LA MILIZIA NELL'ETA' REPUBBLICANA




La legione "oplitica" difese Roma fino alla Repubblica dove avvennero importanti mutamenti che avrebbero visto prevalere l'Esercito romano su tutti gli altri. Con la prima repubblica l'esercito era diviso in due legioni, ognuna al comando di un Console, e solo in caso estremo venivano unite e veniva eletto un solo capo, in carica sei mesi, detto Dictactor.

La legione si disponeva ancora su tre file: hastati, principes e triarii, dai più giovani che stavano davanti ai più anziani dietro.

La legione fu l'unità militare di base dell'esercito romano quando passò dal modello falangitico macedone a quello manipolare nel IV sec. a.c., abbandonando clipeus e hasta per armarsi di scutum, pilum e gladius.

Secondo la tradizione, la tattica manipolare fu introdotta da Marco Furio Camillo. Il manipolo rimase l'unità base dell'esercito fino alla II guerra punica.

Ma Roma aveva bisogno di soldati perchè ai confini premevano i nemici, per cui si decise di far arruolare la plebe rifornendoli dell'equipaggiamento e delle provviste come gli altri, nonchè stipendiando sia loro che i Tribuni della plebe, sollevandoli dall'obbligo di leva e facendone dei professionisti pagati dallo stato.

L'età andava sempre dai 17 ai 46 anni, e durava al massimo per 16 anni. Cadde dunque la distinzione di censo, anche se gli equites erano sempre optimates, perchè dovevano comunque mantenere il cavallo, e ai veterani si assegnarono terre nelle colonie e, più tardi la cittadinanza romana.

All'inizio la legione era stanziata in una provincia, di cui aveva la responsabilità della sicurezza e della difesa militare.

Con la nascita della Repubblica nel 509 a.c., la legione subì vari rinnovamenti a iniziare da quello voluto da Furio Camillo: termina la formazione oplitica e inizia il manipolo che prevedeva la legione divisa in più unità, dette manipoli, ognuna con una certa autonomia si da scorporarla facilmente in caso di necessità. 

La prima fila di manipoli era composta da 1200 hastates con una spada e una lancia sostituita poi con due pila, in seconda linea si trovavano 1200 principes armati di gladi, e in terza fila 800 triares con lunghe lance.

La legione era composta da 3000 uomini divisi in centurie, con gruppi di 60 uomini (nell'età arcaica erano 100, da cui il nome centurie) comandati da un centurione che stava sulla destra,  un cornicifer che portava la tuba per dare i segnali e un otpio, l'aiutante del centurione. 

Le centurie erano unite due a due per formare i manipoli, dove solo uno dei due centurioni era detto priore (termine assunto poi dalla chiesa per designare il capo di un convento) e aveva il comando dell'unità, seguito dal signifer o porta insegna del manipolo.

Durante le Guerre Puniche, i generali romani apprendono l'importanza della cavalleria non solo per operazioni di supporto e fiancheggiamento ma anche, e sopratutto per proteggere i lati della legione; e proprio a questi scopi essa viene portata a circa 200 effettivi.

Nella Repubblica la leva era effettuata tramite il censo e obbligava tutti i cittadini abili.
Le legioni erano di norma quattro, ma potevano essere anche di più in casi di necessità, ed erano comandate due per Console.

Nasce poi la carica dei Tribuni Militium: solitamente  sei uomini (di cui uno di rango senatorio) che avevano il comando di parti dello schieramento e della cavalleria.



LEGIONE LIVIANA DURANTE LA GUERRA LATINA (340-338 a.c.)

Sappiamo da Tito Livio che prima della guerra latina, l'esercito romano abbandonò lo schieramento di tipo falangitico per assumere la formazione di battaglia manipolare. La legione risultava così divisa in tre gruppi principali più altri tre secondari: i principali erano gli hastati, i principes e i triarii mentre i secondari si chiamavano rorarii, leves e accensi (questi ultimi da non confondere con l'incarico ufficiale civile). Successivamente i velites sostituirono leves e rorarii.

Ogni legione era composta, inoltre, da 30 manipoli: 10 di hastati 10 di principes e 10 di triarii mentre i leves e i velites erano divisi tra ogni manipolo. Questa differenziazione esisteva, oltre che sulla base dell'esperienza dei soldati, anche per nature economiche.

Nella Roma repubblicana l'arruolamento era basato sul censo e ogni soldato era tenuto, inizialmente, a provvedere autonomamente all'equipaggiamento. Fra la fanteria, i più "benestanti" erano i triarii, che potevano permettersi l'equipaggiamento più completo e pesante, mentre gli accensi erano i più poveri, presi dalla quinta classe di cittadini, secondo l'ordinamento censitario di Servio Tullio.

In formazione da combattimento i leves (sostituiti in seguito dai velites), elementi della quarta classe, erano armati alla leggera con armi prevalentemente da lancio come archi, piccoli giavellotti e fionde.

Essendo poveri non potevano permettersi un equipaggiamento particolarmente raffinato ed agivano così più che altro come schermidori, spesso senza neanche una minima protezione.

Essi si disponevano davanti alla legione e venivano impiegati come fanteria di disturbo. In genere nell'esercito ve ne erano 300, integrati in ogni manipolo piuttosto che a formare unità proprie.

Normalmente, assieme ai triarii, erano disposti anche i rorarii e gli accensi: i primi erano truppe giovani ed inesperte, mal equipaggiate anche perché non potevano permettersi armamenti di buona qualità, ed erano impiegati più che altro come riserve con cui riempire eventuali vuoti sul campo di battaglia.

Gli accensi erano ancora più poveri e solitamente, se combattevano, fungevano da supporto con fionde e sassi, ma spesso erano impiegati più che altro come legati e portamessaggi fra gli ufficiali. Questi ultimi due ordini rappresentavano un retaggio della quarta e della quinta fila dell'ormai scomparsa falange oplitica. Triarii, rorarii ed accensi erano articolati in 3 manipoli di 180 uomini l'uno.

IL TRIARIUS

LEGIONE SECONDO POLIBIO PRIMA DELLA SECONDA GUERRA PUNICA (218 a.c.)

L'organizzazione interna dell'esercito romano descritta da Polibio nel suo VI libro delle Storie, è da datarsi al principio della seconda guerra punica (218-202 a.c.). Non possiamo escludere, però, che tale riorganizzazione (rispetto a quella proposta da Tito Livio nel paragrafo precedente), non possa appartenere ad un'epoca antecedente e databile addirittura alla stessa guerra latina (340-338 a.c.), o alla terza guerra sannitica (298-290 a.c.) oppure alla guerra condotta contro Pirro e parte della Magna Grecia (280-272 a.c.).

Ogni legione era formata da 4.200 fanti (portati fino a 5.000, in caso di massimo pericolo) e da 300 cavalieri.

Le unità alleate di socii (ovvero le Alae, poiché erano poste alle "ali" dello schieramento) erano costituite, invece di un numero pari di fanti, ma superiori di tre volte nei cavalieri (900 per unità).

I fanti erano poi suddivisi in quattro differenti categorie, sulla base della classe sociale/equipaggiamento ed età:
  1. primi ad essere arruolati erano i Velites, in numero di 1.200 (tra i più poveri ed i più giovani);
  2. seguono gli Hastati, il cui censo ed età erano ovviamente superiori, in numero di 1.200. Erano armati di hasta, termine che indica sia la Lancea da urto, sostituito in seguito da un giavellotto (chiamato Pilum), equipaggiati con corazze leggere (spesso di cuoio o composte di piastroni di metallo sul petto), con uno scudo che copriva lo spazio tra il piede e la cintola, con una spada corta e con un pugnale;
  3. poi vengono i Principes, di età più matura, sempre in numero di 1.200. Erano armati con corazze più pesanti (solitamente cotte di maglia lunghe fino al bacino) con uno scudo simile a quello degli hastati, con due giavellotti, con una lancia, con una spada corta e un pugnale. Questi soldati formavano la seconda linea;
  4. ed infine i Triarii, i più anziani,. in numero di 600, non aumentabile nel caso in cui la legione fosse incrementata nel suo numero complessivo (da 4.200 fanti a 5.000), a differenza di tutte le altre precedenti classi, che potevano passare da 1.200 a 1.500 fanti ciascuna. Erano i guerrieri più esperti e temprati dalle battaglie, che venivano scelti dai migliori della prima classe e dai veterani delle altre, in grado di permettersi una corazza pesante. Erano inoltre armati con una lunga lancia, con uno scudo molto alto, con la spada corta e con il pugnale. Oltre all'armamento i triarii avevano il tipico elmo con i lunghi paraguance, uniti sotto il mento da un cinghia e due asticelle con una lunga piuma sopra la fronte, simili a due piccole corna.


LA RIFORME DI GAIO MARIO

Terminate le guerre puniche, l'Esercito romano entra in crisi, infatti gli obblighi militari avevano costretto i contadini ad abbandonare le campagne, ed al loro ritorno dalla guerra trovarono i terreni impoveriti. Non avendo più soldi per ricostruirsi l'attività decisero di venderla. La maggioranza degli ex contadini, andò quindi a formare il così detto proletariato urbano.

Nel 107 a.c. Gaio Mario, zio di Giulio Cesare,  viene eletto Console, e come soluzione a questi disagi propose la leva volontaria.

In tal modo i soldati avrebbero ricevuto dallo Stato l'armatura, sarebbero stati pagati periodicamente, ed alla fine della leva avrebbero avuto un pezzo di terra da coltivare sottratta all'Ager Publicus.

Questa riforma non solo modificò la legione ma ne trasformò i soldati in veri e propri professionisti della guerra.Gaio Mario, lo zio di Giulio Cesare, fu un grande riformatore dell'esercito, donando ai soldati in perpetuo la divisione del bottino di guerra che prima era a capriccio dei comandanti. Creò poi una nuova unità, la coorte che univa in sè tre manipoli.

Si formarono 10 coorti, numerate da I a X., ognuna formata da tre manipoli o da sei centurie, con un Centurione, un Optio (l'attendente e sostituto del Centurione), un Signifer (trasmetteva gli ordini del comandante coi movimenti dell’asta del signum, soldato di particolare esperienza e valore poiché la centuria agiva sulla base di quanto indicava), un Cornicer (che trasmetteva i segnali di guerra con gli strumenti a fiato) e 60 legionari.

La legione arrivò così a 3.840 fanti. Non ci furono più Hastati, Principes e Triarii, ma tutti vennero equipaggiati con il pilum. La cavalleria legionaria, e la fanteria leggera vennero sostituiti con le truppe ausiliarie o alleate, a supporto delle legioni.

L'armamento venne uniformato, facendo quindi cadere la triplice divisione tra principi astati e triari, dotando tutti di una cotta di maglia (già in uso dai principi) indossata sulla tunica rossa, l'uso di un daga o coltello come arma ausiliaria, e il primo "zaino tattico" della Storia che permetteva al legionario di portare tutto il necessario (badile, piccone, sacca per il frumento, borraccia, pentolino per il rancio, ricambio) con se in poco spazio.

Il tutto in aggiunta ai già presenti gladio e pilum. Ciò valse ai legionari dell'epoca il soprannome di Marius mulae cioè muli di Mario, per la quantità di di cose trasportate. Invece, dal punto di vista tattico e organizzativo, il numero dei soldati per centuria venne portato ad 80, visto che la recente invenzione della tenda di tipo "canadese", acquisita dall'esercito per la facilità di trasporto e montaggio, consentiva di ospitare 8 uomini corrispondente alla contuberna o "camerata" che quindi divenne la base di tutta la struttura della legione. Di conseguenza i manipoli erano formati da 160 uomini.

Venne poi introdotta la cohors o coorte, unità formata dall'unione di tre manipoli, in grado di affrontare piccoli scontri autonomamente. La coorte era formata da 480 uomini, anche se variò sensibilmente più volte durante l'epoca imperiale, ed era rappresentata dal signum cohortis o insegna della coorte portata da uno specifico alfiere. La coorte poteva essere comandata da un Tribuno Militare.



LE RIFORME DI CESARE (58-44 a.c.)

Gaio Giulio Cesare fu il più grande genio militare della storia romana. Egli riuscì a stabilire con i suoi soldati un rapporto tale di stima e devozione, da farsi seguire a occhi chiusi senza bisogno di eccessiva durezza. I suoi soldati lo idolatravano e nel contempo avevano con lui un rapporto molto inter-pares, a parte l'obbedienza in guerra.

Cesare, molto vicino ai bisogni dei soldati, ne conosceva l'indigenza, per cui di sua iniziativa gli raddoppiò la paga passandola da 5 a 10 assi al giorno.
Rese obbligatorio per il congedo il diritto alle terre, non più a discrezione del comandante.

Creò un Cursus honorum per il centurionato, sui meriti dell'individuo, per gesti di eroismo, e senza tener conto del censo, di modo che anche militari di umili origini potevano raggiungere l'ordine equestre, rafforzando lo spirito di gruppo e la professionalità.

Gli optimates non ne furono contenti, ma Cesare d'altronde era dell'ordine dei Populares, e l'Italia era così minacciata che i Senatori non osavano contraddirlo, anche perchè Cesare vinceva una battaglia dopo l'altra.

Cesare arruolò i suoi legionari tra cittadini di varia origine, anche di province che non possedevano la cittadinanza romana, cosa del tutto nuova che fece scandalo, arruolando perfino, nelle sue geuerre galliche, una milizia di 22 coorti nella Gallia Narbonense, che formò la legio V Alaudae.

Nell'ingegneria militare fu un innovatore e un architetto, costruì il ponte sul Reno in pochi giorni per ben due volte, e la rampa d'assedio durante l'assedio di Avarico. Inventò, nel corso della Conquista della Gallia e in particolare durante l'assedio di Alesia contro Vercingetorige, il l'accoppiamento delle fortificazioni a due anelli concentrici, che permetteva la battaglia su due fronti, con palizzate e torri, che sarebbe stato utilizzato quasi duecento anni più tardi da Adriano nel corso della costruzione del famoso Vallo Adrianeo in Britannia.

Nel suo imprevedibile genio militare si inventò una riserva mobile, utilizzata molte volte durante la conquista della Gallia, in particolare durante l'ultimo attacco della coalizione dei Galli durante la battaglia di Alesia, o nella guerra civile, e nella battaglia di Farsalo contro Pompeo.

A contatto con Celti e Germani comprese l'importanza della cavalleria nella conquista della Gallia, facendone il pezzo forte dell'esrrcito, accanto alla fanteria delle legioni ed a quella ausiliaria. Reclutò per questo Galli e Germani dalla fine della guerra gallica, ponendo i nuovi equites sotto decurioni romani, con grado pari a quello dei centurioni legionari.

L'equipaggiamento dei cavalieri era costituito da una cotta di maglia in ferro, l'elmo e uno scudo rotondo. I cavalli erano ferrati, con la sella di tipo gallico, con quattro pomi, ma senza staffe. I cavalieri portavano il gladio e il pilum.

Nacquero così le coorti equitate, corpi di cavalleria misti a fanteria, come nelle tribù germaniche, utilizzate da Cesare con continuità a partire dall'assedio di Alesia, in cui ogni cavaliere era abbinato un uomo a piedi.

Cesare per primo comprese l'importanza della stanzialità permanente di forti e fortezze, con legioni e truppe ausiliarie lungo i confini del mondo romano, soprattutto delle aree "a rischio". Il sistema fu poi ripreso dal suo successore e figlio adottivo Ottaviano Augusto.


BIBLIO

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- T. Mommsen con il fratello August Mommsen - Cronologia romana fino al tempo di Cesare - 1858 -
- Peter Connolly - L'esercito romano - Milano - Mondadori - 1976 -
- Lawrence Keppie - The making of the roman army from republic to empire - Oklahoma - 1998 -
- Luciano Perelli - Il movimento popolare nell'ultimo secolo della Repubblica - Torino - Paravia - 1982 -
- Mathew Dillon and Lynda Garland - Ancient Rome: From the Early Republic to the Assassination of Julius Caesar - Taylor and Francis - 2005 -




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