TERRITORIO DELLA SIRTIDE |
SIRIS
La Siritide (in greco Sirítis) è una regione storica della Lucania centro-meridionale, ovvero la zona d'influenza dell'antica città di Siris. La Lucania comprendeva quasi tutta l'odierna Basilicata, tranne la zona settentrionale del Vulture-Melfese e della zona più nord-orientale oltre il fiume Bradano, dove si trova Matera, e comprendeva i territori a ovest del Cilento e del Vallo di Diano dove si snoda la via romana Popilia-Annia, oggi in Campania, e a sud-ovest del fiume Lao, oggi in Calabria.
Siris ebbe un territorio ricco e fertile, la Siritide, sul quale, secondo la tradizione, si stanziarono dapprima gli esuli troiani intorno al XII secolo a.c. poi i coloni provenienti da Colofone, città della Ionia (costa centro-occidentale dell'attuale Turchia) sulla strada che collegava Efeso a Smirne, nel 675 a.c. circa.
Siris, venne dunque fondata intorno al 675 a.c. sulla foce del fiume Sinni, una delle più antiche città ellenistiche e verso la metà del V secolo a.c., formò un'alleanza tra Metaponto, Sibari e Crotone. La floridezza e la ricchezza di Siris e della Sirtide, acquisite nel corso dei decenni, suscitarono l'invidia, ma pure la preoccupazione delle vicine città achee di Metapontum (Metaponto), Sybaris (Sibari) e Kroton (Crotone) che vedevano espandersi il potere economico di una colonia ionia.
Alleatesi, le tre città invasero la Siritide che sconfissero intorno al 570-565 a.c. Siris decadde, continuando la sua esistenza sotto l'influenza di Sibari e Metaponto. La regione continuò ad essere guidata da Sibari e Metaponto fino al 433 a.c., quando Siris venne distrutta totalmente e vi venne fondata Heraclea.
Siris, venne dunque fondata intorno al 675 a.c. sulla foce del fiume Sinni, una delle più antiche città ellenistiche e verso la metà del V secolo a.c., formò un'alleanza tra Metaponto, Sibari e Crotone. La floridezza e la ricchezza di Siris e della Sirtide, acquisite nel corso dei decenni, suscitarono l'invidia, ma pure la preoccupazione delle vicine città achee di Metapontum (Metaponto), Sybaris (Sibari) e Kroton (Crotone) che vedevano espandersi il potere economico di una colonia ionia.
I DECORI DI ERACLEA |
HERACLEA
Eraclea (in greco Ἡράκλεια, Herakleia; in latino Heraclea o Heracleia), un'antica città della Magna Grecia lucana, situata presso l'attuale Policoro, provincia di Matera, sorta nel VI secolo a.c., dove nel 280 a.c. i Romani combatterono Pirro (318 a.c. - 272 a.c.). Faceva parte della regione della Siritide, in prossimità di Siris.
La città venne fondata dai coloni Tarantini insieme ai coloni Thurioti intorno al 434 a.c., dopo essersi battuti in guerra tra loro per diverso tempo. Thurii, la città dei Thurioti, fu attestata in età romana anche come Copia o Copiae, fu una città della Magna Grecia, presso Sybaris, (Sibari in Calabria), sulla costa occidentale del Golfo di Taranto.
Nelle fortificazioni di Eraclea si sono notate, come nell'impianto urbano, diverse fasi:
- la collina del Castello di Policoro ha una robusta fortificazione in blocchi di calcare bianco;
- la struttura difensiva sull'altura opposta è invece in carparo scuro o, spesso, in blocchi di recupero e vi si osservano parecchie modifiche.
MUSEO NAZIONALE DELLA SIRTIDE |
LE INVASIONI
Nel 338 a.c. fu prima occupata dai Lucani e poi da Alessandro il Molosso. Nel 280 a.c. si svolse la famosa battaglia di Heraclea tra le truppe della Repubblica romana guidate dal console Publio Valerio Levino e quelle della coalizione Epiro illirica di Epiro, Taras (Taranto), Thurii, Metaponto ed Eraclea, sotto il comando del re Pirro d'Epiro.
Pandosia Lucana, da Tito Livio:
«Trovandosi il re non molto discosto dalla città di Pandosia, vicino ai confini dei Bruzi e dei Lucani, si pose su tre monticelli e aveva intorno duecento lucani sbanditi, come persone fedelissime. Avendo le piogge allagato tutto il piano, diviso l'esercito posto in tre parti, in guisa che l'una all'altra non poteva porgere aiuto, due delle bande poste sui colli, furono rotte dall'assalto dei nemici, i quali poi si volsero al re, e mandarono messaggi ai lucani loro sbanditi, i quali avendo pattuito di essere restituiti alla patria, promisero dar loro il re vivo o morto.
Vinse Pirro che «...prese mille e ottocento Romani e li trattò con il massimo riguardo, seppellì gli uccisi. E avendoli veduti a terra giacere con ferite sul petto e con volti truci, anche morti, si dice che egli alzasse le mani al cielo con queste parole: "Avrebbe potuto essere il padrone di tutto il mondo, se gli fossero toccati tali soldati".»
Nei pressi dell'attuale Anglona era presente l'antica Pandosia confederata con Crotone e con un patto di lega con Sibari e Metaponto. Strabone:
«Antioco, nella sua opera "Sull'Italìa", dice che la regione si chiamava Italia: prima, però, era chiamata Enotria. Ne dà come confine dalla parte del Mar Tirreno il fiume Lao; dalla parte del mar di Sicilia, Metaponto. In seguito, il nome Italìa così come quello degli Enotri si estese fino al territorio di Metaponto e alla Siritide.»
Nei pressi dell'attuale Anglona era presente l'antica Pandosia confederata con Crotone e con un patto di lega con Sibari e Metaponto. Strabone:
«Antioco, nella sua opera "Sull'Italìa", dice che la regione si chiamava Italia: prima, però, era chiamata Enotria. Ne dà come confine dalla parte del Mar Tirreno il fiume Lao; dalla parte del mar di Sicilia, Metaponto. In seguito, il nome Italìa così come quello degli Enotri si estese fino al territorio di Metaponto e alla Siritide.»
I MAGNIFICI BRONZI DI SIRIS |
Gli esuli si rifugiarono probabilmente sulla vicina altura di Pandosia (Anglona), sulle alture delle attuali Montalbano Jonico e Tursi. Un secolo e mezzo dopo a circa 5 km (24 stadi) venne fondata una colonia congiunta di tarentini e turioti, con il nome Eraclea. Di Siris restò solo il porto che da allora venne utilizzato da Eraclea.
L'AREA DELLA SIRITIDE
L'area della Siritide comprende i comuni in provincia di Matera e antiche città:
L'area della Siritide comprende i comuni in provincia di Matera e antiche città:
- Colobraro;
- Montalbano Jonico; in contrada Ucio, sulla destra del Cavone (antico Akalàndros) furono rinvenute le Tavole di Heraclea, tavole bronzee incise in greco relative alla suddivisione agraria dei territori dei santuari di Dioniso e di Atena nel IV sec. a.c.; sul retro è incisa, in latino, la Lex Iulia Municipalis del I sec. a.c. Ambedue conservate presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
- le antiche Siris e Heraclea, attuale Policoro;
- Nova Siri; così chiamata per la presenza in questo territorio, attestata da Strabone nella sua opera Geografia, della città di origine greca Siris.
- Rotondella; confina a nord con il comune di Tursi (26 km), ad est con Policoro (22 km), a sud con Nova Siri (7 km), mentre ad ovest con i territori di Valsinni (14 km) e Colobraro (22 km).
- San Giorgio Lucano; con aree archeologiche in località Sodano, Pallio, San Brancato e Campo le Rose, risalenti all'età greca, dove sono stati ritrovati utensili e diverse necropoli.
- Scanzano Jonico; già frazione di Montalbano Jonico.
- Montalbano Jonico; in contrada Ucio, sulla destra del Cavone (antico Akalàndros) furono rinvenute le Tavole di Heraclea, tavole bronzee incise in greco relative alla suddivisione agraria dei territori dei santuari di Dioniso e di Atena nel IV sec. a.c.; sul retro è incisa, in latino, la Lex Iulia Municipalis del I sec. a.c. Ambedue conservate presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
- le antiche Siris e Heraclea, attuale Policoro;
- Nova Siri; così chiamata per la presenza in questo territorio, attestata da Strabone nella sua opera Geografia, della città di origine greca Siris.
- Rotondella; confina a nord con il comune di Tursi (26 km), ad est con Policoro (22 km), a sud con Nova Siri (7 km), mentre ad ovest con i territori di Valsinni (14 km) e Colobraro (22 km).
- San Giorgio Lucano; con aree archeologiche in località Sodano, Pallio, San Brancato e Campo le Rose, risalenti all'età greca, dove sono stati ritrovati utensili e diverse necropoli.
- Scanzano Jonico; già frazione di Montalbano Jonico.
- Valsinni: ritenuto con molta probabilità il luogo dove sorgeva l'antica città della Magna Grecia Lagaria;
- Pandosia: antica città della Magna Grecia lucana, attuale Anglona di Tursi;
«Trovandosi il re non molto discosto dalla città di Pandosia, vicino ai confini dei Bruzi e dei Lucani, si pose su tre monticelli e aveva intorno duecento lucani sbanditi, come persone fedelissime. Avendo le piogge allagato tutto il piano, diviso l'esercito posto in tre parti, in guisa che l'una all'altra non poteva porgere aiuto, due delle bande poste sui colli, furono rotte dall'assalto dei nemici, i quali poi si volsero al re, e mandarono messaggi ai lucani loro sbanditi, i quali avendo pattuito di essere restituiti alla patria, promisero dar loro il re vivo o morto.
Ma egli con una compagnia di uomini scelti fece un'ardita impresa che si mise a passare, combattendo, fra mezzo dei nemici; ed ammazzò il capitano dei lucani, che d'appresso lo aveva assaltato; ed avendo raccolto i suoi dalla fuga, giunse al fiume, il quale mostrava il cammino con le ruine del ponte.
Un ministro l'ammonì che i lucani cercavano d'ingannarlo; i quali poiché il re vide venire alla sua volta, trasse fuori la spada e si mise arditamente per mezzo del fiume per passare; già era giunto nel guado sicuro, quando uno sbandito lucano lo passò da un canto all'altro con un dardo.
Essendo caduto, fu trasportato il corpo esanime dalle onde, con la medesima asta fu crudelmente lacerato, ne andarono una parte a Cosenza, e l'altra serbarono per straziarla; una donna mescolandosi con la turba che incrudeliva, pregò che si fermassero, e piangendo disse: Che aveva il marito ed i figliuoli nelle mani dei nemici e che sperava con quel corpo del re, così straziato come era, poterli ricomprare.
Questa fu la fine dello strazio; e quel tanto che vi avanzò dei membri fu seppellito in Cosenza, per cura di una sola donna, e le ossa furono rimandate a Metaponto ai nemici; e quindi poi riportate nell'Epiro a Cleopatra sua donna, e ad Olimpiade sua sorella; delle quali l'una fu madre e l'altra sorella di Alessandro Magno»
Il Museo archeologico nazionale della Siritide è un museo archeologico situato all'interno del sito archeologico di Heraclea (Herakleia), nei pressi di Policoro, in provincia di Matera. La terza sezione è tutta dedicata alla città di Heraclea: sono presenti anche qui statuette votive, laminette bronzee e anche monete magnogreche e romane, matrici per il vasellame, crateri, coppe, vasi e una matrice a rullo per decorare i vasi dei cortili delle case.
Nell'89 a.c. fu concessa agli Eraclidi la cittadinanza romana con la lex Plautia Papiria, per cui le persone iscritte come cittadini di città federate (i popoli o le città legate a Roma dal trattato denominato foedus) e con il domicilio in Italia al tempo dell'approvazione della legge, avrebbero avuto la cittadinanza romana se avessero dato il proprio nome al pretore della propria città entro sessanta giorni.
Di Zeusi si narrarono aneddoti come quello dell'uva dipinta in gara con Parrasio, che traeva i passerotti in inganno; ma pure la novella secondo la quale volendo egli raffigurare Elena, avrebbe indotto le cinque più belle vergini della città di Crotone a permettere ch'egli copiasse di ciascuna ciò che aveva di più bello (Plinio, Nat. hist.).
Il Museo archeologico nazionale della Siritide è un museo archeologico situato all'interno del sito archeologico di Heraclea (Herakleia), nei pressi di Policoro, in provincia di Matera. La terza sezione è tutta dedicata alla città di Heraclea: sono presenti anche qui statuette votive, laminette bronzee e anche monete magnogreche e romane, matrici per il vasellame, crateri, coppe, vasi e una matrice a rullo per decorare i vasi dei cortili delle case.
TAVOLE DI HERACLEA |
LE TAVOLE DI ERACLEA
A questo periodo risalgono anche le tavole di Eraclea, attualmente conservate al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, che sono tavole di bronzo con testi in greco riguardanti l'ordinamento pubblico e costituzionale della città. Sul retro di queste è trascritta, in latino, la lex Iulia Municipalis.
Le tavole di bronzo rinvenute nel 1732 presso il greto del fiume Cavone, contengono due decreti, della fine del IV secolo a.c., relativi alla delimitazione e localizzazione dei terreni dei santuari di Dioniso e Athena Polias, presso la città di Heraclea (odierno Policoro).
Alla fine della guerra tra Romani e Tarantini, Eraclea, come del resto la Lucania e la Puglia, cadde sotto il dominio romano. Tuttavia nel 212 a.c. la città fu assediata e conquistata da Annibale. Successivamente diventò nuovamente una città fiorente, e i suoi abitanti furono descritti come "Nobiles Homines" da Cicerone nel Pro Archia, l'apologia del poeta greco Aulo Licinio Archia, cittadino di Eraclea.
A questo periodo risalgono anche le tavole di Eraclea, attualmente conservate al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, che sono tavole di bronzo con testi in greco riguardanti l'ordinamento pubblico e costituzionale della città. Sul retro di queste è trascritta, in latino, la lex Iulia Municipalis.
Le tavole di bronzo rinvenute nel 1732 presso il greto del fiume Cavone, contengono due decreti, della fine del IV secolo a.c., relativi alla delimitazione e localizzazione dei terreni dei santuari di Dioniso e Athena Polias, presso la città di Heraclea (odierno Policoro).
Alla fine della guerra tra Romani e Tarantini, Eraclea, come del resto la Lucania e la Puglia, cadde sotto il dominio romano. Tuttavia nel 212 a.c. la città fu assediata e conquistata da Annibale. Successivamente diventò nuovamente una città fiorente, e i suoi abitanti furono descritti come "Nobiles Homines" da Cicerone nel Pro Archia, l'apologia del poeta greco Aulo Licinio Archia, cittadino di Eraclea.
LEX PLAUTIA PAPIRIA
Durante tutta l'età repubblicana, Eraclea venne turbata da tumulti sociali, giunti al culmine nel 72 a.c. con il passaggio di Spartaco. La popolazione allora si rifugiò nella parte alta della città. Durante l'età imperiale cominciò invece la sua decadenza. Vi hanno risieduto il poeta Archia e il grande pittore Zeusi, forse originario della città.
I RESTI
Le rovine sono attualmente visitabili insieme al Museo Nazionale della Siritide di Policoro che custodisce la maggior parte dei reperti lì trovati. Dell'antica città nella parte bassa si possono notare:
- il Tempio di Atena, di cui restano le fondamenta,
- il Tempio di Demetra.
- Sull'acropoli invece i resti della città si sono meglio conservati ed è visibile l'impianto urbano costituito da assi viari ortogonali.
- A ovest è situato il quartiere dei ceramista con le case con fornaci annesse.
- A sud e a ovest sono situate le necropoli.
BIBLIO
- R. Bruno - Storia di Tursi - Moliterno - Porfidio Editore - 1989 -
- AA.VV., Studi su Siris-Heraclea - Roma - 1989 -
- Alessio Simmaco Mazzocchi - Commentario sulle Tavole Eracleensi - Napoli - 1754 -
- L. Giardino - L'inizio del periodo romano ad Heraclea - in Magna Graecia - XI - 1976 -
- G. Pianu - La necropoli di Eraclea - Le tombe di secolo IV e III a.c. - Roma - 1990 -
- F. Lenormant - La Grande Grece: Paysage et Histoire - Paris - 1881 -- R. Bruno - Storia di Tursi - Moliterno - Porfidio Editore - 1989 -
- D. Adamesteanu - Basilicata antica. Storia e monumenti - Cava dei Tirreni - 1974 -
- P. G. Guzzo - Le città scomparse della Magna Grecia - Roma - 1982 -
- P. G. Guzzo - Le città scomparse della Magna Grecia - Roma - 1982 -
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