VIA DOMITIANA - VIA DOMIZIANA



ARCO FELICE VECCHIO

La via Domiziana, in latino Via Domitiana, non deve essere confusa con la Via Domitia in Francia.
Questa si trova invece sul suolo italico, e precisamente nella regione della Campania. costruita nel 95 d.c. sotto l'imperatore Domiziano, per facilitare gli accessi dei porti di Puteoli (Pozzuoli) e del Portus Julius (porto di partenza della flotta imperiale occidentale, nelle acque intorno a Baiae e Capo Miseno) nel Golfo di Napoli.

La Via Domitiana non fu un nuovo tracciato ma ricalcava una strada esistente e utilizzava anche i lavori intrapresi nel periodo neroniano per la costruzione della Fossa Neronis, l'ambiziosissimo progetto di scavare in canale artificiale tra Puteoli e Roma per un rapido trasporto del grano riservato a Roma. Gli scavi iniziarono nel 64 d.c. ma finirono per le rivolte in Gallia prima e la morte di Nerone poi, tuttavia la via Domiziana ricalcò anche quel tracciato.



FOSSA NERONIS

Dopo l'incendio di Roma del 64. Nerone aveva infatti deciso di realizzare, nel programma per il miglioramento dei rifornimenti di grano per Roma, un canale litoraneo tra Puteoli e le foci del Tevere, evitando i disagi della navigazione marittima. II progetto, che non era affatto assurdo come vollero dipingere i detrattori di Nerone, venne affidato a due tecnici abilissimi, Celere e Severus, e fu abbandonato nel 69, solo per la rivolta di Gaio Giulio Vindice in Gallia e la successiva morte dell'imperatore, ma i resti archeologici dimostrano che era ben avviato. 

Da Svetonio (Nero, 31) apprendiamo che si prevedeva un canale lungo 160 miglia, tanto ampio da permettere l'incrocio di due quinqueremi. Tracce ben visibili sono, sul litorale campano, il taglio del monte Grillo e il tronco centrale del collettore di Varcaturo, tra Liternum e il Iago di Patria, mentre al Savone e a Mondragone il canale era a ridosso delle dune costiere. 

Plinio conferma che i lavori erano a buon punto anche nella piana di Fondi. Per i tratti montani era previsto un antemurale parallelo alla costa o dighe di protezione che fiancheggiassero il canale lungo il litorale.

IL TRACCIATO IN ROSSO

LA PROSECUZIONE DELLA DOMIZIANA

La strada domiziana lasciava poi la via Appia a Formiae o Sinuessa, staccandosi dall'Appia alle Aquae
Sinuessanae, nei pressi di Vignole, dove era stato eretto un arco onorario di cui non resta traccia. II suo percorso doveva sfruttare la sommità dell'argine a monte della Fossa Neronis, tragitto in parte ricalcato dalla consorziale S. Paolo: sul lato a monte della moderna Domiziana, 100 m a sud-est del bivio con la consorziale, è ancora visibile un tratto con basoli in calcare.

Seguiva la costa e attraversava i fiumi Savona e Volturna, in località Penite e Mondragone raggiungeva il Volturno per scavalcarlo con un lunghissimo ponte a diverse arcate, citato da Stazio, di cui si conservata una testata con fornice in laterizio, inglobata nel castello medievale di Castel Volturno. 

La via Domitiana proseguiva verso sud, passando  nella zona paludosa del Iago di Patria, attraverso una zona di lagune costiere, affiancando una necropoli. Prima di arrivare a Liternum, traversava il Canale Laenis, attuale canale dei Regi Lagni, su un ponte in laterizio in parte distrutto nel medioevo e successivamente ricostruito. 

Il ponte di età domizianea, di almeno sei arcate, affiora con un pilastro e altri resti della massicciata visibili in località Ponte dei Diavoli, sulla riva destra. Lasciata l'area di Liternum la strada proseguiva per Cuma, costeggiando la sponda occidentale del Iago di Licona, il mitico luogo dove Enea avrebbe colto il pomo d'oro da portare in dono alla regina degli Inferi, e il lago stesso. 

L'ANTRO DELLA SIBILLA

CUMA

A nord dell'area urbana di Cuma la via era fiancheggiata da monumenti sepolcrali ed entrava in città dalla porta settentrionale, per uscirne e proseguire verso il Iago d'Averno. La città di Cuma, fondata dai Calcidesi nel 730 a.c., in età preromana occupava la conca compresa tra il monte di Cuma, su cui sorgeva l'Acropoli, la collina della città bassa e le pendici occidentali del monte Grillo; l'aspetto
odierno risale ai massicci interventi di fine I secolo a.c. - I d.c. 

La Domiziana entrata in città si dirigeva verso il Foro, costeggiando l'acropoli. Oggi l'accesso all'area archeologica avviene dalla strada provinciale Cuma-Licola, che si stacca dalla Domiziana moderna; dall'ingresso degli scavi un vialetto conduce ai piedi del colle dell'acropoli, circondata da resti delle fortificazioni greche. 



LA CRYPTA ROMANA

Su tale percorso si notano, a destra, i pozzi che fungono da prese di luce per la sottostante Crypta Romana, una galleria sotterranea di m 180 circa che collegava la città bassa con il porto di Cuma, passando sotto la collina dell'acropoli in direzione est-ovest. II cunicolo artificiale, con pareti di roccia tufacea e paramento in opera reticolata, faceva parte di un sistema strategico-militare, voluto da Ottaviano e Agrippa intorno al 37 a.c., nella guerra navale contro Sesto Pompeo, per snellire il trasferimento di uomini e mezzi.

GROTTA DI COCCEIO


LA GROTTA DI COCCEIO

Il percorso comprendeva anche la grotta di Cocceio,  detta anche grotta della Pace, una galleria sotterranea, scavata sotto il monte Grillo per circa 1 km, che collegava Cuma con la sponda occidentale del lago d'Averno. Ha la volta in opera reticolata e raffinati artifici per l'illuminazione e l'aerazione. 

Sulla sinistra della Crypta si accede al famoso antro della Sibilla, posto sotto la sella che unisce
l'acropoli alla collina meridionale e di recente interpretato come struttura difensiva. II taglio nel tufo,
scandito dalla luce filtrante da sei aperture sul lato occidentale, deve la caratteristica forma
trapezoidale alla II metà del IV secolo a.c., è successivo l'abbassamento del piano pavimentale.

La via Domitiana costeggiava l'acropoli, con i santuari di Apollo, sulla terrazza inferiore, e di Giove su quella superiore. Arrivava all'area del Foro nel luogo contraddistinto dalle Terme del lato nord-ovest (di epoca domizianea); sul lato breve a sud si erge il Capitolium. 

La strada doveva proseguire lungo il tracciato ripreso da via Vecchia Licola in direzione dell'attuale Croce di Cuma e svoltare a destra per via Arco Felice Vecchio, fiancheggiata dai resti delle fortificazioni di età greca del VI secolo a.c.. Dopo 400 m si raggiunge l'Arco Felice: la costruzione inserita in una tagliata nel tratto della cresta del monte Grillo, funzionale all'apertura della Domitiana. 



ARCO FELICE VECCHIO

VIA DOMITIANA
L'arco, preceduto da spiazzi su ambedue i lati, è alto m 6, profondo  17.80, e lungo 11.84 m. A breve distanza si apre l'imbocco alla grotta di Cocceio, che metteva in comunicazione la città con il Iago d'Averno, sede dell'Arsenale: la galleria, attualmente non visitabile, prende il nome dal proprio costruttore, che aveva già progettato la Crypta Neapolitana, che collegata Napoli e Pozzuoli attraverso la collina di Posillipo. 



LAGO D'AVERNO

La Domitiana, lasciato l'Arco Felice, fiancheggiata da monumenti sepolcrali, attraversava
l'altopiano del monte Grillo fino al ciglio del Iago d'Averno, oltre il quale visibile un tratto di
massicciata in opera cementizia. II Iago, antico cratere vulcanico, era separato dal vicino Iago Lucrino dallo sperone tufaceo del monte delle Ginestre e costeggiato dal viale alberato della statale. 

Dopo circa 300 m, si incontra, sulla sinistra, il breve sentiero che porta all'ingresso della grotta della Sibilla: scavata nel monte della Ginestra, in realtà un camminamento sotterraneo, molto rimaneggiato, che collega le sponde dell'Averno a quelle del Lucrino. La galleria rettilinea, scavata nel tufo e priva di pozzi luce, è lunga circa 200 metri. 

Lasciato il Iago, la via Domitiana procedeva in direzione Puteoli e da qui raggiungeva, dopo un gomito, in parte su un terrazzamento con paramento in opera reticolata, l'estremità dell'odierno opificio Olivetti.
Successivamente, seguendo la via Vecchia Luciano, arrivava al quadrivio dell'Annunziata e all'area urbana di Pozzuoli che ricordano la grandezza del porto più importante del Tirreno, il Portus Iulius, situato sul litorale antistante al Iago Lucrino. Nel 102 Traiano estese la Via Domitiana fino a Napoli.



LA DISTRUZIONE

Fu danneggiata da Alarico nel 420 d.c. e infine distrutta da Gaiserico nel 455 d.c.. Fu parzialmente restaurata sotto vari governanti del Regno di Napoli nel Medioevo e nella sua veste moderna è un'importante strada costiera che porta a nord di Napoli.



IL RICORDO

Il poeta Publius Papinis Statius (45 d.c. - 96 d.c.) scrisse un intero poema sul tema della Via Domitiana in cui ricorda gli enormi progressi portati dalla nuova strada e loda l'imperatore per la sua opera e la sua lungimiranza. Il poema è anche un'interessante testimonianza sulla costruzione di strade sotto l'Impero Romano.


BIBLIO

- Statius - Silvae - IV -

- Di Mauro, Leonardo. Ferrari-Bravo, Anna (ed.) - Naples: The City and Its Famous Bay - Milan, Italy - Touring Club of Italy - 2003 -
- Balsdon, John - Rome: the story of an empire - World University Library - New York: McGraw Hill - 1970 -
- Johannes JL Smolenaars - "Ideology and Poetics along the Via Domitiana: Statius Silvae 4.3" - in Flavian Poetry - ed. by Ruurd R. Nauta, Harm-Jan van Dam, and Johannes JL Smolenaars - Leiden, Brill - 2006 -


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