AVENTICUM (Svizzera)




AVENTICUM

GLI ELVEZI

Aventicum, situata nell'altipiano svizzero, fu in età romana la capitale dell'Elvezia, nonchè suo centro politico, religioso ed economico. Gli Elvezi erano un popolo celtico costituito da centri tribali che, nel 61 a.c. decisero, si suppone perchè attaccati dalle tribù germaniche, di migrare dall’Altipiano svizzero (tra la zona alpina e il massiccio del Giura) alla Saintonge (antica provincia francese), per cui si prepararono ad attraversare il territorio del popolo celtico dei Sequani.

Così le tribù galliche dei Sequani chiamarono Cesare, allora governatore della provincia romana della Gallia Narbonense, per difenderle dagli Elvezi.

Cesare, lasciato il suo luogotenente Tito Labieno a presidiare Ginevra, disponendo in quel periodo solo di una legione, tornò nella vicina provincia della Gallia cisalpina, dove recuperò le tre legioni di stanza ad Aquileia, ed arruolate altre due nuove legioni (la XI e XII), tornò in Gallia a marce forzate.

In realtà Cesare disponeva di soli 29.000 uomini mentre gli Elvezi ne avevano ben 368.000 uomini di cui 92.000 abili alle armi. Ma si diceva che un soldato romano valesse 10 barbari e poi Cesare era un geniale stratega, per cui incoraggiò i suoi uomini e si preparò alla battaglia.

Nonostante fosse intervenuta la morte di Orgetorige, organizzatore e capo della migrazione, gli Elvezi decisero di intraprendere ugualmente il lungo viaggio, distruggendo prima tutti i loro villaggi e i loro beni, per non aver la tentazione o la possibilità di tornare indietro. E non fu un'iniziativa felice. Questa era una delle differenze tra romani e barbari, un romano non doveva costringersi a fare qualcosa, se un romano decideva la sua volontà lo portava sino in fondo.

Scontratisi con l'esercito romano nel territorio degli Edui, gli Elvezi vennero sconfitti nella Battaglia di Bibracte e i superstiti, circa 110.000 (su 368000) furono costretti a tornare sull’Altopiano, dove avevano distrutto i loro villaggi e i loro beni.

Cesare scrisse che nel 52 a.c. circa 8.000 Elvezi partirono poi, con tutte le altre popolazioni celtiche della Gallia) in soccorso di Vercingetorige assediato dai Romani, guidati ancora da Cesare, ad Alesia, per essere però di nuovo sconfitti.

AVENTICUM

AVENTICUM

La città antica sorgeva nell'attuale area dell'Avenches, (Distretto Canton Vaud), a sud del lago di Morat, nella pianura della Broye, a un'altitudine di circa 445 m. Aventicum fu fondata ex novo nei pressi di una zona sacra, frequentata fin dall'età del Ferro. A partire dall'inizio della nostra era viene attuato in questo luogo un eccezionale programma di sviluppo urbano, destinato a durare per più di due secoli e incentrato su due poli che si completano a vicenda: il foro e la zona occidentale dei santuari. Concepito secondo il modello della città di Roma, questo progetto è iniziativa dell'elite locale che detiene il potere politico e sarà realizzato in tutta la sua ampiezza dopo l'elevazione d'Aventicum al rango di colonia romana nel 71 d.c.

Aveva una superficie di circa 120000 mq con 20000 abitanti, e si trovava in un sito strategico posto sulla strada che collegava le rive del lago Lemano alle città romane di Vindonissa (ex campo legionario romano), e Augusta Raurica. Essa era anche collegata per via fluviale, tramite un canale, al lago di Morat.

Il lago Lemano, nome di origine greca, fu reso celebre da Giulio Cesare quando, nel 58 a.c., partì da Genava e dal lacus Lemanus per combattere gli Elvezi. Genava (Ginevra) viene citata da Cesare appunto per il suo passaggio in questa città nel De bello gallico. Volendo impedire il passaggio degli Elvetici, Cesare rese inagibile il ponte sul Rodano. Con l'insediamento provvisorio delle truppe romane nel 58 a.c., l'oppidum si espanse pian piano diventando prima un vicus e poi una città romana

I numerosi reperti rinvenuti nel corso degli scavi archeologici sono esposti presso il Musée romain d'Avenches, collocato nella torre dell'anfiteatro romano. Tra i reperti spiccano un organo idraulico antico quasi completo e soprattutto il celebre busto di Marco Aurelio (121 - 180), realizzato attorno al 180 d.c., scoperto nel 1939 all'interno della rete fognaria di un tempio.

BUSTO DI MARCO AURELIO RITROVATO AD AVENTICUM


LE VIE DI COMUNICAZIONE

La città fu un importante nodo stradale dell'epoca, perchè la via svizzera passava per Avenches (parte di Aventicum e ospitante l'anfiteatro romano), Morat (oggi comune del Canton Friburgo), Chiètres (Cantone Friburgo) e Kallnach (nel cantone di Berna), e si dirigeva verso Soletta (capitale del Cantone omonimo) e verso Windisch (comune del Canton Argovia), estendendosi lungo il margine orientale del Seeland (Svizzera nord-occidentale).

Una seconda strada romana traversava il Seeland verso Witzwil, tra i laghi di Neuchâtel e di Morat. Dopo Petinesca (sito archeologico romano), una biforcazione, passando per le Gole del Taubenloch, attraversava il Giura verso l'Europa settentrionale, oltre Augusta Raurica (odierna Augst).



GLI EDIFICI

Aventicum si accrescerà per quasi tre secoli secondo il piano stabilito all'epoca della sua fondazione nel primo decennio d.c., presenta un reticolo ortogonale di strade che suddividono il territorio in isolati di dimensioni regolari. L'orientamento generale di questo piano e dettato da due vie principali perpendicolari, nel cui punto d'intersezione si trova il foro. La creazione di un muro di cinta verso il 70 d.c. determinerà i limiti del territorio cittadino per i secoli a venire.

A partire dall'epoca tiberiana (20-30 d.c), Avenches conosce un intenso sviluppo dell'edilizia monumentale, in particolare nella zona del foro. Alla metà del I sec. risale la costruzione delle prime grandi dimore urbane, le domus, mentre l'occupazione dei quartieri periferici s'intensifica con la creazione di zone artigianali. Nel II sec, la realizzazione di vasti programmi edilizi trasformerà profondamente il paesaggio urbano: a quest'epoca appartengono i principali monumenti pubblici (teatro, anfiteatro) e religiosi (santuario di
Cigognier, tempio di Grange des Dimes, tempio di Lavoex).

Alla fine di questo stesso secolo, lo sviluppo monumentale della città raggiunge il suo apogeo. Il III sec. non vede che poche nuove realizzazioni, ma le trasformazioni apportate a determinati
monumenti sono comunque indice di un certo livello di vita. Aventicum denota chiari segni
di declino a partire dal IV sec.

EPIGRAFI ROMANE

DESCRIZIONE

La città romana confinava a sud ovest con una zona sacra gallica, che continuò a servire da piazza per i comizi del popolo. Essa venne costruita su modello romano con un decumanus maximus che intersecava ortogonalmente un cardus maximus.

PLANIMETRIA (Clicca per ingrandire)
Da queste due vie si dipartivano diverse strade parallele ma più strette, che formavano una scacchiera di insulae, (calcolando che dovessero esserci 48 insulae, ne sono state rinvenute 42), ciascuna di m 75 x 110 m, che seguivano l'orientamento del decumano e quello del cardo, invece notevolmente larghi 9 m ciascuno.

Il foro era posto al centro della rete urbana e venne ristrutturato all'epoca di Tiberio. Un portico posto sopra una galleria seminterrata fiancheggiava l'area sacra, che ospitava le statue della familia giulio-claudia e un tempio. L'area publica, edificata fra il 40 e il 70 d.c., era delimitata a sud da una basilica e una curia.

A partire dall'80 d.c. l'area subì notevoli trasformazioni e la zona pubblica ospitò un vasto palazzo, forse residenza di un alto funzionario. Altri edifici pubblici, delle terme, le sedi di corporazioni professionali e diversi monumenti onorifici arricchirono, fino al III sec., i dintorni del foro.

Ancora oggi vi si individuano enormi edifici, come la Porta orientale e una torre della cinta muraria, le terme del Foro, l'Anfiteatro, che poteva contenere fino a 16.000 persone, rovine di templi e il santuario detto del "Cigognier" (Cicognaia).

Il Museo ospita i reperti più importanti, come la copia del busto aureo dell'Imperatore Marco Aurelio, alta 33 centimetri e pesante circa 1,6 km, mosaici, iscrizioni su pietra e numerosi oggetti della vita quotidiana dei Romani.

MOSAICO DOMUS


LA STORIA

Dopo esser stati sconfitti a Bibracte da Giulio Cesare (100-44 a.c.) nel 58 a.c., gli Elvezi fecero ritorno ai loro territori di origine nell'altipiano svizzero, che furono annessi dai Romani nel 15 a.c..
Secondo alcuni, Aventicum fu fondata, si dice exnovo, all'inizio del I sec. d.c. come capitale del territorio degli Elvezi appena conquistato, lungo la strada costruita al tempo dell'imperatore Claudio che collegava l'Italia alla Britannia.

PORTA EST
Secondo altri era preesistente e questo sembra molto probabile, considerando la preesistenza del monumentale santuario. Inoltre a sud di Aventicum,  sul monte del Bois de Châtel, è attestato, nella seconda metà del I sec. a.c., un oppidum elvetico che doveva costituire la residenza del capo Vatico, del quale si sono ritrovati due quinari d'argento.

La creazione di Aventicum sarebbe da attribuire al soggiorno di Augusto a Lione tra il 15 e il 13 a.c., per l'organizzazione delle tre Gallie, ma ciò nonostante, gli scavi non consentono di risalire oltre il 5 d.c., datazione del primo porto di Αventicum.

Esso prevedeva una banchina trapezoidale di 100 m di lunghezza e di 30-35 di larghezza, circondata da un muro per l'alaggio. Una strada lunga c.a 1 km lo collegava alla città. 

Nel 72 d.c., sotto l'imperatore Vespasiano (9-79), che secondo alcuni studiosi vi soggiornò a lungo (ma la cosa è controversa), la città fu elevata al rango di colonia di diritto romano. Gli abitanti di una colonia romana erano cittadini di Roma con il riconoscimento di tutti i diritti e l'amministrazione veniva controllata direttamente da Roma.

Nel II e nel III secolo d.c. la città continuò a fiorire, fino a quando, verso il 275/277 gli Alemanni, tribù barbara del sud est della Germania, invasero il territorio, impoverendo ed involvendo la civiltà della città e di tutta l'area, che comunque continuò a essere abitata. Nel IV sec. però Ammiano Marcellino descrive la città come deserta e semidistrutta,. I resti della tarda antichità sono molto rari.



LA RELIGIONE

Aventicum trae il nome dalla divinità indigena delle acque Aventia, sicuramente un'antica Dea Madre e si conoscono nell'area, almeno fino ad oggi, una dozzina d'edifici a carattere sacro. Sicuramente iniziò in epoca molto antica come santuario miracoloso con acque salutari, un centro di attrattiva intorno a cui si formò, si presume, la città gallica poi romana.

SANTUARIO DI CIGOGNER
Diverse epigrafi mostrano infatti la gratitudine di personaggi romani per la Dea che ha loro concesso una grazia. La Dea, molto diffusa in varie aree, sembra del resto essere stata adorata anche nell'Italia settentrionale in diverse valli, come la Val Camonica. 

Con il nuovo imperatore Vitellio viene chiesta la morte del padre di tale Iulia Alpinula, sacerdotessa della Dea Aventia, che pur intercedendo per lui, non riuscì a salvare la vita al genitore. Ce ne informa un'epigrafe fatta incidere dalla sacerdotessa inconsolabile.

Il sito archeologico della città di Aventicum comprende:
- Le  mura;
- Tempio della Grange-des-Dîmes;
- Tempio di Giove Ottimo Massimo;
- Terme del foro;
- Il teatro;
- Il santuario del Cigognier;
- L''anfiteatro.
- La torre de la Tornallaz 
L'insieme della città è tutelato come "bene culturale svizzero d'importanza nazionale.




LE MURA 

Sotto Vespasiano la colonia si dotò di una cinta muraria merlata, che racchiudeva 140 ha, lunga  5,5 km, alta 7 m e larga 2,4 m nella parte alta di modo che potessero passarci dei carri.

Essa era munita di un fossato continuo e comprendeva 73 torri che davano accesso al cammino di ronda, con due porte monumentali a ovest e a est, una porta secondaria a nord est e sicuramente una anche a sud. La porta ad est, che si osserva qua a fianco, è, come si vede, elegante e perfettamente conservata.

I pali di fondazione del tratto di mura situato in pianura risalgono al 72-77 d.c. La cinta delimitava nel suo insieme un territorio almeno quattro volte più vasto di quello della città e dei suoi sobborghi nella loro più grande estensione. Evidentemente accoglieva territori ancora da scavare.

LA TORRE CON LE MURA

LA TORRE 

Qui sopra invece la celebre Tour de la Tornallaz, l'unica delle 73 torri delle mura romane di Aventicum ad essere scampata alla distruzione.

La torre rotonda è stata perfettamente restaurata, come del resto le mura. I reperti trovati ad Aventicum sono esposti nel museo romano, situato nella torre medievale che sovrasta l'anfiteatro.


I SANTUARI

Ad Aventicum, il cui nome deriva dalla divinità indigena delle acque Aventia, si conoscono ad oggi una dozzina d'edifici a carattere sacrocon due poli distinti: il foro da una parte e il quartiere occidentale dall'altra. Quest'ultimo e a sua volta suddiviso in due zone dalla via principale est-ovest: nella prima si ergono tre templi (Grange des Dimes, tempio rotondo, Derriere la Tour) e il muro di cinta di un quarto edificio sacro, situato all'altezza dell'arena; nella seconda zona, corrispondente alla piana paludosa di Lavoex, I'attivitä edilizia ebbe inizio poco piü tardi, con l'edificazione, verso la fine del I sec. d.c, dell'insieme monumentale costituito dal tempio classico di Cigognier e dal teatro.

Sui margini di questo complesso sorgeranno nella seconda metà del II sec. due nuovi templi di tipo indigeno. Nel quartiere occidentale, i santuari gallo-romani vengono a sovrapporsi a vestigia sepolcrali d'epoca celtica, alle quali e forse da ricondurre la scelta del luogo di fondazione della futura capitale degli Elvezi.

A qualche centinaio di metri dalle mura cittadine vi e il luogo di culto di En Chaplix, comprendente
due mausolei posti di fronte a due santuari di tipo indigeno. Uno di essi venne a rimpiazzare, verso
la metà del I sec, una struttura a carattere funerario (culto familiare), datata del 15-10 a.c.
Numerose iscrizioni e rappresentazioni iconografiche testimoniano della devozione degli abitanti



TEMPIO DI GRANGE-DES-DIMES

Il tempio risale all'inizio del II sec., versione monumentale del tempio celtico, con un alto podio, una scala frontale e un'alta cella quadrata circondata da un portico, la cui facciata era decorata da un pronaos a frontone tipicamente romano.

Esso sorgeva al centro di un temenos che si apriva sulla strada diretta verso l'Altopiano. Questa zona sacra era delimitata a nord da un portico e comprendeva altre costruzioni, tra le quali un pozzo.

Gli cavi più recenti hanno rivelato diverse fasi costruttive anteriori del santuario, tra cui opere in muratura che risalgono alla fine del I sec.; le strutture più antiche, della prima metà del I sec., si presentano sotto forma di fossati paralleli, testimonianze di un recinto di tradizione celtica.



SANTUARIO DEL CIGOGNER

SANTUARIO DEL CIGOGNER
In un temenos (spazio aperto adibito al culto), non lontano dal tempio di Grange-Des-Dimes, a sud ovest, vi era un altro tempio gallo-romano.

Questo era a cella circolare con 12 colonne e con portico inserito nella facciata.

Venne edificato poco dopo la metà del I sec., probabilmente eretto sulle rovine di un altro santuario eretto all'inizio dello stesso secolo.

Forse un tempio eretto alla medesima divinità del precedente santuario oppure, ed è molto probabile, un tempio romano che riproponeva l'antica divinità associandola a una divinità romana con caratteristiche analoghe.



TEMPIO DI GIOVE OTTIMO MASSIMO

Due recinti sacri situati a un livello inferiore rispetto all'anfiteatro si svilupparono forse fin dall'epoca augustea; su uno di essi venne in seguito edificato un tempio con caratteristiche simili a quello della Grange-des-Dîmes. Su entrambi i lati della strada costruita sotto Vespasiano, che collegava le porte a ovest e a est ed evitava i quartieri urbani passando a sud, a partire dal 98 d.c., fu edificato un grande complesso monumentale.

Esso si componeva a nord del santuario detto del "Cigognier" (Cicognaia), cui corrispondeva a sud il teatro. Destinato probabilmente alla celebrazione del culto dell'imperatore da parte di tutti gli abitanti, ma dedicato forse a Jupiter Optimus Maximus e ad altre divinità indigene romanizzate. La cicognaia fa pensare a un'antica Dea Cicogna di origine orientale poi trasposta in Greacia, come la tebana Pelarge, dove la cicogna rappresenta la Dea Madre, o la natura che tutto partorisce.

Non appare strano quindi che alla Dea Madre i romani opponessero un Dio Padre, re degli Dei. Il santuario (112 x 117 m), che ricalcava la pianta del Tempio della Pace di Roma, comprendeva un tempio di tipo romano, preceduto da un cortile-giardino fiancheggiato su tre lati da portici sopraelevati, accessibili dal pronao con gradinata centrale.

IL TEATRO

IL TEATRO
 
Situato di fronte al santuario, 140 m più a sud, c'era il teatro, con un palcoscenico di dimensioni ridotte come si usava nei teatri gallo-romani, dove le scene erano praticamente inesistenti. Probabilmente anche questo edificio era adibito ad alcune cerimonie del culto imperiale, ma non solo.

Esso è, ma solo in alcuni punti, molto ben conservato, come si evince da questa foto che mostra parte della facciata, i vomitatoria, alcuni gradini ecc.. Il teatro appare edificato in pietra locale e marmi, questi ultimi oramai asportati quasi totalmente.

RICOSTRUZIONE DEL TEATRO

IL CAMPIDOGLIO

Il cosiddetto Campidoglio, che potrebbe essere una curia, una biblioteca o un tempio dedicato a Minerva, occupava il terzo occidentale dell'insula 23. Venne edificato sotto Traiano sul sito di un bagno pubblico costruito sotto Claudio e poi sostituito dai Flavii con le terme dell'insula 29.

Gli scavi degli anni '70 hanno riportato alla luce le fondamenta di una cella a nicchia assiale affiancata da due locali  con un atrio ciascuno. Sul lato ovest un deposito sacro, o favissa, a forma di tomba conteneva elementi in marmo provenienti da una statua di Minerva.

L'ANFITEATRO

L'ANFITEATRO 

Restaurato di recente, l'anfiteatro sorge sul fianco est della collina di Avenches, e si ritiene sia stato edificato all'inizio del II sec.. Venne costruito in modo particolare, cioè a struttura piena (per questo si è mantenuto), e contava in origine 20 gradini in terra battuta, sostenuti da assi, ai quali si accedeva mediante 12 rampe di scale in muratura.

DETTAGLIO DELL'ANFITEATRO
A est un portale centrale si apriva sull'arena; era affiancato da due entrate collegate alla base delle gradinate da scale. A ovest un passaggio assiale dotato di rampe e di scale conduceva dall'arena al livello della città attuale. A sud l'arena era fiancheggiata da un corridoio di servizio.

Verso la fine II sec. inizio III sec., l'anfiteatro fu ampliato: il muro perimetrale fu rinforzato mediante un anello in muratura dotato di nicchie esterne; ciò permise di installare 30 gradini di pietra ornati da un portico e resi accessibili da scale e da 18 vomitori. Le entrate orientali furono allora arricchite con una facciata monumentale a tre arcate composta da grosse lastre di arenaria.



LE TERME

Le terme, elemento indispensabile di ogni città romana, erano ubicate nelle insulae 18, 19, 23 e 29. Ne sono ancora visibili i resti del frigidario, del tepidario e di una parte del calidario delle terme dell'insula 29 (in località En Perruet); costruite sotto i Flavii. Le terme sono parte integrante del paesaggio architettonico d'Aventicum a partire dall'epoca tiberiana (29 d.c, terme dell'insula 19).

Le prime terme del foro (insula 23) risalgono alla metà del I sec d.c. Esse comprendevano anche una stanza per bagni di vapore, una piscina scoperta e una palestra. Già sotto Tiberio le terme dell'insula 19, del 29 d.c., erano dotate di attrezzature balneari destinate a chi si recava al contiguo santuario della Granges-des-Dîmes.

L'architettura termale raggiunge il suo apogeo negli importanti lavori di ristrutturazione degli stabilimenti delle insulae 19 e 29 durante la prima metà del II sec, quando la città si doterà dei maggiori monumenti pubblici. Altri grandi complessi balneari sono stati rilevati nelle insulae 16 e 18. Trattandosi di scoperte di vecchia data, non e a tutt'oggi possibile stabilire se queste strutture fossero installazioni pubbliche o se appartenessero a sontuose domus.



LE INSULE

Le prime insule, dell'epoca di Tiberio, erano costruite con armature in legno a traliccio riempito e c'era anche un macello. Fra il 40 e il 70 d.c. le abitazioni vennero ricostruite in pietra. Alcune avevano pavimenti sopraelevati, muri costruiti in legno e mattoni crudi e intonacati con materiali di qualità, con soglie e colonne spesso in pietra.

Le domus avevano botteghe sul lato della strada e, talvolta un giardino con peristilio. I quartieri iniziarono a svilupparsi anche ai piedi della collina dell'anfiteatro; i pavimenti, di calcestruzzo di calce, erano sopraelevati, i muri erano rivestiti e avevano fondamenta profonde.

Verso la fine del II sec. e durante il III sec. le domus aumentarono il numero dei locali ma a discapito della loro grandezza. Apparvero i riscaldamenti a ipocausto e le decorazioni a mosaico. Alla fine del I sec. l'aumento della popolazione fece spostare le attività artigianali più inquinanti ai margini della città: ceramisti, fabbricanti di laterizi, conciatori, soffiatori, fabbri, bronzisti, fonditori si insediarono nei sobborghi a nord.

I cittadini più ricchi occuparono poi anche le zone periferiche, con grandi e lussuose case e giardini, mentre nella seconda metà del III sec. tornarono al centro urbano gli artigiani, ricostituendo una specie di city artigianale commerciale.

TOMBA GALLO-ROMANA DEDICATA AD ARTIO-DIANA

NECROPOLI

Subito oltre le mura, come accadeva in genere nelle città romane, le strade erano affiancate da necropoli con tombe a inumazione e a incinerazione a seconda dei periodi. La città ha un importante ruolo di centro religioso con due poli distinti: il foro da una parte e il quartiere occidentale suddiviso in due zone dalla via principale est-ovest.

Nella prima zona si ergono tre templi (Grange des Dimes, Tempio rotondo, Derriere la Tour) e il muro di cinta di un quarto edificio sacro, situato all'altezza dell'arena. Nella seconda zona, nella piana di Lavoex, verso la fine del I sec. d.c, sorgono il tempio classico di Cigognier e il teatro. Accanto a questi sorgeranno verso la fine del II sec.due nuovi templi di tipo celtico.

Nel quartiere occidentale, i santuari gallo-romani vengono a sovrapporsi a vestigia sepolcrali d'epoca celtica. Le sepolture erano di vario tipo: dal cumulo di pietre ai mausolei monumentali scoperti sul sito di In Chaplix, a poche centinaia di metri dalla Porta nordest Aventicum durante la costruzione dell'autostrada.

Durante il regno di Augusto (27 a.c. 14 d.c), venne edificato il primo santuario romano. Al centro di uno spazio quadrato aperto limitato da un fossato, un santuario di legno del 15-10 a.c. accolse i resti della cremazione di una donna con il suo bambino. Questa tomba fu oggetto di culto, viste le offerte monetarie.

Sotto il regno di Tiberio (14 a.c.-37 d.c.), il sito di Chaplix aumentò velocemente. sostituendo il santuario con un piccolo tempio gallo-romano e una cappella. La costruzione era in legno, su basi in muratura. La venerazione del santuario va dal I sec. al IV sec. d.c.
 
Dalla fine del I secolo d.c.. sorge qui una necropoli, delimitata da fossati, nelle vicinanze dei monumenti.
Dalla metà del I all'inizio del III sec. predomina il rito dell'incinerazione, per cedere poi all'inumazione, che sarà di regola nel tardo impero. 

La deposizione d'offerte in cibo, d'effetti personali e d'amuleti nelle tombe testimonia della credenza in una certa forma di vita dopo la morte  Le tombe per lo più risalgono al II secolo d.c., dopo di che decadde.  Verso la fine del III sec., i monumenti sono stati smantellati per il recupero delle pietre, essendo un sepolcreto pagano non c'erano remore.


IL MUSEO DI AVENCHES

"Nel 2013, Christophe Claret ha deciso di realizzare un film 3D in collaborazione con Philippe Nicolet e la sua società di produzione NVP3D, per documentare gli incredibili reperti ora di proprietà del Museo romano di Avenches e della città di Avenches. Il vantaggio di utilizzare il 3D per un film di questo tipo risulta evidente sul grande schermo. Visualizzare gli antichi reperti in tre dimensioni fornisce dettagli impareggiabili anche degli oggetti più piccoli, offrendo al pubblico e ai ricercatori la possibilità di riscoprire la ricca storia di Aventicum. 

Tra gli oggetti rinvenuti si trova un reperto di inestimabile valore: un busto in oro massiccio dell'imperatore Marco Aurelio, che venne scoperto nel 1939, durante la pulizia di una vecchia tubatura. Questa preziosa scoperta è uno dei soli tre busti romani di questo stile conosciuti in tutto il mondo. Altre statue simili sono state molto probabilmente fuse e trasformate in altri oggetti nel corso dei secoli. A causa del limitato spazio espositivo del museo, molti degli oggetti rinvenuti dell'antica capitale romana non possono essere esposti al pubblico. 

Christophe Claret spera che il suo segnatempo ispirato ad Aventicum contribuirà a far conoscere gli enormi sforzi compiuti dal Museo romano di Avenches per preservare le vestigia di questa antica civiltà. Desidera inoltre ottenere il supporto del governo svizzero per la costruzione di un nuovo edificio che tuteli ed esponga questo incredibile patrimonio. La storia dell'antica capitale e il film in 3D sono serviti da ispirazione per il segnatempo Aventicum. 

Al centro del quadrante si trova una replica in oro microincisa del busto di Marco Aurelio. Grazie a una tecnica senza precedenti nell'orologeria, la riproduzione fedele dell'imperatore su scala ridotta, alta meno di tre millimetri, viene ingrandita tramite un'intelligente invenzione chiamata mirascope. Il mirascope è composto da due specchi parabolici identici disposti uno sopra l'altro fino a creare una forma ellittica. 

Lo specchio convesso sulla parte superiore presenta un foro al centro. Quando si colloca un oggetto al centro dello specchio concavo inferiore, il riflesso dallo specchio superiore crea un ologramma dell'oggetto stesso, che appare quasi due volte più grande di quanto è in realtà. Grazie all'effetto ottico, sembra che il busto di Marco Aurelio si proietti in avanti uscendo dal centro dell'orologio. L'illusione ottica è così realistica che è difficile non cercare di toccare la scultura in oro attraverso il vetro zaffiro, ma è inutile."  


BIBLIO

- Anne Hochuli-Gysel - L'orgue romain d'Avenches/Aventicum - in: Les Dossiers d'archéologie - n° 320 - marzo/aprile - 2007 -
- Tacito - De origine et situ Germanorum - XXVIII -
- Cesare - De bello gallico - 1 -
- Carlo Carena - Cesare - Le guerre in Gallia - Mondadori - 1991 -
- Gilbert Kaenel - L'an -58. Les Helvetètes - Archéologie d'un peuple celte - Presse polytechniques et universitaires romandes - 2012 -






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