CULTO DI FERONIA



FERONIA - FONTANA BIONDI

FERONIA ITALICA

Era una Dea di origine italica, protrettrice della natura, degli animali selvaggi (dal lat. fera ferae, le fiere), dei boschi e delle messi, dei malati e degli schiavi riusciti a liberarsi. Il santuario principale della Dea si trovava a Soratte, presso Capena; sono stati inoltre trovati altri santuari a Fiano Romano, vicino Roma, ove sorse il Lucus Feroniae, oltre ai santuari di Trebula Mutuesca, Terracina, Preneste, in Etruria e a Roma nell'area sacra di Largo Argentina.

Si presume dette il nome ad una località della Sardegna. forse vicino all'attuale Posada, citata in molte carte antiche, ma mai ritrovata. In un mito Feronia era la madre di Erilo, al quale era riuscita aveva donato tre corpi e tre anime. Quando Evandro uccise Erilo, infatti, dovette ucciderlo tre volte.

La sua popolarità nelle regioni dell'Italia centrale è testimoniata da moltissime iscrizioni. Nella città di San Severino Marche è stato dato il nome al teatro cittadino "Feronia" poiché nelle vicinanze si doveva trovare un tempio dedicato alla Dea Feronia. Presso gli etruschi Feronia era la Dea del fuoco e della fertilità.

Era anche la Dea protettrice degli schiavi affrancati, e presiedeva ai boschi e agli orti. Essendosi un giorno appiccato il fuoco in una selva, ove aveva un tempio, coloro che si accingevano a trasportare altrove la sua statua accorgendosi che il legno, di cui era composta, rinverdiva, abbandonarono l'impresa. I suoi sacerdoti camminavano sopra i carboni accesi senza bruciarsi.



FERONIA ROMANA

Feronia, secondo la mitologia romana, era una Dea della fertilità, ma anche la protettrice degli schiavi liberati e di tutto ciò che sottoterra esce alla luce del sole.

FERONIA
Erano quindi sotto la sua protezione le acque sorgive e ogni tipo di fertilità: la fertilità del suolo, quella umana e quella animale. Feronia era la Signora delle Fiere, un po' come la Diana Efesina che aveva numerose mammelle e le belve raffiguarte sulla veste, dunque una Dea Natura.

Aveva inoltre grandi proprietà guaritrici confermate anche dai numerosi ex-voto anatomici. La divinità, di origine locale, assume anche attributi greci e romani come Giunone Vergine, Diana e Persefone.
Il Lucus Feroniae è un sito archeologico situato nel comune di Capena sulla via Tiberina nei pressi del limitrofo comune di Fiano Romano e del casello autostradale della A1 Roma-Milano.

A Monteleone, in territorio sabino, è stato rinvenuto un deposito votivo alla dea Feronia. La fossa, di forma circolare, ha restituito molti resti archeologici: ex-voto anatomici in ceramica: piedi, gambe, organi interni, teste votive, statue di animali, databile tra il IV e il III sec. a.c. La Dea Feronia, detta anche Ferocia era una Grande Madre, la Signora delle belve, ma pure una dea della guarigione che aveva santuari tipo Lourdes. Ed era pure Dea della magia.


I collegi sacerdotali
  • le "Mulieres Feronenses", associazione di donne fedeli a Feronia al di fuori del culto ufficiale e che erano presenti anche a Roma;
  • gli "Iuvenes Lugo Feronense", associazione giovanile di carattere ginnico-militare;
  • i "Seviri Augustales", collegio addetto al culto particolare di Augusto.
La prima e la terza associazione erano probabilmente collegate tra loro come risulta da molte epigrafi dove le due associazioni fanno spesso dediche insieme.



I TEMPLI


TEMPIO DI FERONIA DI LARGO ARGENTINA A ROMA

Il più antico dei quattro, IV o III sec. a.c., dedicato a Feronia, l'antica Dea italica della natura e delle messi.

Il culto, originario della Sabina, sarebbe stato introdotto a Roma dopo la conquista di questo territorio ad opera di M. Curio Dentato nel 290 a.c.

La datazione è confermata da diverse fonti che citano un tempio a Feronia nel Campo Marzio almeno dal 217 a.c., nonchè dai frammenti della decorazione architettonica in terracotta ed alcune iscrizioni.

Poggia su un podio in tufo di 3,8 m., con una modanatura arcaica.

E' circondato da colonne tranne sul fondo, chiuso da parete continua e le pareti della cella sono in mattoni.

Vi si trovano i resti di un altare in peperino posto, secondo un'iscrizione, nel 174 a.c. dal nipote del duoviro Aulo Postumio Albino, in occasione di una non identificata Lex Pletoria.

Fu pavimentato ben tre volte, l'ultima notevolmente più alta, che coprì l'altare, sostituito da un altro in cementizio, con mosaico a tessere bianche e nere all'interno della cella e sei gradini sul fronte.

Era lo stesso pavimento della porticus Minucia dell'80, comune a tutta l'area in seguito a un incendio.
L'identificazione di Feronia si basa sui calendari dell'antico culto in Campo.



TEMPIO DI FERONIA AL LUCUS FERONIAE

Il lato meridionale è quello meno conservato dove recentemente sono venuti alla luce strutture repubblicane, con un orientamento diverso, a un livello inferiore da tutto il resto e di cui non si conosce ancora la funzione.

Sul lato Nord si trova l'area religiosa, delimitata da un alto basamento in blocchi di calcare, ai piedi del quale, sulla sinistra, si trova un ambiente, in parte ricavato nella roccia e in parte costruito, chiuso anticamente da una saracinesca, dove si trovava l'aerarium (il tesoro) della città.

Accanto alla porta dell'erario, un grosso avancorpo in opera cementizia, costruito successivamente, che originariamente era ricoperto con lastre di marmo grigio. Forse sul podio si svolgevano le cerimonie in onore della dea.

Ai suoi lati, a ridosso del basamento, si trovano ancora le due epigrafi con gli attributi della Dea Feronia, della Dea Salus e della Dea e Frugifera. Davanti c'è la copia della base marmorea circolare decorata con bucrani e festoni, che sosteneva un tripode. Era l'ara sacrificale.

Sopra il basamento in calcare c'è ancora una pavimentazione a lastre squadrate di travertino che mostra evidenti segni di restauro, cioè i resti di una basilica dei primi anni della colonia, con navata centrale delimitata da colonne, di cui rimangono le basi, e con ambulacri laterali. L'entrata della basilica era delimitata da un portico, di cui rimangono tre colonne.

Sul fondo della basilica si trovano due costruzioni: un tempietto rettangolare con scalinata e altare circolare di cui resta la base, e un'aula absidata, ornata di marmi, di cui rimangono numerosi resti e con un pavimento in opus sectile, con cornice in mosaico. Era probabilmente "L'Augusteo" in onore della famiglia imperiale; infatti all'interno si trovano le basi che sostenevano le statue onorarie. Proviene da qui il maggior numero di statue marmoree rinvenute al Lucus, tra cui la statua togata di Agrippa ed epigrafi dedicatorie. Le due costruzioni sono databili al I sec. d.c.
Voci correlate: LUCUS FERONIAE



IL SANTUARIO DI SORATTE

Sembra che la Dea Feronia fosse in tempi antichissimi collegata in particolare alla simbologia del lupo, del resto bestia selvatica, di cui pare esistesse un culto al Soratte, l'Hirpi Sorani. Secondo gli studiosi si tratterebbe di sacerdoti che liberarono il paese dalla peste causata da un'invasione di lupi, forse sacerdoti di Apollo Sorano, Dio dellapeste, ma che in genere la mandava e non la toglieva, ma che doveva essere placato comunque. Probabile però una Dea lupa che avesse vesti di guaritrice.

In una delle grotte sul Monte Soratte, narra una leggenda, trovò rifugio papa Silvestro I con tutto il clero di Roma, in fuga dalle persecuzioni dell’ancora pagano Costantino. La testimonianza più antica di questa leggenda si trova nel secondo nucleo narrativo degli Actus Silvestri, dove si riporta la conversione di Costantino. L'imperatore si ammalò di lebbra e per guarire dalla malattia gli venne consigliato di fare un bagno nel sangue umano.

Costantino però vi rinunciò, impietosito dalla disperazione delle madri dei fanciulli scelti per fornire il sangue per il bagno. Nella notte però Costantino sognò gli apostoli Pietro e Paolo, i quali gli suggerirono di richiamare dall’esilio Silvestro che solo potrebbe guarirlo dalla lebbra attraverso il battesimo. Secondo gli Actus sarebbe accaduto nel 326 d.c. Gli storici cristiani si inventarono cose assurde sul paganesimno, facili da credere per un popolo ormai diventato analfabeta dopo la caduta dell'impero. Il tutto serviva a giustificare

I Romani non facevano sacrifici umani, e ancora meno avrebbero toccato i bambini, che infatti indossavano la stessa toga dei senatori, la toga praetexta, in segno di inviolabilità. Ma ciò voleva giustificare una fila di chiese e monasteri cristiani in cima al Soratte, tanto per togliere di mezzo l'antico santuario della Dea Feronia. La Dea fu sostituita da S. Maria delle grazie, perchè Feronia accordava grazie e faceva miracoli, e dalle reliquie di S. Silvestro, per sostituire l'aspetto silvestre della Dea. Sul monte c'era anche il culto di Apollo Sorano sopra cui venne edificato il monastero di S. Silvestro.


Il Santuario si trova al XVIII Km della Via Tiberina, presso Scorano. Fu scoperto nel 1953, quando il principe Vittorio Massimo, proprietario del Castello di Scorano e dei terreni circostanti, segnalò alla Soprintendenza dell'Etruria Meridionale l'affioramento, durante dei lavori, di reperti archeologici.
Del luogo di culto si hanno notizie dagli storici Dionigi d'Alicarnasso, Strabone e Livio, che lo descrivono centro fiorente già in epoca regia, dove si raccoglievano mercanti e fedeli dall'Etruria, dal Lazio e dalla Sabina.
Nella zona circostante il tempio si estendeva fino alle falde del Soratte, un fitto bosco (lucus) sacro a Feronia, con nei pressi una sorgente di acqua curativa e miracolosa.

La scoperta del tempio avvenne nel 1952, quando vennero alla luce, a seguito di lavori agricoli, frammenti di anfore e pietre con iscrizioni. Dagli scavi emersero tabernae con anfore, monete, ex voto, pavimenti con mosaici. Fu trovata tra le altre cose un'ara ellenistica e una testa marmorea di Vespasiano.



LA SORGENTE DI FERONIA A NARNI

É antichissima e risale ai tempi preromani. Essa è si tuata poco discosta dalla Rocca, sullo stesso monte che so vrasta Narni. Era dedicata alla Dea Feronia, una delle divi nità più antiche della stirpe Umbro-Sabina, venerata prima della egemonia romana, tra gli Umbri, i Sabini, i Volsci e gli Etruschi.

La Dea personificava l'eterna primavera ed era molto onorata a Narni, a Terracina, e Ferentino, Preneste, Amiterno, Pesaro, Viterbo ecc. La fonte sacra degli antichi Nequinati era un tempo circondata da un bosco di elci ombrosi, e annesso vi era un tempio e una statua della Dea Feronia.

Cotogni:
"Fra li altri tempii che esistevano in Narni, dalla superstizione dei gentili applicati alle false deità, eravi quello del luco e fonte di Feronia in oggi con nome alterato detto quel sito Ferogna. Ivi probabilmente, come in altri luoghi, eravi il tempio e la statua della dea Ferocia…. essendovi anche presentemente un marmo in quel fonte in cui è scolpita una grande fiamma, forse l'insegna di quella antica vanità... La verità si è che quella fonte avendo transito per miniere sti mate è di un'acqua molto salubre e grandemente tenuta in pregio si quanto alla sua rara limpidezza, che la prerogativa che ha di facile digestione".

I primi cristiani di Narni dovettero certo abbattere il tempio e distruggere il sacro bosco, perché questo d'allora in poi si chiamò Macchia Morta, cioè non esistente, come dimostra un documento di donazione fatta al Monastero di Farfa, da Berardo figlio del q. Rolando, nobil'uomo del contado narnese e da Maria sua consorte, riportato dall' illustre storico G. Eroli:

"Idest omnia quae ego habeo infra comitatum narniensem, intus civitatem, vel de foris excepto petiam unam terrae ubi dicitur macc1a mortua, quae vocatur Ferone"




TEMPIO DI FERONIA A LORETO APRUTINO

In località Poggio Ragone, dietro il fienile della Masseria Giampietro, in posizione panoramica sulla sottostante vallata del fiume Tavo, sono i resti di uno dei più importanti monumenti archeologici rinvenuti in Abruzzo negli ultimi decenni (1992-94), il tempio italico-romano della Dea Feronia, sepolto da una grande frana dopo la metà del III sec. d.c., i cui preziosissimi reperti sono oggi esposti nell'Antiquarium di Loreto Aprutino.

Feronia era divinità strettamente legata alla natura, alla fecondità, ai boschi, ed al mondo delle acque, e proprio sul sito del santuario era una sorgente perenne le cui acque formano ancor oggi un piccolo laghetto, lungo una delle cui pareti è ancora visibile uno dei muri della cella del tempio, quasi interamente reinterrata in quanto la frana ne aveva lasciato quasi completamente obliquo il piano di giacitura.

È stata scavata, nell'area antistante il tempio, una fossa marginata da grandi pietre, resto di un preesistente piccolo luogo di culto all'aperto, ubicato presso un bosco sacro ai margini superiori della fascia collinare all'epoca agricola.

Il più antico impianto monumentale del tempio è riferibile al II secolo a.c., in blocchetti di calcare locale di grandezza e spessore vario, con pavimento in cementizio (cocciopesto) nella cella, e pavimento con mattoni in laterizio nelle due ali laterali.

Il tempio prostilo (cioè con colonnato antistante) ad ante, era costituito da una cella rettangolare di m 3.80 x 3, e due vani ai suoi lati, di cui resta solo quella di sinistra, mentre quella di destra è stata distrutta dalla frana, anche se le strutture restituite dagli scavi sono riferibili in larga parte ai restauri d'età augustea.

I preziosi oggetti di culto rinvenuti all'interno della cella, oggi sono esposti nell' Antiquarium.



TEMPIO DI FERONIA A TREBULA MUTUESCA

L'antico santuario di Feronia, nella zona attuale di Pantano, risale al IV secolo a.c., evidentemente frequentato dalle popolazioni delle capanne sui colli vicini.

Gli scavi del santuario, iniziati negli anni '50 con un piccolo saggio, sono continuati dal 2000 ad oggi. Si è potuto ricostruire il portico del tempio, con muri perimetrali in conglomerato di ciottoli che sostituivano i precendenti in legno, con sei colonne in travertino e copertura in laterizio. La pavimentazione era in opus signinum (cocciopesto).

Ne restano le basi delle colonne e una colonna alta 3 metri, intera ma in tre parti. Come attestato in un'iscrizione trovata su una colonna nell'adiacente giardino della chiesa di Santa Vittoria, costruita coi materiali lapidei del tempio, alla fine del II secolo a.c., un certo Pescennius ha dedicato tre colonne in pietra e una canaletta di scolo in pietra sotto lo spiovente del tetto "alla dea Feronia", certificando così, già in epoca di avanzata romanizzazione, la continuità del culto. La canaletta è perfettamente conservata.

Alla fine del portico è stato scavato un ambiente che termina con un muro in conglomerato, un probabile podio per innalzare la cella su un piano elevato. La storia del tempio ha diverse fasi:
  • 265 - 240 a.c.: fondazione;
  • fine II secolo a.c.: restauro del portico;
  • fine del I secolo a.c.: costruzione di un focolare;
  • fine del I/ II secolo d.c.: riutilizzo con la costruzione di probabili botteghe;
  • V secolo d.c.: fase di abbandono.
Tracce posteriori di riuso con costruzione di una fornace e di una calcara.



SANTUARIO DI FERONIA A TERRACINA

Ne conosciamo l'esistenza dalle fonti e da una rinvenuta testa femminile a grandezza maggiore del vero raffigurante la Dea Feronia. Nel suo santuario di Terracina c’era un sedile destinato alla “manumissio”: gli schiavi benemeriti vi si sedevano e si rialzavano liberi. Bene Meriti Servi Sedeant Surgat Liberi. La testa qui rinvenuta è conservata nel museo civico.

Vedi anche: LISTA DELLE DIVINITA' ROMANE


BIBLIO

- Plinio il Vecchio - Naturalis historia - III -
- Strabone - Geografia - 5 -
- Vittorio Dini - Il potere delle antiche madri - Firenze - Pontecorboli - 1995 -
- D. Sabbatucci - La religione di Roma antica - Il Saggiatore - Milano - 1989 -
- Lucus Feroniae - su romanoimpero.com. -
- John A. 2000. religione romana - Oxford - Oxford University Press per il Classical Association -
- U. Lugli - Miti velati. La mitologia romana come problema storiografico - ECIG - Genova - 1996 -


4 comment:

Anonimo ha detto...

ma siete un'enciclopedia, un libro di storia e un libro di aneddoti messi insieme, bravissimissimi!!!

Unknown on 26 ottobre 2019 alle ore 19:20 ha detto...

È piacevole pensare che ci fosse una dea che preposta alla libertà degli schiavi diffusa praticamente in tutta l'Italia centrale

Anonimo ha detto...

essere selvatici e naturali rende liberi

Unknown on 28 marzo 2022 alle ore 16:24 ha detto...

Siete bravissimi!!!!!!!

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