PIRAMIDE DI CAIO CESTIO





LA TOMBA

Questo magnifico sepolcro a piramide quadrangolare, posto sulla via Ostiense, fu costruito tra il 18 e il 12 a.c., in soli 330 giorni, per riporvi le ceneri di Cajo Cestio, secondo quanto questi aveva ordinato nel suo testamento, come si legge nell'iscrizione. Infatti Caio Cestio nel testamento dispose che gli eredi gli innalzassero il sepolcro piramidale entro tale termine, pena la perdita della ricca eredità, come ricorda l’iscrizione sul fianco orientale del monumento: opus absolutum ex testamento diebus CCCXXX, arbitratu (L.) Ponti P. f. Cla (udia tribu), Melae heredis et Pothi l(iberti).

Traduzione: "Quest’opera è stata completata per testamento in 330 giorni per disposizione dell’erede Lucio Ponzio Mela, figlio di Publio, della tribù Claudia, e del liberto Potho".
Gli eredi si affrettarono ad eseguire la disposizione testamentaria, tanto che completarono la piramide con qualche giorno di anticipo.

Tra i beneficiari ed esecutori del suo testamento, citati nel piedistallo di una delle colonne agli angoli del monumento, è nominato anche Agrippa, il genero di Augusto, morto nel 12 a.c., che quindi doveva essere ancora vivo al momento della morte di Cestio.

Nella dedica di una statua in bronzo dorato del defunto posta a lato della porta (a grandezza maggiore del naturale, come si deduce dalle parti rimaste attaccate al piedistallo), si legge che sia essa che l'altra, furono realizzate vendendo le ricche stoffe orientali intessute d'oro che Cestio avrebbe voluto portarsi nella tomba alla maniera delle sepolture egizie.

Ma la legge degli edili vietava di porre ricchezze nelle tombe, per cui gli eredi non potettero seppellire gli arazzi nella Piramide come il defunto avrebbe voluto.


La enorme tomba è in calcestruzzo, con cortina di mattoni e copertura di lastre di marmo bianco di Carrara grandi un palmo e mezzo ciascuna. E' alta 36,40 m. con una base quadrata di circa 30 m. di lato e si leva su una piattaforma di cementizio sovrastato da un basamento di travertino alto quasi quattro palmi.

Il massiccio è grosso palmi 36 per ogni verso, e all'nterno del basamento accoglie una stanza sepolcrale di m. 5,95 x 4,10 ed alta 4,80 m., la cui cubatura è poco più dell'1% del volume complessivo del monumento.

Su entrambi i lati verso oriente e verso occidente, a due terzi dell'altezza, è incisa nel rivestimento l'iscrizione col nome e i titoli di Cestio; sul solo lato orientale, a un terzo dell'altezza, sono descritte le circostanze della costruzione del monumento.

Il monumento era circondato da una recinzione in blocchi di tufo, oggi parzialmente in vista, aveva 4 colonne agli angoli, di cui sono state rialzate quelle dal lato opposto dell'Ostiense, e due statue del defunto ai lati della porta che fu murata a sepoltura avvenuta.

Comparata alle Piramidi di Giza si nota come l'uso del calcestruzzo, più resistente e malleabile, abbia permesso di costruire la piramide romana ad un angolo molto più acuto di quelle, raggiungendo un'altezza maggiore con la stessa quantità di materiale.



L'INTERNO

La sua volta è a botte e come le pareti rivestita di stucco e imbiancata, sopra cui sono dipinti in vari scompartimenti, delineati da cornici, figure di sacerdotesse e diversi vasi sulle pareti, quattro Nike sulla volta e altre decorazioni in stile pompeiano sbiadite dal tempo.

Queste pitture illustrano la dignità sacra che godeva Caio Cestio, non solo tribuno della plebe, ma Settemviro degli Epuloni, col compito di organizzare i conviti, e i solenni banchetti chiamati Lettisterni, che si facevano nei templi in onore degli Dei, e soprattutto di Giove, in occasione di gloriose vittorie, o per timore di qualche calamità, che minacciasse la Repubblica Romana.

È relativamente ben conservata, ma completamente nuda, e sulla parete di fondo, dove doveva esserci il ritratto del defunto, ora c'è un buco, praticato da scavatori alla ricerca di tesori.

GLI INTERNI

LA STORIA

La presenza di un monumento funebre in forma di piramide a Roma si deve al fatto che l'Egitto era divenuto provincia romana pochi anni prima, nel 30 a.c., e la cultura egizia era diventata di moda anche a Roma. In Età Augustea si ha testimonianza di almeno altre tre piramidi, di cui due ubicate nell’area dove oggi sorgono le due chiese gemelle di Piazza del Popolo e una nell’area dove sorge la Chiesa di S.Maria in Transpontina.

Non è stata distrutta dai saccheggiatori di marmi perché, fortunatamente, l'imperatore Aureliano l'aveva fatta inserire nelle mura difensive, come torrione fortificato (270-275), e l'attuale accesso corrisponde ad una posterula che immetteva su una strada secondaria di cui è ancora visibile il basolato.

Nel Medioevo si identificava la Piramide come “meta Remi”, collegandola a un’altra piramide coeva detta “meta Romuli”, che persistette sino al 1499 nel rione di Borgo, riportata nella Pianta della città di Roma di Alessandro Strozzi del 1474, e demolita nel XVI sec. da Alessandro VI per l'apertura della nuova strada di Borgo Nuovo. Francesco Petrarca indicò la Piramide come “sepolcro di Remo”.

Poggio Fiorentino ne criticò l’errore, causato dal “non avere il grande uomo voluto scoprire l’iscrizione coperta dagli arbusti”. La Piramide Cestia fu molto ammirata da viaggiatori e pellegrini, in particolare nel Seicento.

Nel 1663, furono intrapresi degli scavi per ordine di Alessandro VII, che ne fece incidere la memoria sulla facciata, portando alla luce due capitelli finemente lavorati, e due piccole colonne marmoree e scanalate rotte in pezzi che, risistemate, fece rierigere negli angoli occidentali della piramide.

Si trovarono in oltre due basi, sopra una delle vi era il piede di metallo, oggi nel Museo Capitolino, appartenente alla statua di Caio Cestio, come si legge dall' iscrizione sulla base. Nell'iscrizione dell'altra base si apprende che Caio Cestio viveva nel tempo di Augusto.

Papa Alessandro VII la fece ristaurare e fece abbassare il terreno, che in alcune parti la copriva fino all'altezza di 22 palmi. All'esterno furono trovate le basi di due statue dedicate a Cestio e fu scavata un'apertura scoprendo la camera sepolcrale.

Scopo del Papa era di farne una chiesa, di cui esiste anche un progetto del Borromini, progetto che fortunatamente non fu realizzato.

Nella pianura antistante alla piramide si usava seppellire gli Inglesi, ed altri Riformati, perciò vi si vedevano diverse lapidi sepolcrali, ma la zona non è mai stata scavata.


Le altre piramidi

Non era insolita questo tipo di sepoltura a Roma, visto le varie mode e culture importate dall'Egitto dopo la sua conquista.

Una piramide si trovava sul lato destro della Via Flaminia, via del Corso, sotto Santa Maria dei Miracoli a Piazza del Popolo. Essa segnava insieme a un'altra tomba (forse un'altra piramide) l'inizio di tre strade: il famoso Tridente di via del Corso, via del Babuino e via di Ripetta, come già in epoca romana era delineaato.

Un'altra piramide era in zona vaticana all'inizio della Via Trionfale, Via della Conciliazione, simile alla Piramide Cestia, detta "meta Remi".

È stata demolita nel 1499, per aprire la (scomparsa) via Alessandrina, ma appare in molte opere d'arte, sulla porta in bronzo della Basilica di San Pietro, e sull'affresco "L'apparizione della Croce" dipinto da Giulio Romano nella Sala di Costantino dei Palazzi Vaticani, accanto al Mausoleo di Adriano e al Ponte Elio, che oggi rispettivamente come Castel Sant'Angelo e Ponte degli Angeli.


BIBLIO

- G. Di Giacomo - La Piramide di Caio Cestio - R. Lucignani (cur.) - Testaccio - Roma - 2009 -- Maria  Grazia Filetici et al. - Gli affreschi della camera sepolcrale della Piramide cestia -
G. Piranesi - Le antichità Romane - tomo III - tav. XL - Roma - 1784 -
- C. Krause - Sepulcrum: C. Cestius - E.M. Steinby (cur.) - Lex. Top. Urb. Rom. - IV - Roma - 1999 -




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