CASTRA EQUITES SINGULARES - PALAZZO LATERANI



PRETORIANI A SINISTRA ED EQUITES A DESTRA

Gli equites singulares erano militari a cavallo, un corpo militare dell'Impero romano. che agivano nelle province romane e a Roma stessa. La cavalleria romana (cioè gli equites ) era un corpo dell'esercito romano reclutato fin dai tempi di Romolo tra la cittadinanza romana, in seguito tra i socii latini e poi tra i provinciali.


Si riconoscevano in:

- equites singulares Augusti - (Cavalleria personale dell'imperatore) una forza militare, scelta nella guardia pretoriana imperiale, composta da 1.000 cavalieri che garantivano all'imperatore la sua sicurezza in battaglia.

SOTTO LA BASILICA
- equites del legatus legionis - cavalieri al servizio di comandanti senatorii (ex pretori) di una legione in una provincia con uno stanziamento legionario composto da più di una legione, talvolta di una sola legione comandata allora direttamente dal legatus. Essi assicuravano l'incolumità, in pace e in guerra, del legatus.

- legatus Augusti pro praetore - cavalieri al servizio di un governatore di provincia imperiale di rango senatorio munito di imperium delegato dal princeps.
Una provincia imperiale aveva il governatore nominato direttamente ed unicamente dall'imperatore. Queste province erano spesso province di confine, strategicamente e militarmente importanti per la sicurezza dell'Impero.

- equites singulares - cavalieri di scorta personale al comandante di un'unità ausiliaria, che era un corpo dell'esercito romano reclutato fra le popolazioni sottomesse non ancora in possesso della cittadinanza romana. I cavalieri non erano necessariamente romani ma anche barbari.


Il corpo disponeva di due caserme, cioè CASTRA:

- la prima caserma Castra Priora equitum singularium, la più antica, si trovava sul Celio (presso l'odierna via Tasso). I suoi resti furono rinvenuti nel 1885-1889 appunto in via Tasso, insieme a numerose iscrizioni di dedica a diverse divinità che dovevano essere ospitate nel santuario della caserma.

LA BASILICA DI S. GIOVANNI IN LATERANO
- la seconda caserma Castra Nova equitum singularium venne costruita sotto l'imperatore Settimio Severo tra il 193 e il 197, presso il Laterano.

Era il più nuovo dei due forti, costruito per alloggiare un ampliamento della guardia di cavalleria. Il nome completo del forte è Castra nova Equitum singularium Augusti.

Gli Equites Singulares veneravano in particolare le divinità protettrici dei soldati che erano per lo più di origine celtica; le Campestres (per le esercitazioni con le armi) e la Dea Epona protettrice dei cavalli.

Gli Equites singulares avevano una loro necropoli situata nella proprietà imperiale detta "ad Duas Lauros" al III miglio della Via Labicana.



LA STORIA

Il forte fu edificato il 193 d.c., all'inizio del regno di Settimio Severo, poichè questi aumentò la sua guardia di cavalleria da 1.500 a 2.000 uomini.

E' provato da alcune epigrafi dedicate in loco. La zona su cui venne edificata era precedentemente occupata da case private (domus Lateranorum) presso il Laterano.

Una delle più antiche testimonianze sotto la basilica è infatti la presenza di un caseggiato del I sec. d.c. della nobile e potente famiglia dei Laterani, di cui un esponente, Sesto Laterano, partecipò senza successo alla congiura dei Pisoni ordita contro Nerone, con la condanna a morte e la confisca dei beni da parte dell'imperatore (ma secondo alcuni Sesto era innocente).

Successivamente i terreni con gli edifici furono restituiti ai Laterani da Settimio Severo, che vi aveva eretto nei pressi i Castra nova equitum singularium.
Quando l'imparatore Costantino sposò nel 307 la sua seconda moglie, Fausta, figlia dell'ex-imperatore Massimiano e sorella dell'usurpatore Massenzio, i terreni e i beni dei Laterani vennero in suo possesso.

La residenza nota, a quell'epoca, con il nome di Domus Faustae, in quanto unica erede della famiglia, e Costantino ne dispose come proprietà personale quando vinse Massenzio alla battaglia di Ponte Milvio, nel 312.

PAVIMENTO A MOSAICO
Infatti, dopo la battaglia di Ponte Milvio, dove le truppe di Costantino sconfissero quelle di Massenzio, con cui il corpo della guardia imperale a cavallo si era schierato, la caserma venne rasa al suolo da Costantino.

Inoltre, dopo l' Editto di Milano del 313 d.c., donò il terreno a papa Melchiade e vi fece erigere la prima basilica cristiana a Roma dedicandola al Salvatore nel 314-318 d.c.

Era l'annuncio del trionfo del cristianesimo sui culti pagani. Da allora inizierà la sistematica distruzione di icone e templi pagani, o la riedificazione delle chiese sui templi usandone le colonne i marmi e le decorazioni.

Un incommensurabile e preziosissimo patrimonio artistico andrà così distrutto per sempre.

Quando il corpo fu disciolto da Costantino, i castra nova vennero rasi al suolo e al loro posto fu edificata la basilica dedicata al Salvatore, a cui successivamente venne cambiato il nome divenendo la Basilica di San Giovanni in Laterano.



GLI SCAVI

Sotto la chiesa furono rinvenuti a più riprese i resti delle costruzioni severiane.

Pur sapendo che il forte fosse sotto la Basilica di San Giovanni in Laterano, se ne ebbe la prova solo con gli scavi 1934 - 1938 di Enrico Josi che aveva ottenuto il permesso di esplorare l'area della navata della basilica prima di poggiare un nuovo pavimento rinforzato in cemento.

Si scoprì che i resti dei Castra Nova esistevano in buone condizioni proprio al di sotto del livello del pavimento e che lo scavo avrebbe incluso una gran parte dell'edificio dei principia (quartier generale).
Gli scavi completi furono poi pubblicati da Colini.

Furono scoperti anche un grande edificio di magazzini a due piani e due caserme, ma colpirono soprattutto le stanze dei principia che erano erano molto ben conservate, come anche varie stanze di uffici.

Nell'edificazione della Basilica cristiana i muri della caserma, come anche le altre costruzioni, servirono sia come piano d'appoggio che come camera di contenimento entro la quale, attraverso una grande opera di riempimento, si riuscì a creare una sorta di piattaforma per la costruzione della chiesa.



GLI EQUITES SINGULARES AUGUSTI

Gli equites singulares Augusti (le guardie del corpo imperiali) erano la cavalleria armata della Guardia pretoriana durante l'impero romano. In maggioranza provenivano dagli estremi confini dell’impero (Reno - Danubio)

Di base a Roma, scortavano l'imperatore ovunque, sia che lasciasse la città per le vacanze, sia che facesse un giro per le province, sia che andasse in guerra.
Ciò è documentato sulla Colonna traiana che li descrive attivi nelle Guerre Daciche ( 101- 106) e potrebbero essere stati fondati da Traiano stesso all'inizio del suo regno 
( 98).

Anche se designato iscrizioni come un gruppo non precisato, sembra fosse invece strutturata come una milizia regolare che costituiva un'ala degli Auxilia, sotto il comando di un tribunus militum, che probabilmente faceva riferimento al Praefectus Praetorio, il comandante della Guardia.

Sembra che inizialmente contenesse 720 uomini a cavallo, suddivisi in 24 turmae, o squadroni, di 30 uomini ciascuna.

I numeri sono saliti a circa 1.000 sotto Adriano (r. 117-38) e il reggimento venne ampliato a circa 2.000 cavalcature nei primi anni del III secolo dall'imperatore Settimio Severo (197-211 d.c ).



EQUITES SINGULARES

Gli Equites singulares venivano reclutati per servire come cavalieri nelle alae degli Auxilia, selezionati per la loro qualità.

LE LAVAGNETTE PER GLI ORDINI
Poiché l'appartenenza della guardia pretoriana era rigorosamente limitato a persone titolari di cittadinanza romana, sembra che alle reclute impiegate come guardie del corpo imperiali veniva concessa la cittadinanza su arruolamento.

Invece i loro compagni Alares dovevano servire per 25 anni per qualificarsi per la cittadinanza.
Evidentemente era un modo per scegliere rapidamente i più bravi che venivano messi alla prova e poi direttamente nominati tra i migliori.

Inutile dire che alcuni barbari passavano la vita a cavallo, mentre i romani erano eccellenti nella fanteria. L'equipaggiamento degli equites singulares era lo stesso che per i cavalieri ausiliari ordinari.
Dal Grande Fregio Traiano incorporato nel l'Arco di Costantino a Roma, sembra che l'emblema degli equites singulares fosse lo scorpione, che veniva cucito sugli stendardi e ripetuti quattro volte sugli scudi.

Sembra che, dopo alcune campagne, distaccamenti di singulares vennero lasciati nelle province, per formare il nucleo di nuove alae regolari, che mantennero una fama e uno stile prestigiosi, come ad esempio il singularium Ala I Flavia di istanza in Raetia nella metà del II sec.
Nel 312 d.c, dopo la sconfitta dell'imperatore Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio, il reggimento venne sciolto, insieme al resto del pretorio, da Constantino I (che regnò dal 312-37).

L'unità poteva già essere ridondante, se le scholae, i reggimenti di cavalleria d'elite che scortavano l'imperatore, erano già state stabilite dall'imperatore Diocleziano (governato 284-305).
In alternativa, le scholae potrebbero essere state fondate da Costantino come sostituzione diretta degli equites singulares.


Le mansioni

LA TENUTA DEGLI EQUITES SINGULARES
Oltre ad essere attivi per la salvaguardia della persona dell'imperatore in pace e in guerra gli Equites Singulares. l'elite dell'esercito romano, venivano impiegati in missioni delicate e pure rischiose.
Per esempio erano inviati come messaggeri nei territori dell’impero, ed eseguivano delle missioni particolari o speciali.

La rilevanza di questo corpo militare è data dal fatto che esso costituiva la milizia imperiale seconda solo ai Pretoriani, che, dopo aver maturato cinque anni d’esperienza negli altri corpi dell’esercito, prestavano il loro servizio, finalizzato a garantire la sicurezza personale dell’imperatore, per un periodo di venticinque anni.


Le Competenze

La funzione tattica della cavalleria legionaria di epoca regia e di inizio Repubblica, si basava sulla mobilità e aveva compiti di avanguardia ed esplorazione, di scorta, nonché per azioni di disturbo o di inseguimento al termine della battaglia, o infine per spostarsi rapidamente sul campo di battaglia e prestare soccorso a reparti di fanteria in difficoltà.

Oltre ad essere un bravissimo cavaliere, l'eques doveva infatti saper tirare con l'arco e con la lancia stando a cavallo e mentre il suo cavallo stava correndo.
Ma oltre che tirare di arco e di lancia, l'eques doveva saper combattere con il gladio, perchè poteva essere necessario scendere da cavallo.

Siccome però lo scudo pesava e il cavallo doveva essere agile al massimo, spesso i cavalieri portavano un piccolissimo scudo con il gladio, oppure, in certi casi, anzichè lo scudo due armi a una mano, spesso due siche.

I cavalieri usavano briglie e morsi, ma non conoscevano nè le staffe nè la sella.
Per cui erano un corpo di grande mobilità ma non di urto.

Quei cavalieri che, nelle stele funerarie appaiono armati di lancia e spada, protetti da un elmo, a volte pure con scudo e piastra pettorale, erano un diverso corpo di cavalieri, probabilmente una sorta di fanteria oplitica mobile.

Tito Livio racconta che ancora nel 499 a.c., il dittatore Aulo Postumio Albo Regillense, ordinò ai cavalieri di scendere dai cavalli ed aiutare la fanteria contro quella dei Latini in prima linea.

« Essi obbedirono all'ordine; balzati da cavallo volarono nelle prime file e andarono a porre i loro piccoli scudi davanti ai portatori di insegne. Questo ridiede morale ai fanti, perché vedevano i giovani della nobiltà combattere come loro e condividere i pericoli. I Latini dovettero retrocedere e il loro schieramento dovette ripiegare. »

Questa era la battaglia del lago Regillo. I cavalieri romani, quando i latini ripiegarono, risalirono prontamente sui loro cavalli, galoppando velocemente per inseguire i nemici in fuga. La fanteria tenne dietro di loro e poi insieme conquistarono il campo latino.


Il Trattamento

In era repubblicana le unità alleate di socii (ovvero le Alae, poiché erano poste alle "ali" dello schieramento) erano costituite, invece di un numero pari di fanti, ma superiori di tre volte nei cavalieri (900 per unità).

I PREZIOSI MARMI
Sappiamo inoltre da Polibio, che se ai cavalieri romani erano date razioni mensili per sette medimni di orzo e due di grano (che il questore detraeva poi dallo stipendium), agli alleati (socii) invece erano dati gratuitamente un medimno ed un terzo di frumento e cinque di orzo al mese.

In era imperiale o cavalieri componevano un’unità (Numerus), che si divideva come “Ala Miliaria” (fino a Severo) e, successivamente come due “Alae Quingenarie” con a capo un proprio tribuno e disponendo ognuna di una propria caserma. Il “Numerus” (unita’) era divisa in “Turmae” di cento uomini.

Ogni turma aveva i propri graduati:

- Decurio,
- Duplicarius,
- Sesquiplicarius,
- Signifer,
- Armorum Custos,
- Curator.

I Tribuni degli Equites, avendo la personale fiducia dell’imperatore, raggiungevano spesso l’alto grado e importante incarico di Prefetto del Pretorio, in pratica la seconda autorità di tutto l’impero.

Caligola riteneva che avessero troppi privilegi, o poco meritati per cui: " Controllò i cavalieri romani con severità e con attenzione, e non senza moderazione, le persone più importanti, e privò pubblicamente del cavallo coloro che avessero commesso qualche azione vergognosa o disonorevole. "
(Svetonio)


In una delle pietre tombali rinvenute nel cimitero degli equites, si nota che la stessa è divisa in tre parti principali, in quella superiore, l’eques è rappresentato sdraiato su di un triclinio ed è servito da un servitore, la centrale con la scritta, e sotto lo stalliere con due cavalli.

Insomma parliamo di un elite, serviti di tutto punto e trattato al meglio dal personale, a tavola, nelle vesti e nella caserma. Qui le stanze erano ornate con riquadri su pitture murali, pavimenti mosaicali di svariati tipi, colonne, architravi lavorate, celle decorate, tempietti e magazzini.

I Cavalieri della cavalleria legionaria venivano chiamati Equites Romani Equo Pubblico, che era anche un titolo onorifico, o almeno suonava come tale. Non è un caso che il giovane Pompeo che comandò sempre, prima e dopo, eserciti propri, nei giorni di rivista solenne si presentava come un Eques Romanus Equo Pubblico, perchè così faceva un grande effetto.



I RESTI

RICOSTRUZIONE DEL PALAZZO LATERANI
La zona del Laterano racchiude, oltre alle tracce visibili in superficie quali l'acquedotto neroniano, l' obelisco di Thutmosis II, i resti di un edificio termale ed il battistero, anche quelle invisibili della Roma imperiale e cristiana sotto il piano stradale e sotto la basilica di S. Giovanni.

Infatti, a quasi 6 metri di profondità rispetto alla quota della pavimentazione della basilica, troviamo una serie di costruzioni addossate le une alle altre nel corso di 2 secoli, i cui resti sono stati usati dagli architetti costantiniani come base per le fondamenta della basilica paleocristiana.

Dagli sterri per la sistemazione della piazza di s. Giovanni in Laterano proviene un rocchio di colonna, di marmo bigio-morato, lungo m. 0,89 col diametro di m. 0,57

Il Ficoroni ne' Piombi, p. 10, tav. II, n. 3, descrive un disco della grandezza d'un medaglione con le teste di M. Aurelio e L. Vero « che si riguardano .. . trovato da Giuseppe Mitelli cavatore di cose antiche nell'imoscapo d'una gran colonna di bellissimo marmo giallo, ma rotta in pezzi mentre si scavava nell'estremità del monte Celio vicino » al Laterano.


Domus Laterani

L'antico palazzo dei Laterani superava in estensione l'attuale palazzo Laterano, ma i suoi resti si riducono ad alcuni ambienti che si trovano alla maggiore profondità raggiunta dagli scavi, di un corridoio a pilastri decorati e ornato con pitture di IV stile.

Certamente per scoprire altro occorrerebbe scavare ancora, ma tutta la Roma antica oggi visibile non è che la punta di un iceberg di cui sotto resta tutto da scavare. E meno male, perchè tutto ciò che fu scavato in passato fu rovinato o depredato, o venduto in ogni parte del mondo.


Castra Equites

A livello leggermente più alto e costruite per buona parte sopra le distrutte case dei Laterani, si trovano invece i resti del complesso delle caserme del corpo degli Equites Singulares, la guardia imperiale a cavallo, insigne corpo istituito da Settimio Severo verso la fine del II sec. d.c. che era appunto di stanza nella zona del Laterano.

I notevoli resti ancora visibili sotto la navata centrale della basilica, riguardano la zona centrale del castrum ed esattamente la zona del Praetorium, cioè l'area del comandante della caserma, disposta attorno ad un cortile rettangolare di 15 m. x 21,50, porticato su pilastri con architravi.
Sull'altro lato è stata sta l'area del Sacrarium, dedicata ai tempietti col culto e le statue dei vari Dei, mentre sugli altri lati dovevano essere gli ambienti per gli ufficiali.

Il dormitorio dei soldati, con le camere disposte su due livelli e tra loro parallele, coperte da volte a crociera, si trovava sotto l'attuale transetto della basilica.

Un capitello rovesciato con incisa la data del 2 giugno del 203 d.c., riporta una dedica a Settimio Severo e al figlio Geta dal Collegium degli Equites. L' iscrizione con la dedica a Getaè stata abrasa probabilmente per volere del fratello Caracalla, che dopo averlo ucciso ne cancellò il nome e le sculture in tutta Roma, come nell'Arco di Settimio Severo ai Fori e sull'Arco degli Argentari.

L'edificio meglio conservato sta sotto l'attuale abside della basilica, di cui si notano i muri di fondazione, e corrisponde ad una costruzione del III sec d.c., disposta attorno ad un cortile-cavedio porticato di vaga forma trapezoidale, con grande fontana circolare semidistrutta al centro ed ornato da uno straordinario mosaico a disegno geometrico in tessere bianche e nere.

Alcuni degli ambienti che si disponevano attorno al cortile conservano ancora le tracce delle decorazioni a fresco sulle pareti, a riquadri dipinti.

La costruzione confinava con l'originaria via Tuscolana, come dimostrarono gli scavi eseguiti nella metà del secolo scorso ad opera dell'architetto Virginio Vespignani, per il rifacimento ottocentesco della primitiva abside con deambulatorio medievale.


Domus Faustae

Tra via dell’Amba Aradam e via dei Laterani, sotto l'attuale palazzo dell’INPS, è tornato alla luce, a circa dieci metri di profondità, un complesso costituito da strutture databili tra il I e il IV sec. d.c., nel quale si è riconosciuta la Domus Faustae, cioè la casa di Fausta, infelice moglie dell’imperatore Costantino che la fece affogare nel bagno, e che le fonti antiche indicano appunto in questa zona.

L'edificio costruito in parte su terrazzamenti è composto da due diversi nuclei edilizi del I secolo d.c., probabilmente pertinenti alle case dei Pisoni e dei Laterani espropriate durante il regno di Nerone e che nel IV secolo furono unificati in un unico complesso.

La parte finora scavata è costituita da un grande corridoio lungo circa 27 metri, e un'esedra. Il corridoio presenta una serie di finestre sul lato meridionale e pareti decorate con figure di personaggi più grandi del vero, probabilmente membri della famiglia imperiale.

L'attuale Battistero della Basilica sfruttò le sottostanti Terme di Fausta.


I reperti

Palazzo Laterani era ricco di importanti sculture di epoca classica, oggi trasferiti altrove.

- Il caso più celebre è quello della statua dell'imperatore Marco Aurelio, noto nel Medioevo come Caballus Constantini e attualmente conservato nei Musei Capitolini. Il gruppo equestre, in bronzo dorato, doveva originariamente trovarsi presso la Colonna Antonina; fu trasferito al centro del Campus Lateranensis all'inizio del IX secolo e posto su un piedistallo sorretto da leoni.
La prima menzione medioevale della scultura nel Medioevo risale al 965, quando il prefetto di Roma Pietro, avverso al papa regnante Giovanni XIII subì il supplizio presso il Caballus Constantini.
Il bronzo rimase nel Campus Lateranensis fino al 1538, quando, per ordine di papa Paolo III (1534-1549), venne spostato sulla sommità del colle capitolino, davanti al Palazzo Senatorio.

- Nel 1582 anche i leoni, di provenienza egizia, furono trasferiti in Campidoglio e collocati ai piedi della scalinata.

Altri importanti bronzi classici del Laterano furono:

- la Lupa;
- la statua dello Spinario d'età augustea;
- una testa di caprone;
- la tavola della Lex de imperio Vespasiani;
- tre frammenti di una statua colossale, raffigurante l'imperatore Costantino o Costanzo II, costituiti da una mano, un globo e una testa colossale.

Tutti questi pezzi, compresa la Lupa, furono restituiti nel 1471 da papa Sisto IV al popolo romano e pertanto trasferiti in Campidoglio.

- Nel palazzo Laterano poi Cola di Rienzo ritrovò poi, utilizzata come tavola d'altare, la "lex de imperio Vespasiani", nella quale il Senato romano investiva Vespasiano del potere imperiale.

- Si sa che in zona Laterani si estendevano pure gli Horti di Domizia Lucilla, madre di Marco Aurelio, il che spiega la presenza della statua dell'imperatore sulla piazza. Sembra che l'imperatrice abbia trascorso qui la sua giovinezza, nell'antica residenza che durò dal I al IV sec. d.c., i cui resti sono stati in parte ritrovati sotto l'ospedale dell'Addolorata.
Ampi sondaggi sono stati realizzati di recente in vari punti prossimi della zona lateranense: sotto l'ospedale di S. Giovanni (sala Marconi) sono apparse varie fasi edilizie di un ampio edificio (I-IV secolo d.c.), identificabile probabilmente con la villa di Domizia Lucilla, la madre di Marco Aurelio.

- Sotto l’Addolorata è emersa anche la domus dei Valeri, ricchissima famiglia senatoria con esponenti noti dalle fonti storiche quali Valerio Publicola Balbino Massimo, Arcadio Rufino Valerio Proculo e Valerio Severo, prefectus Urbis nel 382 d.c..
Successivamente appartenne al figlio Valerio Piniano e a Melania che tentarono di venderla all’inizio del V sec. per devolverne il ricavato ai poveri; a pochi anni dopo risalgono tracce d’incendio dovute al sacco dei visigoti.
Una parte della domus era già nota ma nel corso di recenti lavori è apparso un corridoio che affacciava su un cortile di 4 m x10 d'età medio imperiale su resti di età augustea.
La parete è decorata ad intonaco con uno zoccolo rosso e grandi riquadri bianchi con fregi vegetali e piccole figure umane e di animali, il pavimento è a mosaico. L’intero ambiente fu distrutto, con demolizione delle volte e scarico sul pavimento di grandi quantitativi di intonaci dipinti e stucchi che i restauratori hanno recuperato e stanno ripristinando.

- Sotto il Battistero lateranense saggi in profondità hanno rivelato la presenza di una villa del 1° secolo d.c., poi sostituita nel II secolo da un edificio termale, restaurato all'inizio del III. Una parte rialzata delle terme è visibile sulla strada di Via Labicana che costeggia il Battistero.

- In prossimità della piazza S. Giovanni, quasi all'incrocio di via S. Stefano Rotondo con via dei Santi Quattro Coronati, è stata scavata una tomba della fine del IV secolo a.c., con un grande sarcofago e urne in peperino, e un ricco corredo di terrecotte figurate e di ceramica a vernice nera.

- Sotto Santo Stefano Rotondo, tra le grandi domus di Domitia Lucilla, madre di Marco Aurelio, e dei fratelli Quintili proprietari anche della omonima Villa sull’Appia, giacciono i resti dei Castra Peregrinorum.

- Dagli sterri per la sistemazione della piazza di s. Giovanni in Laterano proviene un rocchio di colonna, di marmo bigio-morato, lungo m. 0,89 col diametro di m. 0,57. Nel cavo poi pel primo pilone dal lato orientale, presso il muro sopra indicato, è stato scoperto, alla considerevole profondità di quasi m. 18, un tratto di antica strada, larga m. 5,00, lastricata a grossi poligoni di selce.


BIBLIO

- Philippe Lauer - Le palais de Lateran. Étude historique et archaéologique - Paris - 1911 -- Emilio Gabba - Per la storia dell'esercito romano in età imperiale - Bologna - Patron - 1974 -
- Giovanni Brizzi - Studi militari romani - Bologna - CLUEB - 1983 -
- K.R. Dixon e P. Southern - La cavalleria romana (The roman cavalry) - Londra - 1992 -
- S. Macdowall - Late Roman Cavalryman, 236-565 AD - Osprey Publishing - 1995 - John Spaul - Cohors2 - 2000 -



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