SEPTEMVIRI EPULONES



SACERDOTI DELL'ARA PACIS
"Romae eo primum anno tresviri epulones facti Caius Licinius Lucullus tribunus plebis, qui legem de creandis his tulerat, et Publius Manlius et Publius Porcius Laeca; iis triumviris item ut pontificibus lege datum est togae preaetextae habendae ius."
(A Roma furono in quell’anno per la prima volta creati triumviri epuloni Caio Licinio Lucullo tribuno della plebe, che aveva proposto che si creassero Publio Manlio e Publio Porcio Leca: fu concesso loro per legge, come ai pontefici, il diritto di portare la toga pretesta.)
(Liv. XXXIII, 42, 1)



I COLLEGI

I septemviri epulones (dal latino epulo - epulonis = banchettatore) erano uno dei quattro più importanti collegi religiosi della Roma antica, insieme a quelli dei pontefici, degli auguri e dei "quindecemviri sacris faciundis". Essi facevano parte dei sacerdoti della religione ufficiale romana e pertanto stipendiati dallo stato.

Il collegio venne fondato nel 196 a.c. per la necessità di avere esperti che supervisionassero e organizzassero le festività romane che oramai si svolgevano in modo sempre più ricco ed elaborato. Lo stato pertanto sosteneva tanto gli epulones quanto le festività a cui tutto il popolo partecipava gratuitamente.

Gli antichi sacerdoti romani si dividevano in quattro grandi corporazioni religiose (quattuor amplissima collegia), dei quali i due più importanti furono il Collegio dei Pontefici e il Collegio degli Auguri; il quarto era il quindecimviri sacris faciundis. 

Il terzo collegio era costituito dagli epuloni, che si trovano raffigurati anche nel fregio settentrionale dell’Ara Pacis, insieme ai XVviri Sacris Faciundis, a Lucio Cesare, Giulia, Ottavia Minore e Iullo Antonio.I sacerdoti possono essere facilmente identificati grazie alla presenza della cassetta sacra del collegio pontificale (detta acerra) portata dal secondo camillo.



I POTERI

I sacerdoti romani esercitavo in campo religioso i medesimi poteri dei consoli, con la differenza sostanziale che avrebbero ricoperto la loro carica a vita. 

MONETA CON EPULONE
Al contrario dei consoli però non potevano convocare il senato o il popolo, né avevano l’imperium, salvo casi eccezionali: ad esempio gli auguri avevano la facoltà di far rinviare le sedute politiche se ravvisavano elementi infausti.

Il collegio degli epuloni era costituito da sette uomini, incaricati di occuparsi dei banchetti pubblici e dei giochi (ludi) offerti secondo il rito in occasione di diverse festività religiose. 

Gli epuloni costituivano una delle quattro grandi corporazioni religiose (quattuor amplissima collegia) di antichi sacerdoti romani. 



IL LORO NUMERO

Tale carica prestigiosa era un onore che entrava a far parte del cursus honorum dei personaggi pubblici e fin dall'inizio fu aperto anche ai plebei.Ad essi venne affidato il compito era inizialmente svolto dai pontefici. Al momento della sua prima istituzione, il collegio comprendeva solo tre membri, ed era quindi detto Tresviri epulones. 

Con Gaio Giulio Cesare (100 a.c. - 44 a.c.), il numero venne portato a dieci, per quel vezzo del dittatore di ampliare ai plebei l'adito alle cariche pubbliche. Egli infatti ampliò il numero delle cariche pubbliche infarcendole di plebei, per il gusto di infastidire l'orgoglio degli aristocratici che malvolentieri dividevano spazi e lavori con i plebei. 

Pur essendo aristocratico infatti Cesare scelse il partito politico dei "populares", in parte perchè era stato il partito del suo grande zio Gaio Mario, in parte perchè, come ebbe a spiegare in senato, trovava rivoltante l'arroganza dei patrizi che ebbe così il piacer di obbligare a convivere con i plebei nello stesso uffizio.

Il suo successore, Ottaviano, pur di discendenza plebea ma reso patrizio per intervento di Cesare, non condivise questa avversione ai patrizi, infatti fece eliminare tutti i nuovi assunti dallo zio, a cominciare dai senatori (da 900 a 600) e a finire con gli epulones che tornarono al numero di sette.

Il Collegio degli Epuloni fu istituito molto tempo dopo che le riforme civili avevano aperto le magistrature e la maggior parte dei sacerdozi ai plebei, che erano così ammissibili fin dall'inizio. Inizialmente c'erano tre epuloni, ma in seguito il loro numero fu aumentato a sette; quindi erano anche conosciuti come septemviri epulonum, "sette uomini degli epuloni".



GLI EMBLEMI

L'emblema degli epuloni era la patera, cioè la coppa sacra usata dagli epuloni. Era poco profonda e con un centro rialzato in modo che, quando tenuto nel palmo, il pollice potesse essere posizionato sul centro sollevato senza profanare la libagione, mentre veniva riversato nel fuoco, o fuoco sacro. La patena è sta poi adottata dai sacerdoti cattolici romani omettendo però il centro rialzato.

PATERA
Livio (XXXIII, 42, 1) ricorda che su proposta del tribuno della plebe Caio Licinio Lucullo, i tresviri (e poi i aeptemviri) ebbero riconosciuto il diritto di indossare la toga praetexta, la toga bordata di rosso che veniva indossata da tutti i più alti magistrati e pure dai bambini (per antica volontà delle donne sabine), in quanto la toga porporata, di ascendenza etrusca, assicurava per legge l'assoluta inviolabilità. Chiunque avesse osato fare del male a un uomo che indossasse la praetexta sarebbe infatti stato punito con la morte.

Altro simbolo ad essi pertinente era la "acerra", cassetta sacra del collegio pontificale, di forma quadrangolare o cilindrica, detta anche arca turaria o turalis, dove si conservava l’incenso da usare nei sacrifici. Nelle cerimonie, l’acerra era portata da un giovane assistente (camillus), che la porgeva al sacerdote perché ne traesse i grani da gettare nel fuoco. 
L’uso venne adottato dalla liturgia cristiana nella pisside o scatoletta cilindrica (thymiaterium, incensarium).



LE FUNZIONI

Il loro compito era quello di organizzare il sacro banchetto rituale durante la festività del 13 Settembre (Epulum Iovis), che veniva ripetuto anche durante i Ludi Plebei il 13 Novembre, nella quale si ricordava la consacrazione del tempio di Giove Capitolino, sostituendosi in questo ruolo ai Pontefici, ma nonostante fossero un collegio a sé stante, gli epuloni continuavano ad essere da loro dipendenti: poteva infatti accadere, in base a quanto ricorda Cassio Dione (43, 41; 48, 32) che durante i banchetti non potesse essere presente nessuno degli epuloni e, in quel caso, l’organizzazione tornava ai Pontefici. 

Successivamente passarono ad organizzare i vari banchetti sacri nonché quelli dei giochi seguendo il rituale della relativa festa religiosa per la quale erano stati indetti, il tutto naturalmente a spese dello Stato. Nonostante la loro importanza, per il periodo repubblicano si conoscono soltanto sette epuloni mentre per il periodo imperiale si arriva ad un centinaio di nomi.

Spesso questa carica si trova nelle epigrafi ma sempre indicata con VIIvir Epulonum o solo Septemvir, mentre il termine sacerdos non viene quasi mai usato. 



LECTISTERNIA

Gli epuloni organizzavano un banchetto sacro al quale erano invitati a partecipare anche gli Dei, che presenziavano attraverso le loro statue, quelle maschili disposte su pulvinaria (ricchi letti con morbidi cuscini) e quelle femminili sulle sellae, che erano posti nella parte ritenuta più onorevole della tavola.

Agli Dei erano serviti piatti abbondanti e ricchi (farro, fichi secchi, carne, formaggio, pesce …) che venivano consumati in loro vece proprio dagli epuloni stessi. La celebrazione in onore di Giove iniziava con il sacrificio di una mucca bianca; tutti i cittadini di Roma partecipavano al grande banchetto: i senatori avevano l’onore di mangiare nel Campidoglio mentre il popolo lo faceva nel Foro.

INTERNI DELLA PIRAMIDE DI CAIO CESTIO

CAIO CESTIO

Il più famoso degli epuloni, soprattutto per la sua tomba monumentale, fu Caio Cestio, un comune cittadino pubblico del I secolo a.c. che però, grazie alla sua carica di epulone, riuscì a mettere in piedi una piccola fortuna, segno che codesti sacerdoti erano riccamente pagati.

Egli visse per tutta la vita a Roma e non sarebbe passato alla storia se non avesse voluto una tomba unica, che destò meraviglia già tra i suoi contemporanei e che oggi è nota con il nome di Piramide Cestia, una famosissima piramide in stile egizio, costruita nella zona ostiense ed inglobata all’interno del circuito delle Mura Aureliane, realizzata tra il 18 ed il 12 a.c. in calcestruzzo e cortina di mattoni, tutto ricoperto da lastre di prezioso marmo lunense.

La sua epigrafe riporta Caio Cestio Epulone, figlio di Lucio, della tribù Poblilia, e subito dopo il suo cursus honorum: pretore, tribuno della plebe e "Septemvir Epulonum".


BIBLIO

- R. Bloch - La religione romana - in Le religioni del mondo classico - Laterza - Bari - 1993 -
- G. Dumezil - La religione romana arcaica - Rizzoli - Milano - 2001 -
- D. Sabbatucci - La religione di Roma antica - Il Saggiatore - Milano - 1989 -
- Floro - Epitoma de Tito Livio bellorum omnium annorum DCC, I. -
- Jorg Rupke - La religione dei Romani - Torino - Einaudi - 2004 -


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