SOTTO SANTA MARIA DELLA VITTORIA



 

Santa Maria della Vittoria è una chiesa barocca di Roma, situata in via XX Settembre, nel rione sallustiano, alla quale originariamente era annesso un rifugio per i viandanti sorpresi dal cattivo tempo, che si trovavano a passare per quei luoghi, dato che la zona, all'epoca, si trovava in aperta campagna. Infatti per questo i padri Carmelitani Scalzi poterono acquistare a poco prezzo l’area in cui nel 1607 si edificò prima una piccola cappella, e poi una nuova chiesa fra il 1608 e il 1620, sotto la direzione del Maderno, intitolata a S. Paolo.

La Chiesa però venne rinominata in occasione della battaglia della Montagna Bianca (presso Praga) nella Guerra dei trent'anni, che vide una temporanea vittoria delle truppe cattoliche su quelle protestanti, attribuita alla protezione della Madonna più che al valore dei combattenti, per far vedere da che parte stesse la Madre Santa.

Narra infatti la leggenda che, nel momento in cui le cose andavano male e si prevedeva la sconfitta dei cattolici, intervenne nel combattimento Padre Domenico di Gesù e Maria, carmelitano scalzo, cappellano generale dell'esercito. Egli portava appesa al collo un’immagine rappresentante "Maria in adorazione del Bambino". Dall'immagine furono visti uscire raggi di luce che abbagliarono gli avversari, costringendoli ad una fuga disordinata.

Così nel 1622, l'immagine miracolosa fu solennemente trasportata in questa chiesa, che da allora si chiamò di Santa Maria della Vittoria e il Padre Domenico e poi i principi e le corti cattoliche d’Europa, per ingraziarsi il papa si impegnarono con sostanziose offerte per abbellire la chiesa.

Nel 1705 furono rivestiti di alabastro di Sicilia tutti i pilastri della chiesa e nel 1724 la chiesa fu dotata di un ricchissimo pavimento di marmo. Ma l’'attuale immagine della Madonna con il Bambino però, non è quella originale, perchè essa fu distrutta in un incendio nel 1833, e venne sostituita dall’attuale, che peraltro era custodita in un oratorio annesso alla chiesa. L’immagine fu collocata nell’altare maggiore che di nuovo fu riccamente adornato di marmi preziosi donati dal principe Alessandro Torlonia.


SANTA VITTORIA VERGINE E MARTIRE


LA DEFENESTRAZIONE DI PRAGA  

Ferdinando II re di Boemia era un fervente cattolico nemico della maggioranza protestante e dei diritti ad essa già concessi. Lo scontro si acuì quando Ferdinando impedì la costruzione di alcune cappelle protestanti, perchè su terreni della chiesa cattolica che i riformati però sostenevano essere di proprietà del re che li aveva appena ceduti.

Nel castello di Praga, nel 1618, alcuni aristocratici protestanti catturarono due governatori imperiali e un loro segretario, e li lanciarono dalle finestre del castello da una altezza di circa 15 metri, ma nessuno di loro si ferì gravemente, grazie a un letamaio provvisorio e alla pendenza del terreno che attutì l'impatto. La sopravvivenza dei tre delegati imperiali fu vista, in ambienti cattolici, come una grazia divina e il segno che Dio era contro i protestanti.


CONVERSIONE FORZATA

Alla defenestrazione di Praga seguì la rivolta degli abitanti della Boemia (oggi la parte centrale e occidentale della Repubblica Ceca) e dei possedimenti circostanti; i ribelli elessero come loro re un calvinista, Federico V del Palatinato, in opposizione all'imperatore Ferdinando IIinvocando l'aiuto dell'Unione Evangelica. Dopo alcuni successi boemi, le forze imperiali ebbero una netta vittoria della battaglia della Montagna Bianca, che diede l'avvio alla ricattolicizzazione forzata di tutta la Boemia.

Pertanto sull'altare maggiore fu posta un'icona della Madonna proveniente dalla Boemia. La dedicazione alla Madonna Regina della Vittoria fu confermata da Innocenzo X (1644-1655). Architetto della chiesa fu Carlo Maderno (1556 - 1629). Nella chiesa sono appesi gli stendardi turchi catturati durante l'assedio di Vienna del 1683, che contribuiscono al tema della Vergine che guida gli eserciti cattolici alla vittoria.

SOGNO DI SAN GIUSEPPE

LA FACCIATA

La facciata, del 1626, è di Giovanni Battista Soria, allievo dell'ebanista, disegnatore e teorico dell'architettura Giovan Battista Montano. Nelle facciate delle chiese da lui progettate egli segue schemi vignoleschi e maderniani: infatti la chiesa di Santa Maria della Vittoria somiglia alla vicina chiesa di Santa Susanna del Maderno e a quella di San Carlo ai Catinari. 

La facciata è su due ordini, con due marcapiani e due timpani; un timpano triangolare al piano superiore e un timpano arcuato al centro sopra il portale d'accesso. Fece largo uso delle paraste in luogo delle colonne, creando giochi di luce attraverso le varie profondità. Dall'uso romano prese l'alternarsi di archi e frontoni triangolari alternati in vario modo.

Ai lati del portone si notano più in alto due nicchie arcuate che dovevano contenere due piccole statue oggi inesistenti, sopra al timpano troneggia lo stemma papale e sopra il portale d'accesso è scolpito il nome dell'ordinante della costruzione ecclesiastica.

L'INTERNO

L'INTERNO

L'interno è costituito da un'unica navata voltata a botte e delimitata da tre cappelle per lato; il soffitto presenta affreschi di Gian Domenico Cerrini. il "Trionfo della Vergine Maria sulle eresie" nella navata e "Assunzione della Vergine" nella cupola).

Nella seconda navata destra si trova la cappella funebre della nobile famiglia Merenda. Poi sempre all'interno si possono ammirare tre pale d'altare del Domenichino (1630), una del Guercino ed un dipinto di Guido Reni.

ESTASI DI SANTA TERESA

Estasi di Santa Teresa

L'attrazione principale della chiesa è l'altare del transetto sinistro, con il magnifico gruppo scultoreo dell'Estasi di santa Teresa d'Avila, opera di Gian Lorenzo Bernini (1598 - 1680), scultore, architetto, urbanista, pittore, scenografo e commediografo italiano, insomma un genio, considerato peraltro il massimo protagonista della cultura figurativa barocca.

L'opera fu compiuta per il cardinale veneziano Federico Corner tra il 1644 e il 1652, durante il pontificato di papa Innocenzo X ed è famosa non solo per la stupenda esecuzione ma per una certa atmosfera dell'opera che vede il sorriso malizioso dell'angelo, che come novello cupido colpisce con una freccia il cuore della santa e di converso Santa Teresa che nell'estasi ricorda molto una scena di orgasmo.

IL VOLTO ESTATICO DI SANTA TERESA VARIAMENTE DISCUSSO

L'effetto soprannaturale da antico mito greco è aiutato dalla luce che scende da una finestra sul soffitto, invisibile dal punto di osservazione, che fa piovere la luce dall'alto, sottolineata dai raggi metallici dorati sullo sfondo. La santa intanto mostra sensualmente un piede nudo con gli occhi semichiusi e le labbra dischiuse, rapita da una visione del tutto interiore o da uno stato d'animo che molti ha lasciato interdetti.

Il complesso sembra così un palco teatrale, ovvero il Bernini lo vuole effettivamente mostrare come tale, come del resto si evince dai rilievi delle pareti laterali, con i personaggi della famiglia Corner che assistono alla scena da due palchetti, con espressioni un po' perplesse se non addirittura polemiche, coem se quell'estasi ponesse loro diverse domande o suscitasse diverse opinioni.

IL PALCO DELLA FAMIGLIA CORNER

I membri della famiglia Corner appaiono visibilmente colpiti ma anche sconcertati dalla visone dell'estasi, mostrando una perplessità che probabilmente fu vera, in quanto ebbero tutto il tempo di verificare l'opera prima della conclusione finale, e, come il divertito Bernini sembra sottolineare, non occultarono il palese sconcerto nella visione del gruppo scultoreo

Infatti di quattro personaggi solo uno è intento a contemplare la sena, mentre gli altri tre discutono senza forte animazione ma con palese perplessità sulla scena a cui assistono, una scena assolutamente fuori dai canoni. Viene da pensare che l'insolito non fosse l'estasi dei santi piuttosto in voga all'epoca ma la modalità maliziosa con cui il Bernini l'aveva rappresentata.

TRIONFO DELLA MADONNA E CACCIATA DEI PROTESTANTI ALL'INFERNO


IL SOFFITTO

Non poteva mancare la minaccia dell'inferno agli eretici, visto che ormai si erano organizzati e non si potevano più metterli sul rogo, per contenere le rivolte eretiche si ricorse alle bolle pontificie e alle scomuniche che però ebbero un esito relativo perchè diversi paesi, tra cui Inghilterra, Stati Uniti, Germania, Svezia, Norvegia, Estonia, Lettonia, Scozia, Paesi Bassi, Svizzera, Irlanda del Nord abbandonarono il cattolicesimo.



ERMAFRODITO II SECOLO


SOTTO LA CHIESA L'ERMAFRODITO

Nello scavare le fondamenta della chiesa si rinvenne, nei primi anni del XVII secolo, la famosa statua dell'Ermafrodito, copia romana del II secolo da un originale di Policleto, all'interno del parco di "Santa Maria della Vittoria", nei pressi delle terme di Diocleziano e al limitare degli antichi Horti Sallustiani, che oggi si ammira nel museo del Louvre a Parigi. 

Il ritrovamento avvenne durante i lavori di costruzione della chiesa, nel 1608 e l'opera fu mostrata a uno dei maggiori intenditori del momento, il cardinal Borghese, che in cambio della statua prestò il proprio architetto personale, Giovanni Battista Soria, per l'edificazione della chiesa, facendogli terminare la facciata (ma sedici anni dopo). Nella Villa Borghese intanto il cardinale allestiva una sala dedicata al suo Ermafrodito. 

Nel 1620 il giovanissimo Bernini, scultore allora pupillo del Borghese, fu pagato 60 scudi per creare il letto di marmo su cui Ermafrodito è adagiato e stupisce il realismo dell'opera. Dopo la vendita della collezione archeologica a Napoleone, nel 1807, l’Ermafrodito fu sostituito con un esemplare simile in marmo di Paro, anch'esso del II secolo, restaurato da Andrea Bergondi (1721?-1789?), che ne modificò il giaciglio marmoreo nell’attuale materasso, a imitazione del modello berniniano.


SOTTO LA CHIESA LA NECROPOLI ROMANA

"Alcuni anni or sono potei in questo stesso Bullettino ragionare di un copioso deposito di stoviglie e d'altri oggetti arcaici rinvenuti sotto le scale della chiesa della Vittoria. Benché a primo aspetto si potesse dubitare, che quel deposito fosse d'indole votiva piuttosto che sepolcrale, io dimostrai dover essere invece un ricchissimo sepolcro; nel quale oltre alle parecchie note caratteristiche funebri, non mancava la speciale albana, cioè la figurina in rozzissima terracotta rappresentante il defunto, le cui ossa combuste fu difficile raccogliere in buon numero nella immensità del cumulo dei vasi.
 
Di questi furono riempite più che tre casse, calcolando il numero dei fittili rappresentati dai frantumi a non meno di 600. Siffatto immenso deposito si prestò a minuziosa analisi che non debbo qui ripetere. Ma il risultato evidente di esso fu il riconoscere in quella tomba un vero tipo o piuttosto una collezione tipica delle stoviglie, dei bronzi ed altro che rappresentava in Roma il secondo periodo delle antichità arcaiche laziali. Molti sepolcri della necropoli romana posteriormente esplorati sono da rassomigliare a questo della Vittoria."

(Bullettino Commissione archeologica del comune di Roma)

BIBLIO

- Matthiae, Guglielmo (1999). The Church of Santa Maria della Vittoria. Rome: Order of the Discalced Carmelite Fathers -
- Hibbert, Howard (1965). Bernini. New York: Pelican-Penguin.
- Susanne Juliane Warma (1981). A Study of the Iconography of Bernini's Cornaro Chapel in Santa Maria Della Vittoria Athens: University of Georgia.
- G. Matthiae (1965). S. Maria della Vittoria. Rome.



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