA BONA DEA
Quali rappresentanti al femminile dello stato, le donne dell’aristocrazia erano preposte alla celebrazione del culto che veniva svolto strettamente in privato escludendo qualunque figura maschile, compresi gli animali.

La divinità laziale prima e romana poi, era venerata nelle calende di maggio nel suo tempio sull’Aventino, e nella notte tra il 3 e il 4 dicembre nella casa del magistrato in carica, dove riceveva un sacrificio e una libagione dalla moglie del magistrato, dalle matrone e dalle Vestali.

Infatti, quando nel 62 a.c. Publio Clodio si travestì da donna, per partecipare segretamente al culto che si celebrava nella casa di Giulio Cesare, seguì una grave crisi politica, dovuta a questa profanazione che prevedeva la pena di morte.

Si narra che Ercole, escluso egli stesso, aveva istituito, per vendetta, presso il suo Altare, posto poco lontano da quello della Dea, cerimonie dove le donne non potevano partecipare. Le donne romane il primo maggio si riunivano in un luogo segreto chiamato Opertum che sembra fosse in un bosco sacro sull'Aventino. Le fonti la dicono rappresentata a Roma con scettro in mano come Giunone, un tralcio di vite si curvava sulla sua testa e al suo lato era un serpente.


Santa Balbina

Si hanno notizie della prosecuzione del culto della Dea fino al IV sec. d.c., dopodichè scomparve ma comparve la chiesa di Santa Sabina che risale al 495, e nei pressi della chiesa si trovano resti delle mura serviane.


Da Filippo Caraffa:

CHIESA DI SANTA BALBINA
"Ricordata nel Martirologio Romano al 31 marzo che tratta del suo battesimo a Roma, presa dagli atti leggendari dei ss. Alessandro, Evenzio, Teodulo, Ermete e Quirino. L'autore fa di Balbina Ia figlia del martire Quirino creando una parentela arbitraria. 

La II parte, riguardante la sepoltura sulla via Appia, è stata inventata da Adone, poiché negli atti suddetti non si trova nessuna notizia in proposito. NelI'antichità Balbina non ha avuto culto né è commemorata nel Martirologio Geronimiano. 

Floro, nel suo Martirologio, la ricorda il 18 gennaio, tratto in errore da una commemorazione mal compresa del Martirologio Geronimiano. Adone la ricorda al 31 marzo, aggiungendo arbitrariamente che era sepolta nel cimitero di Pretestato sulla via Appia, perché, essendo figlia del martire Quirino, doveva essere sepolta vicino a lui.

La Vita leggendaria di Balbina è pervenuta tramite la passio Alexandri, forse del VI sec, che confonde papa Alessandro con l'omonimo martire nomentano; la seconda è una passio ss. Balbinae et Hermetis, una specie di appendice, per cui Balbina era figlia del martire Quirino, il quale, convertitosi alla fede cristiana, fu battezzato insieme a lei da papa Alessandro. Essendosi Balbina ammalata gravemente, fu portata dal padre al papa, che allora era imprigionato, e ne fu risanata. Arrestata insieme col padre per ordine dell'imperatore Adriano (117-35), dopo non pochi tormenti fu decapitata.


A Roma erano indicati col nome di Balbina: un titolo del quale si ha notizia nel sinodo del 595, ed un cimitero situato tra la via Appia e l'Ardeatina. Probabilmente fu la fondatrice dell'uno e dell'altro, ed in seguito, secondo un costume caro agli antichi agiografi, fu elevata alla dignità di martire."

Santa Balbina viene rappresentata con la croce e uno scettro, e anche la Bona Dea era rappresentata con lo scettro. Inoltre guariva dalle malattie, soprattutto alla gola e anche il tempio della Bona Dea provvedeva alle guarigioni, inoltre S. Balbina era vergine e così la Bona Dea, il nesso fa pensare a una sostituzione in piena regola.


BIBLIO

- John A. - religione romana - Oxford - Oxford University Press per il Classical Association - 2000 -
- Antonio Nibby - Dintorni di Roma - I - Belle Arti - 1837 -
- Robert Graves - La Dea bianca. Grammatica storica del mito poetico - IV ed. - Milano - Adelphi - 1992 -
- Georges Dumézil - Feste romane - Genova - Il Melangolo - 1989 -


 



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