VIA FERENTANA O GERENTIANA (Lazio)



VIA PUBLICA FERENTIENSIS

VIA FERENTANA

La foto di cui sopra mostra la Via Publica Ferentiensis, detta anche Via Gerentana, o Via Ferentiense, con i suoi basoli originari che ancora mostrano i solchi millenari dei carri. La strada romana collegava la Cassia viterbese ai porti fluviali sul Tevere. La passeggiata odierna per i volenterosi proseguirebbe sulla strada sterrata Ferentana, erede della antica Ferentiensis, che scende dal colle, traversa campi, poderi e masserie, e si dirige verso le Grotte Santo Stefano.

"Questa via svolgeva un ruolo importantissimo nelle comunicazione commerciali e culturali collegando la zona costiera tirrenica con quella interna della valle Tiberina.
Infatti, il territorio dell'Etruria meridionale, fin dall'epoca etrusca, era attraversato, in direzione sud-nord, da importanti assi di collegamento commerciale e culturale, poi noti con i nomi romani di via Clodia o Claudia, via Cassia, via Flaminia e via Amerina, nonché da una serie di importanti vie trasversali alle precedenti, tra cui la sopra detta Via Gerentana o Ferentiense (Via Pubblica Ferentiense), che univa non solo i centri dell'interno, in direzione ovest-est, ma anche, in direzione nord-sud, con il territorio falisco. 

Partendo dalla stazione della Cassia di Aquae Passeris, o Acque Passere, presso il Bacucco, antico bagno romano nelle vicinanze del Monte Jugo, avrebbe collegato Ferento a Falerii, passando attraverso il territorio di Bomarzo; probabilmente a sud del torrente Vezza, dopo aver attraversato la Selva di Malano, si doveva dividere in due percorsi: uno doveva salire per l'estremità sud-ovest di Monte Casoli fin sull'abitato della collina, per poi dirigersi verso Pian della Colonna; l'altro sfruttando un percorso di crinale arrivava fino all'estremità sud-ovest di Pianmiano, da dove scendeva verso la valle Tiberina.

Questo importante nodo stradale, sia in epoca etrusca che romana, doveva trovarsi in prossimità di Casal Cardoni; qui la strada proveniente da Ferento piegava a Sud e, attraverso una tagliata, saliva sull'altopiano di Capannelle per poi proseguire, passando ad Est di Soriano verso la fertile regione falisca fino a Falerii. 

Dunque la via Ferentana svolgeva un ruolo importantissimo ed è proprio per questo motivo che, secondo il Wetter e la Baglione, sarebbe stata difesa lungo la valle del Vezza, nel tratto tra Acqua Rossa ed il Tevere, da una serie di pagi fortificati, ubicati sulle alture dominanti il suo corso: Poggio Civitella, Pranzovico, Camorella e Monte Casoli. 

Per la Baglione questi pagi fortificati sul Vezza coincidono con le castella del territorio volsiniese, probabilmente limite e barriera alle penetrazioni nel territorio nord dell'Etruria, che gli eserciti romani assalirono nel IV sec. a.c. Ne restano dei tratti di acquedotti, ponti e strade di epoca etrusca che vennero usati anche in epoca romana."

(Bomarzo. Architetture fra natura e società - Di Aa.Vv.)

FERENTO - IL TEATRO

FERENTO

I resti della città di Ferento (in latino: Ferentium) si trovano a soli sei km da Viterbo (del cui comune fanno parte), sulla strada Teverina verso la valle del Tevere. Ferentus sorgeva sull'altura di Pianicara, dove sembra si insediarono gli sfollati della vicina città etrusca Acquarossa, distrutta intorno al 500 a.c. durante le guerre di espansione di Tarquinia.

Dagli scavi effettuati, è emerso che in età repubblicana, Ferento si era sviluppata lungo il decumano massimo costituito  dalla via Ferentiensis, che l'attraversava da est verso ovest. Durante l'impero la città raggiunse il suo massimo splendore dotandosi di un teatro, un anfiteatro, il foro, le terme, una fontana con statue e l'augusteo. Ferento venne infatti definita "civitas splendidissima", come è scritto in una epigrafe di marmo rinvenuta nei pressi della città.

RESTI DELLE TERME DI BACUCCO

TERME DEL BACUCCO

In località Bagnaccio permangono diversi resti romani, detti la Lettighetta e le Terme del Bacucco. Le sorgenti termominerali del territorio viterbese vennero molto apprezzate dai romani a partire dall’età imperiale, quando vi vennero appunto edificate delle terme, ormai edificio imprescindibile per ogni città romana o romanizzata. 

Il tratto della Via Cassia compreso tra la località Paliano, a Sud-Ovest di Viterbo, e il Bacucco, per una lunghezza di circa Km 11, è infatti costellato di ruderi di terme romane. Anche la Tabula Peutingeriana testimonia la grandiosità di queste terme, poiché presso di esse localizza una stazione della Cassia, la frequentatissima mansio Aquae Passeris e in località Bagnaccio sono stati rinvenuti i ruderi più grandiosi fra tutti quelli presenti nel territorio viterbese.

Di queste terme restano solo dei ruderi di una grande sala ottagonale, con 4 grandi nicchie, sormontate da una ghiera di mattoni. Alla base di ogni nicchia si aprivano 3 celle semicircolari, di cui restano pochissimi resti. Dell’antico mosaico non resta più niente. La struttura era in opera cementizia, con numerose colonne, il perimetro esterno dell’edificio era di forma quadrangolare, mentre quello interno ottagonale.

I muri erano coperti da lastre di marmo delle quali oggi non resta più niente. Purtroppo la spoliazione in parte voluta per cancellare un passato pagano e in parte per riedificare chiese e nuovi palazzi, data la scarsità di mestranze preparate, fu pressocchè totale. A 50 metri da questi ruderi si trova il Casalino Bacucco, che ingloba al suo interno i resti della antica struttura termale.

BOSCO FERENTANO

IL BOSCO FERENTANO (o FERENTINO)

Nel Latium risiedevano almeno tre boschi sacri, ovvero tre lucus: quello di Diana Nemorense presso Aricia, quello di Ferentina sotto il monte Albano e quello di Diana a Corne presso Tuscolo, tutti siti extraurbani, ma nei pressi di importanti centri latini.

Il Bosco Ferentano, che ha conservato tutta la sua antica vegetazione del sottobosco, è situato nel comune di Marino (RM), e si estende per circa 20 ettari nella parte più alta di un costone di peperino, nel settore sud occidentale del Vulcano Laziale a sud-est della capitale. Il bosco rappresenta le ultime vestigia della più vasta Selva Ferentana (Lucus Ferentinae), che in epoca preromana era considerata sacra e dedicata alle divinità tanto silvane quanto della terra.

Il bosco del Ferento, raggiungibile un tempo attraverso la Via Ferentana, è uno degli ultimi boschi misti in buono stato di conservazione sui Colli Albani, sopravvissuto alle trasformazioni causate dagli insediamenti umani e dalla diffusione della coltura del castagno da legno. E' ovvio che fu il nome della Dea a caratterizzare i vari nomi della zona, dal Bosco Ferentano, al centro abitato di Ferento ed alla Via Publica Ferentana.

ANTEFISSA DI FALERII VETERE

FALERII VETERE E NOVA

Falerii fu a lungo la capitale dei Falisci, e fiorì maggiormente nel VI secolo a.c. per una forte ellenizzazione, soprattutto dei coroplasti, gli artigiani produttori di oggetti o statue in terracotta. La città fu alleata degli Etruschi contro i Romani che ne occuparono il territorio nel 241 a.c. I suoi abitanti insieme a quelli della vicina Falerii Veteres (attuale Civita Castellana) furono trasferiti nella colonia di Falerii Novi.

Falerii era collegata alla città di Ferento tramite la Via Ferentana che da Ferento piegava a Sud e, attraverso una tagliata, saliva sull'altopiano di Capannelle per poi proseguire, passando ad Est di Soriano verso la fertile regione falisca fino a raggiungere la ricca Falerii. .


BIBLIO

- Paola Moscati - L'Italia preromana. I siti falisci: Falerii - 2004 - in Il mondo dell'archeologia - Istituto dell'Enciclopedia Italiana - 2002-2005 -
- Romolo A. Staccioli - Strade romane - L'Erma di Bretschneider -
- Dionigi di Alicarnasso - Antichità romane -
- Mario Luni (a cura di) - Le strade dell'Italia romana - DEA Store - Milano - 2004 -


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