M. A. LABEONE - MARCUS ANTISTIUS LABEO



LABEONE

Nome: Marco Antistio Labeone, latino Marcus Antistius Labeo
Nascita: Ligures Baebiani - ... 
Morte: ... - 10 o 11 d.c.
Padre: Pacuvio Antistio Labeone
Professione: giurista

"Due sapienti in legge, Atejo Capitone, ed Antistio Labeone, adornarono la pace del secolo di Augusto"

Ius praetorium est quod praetores introduxerunt adiuvandi vel supplendi vel corrigendi iuris civilis gratia propter utilitatem publicam; quod et honorarium dicitur ab honore praetorum“.
Il diritto pretorio è il diritto introdotto dai pretori al fine di aiutare, aggiungere, emendare lo ius civile per la pubblica utilità; ciò che viene anche chiamato onorario dall’onore dei pretori”.

(Papiniano, Libro secundo definitionum D)

Labeone è stato un giurista romano dell'età augustea, allievo del giureconsulto Trebazio, e pure un fecondissimo scrittore di opere giuridiche. Di origine sannita, sembra infatti nativo di Ligures Baebiani, presso Benevento, e figlio del giurista Pacuvio Antistio Labeone che si uccise dopo Filippi, restò fedele alla tradizione paterna e affezionato alla costituzione libera.

Il suo più famoso rivale, sia nella vita politica per le opposte idee politiche, sia nell'ambito della giurisprudenza per i riconoscimenti ottenuti, fu Gaio Ateio Capitone, famosissimo giureconsulto romano.



LE DUE SCUOLE DI DIRITTO

I due rivali fondarono comunque le due più importanti scuole di diritto della Roma antica, ognuna con un suo personale approccio al diritto:

- la scuola dei Sabiniani, fondata da Ateio Capitone, si distingueva per un atteggiamento maggiormente conservatore rispetto al diritto.
- la scuola dei Proculiani, fondata da Labeone, caratterizzata da un atteggiamento più innovatore nei confronti del diritto da parte dei suoi adepti.

A questo proposito si racconta un aneddoto:
"Un barbiere che operava all’aperto, al di fuori della sua bottega, serviva un cliente radendolo sul marciapiede del foro; dei bambini, giocando fra loro, tirano una pallonata maldestra che colpisce la mano del barbiere che disgraziatamente taglia la gola dell’avventore. Il barbiere era responsabile della morte del cliente? 
Se oggi la risposta può sembrare piuttosto scontata, altrettanto non era all’epoca: i Sabiniani ne sostenevano, infatti, l’innocenza, indicando come causa, piuttosto, il comportamento sprovveduto del cliente a farsi radere in un luogo esposto. 
Molto più ragionevolmente la scuola di Labeone, ovviamente, sottolineava come fosse l’esercente dell’attività il responsabile, in quanto doveva svolgere la sua attività in luoghi idonei e sicuri, scegliendoli ed operando secondo la normale diligenza."



REPUBBLICANO

Labeone, assistendo al passaggio dalla repubblica al principato si schierò a favore della repubblica, d'altronde suo padre si era suicidato per questo, arrivando persino a rifiutare il consolato offertogli da Augusto, che in realtà non rifiutò per affronto ma in parte per modestia, in parte perchè non voleva essere assorbito troppo dal suo incarico.

Il suo cursus honorum, secondo quanto ci riferisce Tacito negli Annales, si fermò così alla carica di pretore. Svetonio racconta di lui un particolare episodio:

«Quando vennero selezionati i senatori, ciascuno doveva scegliersi un collega ed Antistio Labeone designò Marco Emilio Lepido, un tempo nemico di Augusto e quindi in esilio. Sentendosi chiedere da Augusto se non ritenesse ve ne fossero altri più degni, rispose che ognuno aveva le proprie opinioni. Malgrado ciò, nessuno fu punito per la schiettezza o per la propria ostinazione.»

(Svetonio, Augustus, 54.)

Così narra Tacito di Labeone, a confronto del rivale Capitone:
"Labeone serbava incorrotto il senso della libertà e godeva per questo di più larga rinomanza, mentre la condotta ossequiosa di Capitone lo rendeva più caro ai dominatori. Al primo, appunto perché non salì oltre la pretura, questa ingiustizia procurò maggior considerazione: il secondo, per avere ottenuto il consolato, si attirò l'odio che nasce dall'invidia. 
 (Tacito, Annales, III, 76) 



LE OPERE 

Secondo quanto scrive il giurista Pomponio nel "Liber singularis enchiridii", fu l'autore di ben 400 opere giuridiche tra cui:
- un commento alle XII Tavole;
- ampî commenti all'editto del pretore urbano e a quello del pretore peregrino;
- responsa,
- epistulae; un'opera che dovette esercitare cospicua influenza nella pratica, epitomata e criticamente annotata da Paolo;
- libri de iure pontificio;
- finalmente quaranta libri di Posteriores, opera postuma, aderente al sistema del ius civile e consistente in una collezione di responsi, di larga rinomanza, compendiata da Giavoleno.
- commenti Ad edictum.

Delle sue opere, oltre a qualche titolo, sono giunti a noi solo alcuni frammenti di testo.
- Sabiniani
- Proculiani
- Gaio Ateio Capitone


BIBLIO

- Theodor Mommsen - Diritto pubblico romano (1871-1888). in cinque volumi -
- Theodor Mommsen - Diritto penale romano (1899).
- Theodor Mommsen - Codex Theodosianus - editore critico con Paul Meyer - 1905 -
- Storia di Roma imperiale. Dagli appunti delle lezioni del 1882/86 di Sebastian e Paul Hensel - 1992 - II ed. 2004 - a c. di Alexander e Barbara Demandt -
- Melillo G., Palma A., Pennacchio C. - Labeone nella giurisprudenza romana. Le citazioni nei giuristi successivi, le Epitomi, i Pithana, i Posteriores - Edizioni scientifiche - 1995 -
- De Martino Francesco - Storia della Costituzione romana - ed. Iuvene - 1975 -


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