GAIO VALERIO FLACCO - G. VALERIUS FLACCUS



MEDEA E GIASONE NEL VELLO D'ORO


Nome: Caius Valerius Flaccus Balbus Setinus;
Nascita: forse a Sezze
Morte: tra l'89 e il 96
Professione: poeta


Valerio Flacco fu un poeta romano, uno dei principali esponenti della poesia epica dell'età flavia, assieme a Silio Italico e a Publio Papinio Stazio, ma comunque della sua vita non si sa nulla. Le fonti si limitano ad attribuirgli un poema epico in esametri, dal titolo di "Argonautica" (le Argonautiche), che si interrompe all'VIII libro, non sappiamo se perchè fu incompiuto o perchè è andato distrutto o smarrito. 

Le notizie sulla sua vita sono molto limitate: 
- era membro della gens patrizia dei Valerii e l'ultimo membro noto del ramo dei Valerii Flacci,
- fu un membro del "Quindecemviri sacris faciundis", collegio dei quindici, guardiani dei libri sibillini,
 - in uno dei manoscritti vaticani è identificato anche come Setino Balbo, il che farebbe dedurre le sue origini presso Setia (Sezze) nel Lazio. 
- fu amico del poeta Marziale,
- il solo scrittore antico che lo cita è Marco Fabio Quintiliano, che si duole della sua prematura e recente scomparsa. Poiché Quintiliano terminò la sua "Institutio oratoria" (dove appunto è citato) nel 96 d.c., si deduce che la sua morte debba essere avvenuta poco tempo prima. 



ARGONAUTICA

Poema in otto libri sulla conquista del Vello d'oro, pervenutoci molto frammentato, e termina con Giasone che sposa Medea e la porta con sé. Le Argonautiche sono una libera imitazione e in parte rielaborazione del poema dal titolo omonimo di Apollonio Rodio, già famoso presso i Romani nella versione e adattamento di Publio Terenzio Varrone Atacino, ottenute però aggiungendo, togliendo e modificando varie parti. 

L'opera mira alla glorificazione di Vespasiano per aver reso più sicura la frontiera britannica e per avere favorito i viaggi nell'Oceano, pertanto l'opera è dedicata a Vespasiano, un elogio per le sue conquiste in Britannia, che fu scritto in parte durante la vittoria sui Giudei, o poco più tardi della distruzione di Gerusalemme da parte di Tito avvenuta nel 70. Dagli accenni all'eruzione del Vesuvio e da avvenimenti successivi, si deduce che la stesura del poema abbia richiesto un paio di decenni. 

CRISOMALLO CON FRISSO ED ELLE

LO STILE

L'opera, essendo un rimaneggiamento, manca di originalità, e la sua poetica è troppo elaborata. Egli si rifà a Virgilio, a cui però è molto inferiore. Flacco è vivace nelle descrizioni ed intuitivo nella resa dei personaggi con i loro caratteri e affetti, come Medea, ma non piacque molto e non fu popolare nei tempi antichi, tanto che nel Medioevo fu addirittura dimenticato.



LA STORIA 

Nefele fu creata come nuvola da Zeus a somiglianza di Era per mettere alla prova Issione che aveva osato importunare la regina degli Dei durante una festa. Issione la possedette e Nefele partorì un centauro. Atamante, marito e padre dei due figli l'abbandonò per Ino che cercò di fargli sacrificare i figli agli Dei per far salire al trono suo figlio, allora Nefele invocò Hermes che mandò loro il Crisomallo (l'ariete dal vello d'oro) perché li portasse via in volo nella Colchide.

ATAMANTA (argonauta)
La figlia Elle cadde in mare e affogò mentre Frisso venne ospitato da Eete a cui donò il vello d'oro di Crisomallo che intanto aveva sacrificato agli Dei, con poca riconoscenza verso l'ariete. Eete però, che evidentemente non sapeva che farne lo nascose in un bosco ponendovi a guardia un drago.

Pelia aveva conquistato il suo trono esiliando il gemello Neleo e senza dare alcuna eredità a Esone che fece invece suo prigioniero. Pelia aveva messo a morte chiunque potesse essere il suo futuro assassino, risparmiando il solo Esone poiché era molto amato dalla loro madre. Esone aveva sposato Polimela e da lei ebbe il figlio Giasone che riuscirono con uno stratagemma a far scampare alla morte portandolo sul monte Pelio, dove fu allevato dal centauro Chirone.

Ora siccome predizioni oracolari e pure vari presagi avevano avvertito Pelia, re della Tessaglia, che suo nipote Giasone, figlio di suo fratello Esone, gli avrebbe rubato il trono e la vita e non potendo però ucciderlo in base a questo, si limitò a gettarlo in un'impresa pericolosissima, ordinandogli di recarsi nella Colchide e conquistare il vello d'oro, il magico oggetto che poteva curare ogni ferita.
 
Giasone, convinto dell'aiuto di Giunone e di Pallade, si preparò alla spedizione facendo costruire ad Argo la nave che dalla città prese il suo nome e diffuse la notizia della sua spedizione per tutta la Grecia. Attirati dall'impresa giunsero da ogni dove gli eroi più famosi, fra cui Ercole. 

Ma con Giasone partì anche Acasto, figlio di Pelia, che Giasone volle con sé per timore che Pelia facesse maledire la sua nave, ma Pelia, appena se ne accorse, infierì contro i genitori di Giasone, che furono costretti a darsi la morte, e fece uccidere il loro figlio minore.


I Personaggi:

- Acasto, figlio di Pelia,
- Admeto, principe di Fere, celebre per la sua ospitalità e per il suo senso di giustizia.
- Anceo il Grande di Tegea, figlio di Posidone, venne poi ucciso dal cinghiale di Caledonia.
- Anceo il piccolo, cugino dell'altro Anceo, anche lui ucciso dal cinghiale.
- Anfirao, il veggente argivo.
- Argo di Tespi, costruttore della nave Argo e di una statua lignea di Era, oggetto di culto a Tirinto.
- Ascalafo di Orcomeno, figlio di Ares, che partecipò alla guerra di Troia.
- Asterio, figlio di Comete, un figlio di Pelope.
- Atalanta di Calidone, vergine cacciatrice (l'unica donna).
- Attore, figlio di Deioneo il Focese.
- Augia, re dell'Ellesponto dal numeroso bestiame che, grazie all'origine divina era immune dalle malattie, fu Ercole che ripulì le sue stalle in un solo giorno.
- Bute, di Atene, apicoltore; Bammaliato dalle sirene si gettò in mare, ma venne salvato da Afrodite, che, per ingelosire Adone, ne fece il suo amante sul Lilibeo..
- Calaide, l'alato figlio di Borea, ucciso da Eracle a colpi di clava.
- Canto l'Eubeo, tornati dalla Colchide Canto scorse un gregge di pecore sulla terraferma e per fame cercò di rubarne una ma Cafauro, il proprietario di quel gregge, si accorse del furto e lo uccise.

CASTORE

- Castore, lottatore spartano, uno dei Dioscuri.
- Cefeo, figlio dell'Arcade Aleo, re di Tegea.
- Ceneo il Lapita, che un tempo fu donna, amata dal dio Poseidone, che le volle offrire qualsiasi cosa desiderasse, e lei chiese di diventare uomo, e di essere invulnerabile; il dio l'accontentò.
- Corono il Lapita. Guidò in battaglia i Lapiti del monte Olimpo ma quando gli avversari proposero ad Eracle un terzo del loro regno in cambio del suo aiuto, questi accettò e vinse, Corono morì in battaglia.
- Echione, figlio di Ermes, fu l'araldo degli Argonauti.
- Eracle di Tirinto, Ercole.
- Ergino di Mileto, prese il timone della nave Argo dopo la morte del timoniere Tifide.
- Eufemo di Tenaro, il lottatore.
- Eurialo, figlio di Mecisteo, uno degli Epigoni, accompagnò in battaglia Diomede contro Troia.
- Euridamante il Dolopio, del lago Siniade, sapeva interpretare i sogni.
- Falero, abilissimo arciere Ateniese.
- Fano, il figlio cretese di Dioniso.
- Giasone, il capo della spedizione
- Idas, rapì Marpessa sottraendola sia al padre che ad Apollo, che lo inseguirono ma Zeus intervenne comandando alla donna di scegliere chi volesse tra i due e lei scelse Idas.
- Idmone l'Argivo, figlio di Apollo e veggente, morì ferito da un cinghiale.
- Ificle, figlio di Testio l'Etolo.
- Ifito, fratello di re Euristeo di Micene, morì per le ferite ricevute dai Colchi.
- Ila il Driope, assistente e amante di Eracle, rapito dalle ninfe.
- Laerte, figlio di Acrisio l'Argivo, futuro padre di Odisseo (Ulisse).
- Linceo, fratello di Idas, vedeva attraverso i muri e la terra, fu ucciso dai Dioscuri.
- Melampo di Pilo, figlio di Amitaone, guaritore, si ammalò quando vide suo padre mentre castrava dei montoni con un coltello
- Meleagro il Calidone, che uccise il famoso cinghiale.
- Mopso il Lapita, oracolo e indovino.
- Nauplio l'Argivo, figlio di Posidone, famoso navigatore
- Oileo il Locrese, futuro padre di Aiace d'Oileo.

ORFEO E EURIDICE

- Orfeo, il poeta Tracio suonatore della magica lira.
- Palemone, figlio di Efesto, un Etolo.
- Peante, figlio di Taumaco il Magnesio, grandissimo arciere, salvò i compagni uccidendo il gigante di bronzo Talo lanciandogli una freccia nel suo tallone.
- Peleo il Mirmidone, futuro padre di Achille.
- Peneleo, figlio di Ippalcimo, il Beota, pretendente di Elena, combattè contro Troia.
- Periclimeno di Pilo, figlio di Neleo, aveva avuto da Poseidone la capacità di assumere la forma di qualsiasi animale.
- Piritoo, Re dei Lapiti, figlio di Issione, si recò nell'Ade con Teseo per rapire Persefone ma Ade li incollò su due troni di pietra.
- Polluce, pugile spartano, uno dei Dioscuri.
- Polifemo, figlio di Elato, l'Arcade, rimase a terra con Eracle e lo scomparso Ila, partì alla ricerca degli Argonauti, per ricongiungersi a loro, ma morì presso il popolo dei Calibi.
- Stafilo, fratello di Fano e Figlio di Dioniso e Arianna.
- Telamone, fratello di Peleo, futuro padre di Aiace Telamonio.

COSTRUZIONE DELLA NAVE ARGO DA ATENA CON TIFI E ARGO

- Tifi il timoniere, di Sife in Beozia, abilissimo pilota della Beozia, cui Atena insegnò l'arte della navigazione, morì prima di giungere alla Colchide.
- Zete, fratello di Calaide, scacciò le Arpie dalla tavola di Fineo, e le inseguì fino alle isole Etole dove Iride, messaggera di Zeus, li avvertì di fermarsi nel loro inseguimento.
- Teseo, figlio del re Egeo l'ateniese

Nei libri seguenti si descrivono gli episodi del viaggio degli Argonauti: 

- la sosta a Lemno, 
- il salvataggio di Esione, 
- la strage dei Ciziceni, 
- il ratto d'Ila e l'abbandono di Ercole, 
- il pugilato di Polluce e di Amico, 
- la favola di Io cantata da Orfeo, 
- la liberazione di Fineo, 
- il passaggio fra le rupi Cianee, 
- la morte di Idmone e di Tifi. 

Nel V libro: gli Argonauti arrivano nella Colchide. Qui c'era guerra tra Eeta, re della Colchide, e suo fratello Perse, che voleva togliergli il trono. Eeta promette a Giasone il vello d'oro in cambio del suo aiuto nella guerra contro Perse. 

Nel VI libro: 
nella guerra contro Perse Giasone mostra tutto il suo valore. Medea, figlia del re Eeta, guardandolo dall'alto delle mura della sua città se ne innamora, costretta dai filtri di Venere. Dopo la vittoria, dovuta al valore degli Argonauti, Eeta viola la sua promessa e impone a Giasone di compiere prove prodigiose per la conquista del vello d'oro. Con l'aiuto della maga Medea, Giasone aggioga i tori sputafuoco e ara campi incolti presso la città eludendo i guerrieri sorti dai solchi seminati. 

Infine Medea va con l'eroe nel bosco sacro a Marte, addormenta il drago e rapisce il vello d'oro. Gli Argonauti prendono il mare inseguiti dalla flotta del figlio del re che li raggiunge alle foci del Danubio, e gli Argonauti chiedono a Giasone di restituire Medea. Il poema s'interrompe mentre Giasone rassicura Medea che non la rimanderà indietro. Si ritiene che l'autore abbia lasciato incompiuto il poema.


BIBLIO

- Valerio Flacco, Stàzio, Publio Papinio in Treccani Enciclopedia.
- J. Kenney, W. V. Clausen (a cura di) - The Cambridge History of Classical Literature. Vol. II - Latin Literature - Cambridge - University Press - 1982. 
- L. Simonini - La letteratura latina della Cambridge University - Milano - Mondadori - 2007 -
Valerio Flacco - Le Argonautiche - a cura di Franco Caviglia - Milano - BUR - 2007 -


0 comment:

Posta un commento

 

Copyright 2009 All Rights Reserved RomanoImpero - Info - Privacy e Cookies