SOTTO I SS. BONIFACIO E ALESSIO



LA FACCIATA

I SANTI

S. Bonifacio fu martire nel IV secolo (anno 307) a Tarso di Ciligia, odierna Turchia, dove si era recato su invito di Aglaide, della quale era soprintendente, per portare soccorso ai cristiani perseguitati in Oriente, riportare in occidente le reliquie dei martiri e per riparare a una vita di peccato.

S. Alessio invece, contemporaneo di San Bonifacio, figlio di un ricco commerciante residente all’Aventino con vari interessi in Oriente, rinunciò alla vita agiata allontanandosi dalla casa del padre alla vigilia delle nozze per recarsi a Edessa, attuale città turca di Sanliurfa. Dopo 17 anni di assenza, ritornò in casa ma non venne riconosciuto e costretto a vivere in un sottoscala.

Costruita tra il III e il IV secolo, la Basilica dei Santi Bonifacio e Alessio fu inizialmente dedicata a San Bonifacio, martire cristiano, giunto alla conversione nonostante una vita di agio e dissolutezza. Secondo la leggenda, Bonifacio si recò da Roma a Tarso, nella Cilicia (Anatolia), al fine di riportare alla sua padrona Aglaida (o Aglaia o anche Aglae), di cui era intendente, le reliquie dei martiri. Come aderente al cristianesimo patì a sua volta nel 307 avvenendo il suo martirio sotto Galerio e il suocero Diocleziano.

Sia Bonifacio che Aglaide erano pagani e vivevano in dissolutezza, cioè si amavano e facevano sesso. Stanca di peccare, ma interessata a capire il cristianesimo, Aglaida decise di inviare Bonifacio in pellegrinaggio in Terrasanta per raccogliere le sante reliquie dei martiri cristiani.

IL PAVIMENTO COSMATESCO

Quando giunse a Tarso (Asia Minore), Bonifacio scoprì che contro i cristiani c'era una feroce persecuzione, così decise di dichiararsi cristiano ottenendo il martirio. La sua salma venne imbalsamata da non si sa chi visto che i cristiani li bruciavano nella fossa comune come tutti i condannati a morte, comunque venne spedito a Roma e sepolto in un oratorio sulla via Latina.

Aglaida decise di aderire a sua volta al cristianesimo ma senza denunciarsi. Lasciò i suoi beni ai poveri e si ritirò a vita monastica (ma non erano perseguitati i cristiani?) per i diciotto anni in cui visse ancora, ricevendo il dono divino di esorcizzare gli spiriti maligni.

Nel 986, la chiesa fu anche intitolata a Sant'Alessio. Secondo una leggenda del V secolo, questi era un giovane patrizio romano che fuggì in Oriente per sfuggire a un matrimonio combinato. Tornò a Roma molti anni dopo, ma non fu riconosciuto dai suoi parenti per cui fu costretto a vivere il resto dei suoi giorni come mendicante nei sotterranei del suo palazzo. 

In memoria di Bonifacio, Aglaide fece costruire sull'Aventino una chiesa, divenuta poi la basilica dei Santi Bonifacio e Alessio dove, secondo l'Itinerario De Locis Sanctis Martyrum, le reliquie di s. Alessio furono trasferite in un'urna funeraria marmorea sotto l'altare maggiore insieme a quelle di Sant'Alessio, il martedì delle Palme del 1217.



LA BASILICA

L'aspetto attuale della basilica è dovuto ai grandi lavori iniziati prima del Giubileo del 1750. La facciata della chiesa è di De Marchis. Alla sua destra c'è il campanile a cinque piani del XIII secolo con bifore. Il chiostro offre una magnifica vista sulla Basilica di San Pietro in Vaticano ed è decorato con colonne di granito provenienti dai templi romani di Minerva e Diana che lì si ergevano affiancati.

Ulteriori interventi furono eseguiti tra il 1852 e il 1860 dai Padri Somaschi, ai quali Pio IX aveva donato la basilica con i suoi terreni e le sue rendite. Si accede alla basilica attraverso un quadriportico medievale. L'interno ha tre navate divise da pilastri, decorate con lesene scanalate e capitelli corinzi. In terra c'è un magnifico pavimento cosmatesco ricavato sminuzzando il pavimento in opus sectile del tempio pagano.

Addossata alla facciata interna c'è la scala di legno sotto la quale sarebbe vissuto Sant'Alessio, ospitata in una grande teca di vetro sostenuta da angeli e cherubini. Attraverso il presbiterio, si accede alla cripta romanica che ospita le reliquie di San Tommaso Becket, arcivescovo di Canterbury. 

Nel 1162, la sua amicizia con il sovrano Enrico II gli valse la nomina ad arcivescovo di Canterbury e primate d'Inghilterra, ma gli causò molti problemi. Uomo incorruttibile e protettore della chiesa, rifiutò di piegarsi alla volontà del re, che divenne suo acerrimo nemico. Tommaso, per salvarsi, dovette rifugiarsi in Francia, poi a Roma. 

IL CHIOSTRO CON LE COLONNE DI RECUPERO


LA COLONNA DI SAN SBASTIANO

Nella cripta, c'è anche una colonna che si dice sia quella a cui fu legato San Sebastiano quando fu martirizzato. Ora sappiamo che San Sebastiano dopo essere stato colpito dalle frecce mentre era legato a un palo, venne soccorso e curato, ma lui, che voleva morire in modo cruento per far piacere al Signore, ebbe l'ardire di entrare nel palazzo reale (dove poteva scorrazzare chiunque) e rimproverò Diocleziano per le persecuzioni ai cristiani.

Così l'imperatore per farla finita lo fece flagellare a morte nel 304 nell’ippodromo del Palatino (Palatino e non Aventino), per poi gettarne il corpo nella Cloaca Maxima. Dunque la colonna di San Sebastiano non c'entra nulla con la basilica dei ss. Bonifacio e Alessio.

LA CRIPTA CON LA COLONNA A CUI VENNE MARTIRIZZATO SAN SEBASTIANO


LE ANTICHE EPIGRAFI ROMANE

Il chiostro è tappezzato di epigrafi funerarie pagane e cristiane.

PACUVIA LA QUALE…
EUTYCHIA A SE’ E
…TYCHE ALLA FIGLIA SUA
….ALLA NIPOTE E
… ALLE LIBERTE E AI LORO POSTERI

AGLI DEI MANI
A RUTILIA
AMPELIDE
ATTICO
ALLA BENEMERITA POSE


SACERDOTI E CANDIDATI
PORTARONO NELLA FABBRICA DEL TEMPIO
DOMIZIO SEVERO, GIULIO ALESSANDRO

ENOPIO…
M.ANTONIO
…MARIANO…
VETERANO

FORTUNULA LA QUALE VISSE A.
IL QUALE VISSE ANNI 35 IL QUALE…
VISSE OLTRE LA SUA COMPAGNA

LA CRIPTA

PREGO VOI TUTTI CHE VERRETE QUI DOPO DI ME
PERCHÉ EFFONDIATE PREGHIERE PER ME
E PER LA CARITÀ CHE NON È LECITO VIOLARE
NESSUNO FACCIA DEPORRE IL SUO CADAVERE
O QUELLO DI UN ALTRO SOPRA DI ME.
E SE QUALCUNO AVRA’ OSATO QUESTO
SIA MALEDETTO E PER SEMPRE INCATENATO DALL’ANATEMA.
CREDO CHE IL MIO REDENTORE VIVE
E CHE NELLA CARNE VEDRO’ IL SIGNORE, MIO SALVATORE.
DALL’INCARNAZIONE DI NOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO SONO ANNI 1004.
MORI’ NEL MESE DI OTTOBRE IL GIORNO 12, INDIZIONE III.

A PIO IX PONTEFICE MASSIMO
OTTIMO E MUNIFICENTISSIMO PRINCIPE
PERCHE’ PER DECRETO DEL SACRO CONSIGLIO
PER LA GESTIONE DEGLI AFFARI ESPISCOPALI E RELIGIOSI
IL 28 AGOSTO DELL’ANNO 1846 DONO’
LA BASILICA DEI SS. BONIFACIO ED ALESSIO
L’EDIFICIO E LE RENDITE
AI RELIGIOSI DI SOMASCA.
ESSI CON ANIMO DEVOTO POSERO

LA CRIPTA

ANDREA CARANDINI 16 ottobre 2009

Ritrovamento di una testa rinvenuta accanto al luogo dove si presume sorgesse il tempio di Diana.
L'edificio è stato ricostruito grazie alle tecniche geomagnetiche. La testa marmorea di Diana, scoperta ai piedi dell´Aventino ed esposta a Palazzo Altemps, è una rielaborazione della statua di culto del tempio di Artemide a Efeso.

Una statuetta in alabastro di Diana, del tutto simile, era stata scoperta nel 1700, lì vicino, sulla sommità del monte. Era questo uno degli indizi che ci aveva indotto a situare il tempio a sinistra della chiesa di Sant´Alessio. 

La chiesa si trova nel punto più alto dell´Aventino, costruita sopra il tempio di Minerva, che Marziale colloca in arce, quindi sulla sommità del monte.

Un frammento della pianta marmorea di Roma degli inizi del III secolo d. c. mostra, accanto al tempio di Minerva, quello di Diana, che secondo Giovenale sorgeva anch´esso in posizione dominante.

Il frammento di pianta marmorea bene si ancora ad un muro antico sotto quello perimetrale di Sant´Alessio e anche a una strada basolata. È da notare che i templi pagani si disponevano lungo l´alto ciglio dell´Aventino sopra il Tevere, come poi le chiese.

La pianta marmorea rivela parte della pianta del tempio di Diana, con 8 colonne ioniche sui due fronti e due file di 15 colonne sui lati, come il tempio di Efeso. Il culto di Diana sull'Aventino era stato istituito intorno alla metà del VI sec. a.c. da Servio Tullio, amatissimo dal popolo, come contraltare romano del culto ad Aricia (Nemi).

Servio aveva imitato Tarquinio Prisco, che agli inizi dello stesso secolo aveva istituito il culto di Giove Re, Ottimo Massimo, contraltare del culto di Giove Laziale sul Monte Albano (Monte Cavo). Presupposti dell'egemonia di Roma sui Latini, non più solo lungo la riva sinistra del Tevere, ma sull'intero Lazio antico.


BIBLIO

- Andrea Parodi - Servio Tullio, l'Aventino e il tempio di Diana - 2012 -
- Howard Hayes Scullard - Festivals and ceremonies of the Roman republic - 1981 -
- Renato Del Ponte - Dei e miti italici. Archetipi e forme della sacralità romano-italica - ECIG - Genova - 1985 -
- Gerardus van der Leeuw - Phanomenologie der Religion - 1933 -



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