TEMPIO FORTUNA RESPICENS



TEMPIO DI GIOVE VINCITORE (sinistra) TEMPIO DELLA FORTUNA RESPICENTE (destra)

LA DEA FORTUNA

Orazio - ode 35, alla Fortuna di Anzio, libro I:
Te semper anteit saeva Necessitas 
Clavos trabales et cuneos manu
Gestans aena, nec severus
Unqus afiest liquidunque plumbum. 

Te Spe et albo rara Fides colit
Velata panno nec comitem abnegat
Utcunque mutata patentes
Veste domo inimica linquis.

Te sempre precede la dura Necessità
portando nella sua mano di bronzo
chiodi da travi e cunei nè le manca
il fiero arpione e il piombo liquido.

Te accompagna la Speranza e la rara Fedeltà
di panno bianco velata, la quale non ti rifiuta
la sua compagnia allorchè tu, mutata veste e fatta nemica,
abbandoni le case dei potenti.

La Dea romana del Caso o del Destino, Plutarco dice di Fortuna: "... ogni volta che si adopera e prende il comando, fornisce da fonti inaspettate nei confronti di tutte le emergenze impiantando intelligenza nel irragionevole e insensato, e il coraggio e l'audacia nel vile. "

Ligorio narra di una statua della Dea fortuna ritrovata sul Palatino in marmo nero con veli che le ondeggiavano attorno, ma non vi sono conferme di altri autori.

Cicerone nel De Legibus lib. II e XI ricorda la Fortuna Huiusque Diei e la Fortuna Respiciens dicendo che: " Fortunaque sit vel huiusce diei, nam valet in omnes dies, vel Respiciens ad opem ferendam".
Anche la Respiciens ebbe la sua statua sul Palatino ricordata da Vittore e dalla Notizia, che dava pure il nome a un vico della stessa Regione.

Nella statuaria è frequente la rappresentazione della Fortuna con il Timone come governatrice delle umane sorti; o con una cornucopia, ovvero con un giovane Pluto, Dio della ricchezza, in braccio. Solo negli ultimi tempi posteriori per indicare l'incertezza della Fortuna venne rappresentata su una palla o su una ruota.


Falconieri:

"La Fortuna Respiciente, penso non far errore, se la dico un' Edicola del Vico, che dello stesso nome si legge in Vittore, ovvero una statua c'era forse in pubblico nel Vico medesimo."

"Anche se immagini della Dea come statue e come dipinti a Roma ma pure altrove ce ne fossero parecchi, perchè trattavasi di Dea molto seguita ed onorata, il suo tempio non era posto in un vico ma sopra un colle".

Sembra infatti che il suo tempio fosse stato edificato nella parte centrale del versante orientale del Palatino, come Tempio della Fortuna Respiciens, cioè che osserva e scruta, ma in questo caso che guarda indietro, e che porta fortuna al passato, e sana pertanto i guai provenienti dal tempo passato.

Respiciens è infatti il participio presente di respicere, dove la particella re significa indietro, e spicere sta per "specere", scrutare, osservare, guardare. Letteralmente sarebbe "Colei che è volta a guardare all'indietro".

Al contrario della Fortuna Huiusce Diei, cioè la fortuna del giorno presente, quella che provvede ai danni conseguiti in quel giorno stesso e il cui tempio è posto a Largo Argentina sempre a Roma.

I danni del passato potevano riguardare vari argomenti, a cominciare da vecchie malattie o incidenti, o vecchie liti che pregiudicavano qualcuno, o conseguenze di una vecchia eredità, o crediti fatti che non venivano pagati, o errori del passato che si riaffacciavano nel presente.

Spesso gli autori l'hanno confusa con la Fortuna Reduce, quella che faceva tornare indietro i combattenti sani e salvi dalla guerra "Edificarono il tempio alla Fortuna Reduce, perciò che ricondotto aveva salvo il capitano, onde Martiale:

- Hic ubi Fortuna reducis fuilgentia late,
- templa nitent felix area super erat."

Ma la Fortuna Respiciente aveva scopo protettivo molto diverso dalla Fortuna Redux.

Bernardso Gamucci "Era nel Palatino la casa e i prati di Vanò e quella di Vitruvio Bacco, nel cui sito, essendo rovinata, fecero i Prati di Bacco con il Vico di Pado, il Vico della Fortuna respiciente."

La Dea fortuna aveva molti nomi e titoli a Roma:

DEA FORTUNA
- Fortuna Annonaria, la fortuna del raccolto abbondante
- Fortuna Belli, la fortuna in guerra
- Fortuna Primigenia, tradotto erroneamente come protettrice delle nascite, in realtà la primigenia era lei, la prima nata tra gli Dei, in quanto un tempo Grande Madre, un  po' come Eros nel Convivio.
- Fortuna Virilis, la fortuna maschile, cioè degli uomini
- Fortuna Redux, la fortuna che fa tornare salvi dai viaggi e dalla guerra.
- Fortuna Respiciens, pur essendo romana, era conosciuta anche in greco: Epistrephomenê,  come "Colei che si gira", probabilmente riferendosi alla sua capacità di cambiare la sfortuna in fortuna. Quindi la fortuna che guarda dietro, al passato, che rimedia ai guai avvenuti in passato, erroneamente interpretata come fortuna familiare, o generosa o provvida.
- Fortuna Muliebris, la fortuna femminile, cioè delle donne.
- Fortuna Victrix, la fortuna vincitrice, che procura la vittoria
- Fortuna Balnearis, la fortuna che assicura la buona salute nei bagni
- Fortuna Equestris, la fortuna che protegge i cavalieri
- Fortuna Huiusque, la fortuna del giorno presente
- Fortuna Obsequens, letteralmente la fortuna ossequiente, quindi indulgente e provvida.
- Fortuna Privata, la fortuna personale.
- Fortuna Romana, la fortuna di Roma
- Fortuna Virgo, la fortuna vergine, come tutte le Grandi Madri, e non la fortuna delle vergini, come taluni interpretano, perchè sarebbe alloa Fortuna Virginorum.
- Fortuna Conservatrix, la fortuna che preserva
- Fortuna Augusta, che si trasmette tramite il buon governo di Augusto.
- Fortuna Dubia, quando si hanno dubbi sull'esito di un fatto, per assicurarsene il buon esito.
- Fortuna Brevis, la fortuna per eventi a breve termine.
- Fortuna Mala, la cattiva fortuna, evidentemente da scongiurare.
- Fortuna Publica Populi Romani Quiritium Primigenia, la fortuna primigenia del popolo romano.



DEA FORTUNA RESPICIENS

Si suppone fosse stata istituita da Servio Tullio, che certamente ne innalzò il primo tempio sul Palatino, non distante dal tempio di Giove Vincitore. Trattavasi della Dea che guarda al passato, guarda indietro, per capire la causa dei problemi, e che può pertanto sanare oggi, con accorti modi, i guai che nacquero nel passato. E' la Dea che torna sui suoi passi, per cambiare il corso delle cose.



TEMPIO DELLA FORTUNA RESPICIENS SUL PALATINO

Era un tempio esastilo, con sei colonne sul fronte e due libere sui lati, seguite da quattro colonne per lati inserite nel muro della cella, un po' come il tempio di Portunno.

"Lo ha ricostruito Maria Jose' Strazzulla, una studiosa che di recente ha riesaminato sculture di terracotta da tempo rinvenute presso la chiesa di San Gregorio al Celio, forse pertinenti a un antico tempio della Fortuna. Vi si vedono infatti due raffigurazini della dea Fortuna: una guarda avanti, l'altra si volge indietro ("Fortuna respiciens")."

Al santuario conduceva il Vicus Fortunae Respicientis, che appunto prendeva il nome dal santuario.

La sua edificazione è attribuita a Servio Tullio, il VI Re di Roma. Restaurata poi da M. Furio Camillo nel 395 a.c. (eseguito insieme all'edificazione di quello di Mater Matuta), su alto podio orientato NS e pianta ad alae.

Costruito su un alto podio che svettava sopra un doppio porticato che sosteneva a mo' di sostruzioni le pendici del Palatino, aveva capitelli corintii e colonne tonde marmoree che ne sostenevano la trabeazione con immagini fittili in parte e in parte a rilevo a loro volta pitturate, secondo l'usanza più antica.

In basso vi erano scalinate e balaustre marmoree con splendide fontane anch'esse di marmo.

Il podio era preceduto da una scalinata al centro della quale in basso si levava un altare.
Sopra al centro della trabeazione c'erano tre statue, quella di Fortuna con cornucopia nella mano al centro, e due della Vittoria che spicca il volo con il serto d'ulivo in mano, probabilmente tutte in bronzo dorato come usava all'epoca sopra ai templi, sopra ai mausolei e sopra gli archi di trionfo.

Il tempio, con le sue scale e la sua ara, era completamente rivestito all'esterno di travertino bianco, mentre le immagini sulla trabeazione erano dipinte in azzurro e oro.

Anche la cella rettangolare, circondata da colonne di marmo per tre lati, era rivestita esternamente in travertino. Insomma appariva come una copia un po' più piccola del Tempio di Giove Vincitore, votato da Fabio Rulliano a Sentino nel 295 a.c. che appariva poco lontano, anch'esso in abbagliante travertino.

I due templi dovrebbero essere più o meno della stessa epoca anche se non sappiamo da chi fu dedicato il Tempio a Fortuna, che tuttavia viene spesso menzionato anche come Tempio a Vittoria, a meno che in seguito non cambiò la dedica, cosa piuttosto difficile perchè i Romani erano molto attaccati ai loro antichi Dei, e soprattutto vi era attaccato Augusto.

Una doppia fila di sostruzioni a portico sostenevano ambedue i templi con un paio di lunghe gradinate che permettevano di passare direttamente ai templi della sommità.

Purtroppo l'ignoranza e l'ingordigia ha fatto fondere tutte le infinite statue che adornavano Roma, soprattutto per farne cannoni o palle di cannoni, distruggendo così il patrimonio più prezioso che avesse il mondo civile, di ieri e di oggi.







SALA DEL FRONTONE ( Musei Capitolini )

La sala ospita la ricostruzione del frontone in terracotta policroma di un tempio della metà del II sec. a.c., i cui frammenti furono rinvenuti alla fine dell'800 in via di San Gregorio, nella valle tra Palatino e Celio, al di sotto di un strato contenente i detriti dell'incendio neroniano del 64 d.c. Il tempio è stato identificato, sull'interpretazione delle immagini reperite, con quello della Fortuna Respiciens sul Palatino, per altri invece sarebbe un tempio di Marte sul Celio.

Il reperto costituisce l'esempio più completo di frontone chiuso in terracotta di età tardo-repubblicana finora ritrovato a Roma.

Nel rilievo del timpano è raffigurata una scena di sacrificio celebrato alla presenza di Marte e due divinità femminili di controversa identificazione, una seduta su un'ara e l'altra stante e appoggiata a un pilastrino, da un offerente togato a cui sono condotti dalle due estremità del frontone sei animali da tre inservienti a torso nudo.

Una vivace policromia contraddistingueva tutte le figure, che risaltavano sul fondo dipinto in nero come in uno spazio vuoto.

La rappresentazione era concepita per una visione dal basso: i vari elementi, modellati a mano, hanno una sporgenza crescente verso l'alto fino al tutto tondo della parte superiore dei personaggi.

Gli spioventi del tetto erano
decorati in facciata da un'alta cornice variopinta, la sirna frontonale, costituita da lastre baccellate innestate sul bordo esterno delle tegole finali, alla cui sommità era sovrapposto un rilievo figurato di piccole dimensioni raffigurante la lotta di un giovane Eracle con un mostro marino per la liberazione di Esione, figlia del re di Troia Laomedonte e sorella di Priamo.



L. ANSELMINO

Il Progetto

- L. Anselmino – L. Ferrea – M. J. Strazzulla, "Il frontone di Via S. Gregorio ed il Tempio della Fortuna Respiciens sul Palatino: una nuova ipotesi" in RendPontAcc 63 (1990-91), 193-262 -

"La ricerca prende avvio dallo studio del frontone fittile rinvenuto in Via di S.Gregorio nel 1878 e conservato nel Braccio Nuovo del Museo dei Conservatori. L’identificazione del suo soggetto e la sua attribuzione al Tempio della Fortuna Respiciens è stata determinante per approfondire la collocazione topografica. Tale edificio, in base ad una più approfondita lettura delle fonti epigrafiche, è stato localizzato nella parte centrale del versante orientale del Palatino.

Ulteriore conferma di tale posizionamento viene dai dati di archivio delle diverse parti del frontone e di gran parte della decorazione architettonica fittile (lastre di rivestimento, di coronamento, sime) relative al tempio medesimo. Il luogo del rinvenimento si è potuto ben individuare proprio nell’area intermedia tra le Curiae Veteres ed il Septizodio, in corrispondenza con la Base Capitolina e i Cataloghi Regionari.

Le dimensioni del frontone, di età tardo repubblicana, sono di notevoli proporzioni: possiamo calcolare che il frontone raggiungesse una lunghezza di m 15/16 con un’altezza di circa m 2 ed un angolo di circa 15°. 

Resti sicuri delle strutture del tempio di Fortuna non sono stati finora identificati, a meno di mettere in rapporto con esso le sostruzioni in opera incerta tra il portale del Vignola e la chiesa di S.Bonaventura. 

Tali strutture si distinguono nettamente per tecnica edilizia dalle contigue murature di età imperiale.
Dopo queste prime ricerche si è arrivati a due diverse possibilità: la prima prevede la localizzazione del tempio sulla sommità della collina, su una platea rettangolare precedente alla Domus Flavia, la seconda, considera l’edificio nelle adiacenze della strada di fondovalle, molto vicino al luogo di rinvenimento delle terrecotte.

Recentemente è stata effettuata una campagna di rilievo e di pulizia delle strutture individuate nell’area retrostante la chiesa di S. Bonaventura, che ha messo in luce il tratto terminale dell’acquedotto Celimontano, nel punto in cui questo si collegava ad una serie di cisterne, che sono state ad oggi solo parzialmente esplorate e rilevate.

L’area in questione del Palatino risultava, tuttavia, quasi completamente inedita: ciò ha portato alla necessità principale di documentare in planimetria le varie evidenze emergenti.
Recentemente è stata effettuata una campagna di rilievo e di pulizia delle strutture individuate nell’area retrostante la chiesa di S. Bonaventura, che ha messo in luce il tratto terminale dell’acquedotto Celimontano, nel punto in cui questo si collegava ad una serie di cisterne, che sono state ad oggi solo parzialmente esplorate e rilevate.

La nostra ricerca ha quindi lo scopo di studiare le diverse strutture emergenti presenti nel tratto del versante orientale del Palatino, di arrivare a potere meglio localizzare l’ubicazione del Tempio della Fortuna Respiciens e di documentare l’ultimo tratto dell’acquedotto Celimontano con le sue diverse cisterne ancora oggi ben visibili per arrivare ad una migliore conoscenza di questa significativa parte della città."




TEMPIO DELLA FORTUNA RESPICIENS SULL'ESQUILINO

Il tempio a Roma della Fortuna Respiciens si trovava anche sul colle Esquilino, come molti dei templi Fortuna a Roma, il cui edificio è stato attribuito ancora a Servio Tullio, un re di Roma particolarmente devoto alla Dea.

Detta anche Fortuna di Seiano, in quanto avrebbe annunciato la fine del generale volgendosi, la statua che la raffigurava, all'indietro mentre egli le sacrificava..

Per altri si sarebbe trattato del tempio della Fortuna Virgo, per alti non si trattava del tempio ma solo della statua della Dea che si trovava prima nella casa di Servio Tullio, casa poi occupata da Seiano e successivamente occupata dalla Domus Aurea. Per ultimo secondo alcuni la Domus Aurea aveva occupato il suolo di un antichissimo tempio della Fortuna nell'Esquilino.



CORRIERE DELLA SERA

Un tratto di strada recentemente rinvenuto conduceva verso la "Porta Triumphalis", attraverso cui il corteo celebra la sua entrata nel centro urbano: i suoi resti sono stati individuati nell' area Sacra di Sant' Omobono, proprio davanti all'attuale Anagrafe. Passato poi per la zona del Circo Massimo, la cerimonia prevedeva un momento suggestivo in via di San Gregorio.

Lo ha ricostruito Maria Josè Strazzulla, una studiosa che di recente ha riesaminato sculture di terracotta da tempo rinvenute presso la chiesa di San Gregorio al Celio, forse pertinenti a un antico tempio della Fortuna. Vi si vedono infatti due raffigurazioni della Dea Fortuna: una guarda avanti, l'altra si volge indietro ("Fortuna respiciens"). E lo stesso gesto che, secondo gli autori antichi, compiva durante la processione il trionfatore, come per riflettere sulla propria sorte o per guardare il punto di partenza.


BIBLIO

- Aedes Fortunae - Samuel Ball Platner (completato e rivisto da Thomas Ashby) - A Topographical Dictionary of Ancient Rome - Oxford University Press - Londra - 1929 -
- D.Briquel, C. Février, C. Guittard - «Varietates Fortunae» religion et mythologie à Rome. - Hommage à Jacqueline Champeaux -
- Filippo Coarelli - Palatium: il Palatino dalle origini all'impero - Milano - Edizioni Quasar - 2012 -
- Antonio Nibby - Roma antica di Fabiano Nardini - Stamperia De Romanis - Roma - 1818 -



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