SEGOBRIGA (Spagna)



VEDUTA AEREA DI SEGOBRIGA

Il Parco Archeologico di Segóbriga è il più importante complesso archeologico della meseta spagnola. un altopiano della regione di Castiglia-La Mancia.Saelices, in provincia di Cuenca.

Segobriga fu una città romana della Spagna Tarraconense appartenente al conventus Carthaginensis. facente parte della Hispania Citerior (Spagna Citeriore).
Segobriga divenne poi municipium romano della provincia Tarraconense, ubicato a Saelices y Almonacid del Marquesado, Cuenca, Castilla-La Mancha.

A partire del I sec. d.c. divenne un'importante città che era anche nodo di comunicazione, centro agricolo e capitale amministrativa di un ampio territorio, fino al suo abbandono dopo la conquista islamica. Dopodichè venne totalmente dimenticata e le sue rovine si seppellirono tra terra ed erbacce. 

Esso è un bene di interesse culturale nonchè patrimonio Storico, ed è stato dichiarato Monumento Nazionale il 3 giugno 1931.

Oggi l'antica città fa parte di un grande parco archeologico, con all'entrata un piccolo museo all'interno del quale sono conservati i reperti più preziosi e delicati, quali statue e mosaici.

Il Parco archeologico fu anche un importante giacimento celtíbero e romano situato intorno ad una collina chiamata Cerro de Cabeza de Griego (collina di testa di greco).

Il nome di Segóbriga deriva da due termini di origine celtíberica, da Sego, che significa vittoria e del suffisso briga, che significa città, pertanto "Città della Vittoria" o "Città Vittoriosa".


LA STORIA

Fu dunque originariamente un castro celtiberico e le prime notizie di Segóbriga sono del geografo greco Strabone 60 a.c. - 24 d,c.), che indica Bílbilis e Segóbriga i luoghi dove avrebbe combattuto Metello Pio, mandato in Spagna come proconsole, per reprimere la rivolta di Quinto Sertorio, parente di Gaio Mario.

Lo scrittore romano Sexto Julio Frontino (40-103), nella sua opera Strategemata, menziona Segobriga descrivendo l'attacco da parte del lusitano Viriato contro Segóbriga ( 146 a.c.), alleata con Roma durante la conquista della Hispania:

RICOSTRUZIONE
- Viriato disponendo le sue truppe per un'imboscata, inviò un paio dei suoi a rubare del bestiame ai segobrigenses; e come quelli partirono in gran numero per castigarli essi si dettero alla fuga per farsi inseguire..  Viriato tornò sui suoi passi ed attaccò invece i segobrigenses ignari, intenti ad operare i loro sacrifici agli Dei. -

Plinio il Vecchio, nella sua Naturalis Historia, definisce Segobriga e la sua area come "caput celtiberiae" (capo Celtiberio), precisando che la zona di Segóbriga era il confine tra i Celti e Carpetanos. Inoltre indica che Segóbriga era un città tributaria di quel Conventus.

Inoltre nella sua Naturalis Historia Plinio menziona lo sfruttamento di lapis specularis (pietra speculare) che egli definisce "lapis duritia marmoris, candidus atque translucens"una varietà di gesso speculare traslucido apprezzato per fare vetri per finestre, una parte importante dell'economia Segóbriga. 
Narra ancora Plinio che questo minerale è stato estratto trovato in "100.000 passaggi intorno Segóbriga" e assicura che "il più trasparente di questa pietra si ottiene nei pressi della città di Segóbriga, estratto da pozzi profondi".

Così la città si sviluppò soprattutto per ragioni economiche, e cioè per lo sfruttamento delle miniere, in particolare del lapis specularis, gesso cristallizzato utilizzato come vetro dai romani, soprattutto nelle terme pubbliche e belle domus.

La città venne creata, come al solito, da un castra celtiberico chiamato Segobriga  e che Plinio chiamò "caput Celtiberia". Dopo le Guerre Celtibere divenne un oppidum o città celtibérica. presidiata dai romani più o meno nel 200 a.c.

Situata su una collina a Saelices (Cuenca), aveva una popolazione cosmopolita che aveva dotato la città di mura  e diversi edifici pubblici e religiosi. Le case private vennero invece costruite in villaggi vicini. Finora si è reperita solo una casa privata nella parte superiore della città e sembra essere quella di un senatore.
 
LAPIS SPECULARIS
Per romanizzare la città questa venne completamente demolita e ricostruita. Onde riprodurre la tipica città romana si dovette procedere al terrazzamento dei terreni, ancora conservati nel parco archeologico.

Durante le guerre di Sertorio, nell' 80 e a. c., divenne il centro della meseta, con il controllo di un vasto territorio.

Sotto Augusto, circa 12 a.c.., cessò di essere città tributaria e divenne un municipium, città governata da cittadini romani, assegnato alla tribù Galería e governato da quattuorviri ed edili. Godette così di un crescente status economico della città e un grande programma di costruzioni monumentali che terminerò in in età flavia, 80 d.c., a cui si debbono gli splendidi edifici pubblici.

Quindi un gran numero di schiavi e liberi lavoratori vennero inviati a Segobriga. Connesse alla miniera nacquero molte attività artigianali: la lavorazione del vetro, la metallurgia e la lavorazione della pietra.


Naturalmente si sviluppò anche l'agricoltura per il sostentamento degli abitanti che si insediarono in case piuttosto comode. fornire di acqua corrente e riscaldamento. Per ottenere l'acqua vennero costruiti acquedotti e cisterne, con terme, canali e fontane all'interno della città.

Al termine del mandato di Vespasiano la città era al suo punto massimo, avendo già completato le opere di teatro e dell'anfiteatro, ed essendosi completamente integrata socialmente ed economicamente nell'Impero Romano. Sembra che l numero dei suoi abitanti fosse di circa 5000 abitanti.

L'importanza e la ricchezza di Segóbriga derivarono dall'attività agricola, pastorizia e soprattutto mineraria. Qui si estraeva il "lapis specularis" una pietra di gesso cristallizzata e trasparente di alta qualità, che lasciava filtrare la luce e i romani lo usarono tanto per i vetri dei loro edifici quanto per decorare pavimenti e pareti.

Inoltre questa pietra venne utilizzata, tritata e mescolata alla sabbia, in teatri e circhi per far brillare la superficie del terreno e quindi rendere le prestazioni più impressionanti. Le miniere erano sparse in un raggio di 148 km intorno alla città. Un'altra miniera si trovava nella città di Torrejoncillo, circa 35 km a nordest, con circa 50 km di gallerie in totale. Si sta studiando di rendere visitabili al pubblico parte di queste gallerie.

La sua felice posizione geografica la rese luogo di passaggio di diverse strade romane; il più importante collegamento tra Carthago Nova con Complutum e la sua connessione con Toletum e Segontia (Cartagena, Alcalá de Henares, Toledo e Sigüenza).

I reperti archeologici indicano che nel III sec. esisteva ancora in Segóbriga importanti personaggi che vivevano in città, ma nel IV sec. ebbe un inesorabile declino e la sua progressiva trasformazione in un centro rurale.

Dopo la Riconquista, la popolazione si spostò nell'attuale città di Saelices, a 3 km più a nord, nei pressi della fontana dell'acquedotto che aveva fornito l'antica città di Segóbriga. La città trasformò il nome in "Capo dei Greci", con una popolazione dipendente da villa Uclés, a soli 10 km, costruita utilizzando le pietre delle rovine per costruire il loro convento-fortezza.

A causa della crisi dell'Impero Romano iniziò il suo declino economico nel IV secolo e la la sua trasformazione in un centro rurale. Da allora il suo abbandono fu continuo e graduale, fino a che solo la piccola cappella costruita sulle antiche Terme Monumentali, restò l'ultima testimonianza dell'antica città conservata fino ad oggi. Vennero abbandonate le sue principali attrazioni, il teatro e l'anfiteatro che vennero sfruttate per uso agricolo.

GLI SCAVI

Le parti scavate del parco sono oggi appena il 10% della superficie stimata dell'antica Segobriga.
La prima scoperta di Segóbriga avvenne nel Rinascimento ma non portò nulla di buono per il sito, usato come cava di materiali da costruzione per le città vicine con la spoliazione di una parte dei suoi monumenti. Così, l'antica collina di Capo della Greca fu depauperata delle sue molte pietre, distorcendo la sua topografia originaria.

Tra il 1789 e il 1790 sono stati condotti i primi scavi nella basilica visigota, sotto la direzione di Antonio Tavira e la supervisione della Real Academia de la Historia.

Invece le recenti investigazioni della città romana sono legate a Martín Almagro Basch,che iniziò a lavorare a  Segobriga nel 1962, con l'appoggio di Francisco Suay. Oltre agli scavi si preoccuparono di restaurare i monumenti, soprattutto teatro e anfiteatro.  Il suo stato di conservazione, nonostante si trovi in rovina, non è affatto male, soprattutto a paragone con con altri resti romani della penisola iberica.

Ai giorni nostri l'antica città fa parte di un complesso archeologico cui è stato riservato un parco. Alla sua entrata, è stato costruito un piccolo museo in cui sono conservati i reperti più suscettibili di degradazione, quali statue e mosaici, che se lasciati alle intemperie si sarebbero deteriorati rapidamente.

Nel 1986 - 1987, une équipe diretta da Martín Almagro-Gorbea e Alberto Lorrio scava la porta di accesso alla città da nord e da una sezione del muro. Pochi anni dopo, tra il 1989 e il 1992, Almagro-Gorbea con Gema Sese iniziare gli scavi archeologici nel centro monumentale della città, esattamente nel criptoportico a nord del forum.

Una nuova fase di scavi inizia nel 1995 sotto la direzione di Juan Manuel Abascal e Martin Almagro-Gorbea, che non sarà più interrotta. Nel 2002, si unisce Rosario Cebrián alla gestione scientifica del sito archeologico.
 



LE MURA

Le mura di Segobriga proteggevano tutto il perimetro della collina per circa 1.300 m comprendendo un'estensione quadrata di circa 10 ettari. Aveva piccole torri di guardia e tre porte: a est (affiancata da una grande torre a pianta ottagonale), a nord ( tra l'anfiteatro e il teatro) e a nord est.

BLOCCHI DELLE MURA
Le mura consistevano in due paramenti di pietra riempiti di terra e piccole pietre. 

Nei luoghi più importanti la parete è realizzata con pietre e opera cementizia con uno spessore di 2,5 a 3 m e un'altezza di 4 a 6 m. 

Si ritiene che le mura furono costruite quando la città divenne municipio romano.

La porta d'ingresso, o Porta Nord, portava al cardo massimo e stava presso il Teatro e l'Anfiteatro.
Sorgeva su una base di opera cementizia profonda m 1,50 m ed era edificata in blocchi di pietra. senza torri, ed era alta come le mura.

Il contorno delle mura ha dato alla città una forma poligonale con una serie di piccole torri di guardia. Restano la porta a nord dà accesso al Cardo Massimo, la strada principale, e la porta orientale, con una torre ottagonale al suo fianco. Questa torre, la summa cavea del circo e le mura si sono uniti in un'unica costruzione. Infatti, in tutto questo c'era un corridoio a volta che univa entrambe le porte. Il tutto è stato edificato con grandi pietre calcaree, a volte pietre ciclopiche. Il lato nord è conservato in uno stato accettabile.



IL FORO

L'importanza della città si evince dalla grandezza e bellezza degli edifici come ogni città romana doveva avere, e cioè teatro, anfiteatro, templi, terme e basilica. Il foro di Segobriga a tutt'oggi è ancora oggetto di scavo, ed è formato da una piazza pavimentata estesa per m 38,60 da nord a sud e  32,70 m da est a ovest, per una superficie totale di 1.262 mq.

Il foro era seguito nei lati a nord da un criptoportico, una costruzione sotterranea che sosteneva il peso del Foro, utilizzato come archivio dei documenti della città. Il Foro propriamente detto, era il centro sociale e amministrativo della città. Fu costruito intorno al 15 a.c.. durante il Principato di Augusto.

L'area pavimentata, di cui si è recuperato oltre la metà della pavimentazione, è delimitata da una linea perimetrale di pietre, leggermente elevata, attraverso cui si accedeva ai portici laterali. Uno degli accessi, quello da ovest, proveniva dal cardo massimo attraverso una scalinata monumentale  e un portico presieduto da un gruppo scultoreo in bronzo, di cui sono stati recuperati alcuni elementi.

Al centro del foro si elevava un grande monumento di forma quadrata munito di scalinate, con varie statue, probabilmente tutte della famiglia imperiale, come dimostra una delle statue dissotterate.

Questo monumento conserva la prima fila dei blocchi e tracce della seconda fila. Questo complesso era delimitato da una ringhiera di pietra (balteus) con sostegni tra i blocchi di bronzo e ferro.

Di fronte a questo monumento nella parte occidentale venne rinvenuta un'iscrizione che purtroppo è stato rubato. Il testo consisteva di lettere in bronzo di circa 32 cm. inserite in alveoli. Questa tecnica di intagliare la pietra per inserire le lettere e che rimangano a filo con la lastra onde evitare inciampi ai pedoni.

 "Proculus Spantamicus Laus forum sternundum d (e) s (ua) p (ecunia) c (uravit -erunt)". Da cui si deduce che Proculo Spantamicus aveva finanziato di sua tasca la costruzione del forum e ci permette di datare il foro al regno di Augusto. E 'noto che il forum è stato completamente costruito prima dell'anno 14, quando Augusto concesse alla città il rango municipale. Questo proculo doveva essere davvero ricco per permettersi tanta beneficenza, per quel fenomeno di "evergetismo" che spingeva i ricchi romani a farsi apprezzare attraverso costose opere pubbliche a favore della popolazione, usanza poi totalmente scomparsa.

La basílica, centro giurídico della cità, era situata nella parte oriental del foro, ed era l'edificio più grande di Segobriga, con dimensioni perimetrali di 58x18m. Nel Foro vi erano due templi o aedes, destinati al culto dell'imperatore e della sua famiglia.. Di fronte al foro, venne edificato il tempio di Vespasiano (69-79 d.c.), un tempio dedicato al culto imperiale. L'edificio era a tre navate, e vi si accedeva mediante una grande scalinata.

Alcuni dei monumenti equestri che si trovavano nel forum, erano persone importanti della città. Inoltre sono state numerose iscrizioni dei governatori di Segobriga come C. Calvisius Sabino, che governò la Hispania Citerior. A lui venne dedicato anche un monumento con due staue.

Sui lati del foro ci sono stati altri monumenti, un altare dedicato all'imperatore Augusto, che presidiava il portico a sud.  Nel portico orientale invece venne collocata una statua equestre dedicata al nativo Manlio.

Interessante è anche il pozzo della piazza orientato con gli assi solari, esso fu il mundus di Segobriga, cioè quando la città fu fondata venne scavato un pozzo dove vennero poste delle reliquie sacra alla profondità di otto metri. 

Venne però derubato e poi ripristinato diverse volte ed ora ha solo un riempitivo. A nord del forum cerano due criptoportici di cui uno sotterraneo di m 35.54 x 9,89 di cui restano le basi quadrate che sostenevano il portico superiore. Attraverso la sua soglia si accedeva ai portici che dovevano funzionare come archivio cittadino. Al piano superiore della basilica si svolgeva invece il governo di Segóbriga.

Questo piano era dipinto di rosso con colonne a motivi quadrati e circolari, e qui sono state rinvenute varie lastre di marmo a scopo decorativo, oltre a iscrizioni, un piccolo piedistallo, una bambola d'avorio, una statua vestita, e la testa in marmo di Agrippina, la madre di Caligola.

A nord del criptoportico settentrionale stava la Curia, le cui pietre vennero saccheggiate durante il Rinascimento. Oggi resta un criptoportico di 18,36 x 11,76 m e si presume che entrambi i criptoportici fossero uniti da un arco.

Il Foro venne usato fino al XVI e XVII secolo, secolo in cui avvenne il saccheggio per edificare il monastero.

RICOSTRUZIONE DEL TEATRO

IL TEATRO

Il teatro doveva già far parte dei progetti di Augusto, ma la sua costruzione iniziò probabilmente in epoca di Tiberio. Infatti la cavea e parte delle statue della scena. di cui una è del prefetto dei fabbri M. Octavius Novatus, probabilmente segobrigense. sono dell'età di Tiberio o di Claudio.

Venne costruito, secondo l'usanza, su un lato della montagna affinchè i sedili venissero scavati direttamente nella roccia.  era un piccolo teatro, la sua capacità era per ca. 2.500 spettatori.
 


La dedica dell'iscrizione monumentale è a Vespasiano e Tito e cita un discendente di Ottavio Novato, che fu ufficiale della Legio XXI Rapax e prefetto di Aquitania nel 76-79 d.c. Il che fa supporre che la costruzione ebbe termine ai tempi di Vespasiano, verso il 79 d.c.

Il teatro era quasi addossato alla cinta muraria, dalla quale era separato da una via coperta a volta che univa le porte nord est e nord  della città. Su questa volta doveva poggiare pertanto il summum maenianum, ormai inesistente.

STATUA DEL TEATRO
La cavea, di 60 m, è semicircolare con 5 scale e fornita di vomitoria. Le sue gradinate, ben conservate, si dividevano in tre parti, separate per differenziare per classe sociale gli spettatori.  

Queste separazioni erano sottolineate da muretti o baltei, mentre delle scale le dividevano in sezioni verticali chiamati cunei.

La media e la ima cavea, accoglievano 5 file di sedili ciascuna, tutte intagliate nella roccia e separate da baltei.

Tre gradini di roccia, riservati all'ordine dei decurioni, separano la cavea dall'orchestra, che dà sulle pàrodoi ( passaggi all'aperto che permettevano al coro di raggiungere l'orchestra) e su un ricco pulpito (palco) mistilineo.

Il proscenio, di legno, poggiava sulla roccia e su blocchi parallelepipedi e la scenae frons era scandita da colonne corinzie e da decorazioni vegetali.

Tre aperture davano sul proscenio, quella centrale all'interno di una nicchia semicircolare, fiancheggiata da due colonne tortili.
Una statua della Dea Roma doveva occupare la parte superiore. La scena era decorata da quattro statue di Muse e da altre raffiguranti personaggi togati della famiglia imperiale.

Dietro la scena si snoda un lungo corridoio retto da contrafforti, con al centro un'aula trapezoidale, con un altare all'esterno, forse adibito al culto imperiale. Il teatro comprendeva mel retro una stanza dotata di un altare, dove evidentemente si svolgeva qualche rito augurale agli Dei prima di andare in scena, o forse anche dopo. Il che rafforzava lo spirito religioso e politico degli astanti secondo una tendenza alla romanizzazione.

Il teatro, anche se minore rispetto ad altri teatri peninsulari, ha una sua particolare originalità. Infatti una parte della cavea venne costruita su di un corridoio di passaggio a volta; oltre esso, sulla sua parte settentrionale, vennero eretti una serie di edifici compresi entro la cinta muraraia. Nonostante tutto, il teatro era infatti interno alle mura.

Si formò così una strada coperta che comunicava con entrambe le porte della città. Probabilmente la tribuna principale comunicava col corridoio, collegando le persone di prestigio con l'interno della città attraverso un accesso a loro riservato.

Del teatro, olitre al corridio voltato, se ne conserva anche l'orchestra e le colonne di pietra del palcoscenico, e la scena è decorata con colonne di marmo e sculture ancora in piedi. Oggi la cavea ima e quella media, rimaste sepolte da terra ed erbe, sono ben preservate.



RICOSTRUZIONE DELL'ANFITEATRO

L'ANFITEATRO

Costruito di fronte al teatro, l'anfiteatro era situato come il precedente all'entrata della città. La sua forma ellittica irregolare e i suoi 75 metri di lunghezza ne fanno il maggiore monumento del complesso archeologico, con capacità per circa 5500 spettatori.

La sua facciata si innalzava fino a raggiungere i 18 m di altezza, mentre l'arena ha una forma ellittica di 42 m x 34. Contrariamente a quanto accade in altri anfiteatri romani, l'anfiteatro di Segobriga non possedeva sotterranei. L'unica infrastruttura sotterranea è una fogna che drenava le acque piovane e di deflusso all'esterno dell'edificio.

La galleria è divisa in tre settori distinti, da anticamera, a tre arcate che mantengono una larghezza costante di 2 m. Parallela ad essa, ma separato, si snoda un corridoio di servizio di 90 cm. larghezza comunicante con un altro corridoio di servizio che corre dietro il podio sul lato nord. La porta occidentale ha una larghezza di 4 m nella sua parte esterna e 3,20 m verso l'arena.



Questa galleria con volta a botte era suddivisa in tre diversi settori attraverso molti archi in muratura. La comunicazione tra l'esterno e l'interno dell'edificio avveniva tramite una o più rampe di scale in parte scavate nella roccia. In questa galleria si apre un piccolo vano sotto il livello della cavea, che potrebbe essere identificato con un piccolo sacello o recinto sacro. 

Si apriva direttamente sull'arena, a sud dell'asse minore, una stanza di piccole dimensioni, scavata nella roccia e coperta con una volta a botte, forse il Carcer, per la sistemazione di delle bestie che facevano parte dello spettacolo.

All'arena si può accedere attraverso due ingressi alle estremità dell'asse maggiore.
L'ingresso che si trova a est è il più grande, potrebbe essere considerata la Porta Triumphalis e comunica con il Teatro circostante e il tratto finale della strada che conduce alla porta principale della città. 

Il pavimento del corridoio ha una leggera pendenza che colma il divario tra il pavimento della dimensione esterna e il livello della sabbia. Questo era coperto da una volta a botte lungo la sua lunghezza (frammenti opera cementizia che appartengono a queste volte può essere visto oggi nello stesso luogo in cui sono caduti dopo il crollo del palazzo).

Il corridoio coperto ha una larghezza che va da 6 m nella sua parte più esterna, fino a 4,5 m nella parte più vicina all'arena.

L'arena è delimitata da un podio, a sud scavato nella roccia, a nord costruita con grandi pietre. Il Podium e il balteus (la ringhiera) raggiungono 3,20 m sopra il livello dell'arena, stuccati in modo da simulare un rivestimento in marmo.

Sopra al podio si levava la cavea divisa in due parti: ima cavea (vicino all'arena) e summa cavea (più in alto).

La separazione tra un settore e l'altro avveniva tramite passerelle e ringhiere. Ogni cavea era divisa a sua volta in sezioni più piccole con corridoi e scale in una rete di distribuzione che facilitava l'accesso, la circolazione e l'evacuazione degli spettatori.

Gli spettatori accessibili ai vari vomitoria presentano entrambi archi esterni e interiori. Questi vomitoria erano coperti da volte a botte attualmente scomparse.




LE TERME

Le terme vennero costruite in epoca augustea fra le mura e il decumano. Si trattava di terme doppie, in quanto i due sessi vennero separati, di cui si è conservata, però, soltanto la parte riservata agli uomini. 

IL COMPLESSO DELLE TERME
Lo spogliatoio aveva un lungo sedile modanato e alcune nicchie entro cui dovevano giacere delle divinità solitamente protettive delle acque. Inoltre vi è stata rinvenuta un'iscrizione in opus signinum in cui si legge:

- (B)esso Abiloq(um) Velcile(sis a}rtifex a fundame(ntis).
cioè:
Besso Abiloqun Velcilesis è l'artefice (della sala o delle terme?) fin dalle fondamenta.

Dallo spogliatoio si passava a un laconicum circolare (una sauna) con vasca, e al caldarium con piscina rettangolare. Si arrivava poi alla fornace per il riscaldamento passando presso le latrine situate accanto alla postierla (piccola porta riservata alle guardie) delle mura.

A est erano dislocate la piscina all'aperto con peristilio e una grande aula rettangolare con dieci pilastri ionici, fungente da criptoportico del complesso monumentale terme-piscina-teatro. Inoltre il summum maenianum, o balconata superiore, la più alta del teatro, comunicava con il peristilio della natatio, attraverso un'aula situata sul criptoportico.

Di solito nei palchi in alto (la cosiddetta piccionaia) sedeva la gente più povera, il poterla far defluire direttamente nella piscina scoperta permetteva da un lato di evitare il contatto tra gente di alto rango con gente umile, dall'altro evitava la calca della gente, probabilmente fluente in modo più ordinato tra i più abbienti e colti, e più disordinato tra i popolani.

Non mancavano ovviamente le toilettes, cioè le latrine, regolarmente individuate e restaurate.





IL TEMPIO DEL CULTO IMPERIALE

All'epoca di Vespasiano venne costruito un tempio dedicato al culto dell'imperatore che sorse al centro della città, ad est del foro. accedendovi tramite una scala direttamente dal cardo massimo.
Esso ha una pianta rettangolare di m 35,81 x 19,53. Sorge sulla roccia con fondamenta di un m di larghezza. 

RESTI DEL TEMPIO
L'interno è a tre navate separate da due colonnati centrali di 10 colonne ciascuno, con fusti scanalati e modanature convesse su basi attiche e uno zoccolo quadrato.

Nel suo scavo sono stati rinvenuti inoltre nove grandi capitelli corinzi. Nel colonnato est, all'interno della navata, vi sono due plinti che una volta sostenevano piedistalli e statue. Pur essendovi chiari segni di pavimentazione, non vi è traccia di lastre evidentemente asportate anticamente.

E' stata pure rinvenuta la testa in marmo di una persona anziana identificata con l'imperatore Vespasiano, che a sua volta aveva riutilizzato un vecchio ritratto di Nerone. E 'anche apparso un altare dedicato alla dea Fortuna.
Le navate laterali sono rettangolari, mentre l'abside centrale, accessibile con tre gradini, termina in un mosaico bianco e nero, a cui si accede attraverso un piccolo spazio rettangolare.



IL COMIZIO

Venne edificato vicino all'entrata principale al cardo maximus, la via principale della città. Comprendeva diversiolti edifici e una piazza rettangolare di m 38 m. x 32, con una scala per l'accesso e un monumento centrale.

Al suo lato nord c'erano una basilica e un edificio di culto, probabilmente privato. Dall'altra parte c'era un tempio per il culto imperiale. Ne resta solo una parte della base, il resto del Comitium venne distrutto con la spoliazione delle pietre e dei marmi.


LE CASE

Scoperte dai nuovi scavi

"La scoperta si è fatta in questa campagna di scavi, mentre stavamo lavorando in tutto il forum, pensavamo che avremmo continuato con strutture monumentali che erano ancora all'interno del centro amministrativo della città, e la sorpresa è che per la prima volta in Segóbriga abbiamo trovato case private, una grande novità ", ha detto il direttore scientifico dello scavo, Juan Manuel Abascal.
"La casa romana trovata è in fase di ultimazione scavo ed è del primo secolo, questo ci dà un motivo sufficiente per scoprire che c'era una vita urbana e domestica intorno alla vita amministrativa della città "continua Abascal.

"E' questa una grande opportunità per la zona, i risultati hanno documentato per la prima volta in città, presenza di abitazioni private del paese, un fenomeno che era stato in dubbio a causa dei risultati di ricerca falliti in occasioni precedenti ".

Insomma Segobriga non era una city londinese dove si sbrigavano solo gli affari, c'erano pure le case e non solo quella del senatore che si riteneva unica. Il fatto è che Segobriga è ancora tutta da scavare  e può ancora narrare molto di sè.


OSCULATORIO UCCELLI

Questa è la riproduzione di un strumento di origine romana, di cui l'originale si trova nel Museo di Segobriga.

L'osculatorio è stato trovato nel forum della città, il suo anello è di una sezione rettangolare ed è decorata con un piccolo cerchio sulla parte esterna.
L'asta è di sezione circolare e presenta superiormente un'apertura. Il pezzo è coronato da l'immagine di due uccelli.

Con questo strumento si prelevava un olio denso e profumato per spalmarselo sul corpo.


LO SCANDALO

Il Parco Archeologico di Segobriga è minacciato dalla costruzione imminente di un parco eolico vicino, promosso dalla società Wind Energy Basin. Il sito sarà modificato con l'installazione di turbine eoliche alte da 14 a 121 m. Le stesse cose che accadono in Italia, ma....

COSA ASPETTA L 'EUROPA A DICHIARARE INTOCCABILE QUESTO PATRIMONIO MONDIALE DELL'UNESCO E A SALVARLO DAL BRIGANTAGGIO DELLE SOCIETA' COLLUSE CON LE AMMINISTRAZIONI LOCALI?


BIBLIO

- Strabo - The Geography -
- Martín Almagro, Gorbea, Juan Manuel Abascal - Segóbriga y su conjunto arqueológico - Real Academia de la Historia and Community Board of Castile-La Mancha - 1999 -
- Martin Almagro, A. Lorrio - Segóbriga, III - La Muralla Norte y la Puerta Principal - Cuenca - 1989 -
- Martin Almagro - Segóbriga - Guia del Conjunto Arqueológico - Madrid - 1990 - - A. Almagro, M. Almagro Gorbea - El Anfiteatro de Segóbriga - El Anfiteatro en la Hispania Romana - Mérida 1992 - Badajoz 1995 -
- Hispania Nostra - Historic Site of Uclés and Archaeological Park of Segóbriga -





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