TEMPIO DELLA DEA CONCORDIA



RICOSTRUZIONE: TEMPIO DI SATURNO A SINISTRA E DELLA CONCORDIA A DESTRA

"Sibbene tutti i libri de' bassi tempi, parlando della chiesa de' ss. Sergio, e Bacco, diaconia cardinalizia, dicessero chiaramente, che questa chiesa era avanti, o presso il tempio della Concordia, accanto al Carcere di s. Pietro, e all'Arco di Settimio Severo; e benchè questa chiesa fosse distrutta da Paolo III, e gli ultimi avanzi della tribuna ne siano stati tolti nel 1813, non veniva in mente di cercare dietro ad essa nell'angolo vicino alla torre il nostro tempio. 


RICOSTRUZIONE GRAFICA
Finalmente nel 1817, avanzandosi lo sterro da quella parte, non solo si trovò
-  il piano del pavimento di belli lastroni di pavonazzetto, di giallo, e di africano; 
- gli avanzi abbrustoliti di 4 statue oltre il naturale, 
- due di uomo, e due di donna, 
- con dei resti di colonne di giallo, e pavonazzetto, 
- infiniti pezzetti di capitelli, ornati di corpi d'arieti, 
- e basi ricche d'intagli, de' quali mai non si sono veduti i più belli; 
- ma si rinvennero 4 iscrizioni votive alla Concordia, del tempo di Angusto, e di Tiberio.


Augusto appunto per solennizzare la buona armonia con Livia sua moglie, e col figliastro Tiberio, rifece di pianta magnificentissimo l'antico tempio della Concordia, erettole in prima da Furio Camillo. 

In quello spesso si adunava il Senato; e Cicerone perorandovi, corse dei pericoli. 

Continuò ancora dopo a radunarvisi, ed anche i Frati Arvali. Prese da allora in poi il titolo pure di Concordia Augusta. 

Non essendo ancora sbarazzato il sito dalle macerie, non se ne può dare un ragguaglio esatto: solo si capisce, che era in forma di una gran sala quasi quadrata, che si estendeva anche sotto la cordonata. 

La fronte, come quella del Tonante, guardava contro il Foro Romano, ed aveva una grandiosa scalinata. Essendovi stata addossata quella chiesa fin dal principio almeno dell'VIII sec, coll'occuparne una porzione verso il Tonante, come si è rilevato dai fondamenti della medesima; la Concordia doveva essere allora già rovinata; sembra per incendio del soffitto, come indicano i marmi abbrustoliti; e ivi restati in sì gran copia, non si saprebbe dire come."

RICOSTRUZIONE: TEMPIO DI VESPASIANO A SINISTRA E DELLA CONCORDIA A DESTRA

HARMONIA E CONCORDIA

Il tempio della Concordia è situato alla estremità occidentale del Foro Romano, affiancato al tempio di Vespasiano e Tito e col lato posteriore, al pari del tempio vicino, appoggiato sulla sostruzione del Tabularium. L'identificazione dell'edificio è certa, grazie anche alla sua rappresentazione in un frammento della Forma Urbis severiana, dove è raffigurato col vicino tempio di Saturno.

L'edifizio primitivo era più piccolo di quello imperiale, di cui restano i ruderi, un rettangolo di 15 x 25 m. La sua identificazione è certa, grazie anche alla sua rappresentazione in un frammento della Forma Urbis severiana, dove è raffigurato col vicino tempio di Saturno.

Fu edificato in onore alla Dea Concordia, non una personificazione come alcuni sostengono, ma la riedizione romana della Dea greca Harmonia, da cui deriva la parola "Armonia", con lo scopo di portare appunto concordia e comprensione.

I RESTI

LA STORIA

La costruzione del Tempio spetta a Lucio Furio Camillo, figlio del dittatore Marco Furio Camillo, che nel 367 a.c. celebrò in questo modo la fine delle lotte secolari tra patrizi e plebei, conclusesi in quell'anno con la pubblicazione delle leggi Licinie Sestie, Liciniae-Sextiae, che dettero parità di diritti, o quasi, a patrizi e plebei, optimates e populares.

Sappiamo che verso la fine del 211 a.c., la statua della Vittoria, posta nel punto più alto del tempio, venne colpita e abbattuta da un fulmine ma restò ancorata alle piccole Vittorie, poste ad ornamento come antefisse sui bordi, senza cadere dal tetto. Questo incidente, di per sè di pessimo auspicio, venne molto ridimensionato dato che la Nike non cadde dal tetto.

Il tempio fu restaurato, e forse ricostruito una prima volta da Lucio Opimio nel 121 a.c., come narra Plutarco, insieme alla basilica Opimia che da lui prese il nome, dopo l'assassinio di Gaio Gracco e dei suoi partigiani, per ristabilire la pace tra le due fazioni. Nel 390- 367, venne eretto il Tempio di Concordia nel Foro ma dedicato solo dal figlio in occasione delle leggi Liciniae Sextiae, non Dea ma personificazione della raggiunta concordia sociale.
Svetonio:
"Con il ricavato del bottino di guerra restaurò il tempio dedicato alla Concordia, così come fece per quello di Castore e Polluce, a nome proprio e di suo fratello."

L'edifizio primitivo era più piccolo di quello successivo, di cui ci rimangono i ruderi: il punto fin dove l'edifizio primitivo arrivava, si può desumere da ciò che l'estremità settentrionale del sotterraneo appartenente al Tabulario non aveva finestre perchè combaciava con la parete di fondo del tempio.

Infine nel regno di Augusto venne di nuovo restaurato da Tiberio tra il 7 a.c. e il 10 d.c., anno della nuova consacrazione. 

Scrive infatti Svetonio:

« Dedicavit et Concordiae aedem, item Pollucis et Castoris suo fratrisque nomine de manubiis. »

« Con il ricavato del bottino di guerra restaurò il tempio dedicato alla Concordia, così come fece per quello di Castore e Polluce, a nome proprio e di suo fratello. »

(Gaio Svetonio Tranquillo, De vita Caesarum, Tiberio, 20)

Il futuro imperatore Tiberio, nel restauro del 10 a.c. dovuto a causa di un incendio, lo fece ampliare e dedicare alla Concordia Augusta, dedicato però da Tiberio stesso e dal fratello morto Druso (Ovidio - Fasti e Diodoro Cassio). Ciò avvenne il 16 gennaio, con la dedicatio e la festa annuali in cui si commemorava la nascita del tempio. Quest'ultimo restauro si distinse per l'opulenza dei marmi e per i ricchi ornamenti architettonici.

Salus Publica, Concordia et Pax era una festa celebrata il 30 marzo in onore appunto di Salus Publica Populi Romani, Concordia et Pax, divinità della salvezza dello Stato romano, della concordia dei cittadini e della pace. L'imperatore Augustus nel 10 a.c. fece erigere un altare davanti al tempio della Concordia, sul quale si svolgeva ogni anno la celebrazione.

Poichè il tempio non poteva essere ampliato dalla parte posteriore ove confinava col Tabulario, e nemmeno dinanzi, verso il Clivo Capitolino, Tiberio fece allargare la cella ai lati, di modo che la larghezza superava del doppio la lunghezza, occupando anche l'area della demolita Basilica Optima, come risulta dalla pianta nella Forma Urbis.

Tiberio arricchì e decorò il tempio con opulenza di marmi e ornamenti architettonici, facendone un museo di opere d'arte, soprattutto di artisti greci, tra cui i tre dipinti di Zeusi, Nicia e Teoro, e due statue in bronzo del IV e III sec. a.c.

Plinio il Vecchio ci ha tramandato un vero e proprio catalogo delle opere, soprattutto statue greche di epoca ellenistica: sculture di Batone, Eufranore, Nicerato, Pistone.

Augusto vi dedicò quattro elefanti di ossidiana; fra le altre cose preziose anche l'anello di Policrate.

Infatti nella cella furono trovate parecchie basi di marmo, ora nel Museo Capitolino, dedicate alla Dea Concordia da nobili personaggi, per sostenere statue di preziosi metalli, calcolati in 5 libbre di oro e 25 libbre di argento, oltre ai marmi e ai bronzi.

Il tempio venne costruito su di un alto podio. Addossato al Tabularium, ai piedi del colle Capitolino, l'architettura del tempio ha dovuto assecondare le restrizioni del luogo. La cella del tempio, infatti, è quasi due volte più larga che profonda (45 per 24 m), così è anche il pronao che la precede, che doveva essere probabilmente formato da una gradinata e da sei colonne corinzie sulla facciata.

Il tempio fu restaurato un'altra volta negli ultimi tempi dell'Impero, con l'iscrizione: "S. P. Q. R. aedem Concordiae vetustate conlapsam in meliorem faciem opere et cultu splendidiore restituerunt" che si conservò fino all'VIII sec. d.c., dopodichè ciò che non avevano distrutto e saccheggiato i barbari, subì la solita spoliazione ad opera della Chiesa che demolì i templi pagani riutilizzandone solo parti per abbellire palazzi e chiese o per ricavarne semplicemente calce.

Da qui il detto dei Romani dell'epoca: "Ciò che non fecero i barbari, fecero i Barberini", alludendo in particolar modo a Urbano VIII, che spogliò gran parte dei rivestimenti e statue del Pantheon per abbellire S.Pietro, ma soprattutto depredò i Fori e i templi romani per fabbricare nuovi palazzi barocchi. Ma non fu l'unico.

Nel portico del tempio il Senato tenne adunanze fino agli ultimi tempi dell'Impero. In età repubblicana Cicerone vi pronunciò la quarta orazione contro Catilina (Catilinaria) e sempre qui Seiano, prefetto del pretorio di Tiberio, che aveva congiurato insieme a Messalina contro lo stesso imperatore, nel 31 d.c. fu condannato a morte dal Senato e poi giustiziato nel vicino Carcere Mamertino. Anche gli Arvali ed altri collegi sacerdotali vi si radunavano per sacrifici e cerimonie religiose.



DESCRIZIONE

Il tempio della Concordia è situato alla estremità occidentale del Foro Romano, affiancato al tempio di Vespasiano e Tito e col lato posteriore, al pari del tempio vicino, appoggiato sulla sostruzione del Tabularium.

Venne costruito su un alto podio, addossato al Tabularium, ai piedi del colle Capitolino. La cella aveva l'asse maggiore trasversale (45 per 24 m), un disegno inusuale ma necessario per massimizzare lo spazio disponibile.

Lo precedeva una larga scalinata e sei colonne corinzie sulla facciata. Il nuovo tempio probabilmente coprì e accolse il Volcanal, un altare a Vulcano che si diceva fosse stato eretto da Titus Tatius.

MONETA RAFFIGURANTE IL TEMPIO
DELLA CONCORDIA
La cella aveva due grandi finestre ai lati del pronao, con 6 colonne sul fronte e una scalinata. Dello splendido edificio tiberiano oggi restano soltanto il podio e la soglia della cella, costituita da due enormi blocchi di marmo nei quali è inciso un caduceo.

Una parte della ricchissima trabeazione è conservata nel Tabularium, mentre un capitello corinzio della cella, decorato con coppie di montoni, si trova nell'Antiquarium.

Oltre ai gradini conducenti al pronao, le cui fondamenta sono in parte tagliate nel tufo del colle Capitolino, rimane tuttora la soglia della cella, masso colossale di Portasanta, ornato nel mezzo di un caduceo, nonchè il nucleo del basamento della statua per il culto della Dea, situata in fondo alla cella, che era magnificamente decorata.

Gli scavi del 1817 portarono alla luce notevoli avanzi dei bei marmi colorati che rivestivano il pavimento e le mura, i quali però oggi non risultano da nessuna parte, quindi reimpiegati in qualche chiesa o palazzo patrizio romano.

Dei ruderi del tempio non rimane altro che il basamento in tufo, parti delle pareti, il podio in muratura, l'ingresso della cella, formata da due blocchi di marmo di qualità nei quali è inciso un caduceo, e il nucleo del basamento della statua per il culto della Dea, situata in fondo alla cella, oltre ai gradini che conducevano al pronao oltre ai gradini che conducevano al pronao, le cui fondamenta sono in parte tagliate nel tufo del colle Capitolino.

Una parte della ricchissima trabeazione si trova conservata nel Tabularium, mentre un capitello (con una coppia di montoni scolpita), si trova nell'Antiquarium del Foro.

Importanti resti della trabeazione si trovano, invece, all’interno del Tabularium mentre un antico capitello della cella, realizzato in stile corinzio con la raffigurazione di alcune coppie di montoni, è conservato all’interno dell’Antiquarium. Nella cella furono trovate parecchie basi di marmo (ora nel Museo Capitolino) dedicate alla Concordia da nobili personaggi pro salute Tiberii; secondo le iscrizioni, queste basi avrebbero sostenuto statue di preziosi metalli.

1003. Frammento dì grande piedistallo scorniciato ed intagliato. Appartiene forse al tempio della Concordia, non molto lungi dal quale fu ritrovato.
TSEXTIv. CVR in EX • ARO




ROBERTO LANCIANI

Il Tempio della Concordia, enfaticamente lodato da Plinio, fu costruito da Camillo ai piedi del Campidoglio e restaurato da Tiberio e Settimio Severo, era ancora in piedi al tempo di Papa Adriano I (772-795), quando l’iscrizione sulla sua facciata fu copiata per l’ultima volta dall’Einsiedlensis. Fu raso al suolo intorno al 1450. "Quando ho fatto la mia prima visita a Roma," racconta Poggio Bracciolini, "ho visto il tempio della Concordia quasi intatto (aedem fere integram), costruito con marmo bianco”.

Da allora i Romani hanno demolito la struttura trasformandola in una fornace per calce. La base del tempio e alcuni frammenti delle sue decorazioni architettoniche furono scoperte nel 1817. Il lettore può apprezzare la grazia di queste decorazioni, da un frammento della trabeazione oggi nel portico del Tabularium, e da uno dei capitelli della cella, oggi nel Palazzo dei Conservatori.

La cella conteneva una nicchia centrale e dieci ai lati, nelle quali erano conservati capolavori di artisti greci, quali:
- L’Apollo e Hero, di Baton;
- Leto che nutre Apollo e Artemide, di Euphranor;
- Asklepios e Hygieia, di Nikeratos;
- Ares ed Hermes, di Piston;
- Zeus, Atena e Demetra, di Sthennis.
- Il nome dello scultore della statua della Concordia nell’abside è ignoto.
- Plinio parla anche di un dipinto di Theodoros che riproduceva Cassandra;
- di quattro elefanti scolpiti in ossidiana, un miracolo di abilità e arte,
- e di una collezione di pietre preziose, tra cui c’era il sardonice incastonato nel
leggendario anello di Policrate di Samo.


IL SECONDO TEMPIO

Un altro tempio in Capitolium era stato costruito da L. Manlius nel 216 a.c., sempre dedicato alla Dea Concordia, per ricordare la fine di una ribellione delle truppe nella Gallia Cisalpina. Il primo aprile Concordia veniva invocata come protettrice della concordia familiare.


BIBLIO

- A.M. Ferroni - Concordia, aedes - in: E.M Steinby (Hrsg.) - Lexicon Topographicum Urbis Romae - I - 1993 -
- C. Gasparri - Aedes Concordiae Augustae - Roma - 1979 -
- Giovanna Daverio Rocchi (a cura di) - Tra concordia e pace - Parole e valori della Grecia antica -Quaderni di ACME vol 92 - Cisalpino - 2007 - Milano -
- B.A. Kellum - The City Adorned: Programmatic Display at the Aedes Concordiae Augustae - in: K.A. Raaflaub - M. Toher (Hrsg.) - Between Republic and Empire - Berkeley - 1990 -

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3 comment:

Anonimo ha detto...

bravo un bel blog

Anonimo ha detto...

La grande distruzione dei cosiddetti "umanisti". Durante il medioevo Roma, seppur cadente, si era conservata in tutto il suo romantico splendore...Poi il "rinascimento", con la sua nuova religione, il culto dell'Uomo, provocò distruzioni irreparabili ed infine l'illuminismo, con il suo odio per Roma (e in special modo per la sua architettura) avrebbe arrecato danni ben più gravi se il governo massonico napolenico si fosse protratto più a lungo...Ma ormai il nostro destino era già segnato, la nuova tracotanza umanista/illuministica aveva infuso nelle gerarchie romane e patrizie un'ingiustificata fiducia nelle "smisurate capacità dell'uomo". Per il progressismo il passato non conta...

Anonimo ha detto...

Mi stai salvando la vita per l'esame di archeologia e storia dell'arte romana!!!

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