CULTO DI CARIATIDE DEA DEL NOCE



L'ERETTEO

Secondo il mito Dioniso si era unito a Caria, figlia del Re della Laconia, provocando la gelosia delle sorelle di lei che avevano complottato per rompere la coppia. Non ricorda re Lear?
Dioniso, per vendetta, aveva pietrificato le due sorelle ma Caria, la più buona delle tre, era morta di dolore per la fine delle sorelle, si che il Dio la trasformò in albero di noce.

La Dea Artemide aveva informato dell'evento i cittadini della Laconia che come tributo alla Dea del noce, le avevano eretto un tempio sorretto da colonne in legno di noce raffiguranti corpi femminili, cui fu posto il nome di Cariatidi, le ninfe del noce.

Ma Artemide-Diana era anche venerata ad Efeso, città anticamente abitata dai Carii come Artemide Caria (Kariatis), una divinità legata ad una più antica Dea Kèr o Kar, Dea del noce, adorata dai Carii prima dell'arrivo dei Greci. Interessante notare come Cervello e noce abbiano una forma simile. ambedue fatti a meandri.



IL MITO

Un mito greco racconta che Dione, re della Laconia, ebbe da sua moglie Anfitea tre figlie: Orfe, Lico e Caria. Un giorno la regina accolse con grande ospitalità il Dio Apollo, che per ricompensa donò alle tre figlie doni profetici, purché non tradissero mai gli Dei e rispettassero i loro segreti.

Tempo dopo, anche Dioniso chiese ospitalità in casa di Dione e, innamoratosi di Caria, la figlia più giovane, giacque con lei senza rivelarsi. Ripartì per il suo viaggio intorno alla Terra e quindi tornò da lei ma le sorelle Orfe e Lico per curiosità spiarono i due amanti, infrangendo la promessa fatta ad Apollo. Dioniso le punì trasformandole in rocce, ma Caria ne morì dal dolore. Dioniso affranto la trasformò in un bellissimo Noce.

CARIATIDE FORO DI AUGUSTO


SECONDO VITRUVIO

Fu Artemide, sorella di Apollo, che raccontò per prima questa storia ai Laconi che eressero un tempio in suo onore, le cui colonne erano statue di donne scolpite in legno di Noce. Il tempio fu consacrato a Artemide Cariatide (da cui il termine “cariatide” riferito alle colonne con sembianze femminili).

Il mito somiglia moltissimo a quello di Eros e Psiche nelle metamorfosi, due sorellastre invidiose e la tresca con un Dio, solo che Ovidio la fa finir bene, mentre nel mito greco finisce male, come il culto delle sacerdotesse cariatidi.

CANEFORA
Ma il mito deriverebbe da uno più antico, riguardante la divinità pelagica, Kar o Ker, che diede il nome alla Caria, regione dell’Asia minore. Ker, nella Teogonia di Esiodo è sorella di Thanatos, la Morte, e di Moros, il Trapasso. Omero la chiama “funesta e malvagia” ed Eschilo “arraffatrice di uomini”. 

La Dea dette luogo alle Keres, esseri alati, neri, con grandi denti bianchi e unghie aguzze, intente a straziare i cadaveri e a bere il sangue di morti e feriti, personificazioni del destino che portava via ogni eroe alla sua morte.

Talvolta erano anche intese come destino di ogni essere umano, quindi morte quindi ma anche vita con le sue ampie possibilità. Col patriarcato però, la Dea si sdoppiò nella bianca Artemide celestiale, e nelle nere Keres infernali.

Fu famoso il Noce di Benevento, attorno al quale si teneva un grande sabba nella notte di San Giovanni, al quale accorrevano volando streghe da ogni parte del mondo, guidate da Diana. L’albero, già abbattuto nel VII secolo, era rispuntato sempre nello stesso punto, vicino a dove il fiume Sabato si immette nel Calore, e morì definitivamente (?) nel XVII secolo

Sempre secondo Vitruvio, nel suo "De Architectura", il nome "karyàtis" significherebbe "donna di Karya", città del Peloponneso dove le donne furono rese schiave, dopo la sconfitta e la distruzione della loro patria, per aver fornito appoggio ai Persiani. 

Così vennero raffigurate a sorreggere l'edificio in ricordo dell'evento, ma vennero così raffigurate un secolo prima di questo evento, e sorreggevano l'eretteo dell'acropoli di Atene con aspetto solenne e tranquillo.

Sempre secondo Vitruvio, un’altra comunità di Carii, adoratori del noce sacro, si trovava vicino a Sparta, altro luogo di culto di Artemide Caria, le cui sacerdotesse, dette Cariatidi, si riunivano attorno al noce sacro per celebrazioni danzanti.



SECONDO PAUSANIA

Pausania invece narrò che presso Megara c'era un antico santuario dedicato ad Artemide Caria, detta la Salvatrice che operò un miracolo in favore dei Greci, facendo scagliare ai Persiani tutte le frecce contro una roccia, si che non ne ebbero più contro i Greci, permettendo a questi ultimi di vincere la battaglia.

Pausania era nato a Sparta per cui non aveva notizie di seconda mano, e sostenne che tanto le cariatidi quanto i persiani raffigurati nei portici erano semplici figure ornamentali, posti sia sulle colonne che come rilievi. Lo stesso Augusto pose le cariatidi nel Foro che da lui prende nome.



SECONDO LUCIANO

Per Luciano le cariatidi erano le donne di Karya, città dove si celebrava annualmente una festa in onore di Artemide, dove le vergini svolgevano danze particolari che Luciano indica con il verbo karyatizein, che mimavano un avvenimento drammatico.

Mentre giocavano, le vergini furono spaventate da un imminente pericolo e si impiccarono a un noce. Si suppone che il pericolo fosse lo stupro. Ma la realtà è che con l'avvento del patriarcato le sacerdotesse venissero spesso violentate e uccise, e il fatto di impiccarle all'albero di noce, il loro albero sacro, poteva essere un ottimo monito alle donne o sacerdotesse che non si adattassero a svelare i Sacri Misteri per passarli in mani maschili.



SECONDO PRASSITELE

Prassitele, come narra Plinio il vecchio, rappresentò un paio di splendide cariatidi, naturalmente con le braccia, e non senza braccia come diversi autori, soprattutto moderni, le hanno rappresentate. E' evidente che ai suoi tempi esse avevano una valenza solo positiva.



LA CANEFORA

Si chiamava Canefora la vergine dell'antica Atene, nelle processioni, che procedeva con una cesta appoggiata sulla testa in cui vi erano riposti alcuni oggetti sacri.

La canefora, come le cariatidi, divenne un elemento architettonico che sostituisce le colonne raffigurante una fanciulla che porta un cesto sulla testa.

Il cesto sul capo era chiuso e al suo interno conteneva gli strumenti sacri e segreti della funzione. Pertanto la Cariatide era la base e la colonna su cui poggiava il tempio, ma la Canefora era il suo contenuto segreto, il contenuto dei Sacri Misteri di Diana Caria.

Tra Laconia e Arcadia sorgeva dunque il tempio di Artemide Karya, o Artemide Kariatys o Diana Caria, cui era sacro il noce e il suo frutto, e le fanciulle spartane danzavano e cantavano attorno alla statua di Diana Caria, così come le sacerdotesse cariatidi, danzavano intorno all’albero sacro e facevano le “cose loro” nel tempio.

Il noce ha un tardo frutto autunnale simile a un labirinto, (o ai meandri di un cervello, che siano la stessa cosa?) avvolto dall’amaro mallo che si secca e muore scoprendo un guscio duro che avvolge il seme.

Forse anche nell'uomo qualcosa si deve seccare e morire per scoprire il prezioso seme che giace in lui, ma questo non lo sapevano gli uomini, bensì lo sapevano le sacerdotesse: appunto le cariatidi.

Il rito era assolutamente proibito ai maschi, pena la morte, tranne un rito pubblico annuale a cui partecipava tutto il popolo, e di fronte a cui le sacerdotesse danzavano e cantavano, ma non facevano le “cose loro”.

Anche le spartane danzavano intorno alla statua della Dea, la Dea del noce, che si ergeva in in ampio spazio aperto, il suo aedes sacro.



I RITI SEGRETI

Le sacerdotesse avevano antichi riti legati alla luna, alle acque e al noce, riti molto segreti, che nel suolo campano spesso si svolgevano presso le acque del Fiume Sabat, oggi fiume Sabato, che scorre per una 15na di km presso le province di Avellino e di Benevento, fiume che prende il suo nome da Sabus, antico nome sabino. Appunto, il Sabba delle streghe erano le danze sulle rive del Sabat, possibilmente attorno a un albero di noce.


A Benevento c'era un noce, dove mai mancavano gli alberi di noce nel suolo italico? Tutti i contadini ne avevano, per il frutto molto nutriente che poteva essere conservato fino all'anno seguente, pertanto le noci potevano sfamare anche nei momenti bui, quando gli alberi non davano più frutto.



IL BAGNO RITUALE

Le Cariatidi si bagnavano nel fiume Sabat all'equinozio di primavera, per riemergere dall'acqua, per essere nuovamente partorite dalla Madre Terra attraverso le acque amniotiche del fiume.

Altrettanto facevano le sacerdotesse della Diana Nemorense, bagnandosi nel lago all'equinozio di primavera, quando la natura si risveglia e tutto rinverdisce.

Bagnandosi nelle acque sacre le cariatidi tornavano vergini, cioè purificate dai desideri degli uomini, caste come la luna nera in cui avveniva il bagno alla luce delle fiaccole.

La luna era spenta e l'anima taceva perchè la Dea Diana si era nascosta nelle grotte, per riemergere splendente fino all'Avvento della sua luce candida quando iniziava di nuovo la prostituzione sacra e i riti selvaggi.

Poi giunsero i Romani e la prostituzione sacra venne proibita, perchè le seguaci della Dea Flora, Dea dell'esplosione primaverile, non potevano essere adorate e rispettate come le donne che soggiacevano al potere del padre o del marito.

Le donne non potevano essere libere di giacere con chi volessero e le cariatidi dovettero allungare le vesti, coprire il candido seno che portavano nudo all'uso spartano, o circasso, o amazzonico, e classico di Diana, pertinente a tutte le donne libere. Di conseguenza si rifugiarono ancor più nel bosco, che essendo sacro era interdetto al pubblico, unico luogo dove potevano vivere il loro lato libero e selvaggio.
IL SEME DEL NOCE

IL NOCE

Il noce non solo fu sacro a Diana, ma pure a Dioniso perchè nei Misteri Dionisiaci le Menadi, o Baccanti, cioè le sacerdotesse del Dio, danzavano sfrenate attorno ad un albero di noce, che nel frattempo era diventato sacro anche a Dioniso, Dio dell'ebbrezza e delle profondità dell'anima. Il suo frutto, la noce, è uno stranissimo frutto la cui unica parte commestibile è il seme all'interno.

Questo però è ben custodito da una parte legnosa che lo riveste come un sarcofago, durissimo e difficile da aprire e custodito a sua volta dal mallo, un rivestimento più molle e di colore verde brillante, bello a vedersi ma amarissimo nel sapore.

Ma c'è di più, il seme della noce somiglia molto al cervello umano, con molte circonvoluzioni che consentono una rete superficiale più vasta del cervello e del seme stesso.

Per nutrirsi del seme, ottimo simbolo dell'essenza dell'anima, occorreva togliere l'amaro mallo e spaccare il guscio ligneo. Un lavoro molto simile al cosiddetto "Nosce te ipsum" o "Gnothi Seauton" iscritto sul tempio di Delo, insomma Conosci te stesso ("soprattutto prima di pronunciarti su qualsiasi cosa o persona" si potrebbe aggiungere).

Il cervello è lo strumento con cui pensiamo, il cuore lo strumento con cui sentiamo. Per giungere al cuore, e magari al ventre, agli organi sessuali e così via occorre partire dal cervello, cioè dalla mente, perchè è l'unico strumento che abbiamo all'inizio, e il gioco inizia quando la mente cessa di occuparsi solo dell'esterno e comincia ad occuparsi del suo dentro, cioè dell'anima.

Quando ci accorgiamo che la mente è uno strumento insufficiente per comprendere l'anima e pure il mondo esterno, inizia una seconda fase, in cui cerchiamo di mettere un po' da parte il cervello per sentire l'anima. A quel punto il cervello, cioè la mente, inizia a trasformarsi.

Questo sapevano le Cariti o Cariatidi, eredi di un'antica saggezza tramandata dagli antichi Greci. I Titani, gli antichi Dei figli della Terra sapevano che è il femminile a sorreggere il mondo, il femminile come Natura, come Anima Mundi e come donna, per questo raffigurarono figure femminili che sorreggevano i tempi, e l'equilibrio del mondo.

Poi vennero Atlante e i Telamoni, e ad Atlante, un antico Titano, stravolsero il mito facendogli sorreggere la Terra e Telamone divenne più che una base sorrettiva un uomo in prigione, simboli evidenti del cambiamento dell'animo umano.

Atlante che era una delle colonne del cielo, fu ripetuto come Telamone, i corrispondenti maschili delle Cariatidi ma con una grossa differenza. Mentre le fanciulle sostengono la costruzione senza sforzo e con grande serenità e solennità, assumendo un po' il compito di guardiane, i Telamoni sembrano prigionieri incatenati a un compito ingrato e faticoso.

Augusto fece scolpire gigantesche e bellissime Cariatidi a guardia del suo Foro Augusteo.
Oggi dell'antico Foro è visibile solo il settore di fondo con i resti dei portici dei lati lunghi. I portici erano eretti sopra a tre gradini di marmo e con un attico decorato a grandi Cariatidi alternate con grandi scudi marmorei recanti al centro teste di divinità.



I SACRI MISTERI

I riti delle giovani Carie o Cariti dalle bianche vesti, che danzavano selvaggiamente intorno al noce alla luna piena, spaventarono gli uomini, che le trasformarono in orride streghe danzanti attorno al noce di Benevento. Pertanto il rito del fiume Sabat, sabato, o del sabbath, quando emergono le energie della terra, divenne osceno, peccaminoso e infine diabolico. Divenne il Sabba delle streghe, punibile con il rogo.

Cosa cambia se le donne si fanno Cariatidi o si fanno monache? Cambia perchè le prime sono libere e le seconde schiave. Cosa furono i Sacri Misteri che le Cariatidi, custodi dei segreti della Madre Terra, svelavano agli uomini? Non un fatto mentale ma un percorso interiore, talmente interiore che nessuno seppe mai riferirlo,



BIBLIO

- Renato Del Ponte - Nostra Signora delle selve - in Dei e miti italici - Genova - ECIG - 1985 -
- Robert Graves - La Dea bianca. Grammatica storica del mito poetico - Milano - Adelphi - 2012 -
- Robert Graves -  I miti greci - Longanesi - Milano - 1992 -
- Robert Turcan - The Gods of Ancient Rome - Routledge - 1998, 2001 -
- Brosse J. - Mitologia degli alberi - Rizzoli - Milano - 1991 -
– Sentier E. - Trees of the Goddess - Moon Books - Hants - 2014 -


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