TEMPIO GIOVE STATORE



TEMPIO DI GIOVE STATORE AL FORO ( a destra )

Due templi in Roma vennero dedicati a Giove Statore: Il primo, dell'VIII sec. a.c. e ricostruito nel III sec. a.c.,  nell'area del Foro Romano. Il secondo, del II sec. a.c. sorgeva nell'area del Campo Marzio e fu più tardi inserito nel portico di Ottavia.

Il tempio di Giove Statore (Stator significa "colui che ferma"), fu posto in relazione alla leggenda secondo cui Giove, invocato da Romolo nel corso della battaglia del lago Curzio, fermò i Romani che stavano fuggendo di fronte ai Sabini.

Pertanto il tempio venne fondato, secondo la tradizione, da Romolo dopo la battaglia nell'area del foro contro i Sabini attorno al 750 a.c., dopo il famoso ratto delle sabine. Per altri il significato di Stator non è di cui che ferma ma di colui che sta in quanto è stabile, per cui dona ai militi la forza di reggere gli attacchi.



IL PRIMO TEMPIO nel Foro

I resti di una grande costruzione, realizzata con massi di peperino e opera a sacco, sono visibili sul lato meridionale dell’arco di Tito, identificati con quelli del tempio di Giove Statore, votato e dedicato da Romolo, fuori dell’area della Roma Quadrata, per ringraziare Giove, intervenuto a ristabilire l’ordine nelle file dei soldati romani, dopo un grave attacco da parte dei Sabini.

Poiché il sito della Porta è sconosciuto, l'ubicazione del tempio non si può determinare con certezza. Le fonti scritte forniscono alcuni indizi, come la posizione vicina o appena fuori la Porta, verso la fine della Via Sacra o sul Palatino. La teoria più accreditata è che il tempio fosse situato appena oltre l'arco di Tito, sul pendio del colle Palatino.

Nel 1827 infatti è stata demolita una torre medievale costruita nell'aria del foro, Torre Cartularia, lasciando visibili le fondamenta di un antico edificio, le quali vengono comunemente identificate come i resti del tempio di Giove Statore.

L'archeologo italiano Filippo Coarelli posiziona invece il tempio tra il tempio di Antonino e Faustina e la basilica di Massenzio, dove sorge il tempio del Divo Romolo. Il suo ragionamento si basa sul corso che seguiva la Via Sacra prima della costruzione del Tempio della Pace su quelli che vengono ora ritenuti i confini amministrativi della città. La posizione vicino all'arco di Tito sembrerebbe non adattarsi, tenendo in considerazione questi confini e i monumenti elencati dagli scrittori antichi, mentre è dato per certo che il tempio sorse sulla Via Sacra, così come il tempio del Divo Romolo.


 La I costruzione

Durante la battaglia  svolta nel foro contro i Sabini attorno al 750 a.c., cioè dopo il ratto delle sabine, i romani vennero costretti a ritirarsi verso il Campidoglio risalendo la Via Sacra. Giunti all'altezza di Porta Mugonia Romolo pregò Giove, facendo voto di costruire un tempio nel caso in cui fosse riuscito a fermare l'avanzata sabina.

I Romani riuscirono a resistere e a difendere la città sconfiggendo i Sabini. Così Romolo adempì il voto erigendo quel luogo Romolo fondò il tempio, probabilmente vicino o appena fuori da Porta Mugonia. Il santuario dell'epoca era in genere un altare circondato da un basso muro o da uno steccato.


La II costruzione

Nel 294 a.c. Marco Attilio Regolo fece un voto in una situazione simile, quando i romani stavano perdendo contro i Sanniti. Miracolosamente riuscirono ad accerchiarli e a sconfiggere i nemici. Il tempio venne ricostruito probabilmente in stile ionico al posto dell'antico santuario.
Il tempio venne scelto come luogo in cui riunirsi per ascoltare la celebre orazione di Marco Tullio Cicerone contro Catilina l'8 novembre del 63 a.c.


La III costruzione

L'edificio andò a fuoco durante il Grande incendio di Roma durante il regno di Nerone nel luglio del 64 d.c. Dato che era uno dei templi più importanti di Roma, sicuramente deve essere stato ricostruito.



IL SECONDO TEMPIO nel Porticus Octaviae

Il tempio di Giove Statore, insieme al tempio di Giunone Regina, era racchiuso dalla Porticus Metelli, più tardi ricostruito da Augusto con il nome di Portico di Ottavia e rimaneggiato sotto Settimio Severo.
L'attributo Stator si ricollega alla costruzione dell'altro tempio, il primo, situato nel Foro Romano. L'edificio venne commissionato da Quinto Cecilio Metello Macedonico dopo il trionfo conseguito nel 146 a.c. Nei secoli venne denominato Aedes Iovis Metellina e Aedes Metelli, dal cognome del suo committente e del portico in cui era racchiuso.

TEMPIO DI GIUNONE (sinistra), TEMPIO DI GIOVE STATORE (destra) 
La costruzione sorgeva nelle vicinanze del circo Flaminio, dove ora sorge la chiesa di Santa Maria in Campitelli.

La piazza di Campitelli lambisce con il suo lato sud-occidentale la porzione posteriore del complesso del Portico di Ottavia, occupando la sua estremità occidentale l'area che doveva essere della Curia Octaviae.

Essendo l'area della chiesa di Santa Maria in Campitelli corrispondente al Tempio di Giove Statore, fu pertanto estranea al complesso della Crypta, che si estendeva solo all'area di via Delfini. Comunque tutta l'area doveva rientrare nei Prata appartenenti alla gens Flaminia dove nel 457 a.c. ca. vi venne convocato il Senato, denominati anche come Campus minor da Catullo.

Il tempio di Giunone Regina era invece situato ad ovest, al lato opposto di via della Tribuna di Campitelli, ma Velleio Patercolo non specifica se il tempo di Giunone sia stato eretto da Metello.
Si sa però che il tempio di Giove Statore fu il primo edificio templare costruito completamente in costosissimo marmo e si pensa che lo sia stato anche tempio di Giunone.

Davanti al tempio Metello fece porre le statue equestri realizzate da Lisippo raffiguranti i generali di Alessandro Magno, e al suo interno fece porre famose opere d'arte. Purtroppo tutto ciò è andato barbaramente distrutto.

Da Vitruvio si apprende che il tempio venne progettato dall'architetto di origine greca Ermodoro di Salamina, che era  circondato da dodici colonne sul lato lungo, sei sul lato corto e senza colonne sul lato posteriore, e lo spazio tra una colonna e l'altra era uguale a quello che le distanziava dalla cella.

Poiché non vi erano iscrizioni sui templi e c'erano invece le immagini in rilievo di una lucertola e di un rospo, nacque la leggenda che gli architetti fossero gli spartani Sauro e Batracco. Sembra che il capitello ionico conservato ora nella basilica di San Lorenzo fuori le mura non sia connesso con questo tempio come un tempo si supponeva.

Sempre secondo la leggenda, le decorazioni nel tempio di Giove appartenevano al tempio di Giunone e viceversa, per cui le statue votive delle due divinità erano state collocate nelle celle sbagliate da parte degli operai del cantiere. 

Le decorazioni e le statue sarebbero un doppio errore difficile da spiegare, viene invece da pensare che essendo il tempio di Giunone parecchio più grande di quello di Giove, si sia pensato ad un errore. In realtà le divinità femminili hanno a volte avuto il culto maggiore, come la Diana di Efeso in Grecia o la Madonna nella religione cattolica.



ANDREA  CARANDINI

GIOVE STATORE, PRIMA E DOPO L’INCENDIO  

L’aedes di Giove Statore. Dio invocato da Romolo che aveva difeso dal sabino Tito Tazio la Roma sul Palatino, ha avuto la ventura di essere spostata, in seguito all’incendio del 64 d.c., dalla X alla IV regione augustea (Fasti di Priverno, Notitia Urbis Romae), cioè dal Palatium alla Velia, a una distanza di m 68,9, segno che con Nerone la mitistoria di Roma aveva smesso di condizionare il paesaggio di Roma. 

Infatti prima dell’incendio il tempio si trovava sul lato est della domus Publica e del cosiddetto clivo Palatino A, quindi sul Palatium. 

Si trattava dell’aedes degli inizi del II secolo a.c. con antistante recinto o sacellum per l’ara, che l’incendio aveva provveduto a distruggere. Questa aedes in opera quadrata di tufo era stata edificata sopra poderosissime fondazioni in cementizio (m 1,90 di larghezza), le cui fosse hanno fatto opera di distruzione. 

Infatti, la prima aedes, degli inizi del III secolo a.c., anch’essa probabilmente in opera quadrata ma senza fondazioni in cementizio, è stata forse smontata prima dei lavori degli inizi del III secolo a.c., che ne hanno riutiliz­­­­­zato i blocchi nella ricostruzione identica e sullo stesso luogo, ma finalmente resa solida dall’essere stata posta finalmente sopra i caementa (spoliazioni medievali hanno poi distrutto un’altra porzione della stratigrafia). 

Permane invece l’ara utilizzata dall’aedes degli inizi del III secolo a.c. Sotto questa aedes sono state rinvenute ben 17 fasi di arae racchiuse in sacella, di cui la più antica risale alla metà dell’VIII secolo, la quale può dunque essere considerata, a buona ragione, un’opera romulea. Era stata costruita su un riempimento, che ha sigillato l’abitato proto-urbano del Septimontium, di cui abbiamo rinvenuto resti di capanne e all’interno tombe d’infanti entro tronchi d’albero e vasi che si datano tra l’ultimo quarto del x secolo a.c. e il secondo quarto dell’VIII secolo a.c. 

È questo il primo caso a Roma in cui si può descrivere e datare il passaggio dalla proto-città alla città e la istituzione di un culto romuleo. Forse l’aedes del III secolo a.c. e sicuramente quella del II secolo a.c. si accompagnavano a un edificio per le auctiones pubbliche, dove nel 48 a.c. erano stati messi all’asta i beni di Pompeo. 

È nell’aedes e nel suolo inaugurato antistante del suddetto edificio che il console Cicerone aveva riunito il Senato per spingere Catilina e i suoi a lasciare una Roma simbolicamente rappresentata dalla riproposizione tardo-repubblicana della porta Mugonia, di un tratto di murus Romuli e probabilmente anche di un memoriale di Remo, percepiti ancora come le prime e impenetrabili difese di Roma. 

Come Romolo aveva difeso mura e porta da Remo e da Tito Tazio, così Cicerone intendeva respingere da quelle medesime mura e quella medesima porta Catilina. Con l’incendio del 64 d.c. tutte queste realtà vengono distrutte e il culto di Giove Statore viene spostato, per dar luogo alla Sacra via ingrandita, rettificata e affiancata da por­­­­­tici, a settentrione di quell’enorme viale di regime in stile alessandrino. 

Dell’aedes di Giove Statore di età flavia non conosciamo per ora tracce archeologiche, perché vi è stato costruito al di sopra il cosiddetto tempio di Romolo, che va probabilmente interpretato come la aedes Iovis Statoris del tempo di Massenzio, che i Cataloghi Regionari attribuiscono appunto alla IV regione e quindi alla Velia. 

Anche l’aedes di Giove Statore di età neroniano-flavia doveva addossarsi alla biblioteca meridionale del templum Pacis, come poi il cosiddetto tempio di Romolo, e doveva assumere sul fronte un orientamento consono alla nuova Sacra via e ai suoi portici che il tempio fiancheggiavano, come indica il rilievo degli Haterii che rappresenta tempio e portici. 

Il tempio aveva la cella larga quanto il portico e pronao a sei colonne o esastilo largo quanto il marciapiede lungo la Sacra via. Al di sopra del frontone dell’aedes si osservano, sempre sullo stesso rilievo, quattro lesene, del tutto incongrue rispetto all’edificio templare, private del tetto che doveva coprirle, per il quale non vi era spazio, data la forma stretta e lunga del rilievo. 

Queste lesene appartenevano evidentemente a un altro edificio, annesso, più alto e retrostante rispetto all’aedes, in cui è possibile riconoscere una delle tre facciate della biblioteca del templum Pacis, la quale proprio dalle aperture tra le lesene veniva illuminata. L’ambiente della biblioteca sussisteva anche al tempo del c.d. tempio di Romolo, ricostruito nella parte alta dopo l’incendio della biblioteca. 

A questa seconda fase appartengono i quattro o cinque finestroni voltati che appaiono in una incisione di Giacomo Lauro del 1612 e ancora oggi in parte conservati (del quarto finestrone rimane una metà). 

(Andrea Carandini)


BIBLIO

- Tito Livio, Ab Urbe condita libri - I -
- Floro - Epitoma de Tito Livio bellorum omnium annorum DCC - I -
- Rodolfo Lanciani - The Ruins and Excavations of Ancient Rome - Londra - 1898 -
- A. Ziolkowsy - The Sacra Via and the temple of Iuppiter Stator - 1989 -
-  Svetonio - Vita dei Cesari - Augustus -
- Vitruvio - De architectura - III -
- Plinio - Naturalis Historia - XXXVI
- Filippo Coarelli - Roma - Guide Archeologiche Laterza - Laterza - Roma-Bari - 2012 -




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