TEMPIO DI ROMOLO



STAMPA DEL 1823

L'ATTRIBUZIONE

Vasi:
"Dietro la Curia nella rupe del Palatino fu il Lupercale, nel quale ritirossi la lupa allattando Romolo e Remo, e nel piano non lungi da esso fu il Fico Ruminale sotto il quale vennero da Faustolo ritrovati i bambini.
Appresso, sù la falda del monte medesimo, non molto lontano dalla chiesa di s. Teodoro, fu il tempio o sacro recinto di Romolo; a cui in memoria di essere stato quivi ritrovato, fu dedicato un simulacro di una Lupa di bronzo in atto di allattar esso, e il fratello Remo, e dicesi sia lo stesso, che si conserva nel Palazzo de' Conservatori in Campidoglio. Entrasi quindi nella divota chiesa di s. Teodoro ristaurata da Niccolò V. e fondata sulle rovine del Tempio di Vesta nel quale si conservava dalle Vestali il Palladio ed il fuoco sacro. In essa gli antichi Pontefici, per togliere la memoria de' giuochi Lupercali istituiti in onore di Romolo, introdussero l'uso di portarvi i bambini oppressi da infermità occulte, acciò che si liberino con l'intercessione di detto santo."

COME DOVEVA APPARIRE IN EPOCA ROMANA
Secondo alcune fonti in origine l'edificio non era un tempio, bensì il vestibolo circolare di accesso al Tempio della Pace.
Il Foro della Pace, detto pure Tempio della Pace, era una grande piazza quadrata sistemata a giardino, con aiuole, erme, statue e fontane.

Sui tre lati si aprivano i portici, mentre il lato frontale era decorato da colonne in marmo africano lungo la parete.

Il lato opposto all'entrata era centrato sul tempio, circondato da una serie di edifici che accoglievano una biblioteca greca e una latina, le spoglie del sacco di Gerusalemme e un vero e proprio museo pubblico, con una ricchissima serie di opere d'arte greche fatte trasportare qui da Vespasiano.

L'edificio costituiva dunque l'ingresso al complesso imperiale del Tempio della Pace dalla via Sacra, tra l'Arco di Tito e la piazza del Foro Romano, e sembra sia stato l'imperatore Massenzio (306-312) a riutilizzare il vestibolo dell'area ormai abbandonata, come tempio dedicato al figlio, Valerio Romolo, prematuramente scomparso nel 309 e divinizzato.

La dedicatio del tempio a Romolo però è contestata, e si basa su notizie medievali che potrebbero riferirsi invece a una sbagliata interpretazione della basilica di Massenzio, e su una moneta dell'epoca di Massenzio con un edificio a base circolare e la scritta aeternae memoriae, forse riferibile però al mausoleo di Romolo sulla via Appia.

Alcuni sostengono invece che un tempio di Romolo non sia mai esistito e si tratterebbe di un tempio dedicato a Costantino, visto che vi sono stati rinvenuti i resti di un'iscrizione con la dedica a Costantino I da parte del Senato, interpretata però da altri come una nuova dedica dopo la battaglia di Ponte Milvio.

FOTO DI INIZIO DEL 1900
Per un'altra ipotesi, nata alla fine del XIX secolo, si tratterebbe invece del Tempio dei Penati, che secondo fonti antiche si trovava sulla Velia, vicino al Foro, sul tratto della via Sacra che portava alle Carinae. In effetti l'inizio della via per le Carinae, è ancora visibile a lato della rotonda.

Altra ipotesi è che il tempio dei Penati si trovasse al di sotto della basilica di Massenzio, che occupa gran parte della Velia, e che sia stato in seguito ricostruito poco distante.

Anche la presenza delle due celle absidate sarebbe compatibile con la dedica ai Penati, dove potevano venire collocate le statue di culto, come appaiono in una moneta di Massenzio ai lati del tempio.
Secondo altri era l'ufficio del Pretore Urbano, ovvero un'aula del suo palazzo. Il Pretore era l'ufficiale in carica che si occupava della planimetria urbana.

Diversi studiosi vi riconoscono però il Tempio di Giove Statore che, secondo un’antica leggenda, fu edificato da Romolo, per un importante evento storico legato alle origini di Roma: sarebbe il luogo in cui i Romani, braccati dai Sabini in seguito al noto episodio del Ratto delle Sabine, riuscirono ad opporre la loro prima efficace resistenza.

"Il Tempio di Quirino fu eretto dalla parte di Levante nell'eminenza che guardava la Valle Quirinale. Può credersi col Donati che il luogo ove fu eretto questo Tempio fosse quello in cui Procolo imaginò d'avere incontrato Romolo quando saliva in Cielo essendo stata la sua visione la causa della edificazione del Tempio. 
Scrive Fulvio che questo Tempio si teneva sempre chiuso per addimostrare l'arcano se Romolo era stato sepolto oppure trasportato fra i Numi. Plinio colloca dinanzi al Tempio di Romolo due mirti chiamato l'uno dei Patrizii e l'altro de Plebei. Fa quindi il bizzarro racconto che quando i Patrizii signoreggiavano la Plebe il sacro loro mirto era florido e vegeto ma non così il Plebejo e quando la Plebe superava i Patrizii i mirti si cangiavano all'apposto. Dionigi attribuisce a Numa la erezione di questo Tempio"

(Annali di Roma - L. Pompili Olivieri - 1836)


DESCRIZIONE

IL TEMPIO DI ROMOLO OGGI
Il tempietto, situato nel Foro Romano, è circolare, interamente costruito in mattoni e coperto a cupola.

Sulla facciata convessa si aprono quattro nicchie che dovevano contenere le statue e una bellissima porta di bronzo, che però è antecedente all'edificio, perchè risale al 200 a.c. e venne qui riutilizzata, con la serratura originale ancora funzionante, e ricorda molto quella della Cura Iulia, oggi trasferita alla basilica di S. Giovanni a Roma.
La porta è incorniciata una coppia di splendide colonne di porfido, non si sa se spoglie nemiche oppure di riutilizzo, con capitelli di marmo bianco, che sostengono una cornice, sempre in marmo bianco, finemente intagliata. A sinistra e a destra del portale d'ingresso vi era coppia di nicchie destinate a ospitare statue ma in seguito vennero murate.
Ai lati del corpo centrale circolare e a cupola, preceduto ognuno all'esterno da due colonne di cipollino su alti plinti, si aprono due profondi ambienti rettangolari terminanti ad abside, comunicanti con l'edificio centrale.
E' completamente scomparso il rivestimento marmoreo che doveva coprire i muri in laterizio, sia all'esterno che all'interno.
Il tempio, che sorgeva sul livello più alto della strada, mostra oggi le fondazioni in seguito agli scavi dell'800 che riportarono alla luce il livello più antico, quello augusteo. Per un lungo corridoio, già parte del chiostro francescano, si passa nell’interno, a una navata, che corrisponde alla cella dell’edificio pagano. Ancor oggi è un miracolo di conservazione, di eleganza e di bellezza.


La porta

Della magnifica porta in bronzo sono purtroppo andati perduti i suoi ornamenti, cioè gli ovoli che circondavano le intelaiature, e i rosoni e le stelle che si alternavano sulle cornici; invece si è egregiamente conservata la serratura, il cui meccanismo funziona ancora dopo circa duemila anni.

Questo meccanismo è semplice e ingegnoso insieme.

La chiusura si effettua per mezzo di una sbarra orizzontale ed una spranga verticale, congiunte entrambe a una ruota dentata girevole sul suo asse mediante la chiave inserita. 
Per aprire la porta si fa girare il cilindro di 180°, e questo movimento contemporaneamente alza la spranga verticale e sfila la sbarra orizzontale. La chiusura invece è automatica: la spranga verticale, passando sul foro nella soglia inferiore, si abbassa per il suo peso, mettendo in moto la ruota che fa entrare la sbarra nel buco della chiusura. 
La serratura veniva coperta da una piastra di bronzo girevole su di un cilindretto; questa piastra, decorata senza dubbio in modo simile alle altre fisse, serviva per nascondere l'orifizio della serratura, come oggi si usa nei lucchetti di sicurezza. L'altro battente della porta aveva il paletto per sè, il quale doveva essere alzato e calato a mano.



LA RICONVERSIONE

L'INTERNO
Nel VI secolo l'ambiente rettangolare che aderisce al lato posteriore della rotonda fu trasformato in vestibolo della chiesa dei SS.Cosma e Damiano, nel 527 d.c. il che in parte rovinò l'edificio, in parte lo salvò dall'insofferenza del cristianesimo verso l'arte pagana.

Fu Teodorico il Grande, re degli Ostrogoti, e sua figlia Amalasunta a donare a papa Felice IV  la sala del Tempio della Pace, che fu trasformata nella basilica dedicata ai Santi Cosma e Damiano. In quell'occasione venne unita col tempio di Romolo e fu aperta una porta tra i due complessi. L'interno del tempio di Romolo è ancora visibile da una navata della chiesa di s. Cosma e Damiano.

Nel 1632 il pavimento della chiesa venne rifatto ed alzato di parecchi metri per via delle infiltrazioni d'acqua provenienti dal Campo Vaccino, ma non quello del tempio, che rimase alla quota dell'antica strada romana. La porta in bronzo e le colonnine in porfido vennero allora riutilizzate in una nuova porta a nord, che sostituì quella antica, ma successivamente vennero ricollocate al loro posto. Secondo altri trattasi invece di materiale di riutilizzo.

L'edificio, che sorgeva sul livello più alto, postneroniano, della strada, mostra ora le fondazioni allo scoperto in seguito agli scavi effettuati a fine Ottocento, quando per errore, scambiandola per un'aggiunta medievale, tolsero la pavimentazione post-neroniana all'area del Tempio della Pace, riportando alla luce il livello più antico, augusteo.

Poterono indagare così anche gli strati più antichi del Foro (il livello odierno è del primo impero), ma lasciarono scoperte le fondamenta degli edifici successivi, come lo stesso tempio di Romolo. 

Oggi, purtroppo, non resta quasi più nulla di uno dei più bei monumenti del mondo, almeno secondo Plinio, ovvero del Tempio della Pace, costruito dall'imperatore Vespasiano tra il 71 e il 75 d.c. per celebrare la vittoria sugli Ebrei.


BIBLIO

- Christian Hülsen - Templum Divi Romuli - in Il Foro Romano - pubbl. Ermanno Loescher & C. Editori di S. M. la Regina d' Italia - 1905 -
- Rodolfo Lanciani - Tempio del Divo Romolo - Bull. della Commissione archeologica municipale - XIV - 1886 -
- L. Pompili Olivieri - Annali di Roma  - 1836 -
- Filippo Coarelli - I templi dell'Italia antica - Milano - 1980 -




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