SILIO ITALICO - SILIUS ITALICUS



SILIO ITALICO


Nome: Tiberius Catius Asconius Silius Italicus
Nascita: tra il 25 e il 29
Morte: 101 in Campania
Professione: avvocato, politico e poeta, console nel 68


La fonte principale della biografia di S. è Plinio il Giovane (Epist., III, 7), il quale annunzia a un amico che Silio a settantacinque anni compiuti si era lasciato morire di fame. La lettera (scritta tra il 101 e il 106) di Plinio il Giovane a Caninio Rufo (l'autore del Bellum Dacicum), parla della morte di Silio a settantacinque anni, avvenuta fra il 101 e il 104. Di conseguenza Silio nacque fra il 25 e il 29 d.c.

Secondo alcuni studiosi l nome Asconio (Asconius) fa pensare che fosse legato alla gens patavina (di Padova) ma non se ne ha certezza. Fu patrono di Marziale, il che ce lo designa come patrizio e facoltoso, e sia Marziale che Tacito ci informano che operò nel Foro come avvocato difensore, probabilmente già all'epoca dell'Imperatore Claudio. Poiché Marziale non lo ricorda mai come suo compatriota, il cognome Italicus non indica che era nato a Italica nella Spagna.

Plinio narra inoltre che nel periodo neroniano Silio fece anche il pubblico accusatore, ma non sempre in modo limpido, perchè non disdegnò la delazione sia su fatti veri sia come calunnia, secondo i desideri dell'imperatore. Nerone lo ricompensò con il consolato nel 68, ultimo console del suo regno e della sua vita.

Morto Nerone, Silio non venne estromesso come ci si sarebbe potuto aspettare, perchè comunque era amico di Vitellio, per cui partecipò alle trattative di questi con il fratello di Vespasiano, Tito Flavio Sabino, che era a Roma con il figlio di Vespasiano, Domiziano.

Silio Italico, che faceva di tutto per farsi benvolere, riuscì ad entrare nelle grazie anche di Vespasiano che nel 77 lo nominò proconsole in Asia Minore agli ordini dello stesso Imperatore, come testimonia un'epigrafe, rinvenuta nel 1934 ad Afrodisia (nella Caria), che riporta il suo nome completo: Tib. Catius Asconius Silius Italicus. 

Allo scadere del mandato proconsolare Silio Italico si ritirò dalla vita politica dedicandosi a ciò che gli piaceva di più, cioè agli studi e alla stesura del suo poema, i Punica, nel cui III libro vi è un elogio a Domiziano per il titolo di "Germanico" da lui ottenuto dal senato nell'83. Nel IV libro degli Epigrammi, composto attorno all'88-89, Silio rivolge un saluto a Marziale.

A causa del suo cagionevole stato di salute trascorse gli ultimi anni in Campania, terra di sole e mare, dove aveva acquistato una villa che era appartenuta a Cicerone, il suo oratore preferito. Era la terra che amava sia per i bellissimi panorami sia perchè accoglieva la tomba di Virgilio che molto amava e di cui parecchio aveva seguito lo stile nei suoi Punica.

Inoltre la sua bellissima villa era corredata una quantità grandissima di libri, di statue, di quadri, e di opere d'arte. Durante il principato di Domiziano, nel 94, fu felice di vedere nominato console il figlio Lucio Silio Deciano, ma presto la felicità venne meno, come informano Marziale e Plinio, in quanto gli venne a mancare il suo figlio minore.

Forse anche per questo dolore egli si ammalò di un male incurabile ed evidentemente doloroso, (probabilmente un tumore) nella Campania tanto amata, si che nel 101, a seguito dei suoi studi e dei suoi principi stoici, testimoniati da Epitteto (diss., 3, 8, 7), e da alcuni luoghi del suo poema (XIII, 663; XV, 18), ma anche per evitare i lancinanti dolori, si lasciò morire di fame.

GUERRA PUNICA


I PUNICA

« Canto la guerra che ha innalzato al cielo la gloria degli Eneadi e sottomesso la feroce Cartagine alle leggi dell'Enotria »

Silio Italico scrisse "i Punica" (Punicorum libri XVII), il più lungo poema epico latino fino ad oggi pervenutoci (12.202 versi), che racconta la II Guerra Punica dalla spedizione di Annibale in Spagna al trionfo di Scipione dopo Zama.

I Punica è poema storico in diciassette libri. Secondo una parte della critica il testo è rimasto incompiuto, in quanto si ipotizza un progetto originario in diciotto libri, parallelo alle dimensioni degli Annales di Ennio.

La sua disposizione annalistica volle indubbiamente ricollegarsi alla terza decade di Tito Livio, di cui copia il modello adattandolo ai suoi tempi e ai suoi personaggi: Tito Livio, tra augusteismo e antiaugusteismo; Silio, tra Apologia di Roma e decadentismo

Dato il ripetuto ricorso in tutta la letteratura augustea di immagini, personaggi e motivi topici della II guerra punica, divenuta quasi paradigma delle antiche virtutes, Silio colloca dopo il proemio il ritratto di Annibale e chiude, come Livio, con l'immagine del trionfo di Scipione.

L'opera fu concepita quale continuazione ed esplicazione dell'Eneide virgilianaː infatti la guerra di Annibale è vista come la continuazione di Virgilio, originata dalla maledizione di Didone contro Enea.
Plinio non è entusiasta di Silio, apprezzandolo per il suo gusto per le ricostruzioni minuziose, ma molto meno per lo stile. 

Lo stile dipende dal gusto del tempo, estremamente e artificiosamente elaborato, scene macabre unite al modello epico mitologico, e alcune riflessioni etiche. L'opera è comunque un po' confusa e frammentaria, poiché dà più importanza ai particolari piuttosto che non all'unità dell'opera, importante soprattutto per le molte informazioni storiche e mitologiche piuttosto che per la sua capacità poetica.



SCIPIONE E ANNIBALE

Il personaggio che domina la scena per ben dodici libri è Annibale che possiede tutte le caratteristiche anti-romane: avido di potere, sanguinario, ingannatore, ma ha una sua virtus: è un ottimo generale, sa riconoscere gli uomini e apprezza il valore. Mira alla gloria ma come nome che rifulga per la sua gente e i suoi posteri.

Solo all’inizio del tredicesimo libro entra in scena Scipione; nonostante egli come i più grandi eroi compia la discesa agli inferi (da Odisseo ad Enea ecc.), rimane relegato ad uno spazio esiguo. Silio dedica infatti molto più spazio ad Annibale: tutta la risolutiva campagna d’Africa è liquidata in un libro, il diciassettesimo, mentre alla battaglia di Canne vinta da Annibale il poeta aveva riservato quasi due interi libri.



LA SECONDA GUERRA PUNICA (1 - 20) (I PUNICA)

Libro I
La causa della guerra fu l'odio di Giunone contro Roma, per cui sceglie Annibale per abbatterla. - Annibale e il giuramento che prestò durante l'infanzia. -i Asdrubale succede ad Amilcare come comandante in Spagna: le sue conquiste e la morte. - Annibale succede ad Asdrubale nell'esercito cartaginese e spagnolo. - Personaggio di Annibale. - Annibale attacca Sagunto: storia della città e assedio. - I Saguntini mandano un'ambasciata a Roma: il discorso di Sicoris. - Al Senato Cneo Cornelio Lentulo e Q. Fabio Massimo esprimono opinioni diverse e vengono inviati ad Annibale.

Libro II 
Gli inviati romani, respinti da Annibale, vanno a Cartagine. Vengono ricevuti nel senato cartaginese: discorsi di Annone e Gestar: Fabio dichiara guerra. Annibale si occupa di alcune tribù ribelli e torna all'assedio: riceve un dono di armatura dai popoli spagnoli. Le sofferenze di Sagunto. La Dea Lealtà viene inviata in città da Ercole, il suo fondatore, e li incoraggia a resistere. Ma Giunone manda una Furia che fa impazzire il popolo. Costruiscono una grande pira e la accendono. Annibale prende la città. Epilogo del poeta.

Libro III
Presa Sagunto, Bostar viene inviato in Africa per consultare Giove Ammone. Annibale si reca a Gades, dove c'è il famoso tempio di Ercole e le meraviglie delle maree dell'Atlantico. Annibale manda sua moglie Himilce e suo figlio a Cartagine. Sogna la prossima campagna: il suo esercito. Attraversa i Pirenei, il Rodano e la Dura. Descrizione delle Alpi. Dopo terribili difficoltà stabilisce un campo sulla cima delle montagne. Venere e Giove conversano sul destino di Roma. Annibale si accampa nel paese dei Taurini. Bostar riporta dall'Africa la risposta di Giove Ammone.

Libro IV
Roma sa che Annibale ha raggiunto l'Italia: ma il Senato non perde d'animo. Annibale corteggia i Galli del Nord Italia. Scipione torna da Marsiglia. Entrambi i generali si rivolgono ai loro soldati e si preparano alla battaglia. Un presagio precede la battaglia. La battaglia di Ticino. Scipione si ritira nella Trebia ed è affiancato da un esercito sotto Tiberio Sempronio Longo. Annibale costringe i romani a combattere. Battaglia di Trebia. Il console C. Flaminio guida un nuovo esercito in Etruria. Istigato da Giunone, Annibale traversa l'Appennino e si accampa sul Lago Trasimeno. Gli inviati di Cartagine chiedono se acconsente all'immolazione del figlio neonato: rifiuta.

Libro V
Annibale pone una trappola al nemico. Il nome del lago Trasimeno. Flaminio fa luce sui presagi avversi e sull'avvertimento di Corvino, l'indovino, e incoraggia i suoi uomini a combattere. La battaglia del Lago Trasimeno.

Libro VI
Scene sul campo della battaglia persa. Fuga precipitosa dei romani. Serrano, figlio del famoso Regolo, è uno dei fuggitivi: raggiunge l'abitazione di Marus, già scudiero di suo padre in Africa, che gli cura le ferite e racconta la storia di Regolo come conquistatore e come prigioniero. Lutto e costernazione a Roma dopo la sconfitta. Serrano torna da sua madre, Marcia. Il Senato discute i piani di campagna. Giove impedisce ad Annibale di marciare su Roma. Q. Fabio è scelto come dictator. La sua saggezza. Annibale marcia attraverso l'Umbria e il Piceno in Campania: a Liternum vede sulle pareti del tempio immagini di scene della I guerra punica e ordina di bruciarle.

Libro VII
Fabius decide di non correre rischi sul campo. Cilnio, uno dei suoi prigionieri, informa Annibale sulla storia familiare e il carattere di Fabio. Osservanze religiose a Roma. Fabio ripristina la disciplina nell'esercito. Annibale non può tentarlo a combattere e si trasferisce in Puglia cercando di provocarlo con vari dispositivi. Ritorna in Campania e devasta il territorio Falerniano. La visita di Bacco al contadino anziano, Falerno. Fabio spiega la sua inazione ai soldati scontenti. Un trucco di Annibale, per rendere il Dittatore impopolare. Annibale, in situazione pericolosa, con uno stratagemma si accampa su un terreno aperto. Il dittatore, obbligato a visitare Roma, mette in guardia Minucio contro i combattimenti. Una flotta cartaginese sosta a Caieta: le Ninfe sono terrorizzate; ma la profezia di Proteo li conforta. A Minucio vengono dati uguali poteri con il Dittatore che gli cede metà dell'esercito, Minucio impegna avventatamente il nemico ma viene salvato dal dittatore, salutato come "padre" da Minucio e dai soldati.

Libro VIII
Ansia di Annibale. Giunone manda Anna, sorella di Didone, a consolarlo: Anna è ora una ninfa del fiume Numicio: racconta la sua storia e incoraggia Annibale predicendo la battaglia di Canne. C. Terenzio Varrone è eletto console a Roma: i suoi discorsi vanagloriosi. Il suo collega, L. Emilio Paolo, ha paura di contrastarlo. Gli viene consigliato da Fabio di opporsi a Varrone. I consoli iniziano per la Puglia: le loro truppe. I cattivi presagi prima della battaglia allarmano i soldati.



Libro IX
Varrone è ansioso di combattere specie dopo una scaramuccia di successo. Paolo tenta di trattenerlo. Un orribile crimine commesso nell'ignoranza durante la notte fa presagire un disastro per i romani. Annibale incoraggia i suoi e li disegna in linea di battaglia. Varrone fa lo stesso. La battaglia di Canne.

Libro X
La battaglia: valore e morte di Paolo. Incitato dalla vittoria, Annibale vuole marciare su Roma, ma Giunone manda il dio del sonno per fermarlo. Cede, nonostante le forti proteste di Mago. Il resto dell'esercito romano si raduna a Canusium: la loro misera situazione. Metello propone che i romani lascino l'Italia; ma Scipione minaccia la morte di lui e dei suoi simpatizzanti. Annibale esamina il campo di battaglia: il fedele cavallo di Clelio: la storia della sua antenata Clelia: il corpo di Paolo viene trovato e sepolto. Paura a Roma. Fabio incoraggia i suoi connazionali e calma la furia della popolazione contro Varrone tornato a Roma.

Libro XI
Molti italici si ribellano da Roma e si uniscono ad Annibale. Anche Capua: la ricchezza e le lussuose abitudini dei cittadini. Su moto di Pacuvio, inviano Virrio e altri inviati a Roma, chiedendo che uno dei due consoli sia un campano: richiesta rifiutata da Torquato, Fabio e Marcello. Capua passa ad Annibale: Decio protesta ma invano. Annibale va a Capua: ordina l'arresto di Decio, che sfida le sue minacce. Annibale visita la città e si diverte a un banchetto dove Teuthras di Cuma, musicista, suona e canta. Il figlio di Pacuvio vuole pugnalare Annibale, ma suo padre lo dissuade. Mago è inviato a Cartagine per annunciare la vittoria. Gli inverni di Annibale a Capua: Venere indebolisce lo spirito del suo esercito. Mago riferisce a Cartagine i successi di Annibale e attacca Hanno che esorta a fare la pace. Ma i rinforzi vengono inviati sia in Spagna che in Italia.

Libro XII
Annibale lascia Capua: le sue truppe indebolite perdono a Neapolis, Cuma e Puteoli. Visita Baiae e altri luoghi. A Nola viene sconfitto da Marcello. I romani sperano anche per un oracolo di Delfi. In Sardegna Torquato sconfigge Ampsagora: un omaggio al poeta Ennio. Annibale brucia diverse città e prende la città di Tarentum ma non la cittadella. Torna per difendere Capua battendo due eserciti romani: seppellisce il corpo di Tiberio Sempronio Gracco. Incapace di farsi strada verso Capua, marcia contro Roma che è atterrita. Esamina le mura e i dintorni della città, ma deve tornare all'accampamento perchè Fulvio Flacco è tornato dalla Campania. Due tentativi di combattimento sono frustrati da una terribile tempesta inviata da Giove. Al terzo tentativo è fermato da Giunone, che agisce per ordine di Giove. Gioia dei romani.

Libro XIII
Annibale si ritira sul fiume Tutia e gli viene impedito di attaccare Roma da Dasio, un disertore, che spiega che la città è inespugnabile fintanto che contiene il Palladio. Ritorna nella terra dei Bruttii. I romani prendono Capua. Il padre e lo zio di Scipione vengono sconfitti e uccisi in Spagna. Ciò induce Scipione a scendere nell'Ade per gli spiriti dei suoi parenti. Vede fantasmi di persone famosi e la Sibilla prevede la morte di Annibale. Ritorna quindi nel mondo superiore.

Libro XIV
La campagna di Marcello in Sicilia: descrizione dell'isola. Cause della guerra Morte di Ierone, re di Siracusa: successione di Ieronimo, che viene ucciso, confusione generale. Marcello prende d'assalto Leontini. Blocca Siracusa via terra e via mare. Alleati di Siracusa. Alleati di Roma. Alleati siciliani di Cartagine. Fiducia dei siracusani. Il genio di Archimede sventa i tentativi romani. Una lotta in mare. La peste. Alla fine la città è presa.

Libro XV
Il Senato non sa chi inviare in Spagna. P. Cornelio Scipione vuole andare, ma i parenti lo dissuadono. Virtù e Piacere si contendono la sua fedeltà. Incoraggiato dagli argomenti di Virtù, chiede il comando e lo riceve: un presagio di successo. La sua flotta atterra a Tarraco. Il fantasma di suo padre lo esorta a prendere Cartagine: lo fa. Sacrifica agli dei, premia i soldati e distribuisce il bottino: restituisce una fanciulla spagnola al suo amante ed è elogiato da Lelio per questo. Guerra contro Filippo di Macedonia. Fabio prende Tarentum con un trucco. I consoli Marcello e Crispino sono battuti da Annibale e Marcello viene ucciso. In Spagna Asdrubale viene messo in fuga da Scipione: elogio di Lelio. Asdrubale attraversa le Alpi, per unirsi a suo fratello. Allarme a Roma. Il console, C. Claudio Nerone, viene ammonito in sogno dall'Italia a marciare a nord contro Asdrubale. Nerone si unisce all'altro console, M. Livio. La battaglia del Metauro. Nerone ritorna in Lucania e mostra ad Annibale la testa di suo fratello fissata su un palo.

Libro XVI
Annibale si muove nel paese dei Brutti. I Cartaginesi vengono cacciati dalla Spagna: Magone viene sconfitto e paga a Cartagine. Annone viene fatto prigioniero da Scipione. L'esercito di Asdrubale, figlio di Gisgone, viene distrutto. Masinissa, un principe numidico, si unisce a Scipione. Scipione e Asdrubale alla corte di Siface che stipula un trattato con i romani; ma seguono presagi funesti. Scipione torna in Spagna e tiene giochi in onore di suo padre e suo zio. Ritorna a Roma ed è eletto console: nonostante l'opposizione di Fabio, ottiene il permesso di attraversare l'Africa.

Libro XVII
L'immagine di Cibele viene portata da Frigia a Roma e ricevuta a Ostia da P. Scipione Nasica: la castità di Claudia è confermata. Scipione attraversa l'Africa e avverte Siface di non rompere il patto con Roma: il campo di Siface viene bruciato e lui viene fatto prigioniero. Asdrubale si ritira a Cartagine: Annibale viene richiamato dall'Italia. Il sogno di Annibale prima dell'arrivo della convocazione. Lascia l'Italia in obbedienza alle convocazioni. Decide di tornare in Italia, ma viene impedito da una tempesta. Dopo l'atterraggio in Africa, incoraggia i suoi soldati. Giove e Giunone parlano del destino di Annibale. Battaglia di Zama. Scipione ritorna in trionfo a Roma.


BIBLIO

- M. A. Vinchesi - Introduzione - in Le guerre puniche - BUR - Milano - 2001 -
- Giovanni Pollidori - Postilla a Silio Italico - 2017 -
- O. Occioni - Cajo Silio Italico e il suo poema - Firenze - Le Monnier - 1871 -
- Silio Italico - su Sapere.it - De Agostini -


0 comment:

Posta un commento

 

Copyright 2009 All Rights Reserved RomanoImpero - Info - Privacy e Cookies