PONTE EMILIO - PONS AEMILIUS





RODOLFO LANCIANI

FORVM BOARIVM. 1551.
FORNIX AVGVSTI AD PONTEM AEMILIVM. 

"L'anno 1551 furono scoperti due piedistalli di travertino alti m. 1,34, larghi m. 0.89, l'uno a destra l'altro a sinistra del tempio detto della Fortuna Virile. Vi erano incise le iscrizioni gemelle CIL. VI, 897, 898 dettate in onore di Caio e Lucio Cesari, nipoti di Augusto, dei quali forse sostennero le statue. Riferisco tale coppia di monumenti non al tempio, col quale nulla hanno che vedere, ma a quel misterioso fornice eretto da Augusto presso l'imbocco del ponte Emilio (CIL. VI, 878), del quale ha parlato, ma non con l'usata felicità, il comm. de Rossi nel Bull. Inst. 1853, p. 115.

La più verosimile tra le congetture che si offrono alla mente, è quella che il re fedi ex s. e. della iscrizione di Augusto si riferisca non al fornice, rozza e modesta struttura di travertino, ma al ponte stesso il quale, a causa del difetto di costruzione in una curva del fìume, e in angolo col filone della corrente, è andato soggetto a danni periodici sino dalla prima sua origine. 

Quanto alla relazione fra i titoli onorarii scoperti all' imbocco del ponte l'anno 1551 e l'arco di Augusto, vedi il caso parallelo dei titoli di Germanico e Druse scoperti l'anno 1665 all'arco della Salara « prope arcus vestigia » {CIL. VI, 909, 910).

In queste vicinanze del ponte Emilio e di s. Maria Egiziaca furono condotti altri scavi nel triennio 1553-55, secondo che è descritto nei documenti che seguono. Il giorno 9 luglio 1565, l' istesso Lombardozzo concede a Francesco da Chivasso altra licenza di scavare nella stessa area, determinandone meglio il sito, appresso il ponte di Santa Maria. 

Questo secondo atto prova il felice successo ottenuto dal Lombardozzi con le sue prime investigazioni, «Negli atti del notare Straballato prot. 1719 e. 7 si accenna vagamente ad una forum hoaritim «cava sive fovea subtus Capitolium in Foro Boario»; ma questa denominazione comune presso dei tabellioni del cinquecento, si riferisce al Campo Vaccino non all' area quae posito de bove nomen habet ».

(Rodolfo Lanciani)

1520, 15 aprile. PONS AEMILIVS.  Nella storia di questo ponte, durante i secoli XVI-XVIII, conviene distinguere due fasi principali, secondochè esso rimaneva transitabile, ovvero interrotto (disastri del 1230, del 27 settembre 1557, del 24 decembre 1598). Nei periodi di tregua tra un rovescio e l'altro, il ponte conservava solo, per giustificare il suo nome, una immagine di Maria Vergine, collocata in una edìcola sul parapetto a valle. Ma quando le piene del Tevere ne abbattevano periodicamente la metà verso la sponda sinistra, e il passaggio restava interrotto, la metà superstite verso il Transtevere era trasformata in giardino pensile, che i Conservatori del pò. ro. davano in affitto di triennio in triennio.  

(Rodolfo Lanciani)




Il Ponte Emilio (Pons Aemilius) o Ponte Rotto, fu il primo ponte in muratura di Roma. Cavalcava il Tevere poco più a nord dell'antico Ponte Sublicio.

Fu il primo ponte della Roma repubblicana "Forum Bovarium area cum Trans Tiberim" (AD PONTEM AEMILIVM: Fast. Allif. and Amit., in Degrassi, Inscr. Ital. 13.2, 181, 191), ed ebbe varie ricostruzioni delle quali una sostanziale sotto Augusto (Coarelli, LTUR).
L'identificazione dell'unico arco rimasto in piedi di un ponte immediatamente a valle dell'Isola Tiberina, il Ponte Rotto, con il rifacimento augusteo del Ponte Emilio, è indiscusso (Richardson).

Un'iscrizione da un arco a testa di ponte (CIL VI, 878) registra la restaurazione augustea dopo il 12 a.c. L'iscrizione riporta "Fornix Augusti" (CIL VI 878) che però non trova tutti d'accordo come ad esempio D. Palombi, in LTUR II, 262-63 e F. Coarelli, in LTUR IV, 106-7; cf. Urbem 207 n.266.




GLI AUTORI DEL PONTE

Ne abbiamo diversi a cominciare da Manlio Emilio Lepido, come riportano Plutarco e Tito Livio, nonchè la testimonianza di una raffigurazione monetale, in connessione con la realizzazione della via Aurelia, intorno al 241 a.c. grande via consolare realizzata dal console Aurelio Cotta, corrispondente all'odierna via della Lungaretta

Manlio ne avrebbe fondato i soli piloni, il che è da interpretare che mentre i piloni erano in muratura, la cavalcata del ponte era di legno, considerando che prima di allora tutti i ponti erano fabbricati interamente in legno.

Pur essendo documentata questa paternità del ponte, esso viene normalmente attribuiti ai censori Marco Emilio Lepido e Marco Fulvio Nobiliore, nel 179 a.c., che non ne avrebbero realizzato i piloni, ma lo rifecero, probabilmente non i precedenti piloni ma solo la cavalcata del ponte in muratura, sostituendo all'originaria passerella lignea delle arcate in muratura, trasformandolo pertanto in un ponte di sola pietra. Ciò dovette avvenire in occasione del rifacimento del vicino porto fluviale.


Marco Emilio Lepido

Nato il 152 a.c.., politico e generale della Repubblica romana, fu edile nel 193 a.c. insieme a L. Emilio Paolo, promosse la costruzione del nuovo porto fluviale a sud del colle Aventino, l'Emporium, con una banchina di 500 m e un grosso edificio di 50 vani, i Navalia.

Dietro i Navalia c'erano gli horrea, magazzini per lo stoccaggio delle merci, di cui i più noti sono gli horrea Galbana. 

M. Emilio Lepido fu eletto console nel 187 e nel 175. e ricoprì le cariche di pontefice massimo e di censore nel 179 a.c.

È noto per aver dato il nome alla via Emilia, fatta da lui costruire per collegare Piacenza con Rimini che ha dato nome all'Emilia stessa.

La città di Reggio Emilia si chiamava in età romana Regium Lepidi in suo onore.


Marco Fulvio Nobiliore

Politico ed edile romano, nonchè generale dell'esercito quando era pretore in Spagna e combattè i Celtiberi. Venne eletto nel 179 a.c. censore e nel 189 console.


Cornelio Scipione e Lucio Mummio

Secondo Livio il ponte fu costruito, ovvero ricostruito da Publio Cornelio Scipione l'Africano e Lucio Mummio nel 142 a. c (Livio 40.51.4) sulle fondamenta poste da M. Emilio Lepido e M. Fulvio Nobiliore.

STAMPA DEL 1600
Pertanto i piloni risultano essere sempre gli stessi, fin dal 241 a.c., dunque se nel 142 si era ritenuto che i piloni fossero ancora validi, significa che erano intatti dopo un secolo, e che solo con Augusto vennero praticamente ricostruiti, forse anche interamente, cioè dopo due secoli e mezzo.

Ma non è un lungo tempo, perchè molti ponti romani resistono ancora dopo duemila anni.
Il fatto è però che durante l'era imperiale fiorirono i migliori ingegneri e costruttori.

Questa costruzione anteriore è archeologicamente associato con i resti di un pilastro appena a N del Ponte Rotto, su un asse leggermente diverso rispetto alla ricostruzione augustea (Blake; Coarelli 1988, 139 ss.).

Al tempo di Augusto, e soprattutto dopo il suo restauro, il Ponte Emilio deve aver effettuato il traffico più pesante tra le due rive per la sua struttura a sei moli (Coarelli 1988, 104, fig. 20).

L'importanza del ponte emerge dal fatto che le due principali arterie di allora, la Via Aurelia e la Via Campana, si biforcavano aldilà del ponte. Taylor (80), ha sostenuto che il ponte caricasse su di sè l'acquedotto dell'Aqua Appia di là del Tevere, soprattutto dopo Augusto ebbe restaurato e completato questo acquedotto con una linea aggiuntiva.




IL DESTINO DEL PONTE

Un primo completo rifacimento lo fece nel 12 a.c il Pontefice Massimo Augusto e perciò, in omaggio all'imperatore, fu soprannominato:
- Ponte Massimo.
Ebbe in seguito molti nomi:
- Pons Fulvius, dal secondo sovrintendente;
- Pons Lepidi (Ponte di Lepido) dal secondo nome del primo sovrintendente;
- Pons Lapideus (Ponte Lapideo), cioè "ponte di pietra" (forse una corruzione del nome precedente);
Pons Consularis, cioè "ponte consolare";
- Pons Maior  (Ponte Maggiore) 
- Pons Senatorum (Ponte dei Senatori),
- Pons Janiculensis (Ponte Janiculense)
- Pons Palatinus, dal vicino colle Palatino.
Nell'872 quando Giovanni VIII trasformò il Tempio di Portunus in chiesa con il nome di "S.Maria Egiziaca": per questo motivo il ponte fu chiamato:
- Ponte di s. Maria, detto Rotto.

Subì danni dalle piene del fiume e sotto papa Giulio III nel 1552 le arcate vennero completamente ricostruite. Un'altra alluvione lo distrusse nel 1557.
Fu di nuovo ricostruito sotto papa Gregorio XIII nel 1575, come enuncia la lapide murata sull'arcata superstite. 
La grande alluvione del 1598 fece sparire tre delle sei arcate e il ponte non fu più ricostruito, e divenne il Ponte Rotto.

La metà del ponte rimasta in piedi, ancorata alla riva destra, fu trasformata in giardino pensile, una sorta di balcone fiorito sul fiume, fino alla fine del '700, quando la precaria stabilità del ponte divenne talmente evidente da fare abbandonare l'idea di passeggiare sul fiume.

FOTOGRAFIA DEL 1870 CHE RITRAE IL PONTE EMILIO IN IN PARTE INTEGRO
COLLEGATO ALLA PASSERELLA IN FERRO DELL'ING. PIETRO LANCIANI
Verso la fine dell'800 l'ingegnere Pietro Lanciani collegò delle passerelle metalliche sorrette da funi al troncone di ponte alla riva sinistra del fiume. 
Successivamente la passerella venne eliminata e le due arcate più vicine alla riva vennero distrutte a causa della costruzione dei moderni argini del fiume. 
Tale soluzione durò fino al 1887, quando fu decretato l'abbattimento della passerella e la creazione del nuovo e adiacente ponte Palatino che qui vediamo eretto accanto ai resti del Ponte Rotto. 

Per motivi tecnici connessi a questa nuova costruzione l'antico ponte venne privato di due delle tre arcate e definitivamente soprannominato "rotto", un misero troncone di pietra abbandonato nel fiume.
Attualmente resta una sola delle tre arcate cinquecentesche superstiti, che poggia sugli originali piloni del II secolo a.c.


Un altro "Ponte Rotto"

La denominazione di "Ponte Rotto" (pons fractus o pons ruptus) era stata data in precedenza anche ai resti del ponte romano conosciuto con i nomi di "Ponte di Agrippa", poi "Ponte Antonino" o "Ponte Aurelio", poi "Ponte di Valentiniano", fino alla ricostruzione di Ponte Sisto nel XV secolo. Pertanto anche Ponte Sisto ha origini romane.


BIBLIO

- Vittorio Galliazzo - I ponti romani - Vol I - Treviso - Edizioni Canova - 1995 -
- Alison E. Cooley - "History and Inscriptions, Rome" -  The Oxford History of Historical Writing - ed. A. Feldherr & G. Hardy - Oxford University Press - Oxford - 2011 -
- Colin O'Connor - Roman Bridges - Cambridge University Press - 1993 -
- Vittorio Galliazzo - I ponti romani - Catalogo generale - Vol. 2 - Treviso - Edizioni Canova - 1994 -






1 comment:

Anonimo ha detto...

BCE = Before Common Era. And what, may I ask, was the referral for the year zero? The birth of Jesus Christ. So why all this bs since it's the exact same thing with a different name? Reminds me SO much of 1984!

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