TEMPLI DEI LARI A ROMA



I LARI (LARARIO DI POMPEI)

LA DEA LARA

« [Apuleio] afferma inoltre che l'anima umana è un demone e che gli uomini divengono Lari se hanno fatto del bene, fantasmi o spettri se hanno fatto del male e che sono considerati Dei Mani se è incerta la loro qualificazione. »
(Agostino di Ippona, La città di Dio)

Lara era la Dea del silenzio, quindi portatrice dei Sacri Misteri che chiedevano assoluta segretezza.
Secondo la tradizione era la ninfa dell'Almone, affluente del Tevere che sgorga dai Colli Albani.
Lara rifiutò di aiutare Giove, che aveva chiesto alle divinità fluviali di aiutarlo a rapire la ninfa Giuturna per farle violenza.

Lara non solo rifiutò ma mise in guardia Giuturna da Giove. Adirato il Dio le strappò la lingua ed ordinò a Mercurio di condurla negli Inferi, dove sarebbe stata la ninfa delle acque nel regno dei morti.
Come non bastasse, durante il viaggio Mercurio la violentò mettendola incinta di due gemelli, i Lares Compitales, protettori della famiglia.

Dunque è un'antica Dea declassata a divinità minore e poi quasi scomparsa, però i suoi figli nel loro ruolo di protettori vennero ereditati di buon grado dai romani. In origine i Lari erano probabilmente legati alla difesa dei confini e dei passaggi e per questo erano venerati anche come protettori dei campi e dei crocicchi. Furono identificati con i Lari anche Romolo e Remo.

Il santuario dei Lari può essere identificato con il Sacellum Larum o Sacellum Larundae, uno dei quattro punti angolari - quello di nordovest - fra i quali fu tracciato il solco della Roma quadrata di Romolo. Il Sacellum è stato recentemente identificato nel corso di scavi archeologici che hanno interessato l'area della Via Nova e della Domus Vestae.

Secondo Valerio Massimo, Cicerone e Plinio l'ara della Dea Orbona a Roma era posta vicino al tempio dei Lari, e accanto al sacello della Dea Februa, vicino all'accesso della via Sacra al Palatino, presso l'arco di Tito che vi fu costruito in seguito.


DEA LARA CON LARI E SERPENTE SACRO

RICERCHE E SCAVI IN CORSO SULLE PENDICI SETTENTRIONALI DEL PALATINO
Dunia Filippi

"Lo scavo alle pendici settentrionali del Palatino, iniziato nel 1985 come collaborazione tra la Soprintendenza Archeologica di Roma e l'Universitå di Pisa, è proseguito dal 1990 con IUniversitå di Roma "La Sapienza", avvalendosi di studenti provenienti anche da altre Universitå, sia italiane che straniere. L'indagine ha avuto come primo Obiettivo lo studio di un quartiere del centro della cittå antica, compreso tra Varco di Tito e l'Atrium Vestae imperiale. 

Presso la Casa delle Vestali c'è l'Aedes Larum, sotto la cui cella è stata documentata una serie ininterrotta di focolari databili dalla metà dell'VIII secolo a tutto il VII secolo a.c., la cui vicinanza alla suddetta domus (da noi definita Domud Regia) permette di ipotizzare uno stretto collegamento tra le due strutture."



PUBLIO RUTILIO RUFO

Rufo nella VIII Regione pone Templum Larum e Vittore nella stessa Regione mette il Sacellun Larum, che essere lo stesso di quello di Rufo sembra non restar luogo a dubitare, e che Varrone definisce trovarsi sulla Via Nuova: Varrone definirebbe il sacello de' Lari verso la estremità della via Nuova, "unde ascendehant ad runuim", cioè al luogo dell'allattamcnto di Romolo e Remo, verso l'angolo del Palatino che domina il Foro Romano.

Ma si oppone a Varrone Solino, che afferma di Anco Marzio avere abitato "in summa sacra via ubi aedes Larium est". Che questi però fossero due luoghi distinti in due diverse regioni non lungi l'uno dall'altro, ed ambedue consacrati ai lari sembra chiaro.

Questo solco girando in maniera attorno al monte, ed essendo il monte stesso quadrato, diede origine alla denominazione di Roma Quadrata dato da scrittori antichissimi alla Roma di Romolo e questa città fu cinta con fossa e ripari già distinti, in due diverse regioni non lungi uno dall'altro, ed ambedue consacrati ai Lari, non è da meravigliarsi, quando si rifletta essere stati in Roma in varie regioni altri luoghi consagrati ai Lari, e di un Lucus Larii sull'Esquilino fa menzione poco dopo Varrone stesso.



PUBLIO CORNELIO TACITO

Se poi Tacito intendesse parlare, o di quello sulla Via Sacra, o dì quello sulla Via Nuova non è cosa facile determinarsi potendo egualmente ai due luoghi convenire il solco: noi però propendiamo piuttosto pel secondo, per il sacello sulla Via Nuova, e perchè questo si dice sacello come Varrone e Vittore lo nominano, e perchè è più vicino al principio del solco; mentre l'altro sulla somma Sacra Via lascerebbe un troppo grande intervallo, e non Sacellum ma Aedes si dice. anche Plutarco nella vita di Romulo ci conservò questo nome, dicendo nel capo IX che Romulo fabbricò la così detta Roma Quadrata, e questo volle cingere di mura, quando Remo vi si oppose.

Nel descrivere la linea del pomerio originale, Tacito (Annali) dà quattro punti, magna Herculis ara, Ara Consi, veteres curiae, sacello Larum, presumibilmente i quattro angoli del quadrilatero. Ovidio conferma che alle calende di maggio, si onorasse la dedica di un altare dei Lari Praestites:
"Praestitibus Maiae Laribus videre kalendae
Aram constitui signaque parva deum".

LARARI PRIVATI A POMPEI

PUBLIO OVIDIO NASONE

Si è pensato che Ovidio, nelle sue Metamorfosi, alludesse allo stesso Santuario, e che il 1 maggio fosse la festa del tempio, mentre il 27 giugno fu quello del restauro di Augusto. E' anche possibile che il sacello Larum di Tacito possa essere Aedes in Sacra summa via, e che per qualche motivo sconosciuto ha preferito segnare la linea del pomerio,  piuttosto che al nord-ovest.

Però due basi in marmo con iscrizioni dedicatorie :
- CIL VI.456: Laribus Publicis sacro imp. Cesare Augusto ex stipe quam populus ei contulit k. Ianuar. Apsenti; (reperito vicino all'ingresso nel forum nei giardini Farnese  nel 1555, cioè un po 'a nord-ovest dell'Arco di Tito, un punto corrispondente alla summa Sacra via;
- VI.30954: Laribus agosto sacro - ritrovato nel 1879 di fronte alla SS. Cosma e Damiano.

LARARIO PUBBLICO A POMPEI

TEMPLI DEI LARI A ROMA

Viene pertanto da credere con buone ragioni che i templi dei Lari a Roma fossero almeno due:
-  uno nell'area della Via Nova e della Domus Vestae
- un altro all'estremità della summa Via Sacra, accanto all'Arco di Tito.

In quanto al loro aspetto dobbiamo rifarci ai Lari delle case private che in genere sono delle piccole copie dei templi, con colonne, trabeazione, tetto e scalinata, e con al loro interno le statue dipinte dei Lari.

Tra le immagini dei Lari venivano rappresentati talvolta Mercurio, Apollo e Diana, nonchè la Dea Lara. Erano gli stessi Dei o semidivinità che apparivano nei crocicchi come oggi noi vi poniamo le immagini delle Madonnelle e altro.

Nel larario di cui sopra vi è la Dea Lara al centro, i due Lari ai lati, con le coppe a cornucopia per le libagioni e il secchiello come attingitoio. Alle estremità invece si collocano Mercurio riconoscibile dal suo inseparabile caduceo e Diana col suo consueto cane cirneco.

Questi Lari naturalmente erano pubblici, protettori di Roma e dell'impero romano, simili ma non uguali a quelli privati che albergavano ed erano onorati in ogni casa. Al culto pubblico ovviamente provvedeva lo stato che ne organizzava le feste e le ricorrenze.



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