BATTAGLIA DI CIVITATE (1053)



I NORMANNI DELL'XI SECOLO

La battaglia di Civitate, detta anche battaglia di Civitella sul Fortore, si combatté il 18 giugno 1053 nei pressi di San Paolo di Civitate tra i Normanni di Umfredo d'Altavilla (1010-1057), conte di Puglia e Calabria, e un esercito di Svevi, Italiani e Longobardi coalizzati da papa Leone IX e guidati dal duca Gerardo duca di Lorena (... - 1070) e Rodolfo, principe di Benevento (... – post 1054).

La vittoria arrise ai Normanni e segnò l'inizio di un lungo conflitto terminato solo nel 1059 col riconoscimento delle loro conquiste di quasi tutto il Sud Italia come territori ormai legalmente acquisiti.



I NORMANNI

Il primo gruppo di Normanni, popolo nordeuropeo stanziato in Normandia (regione del nord-ovest della attuale Francia), giunse in Italia nel 1017, in pellegrinaggio al santuario di San Michele a Monte Sant'Angelo sul Gargano, in Puglia, sulla cui entrata è inciso “Terribilis est locus iste” (questo è un luogo terribile). Si è scritto a giustificazione che terribilis significasse venerabile o rispettabile (e che solo gli ignoranti non lo sapessero), ma non è vero, perchè terribile viene dal lat. terribĭlis, derivato di terrere «atterrire» e dal termine terror che significa «spavento e terrore».

Il fatto è che il santuario anticamente era dedicato agli Dei Ctonii, cioè degli inferi a cui ben si addice una grotta, per cui potevano accedervi solo i puri e i coraggiosi, insomma una specie di ingresso dell'Ade, quello che i romani chiamavano Mundus. Successivamente col cristianesimo vi venne posto il culto dell'arcangelo S. Michele.

Comunque questi normanni che si raccomandavano all'arcangelo munito di spada e pertanto combattente erano appunto guerrieri e pure mercenari, ma comunque molto graditi ai governanti cristiani della regione, che se ne servirono spesso e volentieri per combattere le loro guerre intestine.

Per diversi anni i Normanni prestarono il loro servizio al miglior offerente, come Melo di Bari (970 - 1020, capo della prima rivolta anti-bizantina avvenuta in Puglia), stabilendosi sul suolo italico finché nel 1022 Enrico II di Franconia, re d'Italia e imperatore del Sacro Romano Impero, riconobbe formalmente la contea normanna di Ariano. Fu questo il primo radicamento territoriale dei Normanni in Italia, punto di partenza per la successiva conquista del Meridione.

Enrico II saccheggiò il ducato di Svevia, assediò Strasburgo dove vennero saccheggiate e incendiate le chiese della città, però espiò il suo peccato di aver bruciato la chiesa di Strasburgo donando alla diocesi una sua proprietà e restaurando l'abbazia di Santo Stefano, e in seguito venne pure fatto santo.

La battaglia di Civitate è la seconda, dopo l'Olivento contro i bizantini, delle grandi battaglie campali combattute dai Normanni nella Puglia per conquistare il Sud dell'Italia. pose in evidenza gli attriti tra la Chiesa e le casate normanne, visto che il Papa Leone IX era preoccupato dall'espansione in quanto era nelle sue mire assumere lui il controllo del meridione. 

Pertanto decise di scacciare i nemici e nel 1052 incontrò in Sassonia l'imperatore Enrico III, al quale chiese aiuto contro i Normanni, ma questi rifiutò. «Leone fu il primo a svolgere mansioni ordinate di reclutamento e organizzazione degli eserciti, pur rimanendo scrupolosamente lontano dall'uso delle armi». I generali infatti assoldavano e guidavano gli eserciti ma non combattevano.

ENRICO II

CONTRO I NORMANNI

I Normanni ormai facevano paura anche ai Longobardi del Meridione, un tempo loro alleati, per cui risposero ralla richiesta d'aiuto del Pontefice. Vi si aggiunsero il principe Rodolfo di Benevento, il Duca di Gaeta, i conti di Aquino e Teano, l'Arcivescovo e gli abitanti di Amalfi, mentre Argiro portava un contingente di soldati bizantini. tutti misero a disposizione uomini provenienti da Puglia, Molise, Campania, Abruzzo e Lazio.

Il Papa chiamò anche l'Impero bizantino governato da Costantino X. I Bizantini, che tenevano sotto il proprio controllo quasi tutta la Puglia, avevano già tentato di impiegare i normanni nelle proprie armate, ma i Normanni avevano rifiutato, affermando che volevano conquistare il meridione d'Italia. Informato il papa si mise alla testa delle sue armate e nel 1053, marciò verso la Puglia contro i Normanni con un esercito di volontari longobardi e germanici (della Svevia) e si alleò poi con i Greci proclamando una guerra santa.

I due eserciti avrebbero stretto i Normanni a tenaglia, ma giunsero le armate capeggiate dal conte di Puglia Umfredo d'Altavilla, il conte Riccardo I di Aversa ed altri membri della casa d'Altavilla fra cui Roberto il Guiscardo, che sfoggerà tutto il suo coraggio e la sua bravura nel corso della battaglia.

Leone IX marciava per riunire le sue truppe con quelle promesse dai Bizantini del generale Argiro (1000 - 1068), che proveniva dall'Apulia; i paesi e i villaggi gli sbarravano le porte per timore delle rappresaglie normanne, a parte il piccolo borgo di Guardialfiera (Guardia Adalferii). quindi si diresse a sud e si accampò sul fiume Fortore sotto la struttura delle mura di Civitate, che prenderà poi il nome di San Paolo Civitate.

Benché i Normanni disponessero di pochi rifornimenti e soprattutto avessero meno uomini rispetto ai loro nemici - non più di 3000 cavalieri e appena 500 fanti, contro oltre 6000 tra fanti e cavalieri - essi apparivano avvantaggiati nella strategia e nello spirito combattivo, cosa che l'impero romano non possedeva più. Una delegazione dei Normanni si recò al campo pontificio per offrire proposte di pace che il Papa però prolungava, sperando nell'arrivo dei rinforzi di Argiro.

MILIZIA NORMANNA


LA BATTAGLIA

Lo scontro definitivo si svolse tra il 17 ed il 18 giugno 1053 nella pianura posta all'estremo nord della Puglia, alla confluenza del torrente Staina nel Fortore, presso il ponte romano sul fiume, sulla collina terrazzata che domina la valle: un territorio delimitato a sud dalla strada che collega Termoli a Siponto e ad ovest dal corso d'acqua e dalla fortezza di Civitate.

Le armate si disposero per la battaglia campale ai due lati della piccola collina. 

Il Papa stesso assunse il comando dell'esercito nello scontro decisivo, collocandosi con il proprio seguito al riparo, sui bastioni della fortezza di Civitate e il suo stendardo, il vexillum sancti Petri, che sventolava al centro dell'esercito come segno della sua sacra presenza.

Per l'alleanza pontificia si schieravano i cavalieri svevi in posizione centrale, mentre i fanti si disponevano con i mercenari Germani sull'ala destra, sull'ala sinistra gli alleati Bizantini e i Longobardi, guidati dal duca Gerardo di Lorena e dal principe Rodolfo di Benevento con le fanterie mercenarie e i cavalieri. Seguivano le truppe di Roma, Gaeta, Aquino, Teano, Amalfi, Spoleto, della Sabina, della Campania e della Marca d'Ancona e tutti gli Stati del Paese dei Marsi.

I Normanni, benché con esigue risorse, erano eccellenti guerrieri e avevano ottimi generali. La loro tattica prevedeva di combattere prima contro Leone IX a Civitate e poi, dopo pochi giorni, contro Argiro presso Siponto, impedendo così il congiungimento delle truppe pontificie con quelle bizantine. 

Al comando delle truppe normanne era Umfredo d'Altavilla con 3000 cavalieri e 500 fanti divisi in tre formazioni: sull'ala destra, Riccardo Drengot; al centro lo stesso Umfredo I; sull'ala sinistra, alla testa di una formazione di cavalieri e fanti della Slavonia, c'era Roberto il Guiscardo.

La battaglia iniziò con una carica dei cavalieri, guidati da Riccardo di Aversa, contro l'esercito del Papa ai lati del Fortore. I normanni attraversarono il pianoro fino all'argine del fiume per sbarrare il passo a Leone IX e conquistarono la posizione di fronte. Giunti in vista dei Longobardi, ne penetrarono le file, e questi presi dal panico, si diedero alla fuga senza resistere.

Mentre le trattative erano ancora in corso Umfredo I decise di attaccare all'alba e guadagnata la collina, i Normanni passarono all'attacco, sorprendendo nel sonno le truppe rivali.

I Normanni uccisero molti nemici e sull'ala sinistra trovarono il resto dei militi longobardi frammisti alle truppe mercenarie. Al centro dello schieramento, Umfredo d'Altavilla incontrò i cavalieri della Svevia, contro i quali s'accese un combattimento accanito, nel frattempo gli Svevi erano saliti anche loro sulla collina, dove vennero a contatto con le forze normanne disposte al centro ed erano riusciti a sopraffarle, nonostante l'inferiorità numerica.

Roberto il Guiscardo, che aveva trattenuto nell'ala sinistra il contingente di riserva, si rivolse a Gerardo di Buonalbergo, con l'ordine di avanzare con i suoi verso la collina. Su tale collina il Guiscardo, osservato il fratello in pericolo, s'affrettò lui stesso alla testa dell'ala sinistra ancora fresca, riuscendo ad alleggerire l'offensiva degli Svevi.

Quando il centro dello schieramento normanno stava ormai per cedere, il ritorno di Riccardo che si lanciò contro cavalieri svevi, che furono sopraffatti e annientati, mentre Roberto metteva in rotta gli ultimi Longobardi.

I Normanni annientarono alcuni armigeri della "Lega" che tentarono la fuga e furono uccisi, altri scelsero invano di guadare il Fortore e vi affogarono. Roberto d'Altavilla offrì prova di grande coraggio e perizia, divenendo l'eroe di questo scontro, portandolo alla sua ascesa militare e politica. Il Papa perse la battaglia sul campo e la coalizione pontificia ne uscì definitivamente sconfitta.

ROBERTO D'ALTAVILLA DETTO IL GUISCARDO

IL SEGUITO

il Guiscardo diventò il braccio armato della cristianità grazie alla nascita di un rapporto di vassallaggio fra il Papa e i sovrani normanni. I Normanni, vincitori della battaglia, avevano catturato papa Leone IX e il duca Gerardo di Lorena che furono imprigionati a Benevento. Il duca fu rilasciato e ritornò in Lorena, ma non altrettanto il pontefice.

Leone si arrese ai nemici per evitare ulteriori spargimenti di sangue; secondo altri furono gli abitanti di Civitate a consegnare il pontefice ai Normanni; comunque la prigionia a Benevento durò quasi nove mesi, durante i quali dovette ratificare una serie di trattati favorevoli ai Normanni.

Venne liberato nel 1054, avendo riconosciuto ufficialmente le due casate normanne, di Altavilla e di Drengot Quarrel, nochè la Contea di Puglia, assegnata al Guiscardo, e il Principato di Capua, confermato a Riccardo dei Drengot, con Giordano, suo figlio, nella Signoria di Gaeta.

Raggiunta la capitale Melfi il papa consacrò Umfredo e il Guiscardo vassalli della Chiesa, che essi dovevano proteggere recuperando la Regalia Sancti Petri in Puglia e Basilicata, offrendo in cambio al papa la signoria su Benevento.

Leone dovette togliere la scomunica ai Normanni che si posero al suo fianco per combattere gli imperi di Bisanzio e della Germania. Infine nel 1059, si ebbe il definitivo riconoscimento delle conquiste normanne nel Sud Italia. La battaglia di Civitate esaltò l'ascesa di Roberto il Guiscardo (1015 - 1085) che con il Trattato di Melfi, il Papa elevò alla dignità ducale e ne riconobbe tutte le conquiste.

 

I MARTIRI

Leone IX considerò i caduti in battaglia come martiri e promosse un culto che procacciava miracoli e guarigioni. Dato il valore espiativo della guerra, essi risultarono aver combattuto per liberarsi dei peccati e passarono da una condizione penitenziale ad una di venerazione.  Ma il cardinale Pier Damiani contesterà la cosa, perché i guerrieri erano spesso avanzi di galera e indegni di venerazione.

SOLDATO NORMANNO
XI SECOLO
Per il cronista Lupo Protospata, «Hoc anno in ferie sesto de mense Iunii Normanni fecerunt bellum cum Alamannis, quos Santo Padre Leo conduxerati et vicerunt. Et hoc anno fuit magna fames» (nelle ferie del mese di giugno di quell'anno i normanni fecero guerra con gli Alemanni che il Santo Padre conduceva e vinsero. E in questo anno vi fu molta fame).

Invece l'Anonimo Barese descrive l'evento e l'azione di Argiro nell'Apulia: «Et venit ipse Leo Papa cum Alemanni er fecit proelium cum Normanni in Civitate». (E venne lo stesso Papa Leone con gli Alemanni e fece guerra con i Normanni a Civitate).

Secondo lo storico coevo Guglielmo di Puglia, il Guiscardo si scatenò in battaglia senza mai perdersi d'animo, benché disarcionato e rimontato in sella per ben tre volte. L'esito dello scontro fu per lui un vero successo.

Leone IX «trovandosi in battaglia a Civitate combatteva perché, di fatto, era un barone feudale, lo fece per una genuina ispirazione religiosa, a differenza di quanto era accaduto fino a qualche decennio prima, quando il pontefice era ancora Benedetto VIII».
Gualtiero era all'epoca della battaglia il Signore di Civitate, una delle dodici baronie della Contea di Puglia.


BIBLIO

- Mario D’Onofrio (a cura di) - I Normanni. Popolo d'Europa 1030-1200 - Venezia - Marsilio - 1994 -
- Vito Sibilio - La battaglia di Civitate e la formazione dell'idea di crociata - in Armando Gravina - 24º conv. naz. su preistoria, protostoria e storia della Daunia - San Severo, Archeoclub - 2004 -
- Giuseppe De Blasiis - L'insurrezione Pugliese e la conquista normanna nel secolo XI -
- Goffredo Malaterra - De rebus gestis Rogerii Calabriae et Siciliae comitis et Roberti Guiscardi ducis fratris eius -
- A. Morisi - La guerra nel pensiero cristiano dalle origini alle crociate - Firenze - Sansoni - 1963 - 
- Guglielmo di Puglia - Gesta Roberti Wiscardi -
- Lupo Protospata - Chronicon rerum in regno Neapolitano gestarum -
- John Julius Norwich - Normanni nel Sud 1016-1130 - Mursia - Milano - 1971 -


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