QUINTO ASCONIO PEDIANO - Q. ASCONIUS PEDIANUS




Nome: Quintus Asconius Pedianus                                                              
Nascita: Padova (Patavium), forse 9 a.c.                                                                                                      Morte: 76 d.c. 
Professione: Grammatico e storico


Cronaca, 2092-76: «Q. Asconius Pedianus scriptor historicus clarus habetur, qui LXXIII aetatis suae anno captus luminibus, XII postea annis in summo honore consenescit». 

Asconio è stato un grammatico romano di tipo classicista che divenne però famoso come storico (historicus). Fu amico di Asinio Gallo, lo sfortunato figlio di Asinio Pollione, perseguitato e fatto assassinare da Tiberio, che gli confermò, tra le altre cose, come il puer della IV Bucolica di Virgilio fosse proprio lui.

Fu un attento studioso di Cicerone, Virgilio e Sallustiodi Sempronio Tuditano, di Valerio Anziate, di Varrone, di Livio, di Fenestella, e d'altri ancora, e pure le orazioni degli amici e degli avversari di Cicerone, gli Acta diurna, il che fa supporre avesse un'attività di erudito e di commentatore per le scuole. 

Il tono del commento è piacevole e familiare, giacché Asconio lo compose per i suoi figli, e talora ad essi rivolge il discorso. Sappiamo dalla "Cronaca di Gerolamo" che divenne cieco a settantadue anni, che morì a 85 anni nell'anno 76, e che fu tenuto in gran conto dai letterati del suo tempo. 

Asconio fu anzitutto un gramaticus, cioè un erudito commentatore degli autori ritenuti classici della scuola del tempo. Nella sua attività di erudito aveva commentato, in ordine cronologico, almeno sedici orazioni di Cicerone, forse anche tutte: ma si è conservato in ordine un po' stravolto e con qualche lacuna, solo il commento di cinque orazioni, redatti però in buon stile con una lingua molto semplice e pura. Questi 'commentarii' vanno sotto il nome di "Orationum Ciceronis quinque enarratio"



ORATIONUM CCICERONIS QUINQUE ENARRATIO

Dove si tratta, per la rimanente parte, il commento a:

- "Contra Lucium Pisonem", 

- "Pro Marco Scauro" «A te dunque, Scauro, faccio queste domande, particolarmente a te, che hai fatto celebrare dei giochi splendidissimi e fastosissimi» 

CICERONE
- "Pro Milone, «Uscito dalla lettiga, quando vide Pompeo che presidiava il foro, in alto, come in un accampamento, e tutto in giro le armi che splendevano, si confuse, e diede inizio a fatica al suo intervento, tremando da capo a piedi e con la voce alterata, mentre Milone assisteva al dibattimento con audacia e sfrontatezza. »

(Plutarco, Vite parallele. Cicerone, trad. di Domenico Magnino, UTET.)
Il testo, pur non essendo un resoconto storico degli eventi, offre utili e imparziali informazioni, in grado di far luce non solo sulla vicenda di Milone, che contribuì al collasso del sistema repubblicano, ma anche sul significato che l'orazione dovette avere per Cicerone che decise di rimaneggiare e pubblicare un discorso giudiziario con il quale non era riuscito ad assolvere l’imputato.

Dopo aver raccontato il delitto che è oggetto dell’azione giudiziaria, Asconio narra le conseguenze provocate dall’arrivo a Roma del corpo di Clodio. Nella tarda serata del 18 gennaio del 52 a.C., difatti, il cadavere dell’ex tribuno viene trasportato nell’atrio della sua splendida domus, dove accorre una folla smisurata (infimaeque plebis et servorum maxima multitudo, Ascon. 32, 19 C), infiammata dalle ostentate manifestazioni di lutto della vedova Fulvia (32, 20-22 C). 
Il giorno successivo, all’alba, si raduna una folla ancora più numerosa, ma dalla composizione analoga a quella della sera precedente (eiusdem generis, 32, 23 C), quindi formata anch’essa da schiavi e plebei di basso rango. 

Cicerone era molto legato sul piano personale e politico a entrambi i protagonisti dei fatti e misfatti della via Appia. Con l’assunzione della difesa di Milone egli poteva finalmente dire pubblicamente tutto il male possibile di quel Clodio che era stato l’artefice del suo esilio qualche anno prima. 
Nello stesso tempo Cicerone onorava il debito di gratitudine che aveva contratto nei confronti di Milone che, nell’anno in cui era stato tribuno della plebe (57 a.c.),  aveva contribuito al ritorno in patria di Cicerone dopo l’esilio. Anche in seguito a tale ritorno era stato sempre Milone a difendere Cicerone e la sua casa ricostruita sul Palatino dagli attacchi delle bande clodiane.

- "Pro Cornelio de maiestate" All'assistito di Cicerone alcuni optimates rinfacciavano alcune irregolarità che avrebbero segnato proposta di legge sui brogli elettorali che egli aveva avanzato l'anno precedente in qualità di tribuno della plebe. La difesa di Cicerone, che doveva effettivamente stimare il tribuno, ebbe successo e Cornelio fu assolto.

- "In toga candida contra Caium Antonium et Lucium Catilinam competitores" purtroppo perduta. Quest'ultima è un'orazione di Cicerone pronunciata contro Gaio Antonio Ibrida accusato di aver partecipato alla congiura di Catilina, di cui restano pochi frammenti proprio grazie allo studioso padovano. Il testo di Asconio fu trovato da Poggio Bracciolini in un codice, poi perduto, dell'Abbazia di San Gallo. Ne esistono tre copie: 
- il Madrileno del Bracciolini, 
- il Pistoiese Forteguerri  di Sozomeno da Pistoia, 
- il Laurenziano da un apografo di Bartolomeo da Montepulciano. 

Risulta, comunque, che avesse commentato le altre orazioni di Cicerone, anche se i frammenti di commenti a 17 orazioni di Cicerone pubblicati e a lui attribuiti da Angelo Mai (Schilpario 1782 – Castel Gandolfo 1854) non gli appartengono, così come non sono suoi, ma di un anonimo del V secolo, i "Commenti alle Verrine" (Pseudo-Asconio).



OPERE PERDUTE

Perdute sono altre opere che fanno riferimento alla sua attività di commentatore: 
- un trattato "Contra obtrectatores Vergilii" (Contro i detrattori di Virgilio), a cui attinsero molto Elio Donato, Servio Mario Onorato, 
- Vita Sallustii (biografia di Gaio Sallustio Crispo, in cui accoglieva le dicerie più infamanti sullo storico amiternino) 
- un trattato a imitazione del Simposio platonico, di cui informa il lessico Suda "Commentarii, recognovi Caesar Giarratano" - Roma - A. Nardecchia - 1920 -
 

BIBLIO
 
- Quinto Asconio Pediano Treccani.it
- Giuseppe Vedova - Biografia degli scrittori padovani - vol. II - Miverva - 1836 -
- C. Giarratano - I codici fiorentini di Asconio Pediano - Firenze - G. Bencini - 1906 -
- C. Marchesi - Storia della letteratura latina - Milano-Messina - Giuseppe Principato - 1957 - 
- E. Paratore - La letteratura latina dell'età imperiale - Firenze - Sansoni - 1969 -


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