CAMUNI (Nemici di Roma)



INCISIONI RUPESTRI DEI CAMUNI

I Camuni furono un popolo dell'Italia arcaica di lingua preindoeuropea vissuti in Val Camonica, dove si insediarono circa nel 800 a.c., in piena età del ferro. In passato vennero chiamati anche con il nome latino di Camunni, attribuito loro da autori del I secolo, o come gli antichi Camuni, per distinguerli dagli attuali abitanti della val Camonica. 

Essi furono tra i più grandi produttori di arte rupestre in Europa, e sono celebri le loro incisioni rupestri della Val Camonica, costituendone la principale testimonianza culturale. La lingua camuna è considerata preindoeuropea. È possibile che la lingua camuna fosse correlata alla lingua retica. Le testimonianze della lingua parlata dai Camuni sono rappresentate da circa 170 iscrizioni. 

Documentate nel contesto delle incisioni rupestri della Val Camonica, uniche testimonianze epigrafiche del camuno, le iscrizioni in lingua camuna sono redatte in un proprio alfabeto camuno, detto anche alfabeto di Sondrio, variante settentrionale dell'alfabeto etrusco. Le incisioni rupestri si riferiscono per lo più a riti celebrativi, funebri, commemorativi, iniziatici o propiziatori, in genere religiosi e in genere anche laici.


Lo storico greco Strabone (58 a.c.-25 d.c.), sosteneva che i Camuni facessero parte dei popoli retici e li accostava ai Leponzi, i quali, invece, derivavano dalla Cultura di Golasecca, una cultura della prima età del ferro che si sviluppò nell'Italia settentrionale, grosso modo nell'attuale provincia di Brescia, presso le Alpi centrali.

«Ancora oltre, le zone montuose verso oriente e quelle rivolte a sud sono abitate dai Reti e dai Vindolici, che confinano con Helveti e Boei: vivono infatti al di sopra delle loro pianure. I Reti si estendono fino in Italia, nelle zone sovrastanti Verona e Como. Peraltro proprio nelle zone pedemontane da loro occupate viene prodotto il vino retico, che si ritiene per nulla inferiore ai più noti vini d'Italia. Giungono poi fino alle zone in cui scorre il Reno: i Leponti e i Camunni appartengono a questa tribù

(Strabone, Geografia, IV, 6.8)

Lo storico romano Plinio il Vecchio (23-79 d.c.) parlava invece dei Camunni, insieme ai Triumplini della Val Trompia e agli Stoni, come di una delle varie tribù euganee assoggettate dai Romani:

«Voltandoci verso l'Italia, i popoli euganei delle Alpi sotto la giurisdizione romana, dei quali Catone elenca trentaquattro insediamenti. Fra questi i Triumplini, resi schiavi e messi in vendita assieme ai loro campi e, di seguito, i Camuni molti dei quali assegnati ad una città vicina.»
(Plinio il Vecchio, Naturalis historia, III, 133-134)

I Camuni vengono ricordati dalle fonti storiografiche dal I secolo a.c.; delle epoche precedenti, soprattutto di quella corrispondente in Val Camonica all'età del ferro, è giunto fino a noi un vastissimo corpus costituito da centinaia di migliaia di incisioni rupestri, incisioni grazie alle quali tale popolo è tutt'ora famoso. 

IL COSIDDETTO SACERDOTE CHE CORRE
L'endonimo (il nome con cui essi stessi si chiamavano) dei Camuni non è conosciuto. Johann Jacob Hofmann nel suo Lexicon Universale (XVIII secolo) ipotizza una relazione tra la parola "Camuno" e la parola "Camulo", che designava una divinità, e l'attribuisce allo storico Marco Antonio Sabellico e al poeta e umanista Guarino Veronese. 

La vallata venne conquistata dai Romani nel 16 a.c. durante le campagne di conquista condotte da Augusto per la Rezia e l'arco alpino, condotte dai suoi generali Druso maggiore e Tiberio (il futuro imperatore) contro i popoli alpini tra il 16 e il 15 a.c. e i Camuni furono gradatamente inseriti nelle strutture politiche e sociali dell'Impero romano: pur conservando una parte di governo autonomo, con religione autonoma e costumi autonomi

Alla fine del I secolo a.c., ottennero la cittadinanza romana, che portò ben presto, come a tutti i popoli della Gallia Cisalpina, un rapido processo di latinizzazione sia linguistica, che culturale, e di costumi.

Completò la conquista del fronte alpino orientale Publio Silio Nerva che dopo il consolato, nel 19 a.c. fu inviato come legatus Augusti nella recente provincia di Hispania Tarraconensis.

 Nel 17-16 a.c. fu nominato proconsole di Illirico, dove sconfisse e sottomise le tribù alpine ribelli dei Camunni e dei Vennones, divenendo governatore dell'Illirico, dove procedette all'assoggettamento delle valli da Como al Lago di Garda (compresa quindi la Val Camonica), oltre ai Venosti della Val Venosta.

La conquista è celebrata nel Trofeo delle Alpi ("Tropaeum Alpium"), monumento romano eretto nel 7-6 a.c. e situato presso la città francese di La Turbie, che riportava nell'iscrizione frontale il nome dei Camuni tra i popoli alpini sottomessi:

"GENTES ALPINAE DEVICTAE TRVMPILINI · CAMVNNI · VENOSTES... "
"Popoli alpini sottomessi: Triumpilini, Camuni, Venosti... "

I LABIRINTI

I DIRITTI ROMANI

Ai Camuni, in quanto popolazione conquistata dell'arco alpino, venne dato lo status di peregrini, senza i diritti dei cittadini romani. Poi furono annessi alle città più vicine in semi-sudditanza, tramite l'adtributio, che permetteva di mantenere una costituzione tribale, ma la città dominante, probabilmente la Colonia Civica Augusta Brixia, diveniva centro amministrativo, giurisdizionale e fiscale. 

Il loro territorio andava quindi dai confini occidentali della Regio X Venetia et Histria. Dall'adtributio passarono allo ius Latii, e in seguito alla piena cittadinanza (plenum ius), con una specie di apprendistato all'acquisizione di tutti i diritti dei cittadini romani. Un'iscrizione ricorda la Civitas Camunnorum attorno al 23 d.c. con Druso minore, durante il principato di Tiberio. 

In Età flavia i Camuni vennero iscritti alla tribù Quirina, e sono ricordati come Res Publica Camunnorum, ovvero con autonomia amministrativa. I Romani insediarono il centro amministrativo della valle nell'odierna Cividate Camuno, una vera e propria città romana, costruita su cardo e decumano, con terme, teatro, anfiteatro e un foro lungo il fiume Oglio.


Durante il periodo romano, a Breno fu costruito il santuario di Minerva. Le divinità romane non vennero imposte ai Camuni, ma tramite il meccanismo dell'interpretatio si cercò di assimilare il culto precedente con la divinità romana che più gli somigliava. L'iscrizione al Sole Divino, attualmente collocata all'esterno della chiesa parrocchiale di Breno ma di ubicazione originaria ignota, attesta in Val Camonica la presenza di un culto del sole tipicamente orientale, diffusosi in tutto l'Impero romano a partire dal II secolo.

Lasciarono oltre 300 000 incisioni rupestri, inserita nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO nel 1979, quale primo sito italiano. L’Arte rupestre continua ad affascinare per la stupefacente quantità di testimonianze scoperte e per l’arco temporale che percorre, circa 12.000 anni di storia.

Attraversata dal fiume Oglio, che da Ponte di Legno arriva fino al Lago d’Iseo, la Valcamonica (formatasi circa 15.mila anni fa quando si è sciolto il ghiacciaio che l’aveva scavata) si estende per circa 90 km ed è costellata da rocce decorate da incisioni.

I CARRI

Le iscrizioni sono distribuite in ben 180 località, ma si concentrano in particolare in alcune zone. Sono otto quelle attualmente in parchi protetti, ma se ne aggiungeranno sicuramente altre, dato l’impegno degli enti locali per valorizzare il territorio.

Sul sito Unesco della Valcamonica vi sono informazioni su ciascuno degli otto parchi:

Capo di Ponte:
– Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri di Naquane
– Parco Archeologico Nazionale dei Massi di Cemmo
– Parco Archeologico Comunale Seradina-Bedolina

Sellero:
- Parco Comunale Archeologico e Minerario di Sellero.
- Sonico:
- Percorso Pluritematico del Coren delle Fate.

Darfo Boario Terme:
- Parco di Interesse Sovracomunale del Lago Moro Luine e Corni Freschi.

Ceto, Cimbergo e Paspardo:
- Riserva Naturale Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo, Paspardo. La rosa camuna.

Ossimo:
- Parco Archeologico di Asinino-Anvoia.

LA ROSA CAMUNA

Tra le incisioni più note sono da ricordare la “rosa camuna”, un fiore quadrilobato contrassegnato da coppelle, diventato nel 1975 simbolo della regione Lombardia; gli “astronauti”, detti così per le immagini di persone (forse sacerdoti) danzanti dal capo circondato da un “casco”, che sembrano sospese nel vuoto; il “sacerdote che corre”, figura dal capo ornato di un vistoso copricapo piumato; le immagini di “caccia al cervo“, in cui si gli animali sono raffigurati con lunghe corna ramificate; poi le immagini di pugnali e quelle di divinità.

La lingua camuna, nota soltanto per un centinaio di epigrafi che fanno parte delle trecentomila incisioni della vallata, utilizza simboli simili a quelli etruschi e a quelli retici (dei Reti, popolo delle Alpi centro-orientali tra Italia, Svizzera, Austria e Germania (Wikipedia).

Attorno al V secolo a.c. sono documentati sempre più frequenti contatti tra gli Etruschi, che controllavano gran parte della Pianura Padana, e le popolazioni alpine. Verso il III secolo a.c. giunsero in Italia popolazioni celtiche che, provenendo dalla Gallia transalpina, si stabilirono nella Pianura padana ed entrarono in contatto con la popolazione camuna: lo testimonia la presenza, tra le incisioni rupestri della Val Camonica, di figure di divinità celtiche quali Cernunnos.

SCENE DI CACCIA

VAL CAMONICA ROMANA

La Val Camonica venne assoggettata a Roma durante le campagne di conquista di Augusto di Rezia e dell'arco alpino, condotte dai suoi generali Druso maggiore e Tiberio contro i popoli alpini tra il 16 e il 15 a.c. A completare la conquista del fronte alpino orientale fu Publio Silio Nerva, governatore dell'Illirico, che assoggettò le valli da Como al Lago di Garda (compresa quindi la Val Camonica), oltre ai Venosti della Val Venosta.

« I Camuni e i Vennoni, tribù alpine, scesero in guerra, ma furono conquistate e sottomesse da Publio Silio »
(Cassio Dione Storia romana, XX)

Celebrata nel Trofeo delle Alpi ("Tropaeum Alpium"), monumento romano eretto nel 7-6 a.c. e situato presso la città francese di La Turbie, che riportava nell'iscrizione frontale il nome dei Camuni tra i popoli alpini sottomessi:

« Popoli alpini sottomessi: Triumpilini, Camuni, Venosti... »
(Trofeo delle Alpi, Iscrizione frontale)

Dopo la conquista romana i Camuni furono annessi alle città più vicine in condizione di semi-sudditanza tramite la pratica dell'adtributio, che permetteva di mantenere una propria costituzione tribale mentre la città dominante diveniva centro amministrativo, giurisdizionale e fiscale. Inizialmente fu assegnato loro lo status di peregrinus; in seguito ottennero la cittadinanza romana e in Età flavia furono ascritti alla tribù Quirina, anche se mantennero una certa autonomia amministrativa: è infatti ricordata una Res Publica Camunnorum.



IL SANTUARIO DI MINERVA

Una più intensiva romanizzazione ebbe luogo a partire da Civitas Camunnorum (Cividate Camuno), fondata dai Romani attorno al 23 d.c. con Druso minore, durante il principato di Tiberio; durante il I secolo i Camuni risultano già stabilmente inseriti nelle strutture politico-sociali romane, come attestano le numerose testimonianze di legionari, artigiani e perfino gladiatori di origine camuna in varie aree dell'Impero romano. 

Anche la religione si avviò, attraverso il meccanismo dell'interpretatio, verso un sincretismo con quella romana. Di epoca romana è il santuario di Minerva rinvenuto a Spinera di Breno nel 1986 decorato a mosaici che sorgeva su uno sperone roccioso sulla riva orientale del fiume Oglio, non lontano da Cividate Camuno.

La fine dell'Antichità coincise con l'arrivo presso i Camuni della religione cristiana, per cui a partire dal IV-V secolo si assistette alla distruzione degli antichi luoghi di culto, con l'abbattimento delle statue stele di Ossimo e Cemmo e l'incendio del santuario di Minerva.

L'ANFITEATRO

IL PARCO ARCHEOLOGICO

A Cividate Camuno, già in epoca romana chiamato Civitas Camunnorum, in Lombardia, è stato istituito il Parco Archeologico del Teatro e dell’Anfiteatro, aperto poi dal 2003, un Istituto statale per tutelare, conservare e valorizzare i resti archeologici del quartiere degli edifici da spettacolo nell’antico centro romano di Civitas Camunnorum.

Oltre ai resti romani della città camuna, c'è la bellissima “casa alpina” dei Camuni, che conserva tuttora la porta e altri elementi in legno, conservati grazie a un dramma: l’incendio che, poco prima dell’arrivo dei Romani, distrusse l’abitazione carbonizzando il luogo così come era vissuto, e “salvandone” gli elementi della vita quotidiana.

Il Parco custodisce i resti di un anfiteatro, riportato interamente alla luce nelle strutture perimetrali, e di un teatro, oggi visibile per un terzo del totale. Completano il complesso una serie di strutture e di ambienti di servizio, tra i quali un sacello e delle piccole terme.


BIBLIO

- Cassio Dione - Storia romana -
- Plinio il Vecchio - Naturalis Historia -
- Strabone - Geografia -
- Trofeo delle Alpi -
- Emmanuel Anati - Origini della civiltà camuna - Ed. del Centro Capo di Ponte - Brescia - 1968 -
- Lino Ertani, La Valle Camonica attraverso la storia, Esine, Tipolitografia Valgrigna, 1996.
- F. Fedele - L'uomo, le Alpi, la Valcamonica, 20.000 anni di storia al Castello di Breno - Boario Terme - 1988 -
- Lucia Bellaspiga - Le iscrizioni camune delle rocce - Notizie Archeologiche Bergomensi - 1994 -


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