L'ETA' IMPERIALE





LE RIFORME DI OTTAVIANO


L'esercito

Augusto nel I sec. d.c., diminuì le legioni da 60 a 25 circa, mentre raddoppiò gli uomini della prima coorte che arrivano a 1000 circa e per questo verrà chiamata cohors millenaria: composta solo da cinque centurie.

La cavalleria venne divisa in 10 squadroni (detti turmae) di 15 cavalieri ciascuno. Ogni legione poteva avere da 150 a 300 cavalieri. Ogni turma era sottoposta a tre decuriones di cui il più anziano deteneva il controllo dell'unità.

Il generale della legione prende il nome di Legatus Legionis ed è subordinato ad un generale d'armata chiamato Comes Legionis. Inoltre la necessità di accorpare anche temporaneamente reparti provenienti da legioni diverse viene compiuta con l'istituzione delle vexillationes.

Nel I secolo d.c. la lorica anellata a cotta di maglia viene sostituita dalla lorica segmentata formata da piastre poste le une sopra le altre. Questa armatura era molto resistente nei confronti delle stoccate e delle frecce poiché era in grado di assorbire l'urto e di disperderlo su tutta l'armatura; inoltre era piuttosto flessibile garantendo al soldato una buona mobilità.

Augusto incentivò l'esercito di professionisti che rimanessero in servizio non meno di 16 anni per i legionari, portati a 20 pochi anni più tardi, e 20-25 per le truppe ausiliarie, donando alla pensione, la cittadinanza romana a chi non l'avesse, oltre a un buon stipendio annuale ed a una paga finale per il congedo, tra cui terre in zone poco romanizzate, in nuove colonie di nuovi cittadini romani.

Le varie vie venivano utilizzate per uno schieramento veloce delle truppe, i ponti potevano essere montati e smontati velocemente senza l' utilizzo di chiodi.

Roma poté contare su oltre 60 legioni (composte di 5000-6000 unità) al termine della guerra civile tra Ottaviano e Marco Antonio, e su un minimo di 28 agli inizi del principato (25 dopo la disfatta di Teutoburgo).

L'artiglieria romana comprendeva baliste, enormi balestre su ruote, poi baliste automatiche, in cui una volta tirato un dardo, la corda veniva nuovamente tesa, e da un caricatore sotto la balista ne rispuntava un altro pronto per il lancio, e tiravano pure dardi incendiari.

C'erano anche gli scorpioni, simili alle baliste ma più piccoli e maneggevoli, non automatici e non incendiari, con dardi più piccoli, utilizzati nelle imboscate o come supporto per gli arcieri.
Poi c'erano gli onagri, catapulte che lanciavano massi ricoperti di olio incendiario, o caricati con vasi di olio infiammato misto a sassi e pezzi di vetro, come una granata a frammentazione, utilr anche per abbattere le mura.

La cavalleria ausiliaria romana era formata da unità altamente specializzate, arruolate in aree di tradizioni militari. Si dividevano in unità di fanteria (pesante, leggera e da lancio), di cavalleria (pesante e leggera, e da lancio) e mista.

I Romani arruolarono Galli Transalpini, Narbonesi e Belgi, Germani, Iberici, Balearici, Cretesi, Numidi e Traci, dapprima lungo le frontiere perché, conoscendo i luoghi, potevano meglio difendere i confini. In seguito furono inviate ovunque, conservando i loro equipaggiamenti e metodi di combattimento tradizionali.

Il valore degli ausiliari era molto variabile e non sempre si poteva farvi affidamento. Talvolta allora Roma si serviva di milizie di Stati Clienti o Alleati, per conflitti interni o esterni.

Le guarnigioni di Roma furono riorganizzate da Augusto in nove coorti pretorie, inizialmente fuori Roma perchè la legge dal tempo di Silla proibiva la presenza di armati nel suolo italico, in 3 coorti urbane che avevano funzioni di polizia ed ordine pubblico e le coorti dei vigili a cui erano affidate le 14 regioni di Roma per gli incendi.

Tiberio poi richiamò le nove coorti pretorie e le tre coorti urbane sul Colle Esquilino, al di là delle mura serviane, in un campo di circa 17 ettari, con un'area aggiunta per le esercitazioni.

Anche la flotta fu riorganizzata con:
due basi principali e permanenti a Miseno, per la difesa del Mediterraneo occidentale, e Ravenna per la difesa di quello orientale; e una serie di flotte provinciali a supporto delle armate di terra, sia di mare sia lungo i maggiori fiumi.

IL LEGIONARIO IN EPOCA IMPERIALE

IL CURSUS HONORUM

Augusto distinse le carriere:

SENATORIALI
:
  • cariche preliminari: vigintivir, tribuno laticlavio;
  • cariche intermedie: curatore, legato, proconsole, ecc.;
  • Magistrature: questore, edile o tribuno della plebe, pretore e Console;
EQUESTRI
  • Milizie equestri: prefetto di coorte, tribuno angusticlavio di legione, triplo tribunato a Roma prefetto d'ala;
  • Procuratele: di carattere palatino, cancelleresco o tributario, finanziario provinciale e presidiale;
  • Prefetture: di flotta, dei vigili, dell'annona, d'Egitto, del pretorio; l'apice della carriera di un cavaliere;

GOVERNATORI PROVINCIALI

I governatori delle province imperiali erano nominati dal Princeps, con un mandato revocabile in qualsiasi momento:
  • il legatus Augusti pro praetore, proveniente dal cursus senatorio e di rango consolare pretorio, non possedevano un imperium proprio, ma delegato dal principe.
  • il procurator Augusti proveniente dall'ordine equestre, nelle province demilitarizzate o con la sola presenza di milizie ausiliarie.
  • il praefectus Alexandreae et Aegypti, funzionario di rango equestre elevato, che governava la provincia imperiale d'Egitto, con un imperium delegato dal principe.
  • un proconsole di rango pretorio, con una legione per la provincia d'Africa, nominato dal senato con un sorteggio, con mandato annuale e un imperium proprio.


GERARCHIA MILITARE

  • I Tribuni partecipavano al Consilio di Guerra.
  • Sotto di essi i Centurioni, ma solo il Primus pilus, il capo dei centurioni, era un ufficiale, i centurioni corrispondevano a sottufficiali.
  • Sotto i centurioni vi erano i collaboratori: l'Optio, il Tesserarius, il Signifer, il Cornicen, il Deganus e il Decurione equivalente del centurione nella cavalleria.


ARMAMENTO

L'equipaggiamento di un soldato romano dell'Impero risentiva della maggiore ricchezza di Roma per cui dette origine alla famosa lorica: segmentata (a placche di metallo) , squamata (a scaglie di metallo), plumata (a scaglie nervate, somiglianti a piume), hamata (in maglie di metallo).

Il legionario indossava di solito la lorica segmentata, lo scutum, pesante elmo con protezioni per collo e orecchie, il gladio, spada di circa 50 cm, il pilum, giavellotto, e il pugio, un pugnale.

Adatta al combattimento in campo aperto, poco si adattava in zone montane, dove ne soffriva la velocità, per questo Cesare spinse spesso i nemici a inseguirlo in pianura per poi distruggerlo.

Le truppe ausiliarie, suddivise in:
Ali di cavalleria: con armamento leggero o pesante.
Coorti di fanteria specializzata come arcieri, frombolieri ecc. in alcuni casi anche miste.



L'ESERCITO IN BATTAGLIA

In campo aperto, la cavalleria era solitamente posizionata alle ali. Le legioni al centro, poiché come fanteria pesante, dovevano reggere lo scontro frontale col nemico.

Erano protette alle spalle dall'artiglieria e dalle truppe ausiliarie di fanteria di arcieri e frombolieri, che dovevano decimare il nemico prima dello scontro. Alle spalle dell'esercito, su un promontorio, la guardia del corpo e l'Imperatore.

In un assedio erano utilizzate macchine, scale, torri per la scalata o la demolizione delle mura, e pezzi d'artiglieria per colpire gli assediati da lontano.

Spesso prima dell'assedio si scavava un agger, un fossato ed un terrapieno con una palizzata, per bloccare il nemico internamente, ed uno esternamente per difendersi da attacchi esterni in soccorso agli assediati. Molto usata la Testuggine, con gli scudi affiancati l'uno all'altro lateralmente e sopra la testa.



ORDINE DI MARCIA

la fanteria ausiliaria era mandata in avanscoperta; seguiva l'avanguardia compcon truppe legionarie, appoggiate da un corpo di cavalleria.

Dietro i legionari attrezzati per la costruzione dell'accampamento al termine della giornata di marcia; seguivano gli ufficiali ed il Generale con scorta armata e guardia pretoriana nel caso dell'imperatore; ancora un gruppo di legionari e cavalieri; poi muli carichi di armi da assedio smontate, oltre a bagagli ed alimenti; seguivano altre legioni, forze mercenarie ecc.; e chiudeva la retroguardia un grosso contingente di cavalleria.

Al termine della giornata veniva costruito un accampamento da campagna, per dormire la notte, protetti dagli attacchi nemici.



I LIMES


Le armate erano disposte lungo l'intero confine imperiale esterno per difendersi da popolazioni nemiche, ma servivano anche per romanizzare le province appena conquistate, diffondendo i principi amministrativi, giuridici, culturali, e costruendo strade, ponti, canali, fori, palazzi del governatore, teatri, e costituendo una guarnigione provinciale, per evitare insurrezioni.


I settori più presidiati:

( clicka per ingrandire)
  • Il settore europeo di Reno e Danubio, più della metà del contingente totale imperiale, al di là del quale si trovavano Germani, Sarmati e Daci.
  • Il settore orientale, a guardia di Parti, e poi dei Sasanidi.
  • Il settore Africano, a guardia di Musulami, Nasamoni, Mauri, ecc. spesso ribelli.

Tiberio, fece sostituire gli accampamenti legionari in legno con quelli in pietra.
Traiano istituì la carica di Praefectus Mesopotamiae, introdusse l'uso del contus (la picca) per la cavalleria, costituì un reparto di cavalieri su dromedari e arruolò nella cavalleria i Daci.

Adriano stabilì turni di addestramento, istituì i numerus (reparti ausiliari che conservavano i propri costumi) e fece sul limes britannico il Vallo di Adriano, una muraglia in pietra dotata di fossato.

I guerriglieri ebraici, irriducibili nemici di Roma, avevano avuto ordine di non misurarsi mai con una legione di veterani.
"Nessuno" - dice Giovanni Brizzi - il maggiore storico militare italiano dell’antichità, "era in grado di resistere a questi gruppi armati di cinquemila uomini (più altri cinquemila ausiliari) che, grazie a una disciplina formidabile, erano in grado di controllare un’intera regione. Singolarmente addestrati alla scherma, al lancio del giavellotto, alla corsa, alla marcia con i pesi, armati con quanto di meglio offriva la tecnologia dell’epoca imperiale, erano imbattibili. Così si spiega perché dopo Cesare per un lungo periodo ci furono pochissime battaglie campali."


BIBLIO


- Giovanni Alberto Cecconi - La città e l'impero: una storia del mondo romano dalle origini a Teodosio il Grande - Roma - 2009 -
- AAVV - A C. J. Wacher - Il mondo di Roma imperiale, vita urbana e rurale - Bari  -  La Terza - 1989 -
Theodor Mommsen Storia di Roma. L'età imperiale. La difesa dei confini dell'impero da Augusto a Diocleziano - Rusconi libri - 2019 -


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