HISTORIUM - VASTO (Abruzzo)



RESTI DI VILLA ROMANA

La storica Histonium (Ἱστόνιον Histónion in greco antico), corrispondente all'odierna Vasto, della provincia di Chieti in Abruzzo, era un'antica città del popolo italico dei Frentani, con un territorio che iniziava a sud del porto di Ostia Aterni (Pescara) e si estendeva fino al Fortore.  I Frentani erano antico popolo italico di lingua osca della costa adriatica centrale, molto affini ai Sanniti, posti nell'Abruzzo sud-orientale e nel basso Molise.

 Histonium, secondo la tradizione mitica, viene fatta fondare da Diomede, il condottiero greco, esule dopo la guerra e la distruzione di Troia. Questi nel suo peregrinare nel Mediterraneo, sbarcò con i suoi reduci nell'Italia meridionale dove fondò diverse città. I coloni greci furono indotti a stabilirsi in loco per via dell'industria ed il commercio della lana. 


IL NOME

La denominazione potrebbe provenire dal greco HERCOS (recinto fortificato) oppure ERCE  dal latino ARX (sommità), ipotizzare ci fosse un'acropoli o una roccaforte; oppure il nome deriverebbe da ARKHAIOS (cioè antico) perchè in queste zone esisteva una colonizza greca, prima dell'arrivo degli italici. 

In località Selvotta venne rinvenuta la lapide che riporta: 
HERRCVLI EX VOTO ARAM / L.SCANTIVS / L LIB.MODESTVS.MAG. / AVG.MAG.LARVM. AVGVST. / M AG. / CERIALLIVM VRBANORVM, riferita a Lucio Scanzio Modesto, capo dei cereali urbani (sacerdoti addetti alla città di Historium).


LA STORIA

Si batterono con la Repubblica romana alla fine del IV secolo a.c., da cui vennero costretti a un' alleanza con Roma, in posizione subordinata. I Frentani erano una popolazione italica che occupava gran parte dell'attuale costa abruzzese meridionale. In seguito alla conquista romana (305 a.c.) il centro frentano si dotò di vari edifici pubblici, in parte ancora visibili.

Tuttavia Roma lasciò loro una certa autonomia interna fino al I secolo a.c., quando si estese a tutti gli Italici la cittadinanza romana, in seguito alla guerra sociale a cui avevano preso parte anche i Frentani. Da allora si accelerò la loro romanizzazione, inquadrati nelle strutture politico-culturali di Roma.

 Nel 91 a.c. il popolo di Histonium, insieme a tutti i popoli italici prese parte alla confederazione dei popoli italici per ottenere il titolo di municipio.

La città fu ricostruita e, nel 117 venne inserita nella regio Sannio. In seguito la città man mano perse d'importanza e decadde. I vari edifici romani furono saccheggiati durante le "Invasioni barbariche" subendone anche le lotte che si susseguirono fino in epoca feudale.

 L'antico nome di Histon da lui dato sarebbe dovuto al fatto che il suo promontorio dal mare ricordasse all'eroe troiano il monte Histone di Corfù.

MOSAICO DI NETTUNO ALLE TERME

In effetti i coloni greci furono indotti a stabilirsi in loco per via della posizione adatta al commercio della lana che già praticavano da Troia. Historium fu infine municipio romano iscritto alla tribù Arnensis. Tra i culti religiosi sono testimoniati quelli di Ercole, di Cerere, del Sole, di Giove Dolicheno. 

In seguito alla conquista romana del 305 a.c. il centro frentano si dotò di vari edifici pubblici, in parte ancora visibili oggi. Nel 91 a.c. il popolo di Histonium, insieme a tutti i popoli italici prese parte alla confederazione dei popoli italici per ottenere il titolo di municipio, che ottenne venendo iscritto alla tribù Arnensis. Le famiglie maggiori di Histonium erano i Didia, gli Helvidia e i Vibia.

Fabio Massimo fece restaurare il campidoglio. La città fu devastata da Silla nella lotta contro Mario. La città fu ricostruita e, nel 117 venne inserita nella regione del Sannio. L'area archeologica del quartiere Gisone sorto sulla città romana è compreso tra via Roma (fuori Porta Nuova) a nord, e via Barbarotta a sud, dentro cui si ergono quattro file di due isolati rettangolari su strade perfettamente ortogonali. 

Il Corso Palizzi è considerato il cardo maximus, e il Corso Dante il decumanus maximus, mentre altri cardi sono costituiti da Corso Plebiscito e di via Adriatica. Presso l'ospedale si trovano alcuni resti murari di un edificio della fine del I-metà del II secolo d.c.,



IL SITO ARCHEOLOGICO

La città antica corrisponde alla città vecchia, che ne ha conservato la pianta almeno in parte. Restano le vestigia di: teatro, anfiteatro, terme, vari acquedotti, serbatoi idrici, mura civiche reticolate, pregiati pavimenti, statue, colonnati di granito orientale, templi.

Nella città moderna si trovano i resti della remota città romana in gran parte riutilizzati sia nelle chiese (Madonna delle Grazie, San Pietro, piazza del Popolo), sia nelle strade e nelle piazze cittadine (Ospedale, Tagliamento, Sant'Antonio, piazza Dante Gabriele Rossetti).

La zona settentrionale della città attuale, vale a dire il centro storico, ricalca  l'antico impianto urbanistico romano. La città antica è infatti corrispondente alla città vecchia, che ne ha conservato la pianta almeno in parte. In quest'area ubicata sulla collina prospiciente il mare si innalzavano i templi e il Campidoglio. 


L'ANFITEATRO

La Piazza Rossetti conserva la forma ellissoidale dell'anfiteatro che fu costruito tra la fine del I e la metà del II secolo Alcuni resti dell'edificio sono tuttavia visibili  visibile sotto teca di vetro allo sbocco di via Cavour sulla piazza, in opus reticolatum inglobati nei sotterranei del castello di Vasto ed in parte nelle mura che si affacciano nel lato orientale della piazza stessa. 

Vi sono anche atri tratti dell'anfiteatro presso la Torre di Bassano e in un negozio della piazza. I resti visibili sono parte dell'ingresso e parte del perimetro ellissoidale dell'anfiteatro. L'anfiteatro di cui una porzione è fuori dal perimetro urbano, realizzato in opus cementizia: misurava circa 225 piedi (67 m ca.) di lunghezza per 210 (62 m) di larghezza. Gli edifici situati nella parte nord-est della piazza sorgono a forma ellittica, presso la Torre di Bassano, segno che dopo la caduta di Roma, l'anfiteatro fu smantellato per ricavarci materiale di costruzione di nuove case. 

La presenza vicino alla piazza di via Naumachia, a fianco della chiesa dell'Addolorata, ha fatto ipotizzare che l'anfiteatro fosse stato usato anche per le celebri battaglie navali. Un'alluvione nel tardo impero romano ricoperse l'anfiteatro di fango, determinandone l'abbandono.

Presso Via S. e F. Ciccarone vi è un rudere detto cappella della Madonna del Soccorso da cui proviene la lastra funeraria di Gaio Osidio Veterano (Caius Hosidius Veteranus) ora posta nel museo archeologico di Vasto. Il sito venne trasformato nel 1442 in carcere ed in seguito, nel 1614, nella cappella di Santa Maria del Soccorso. Nel 1794 risulta abbandonata.


Nel 1817 la porta viene murata, indi, mediante un'apertura sulla volta viene usata come tumulazione per neonati non battezzati e per impenitenti. L'esterno ha una muratura in calcestruzzo di manifattura romana. L'interno con volta a botte presenta un'intonacatura e pavimentazione moderne. 

Nella parte di via Anelli, all'altezza della Scuola d'Arte, è ancora visibile un muro di 20 metri risalente all'epoca romana, nella facciata di una casa civile; in via Tagliamento affiorano resti di un muro in opus caementitia. In via B. Laccetti la chiesetta della Trinità poggia su fondamenta di un'abitazione romana, con visibili resti sulla destra. 

In seguito la città man mano perse d'importanza e decadde. I vari edifici romani furono saccheggiati durante le invasioni barbariche subendone anche le lotte che si susseguirono fino in epoca feudale.

Nella seconda metà del XVI secolo sul pianoro intorno a Santa Maria della Penna erano visibili fra gli altri i resti di due templi e di un teatro, il che potrebbe ricollegare il contesto al noto complesso di Pietrabbondante, e ancora oggi sono visibili i resti di un abitato e forse dello stesso luogo di culto, databili fra IV-III e I secolo a.c.



I TEMPLI

I culti testimoniati a Historium sono quelli di Ercole, di Cerere, del Sole, di Giove Dolicheno. In Via Antonio Bosco 16 vi è un tempietto romano, scoperto nel 1975 in seguito a lavori a palazzi della stessa via, con forma a V e vertice ad ovest. I lati a sud ed a nord misurano 4,90 e 4,30 m, il primo lato ha un basamento di 25 cm ed una cortina di 10 cm, mentre il secondo ha il basamento e la cortina 10-50 cm. I muri interni ed esterni sono in cortina laterizia con mattoni di 25 cm X 15 X 3 con colori dal rosso vivace all'ocra.

I templi, di cui si ha riferimento da antichi documenti, vennero riordinati dallo storico Luigi Marchesani: 
- un Tempio dedicato al Dio Elio presso la chiesa di Sant'Antonio di Padova, sopra cui oggi poggia la cappella della Madonna delle Grazie, 
- quello della Dea Cerere nell'area dove venne eretta la chiesa collegiata di San Pietro, 
- il tempio di Giove Delicheno o Ammone sorgeva presso Piazza del Popolo, 
- insieme al vicino tempio di Bacco. 
- In località Selvotta si trovava il tempio di Ercole, con la lapide conservata nel Museo archeologico del Palazzo d'Avalos.

Nel 1888 fu rinvenuta, presso la chiesa di Santa Maria della Penna in località Punta Penna, una lastra di rivestimento in terracotta appartenente ad un edificio templare, oggi conservata presso il Museo Civico Archeologico di Vasto. 

 Il motivo principale consiste in due teste contornate da elementi vegetali: in quella di sinistra appare riconoscibile Ercole con la clava sulla destra, l'altra con volto largo e piatto e capelli a fiamma, sembra attribuibile ad una figura femminile inquadrate da una cornice di motivi vegetali, con grossi fiori a forma di campanula. 

CAVALLUCCIO MARINO

LE TERME

Nella zona del Muro delle Lame, dopo la frana del 1956 che inghiottì parte del quartiere, ci fu l'affioramento di un pavimento a mosaico di grande valore, e delle fondamenta dell'edificio termale presso l'ex convento di San Francesco. In Via Adriatica le terme del II secolo d.c. sono divise in tre livelli. Il restauro eseguito a partire dal 1994 ha ricollocato in situ un mosaico riportato alla luce nel 1974 un mosaico con raffigurazioni di Nettuno col tridente.

Da queste terme il mosaico di Nettuno, di ben 13.50 x 12.60 m, per un totale di 170 mq, uno dei più estesi mosaici mai rinvenuti lungo l'intera costa adriatica, ha una decorazione molto articolata, basata su un raffinato intreccio di elementi vegetali stilizzati all'interno del quale campeggia la possente figura del Nettuno con il tridente e quattro Nereidi, due in sella a cavalli, una ad un drago, e una ad un cavallo marino. 

Il mosaico è tessere bianche su sfondo scuro e risale alla prima metà del II secolo d.c. 
 Gli scavi del 1997 hanno riportato alla luce quattro ambienti destinati ad essere riscaldati e il praefurnium, la fornace che riscaldava i locali presso l'ingresso. 

L'ANFITEATRO SOTTO PIAZZA ROSSETTI

 ANFITEATRO 

La Piazza Rossetti conserva la forma ellissoidale dell'anfiteatro. L'anfiteatro fu costruito tra fine I secolo e metà II secolo d.c.. Alcuni resti dell'edificio sono tuttavia visibili, trattasi di resti in opus reticolatum inglobati nei sotterranei del castello di Vasto ed in parte nelle mura che si affacciano nel lato orientale della piazza stessa, ma vi sono anche atri tratti dell'anfiteatro presso la Torre di Bassano e in un negozio della piazza. 

I resti visibili sono parte dell'ingresso e parte del perimetro ellissoidale dell'anfiteatro. In via Pampani nel 1854 venne estratto un pavimento musivo, lungo via Santa Maria Maggiore sono visibili tracce di antiche fondazioni, che corrispondono all'anfiteatro di Piazza Rossetti, di cui una porzione è visibile sotto teca di vetro allo sbocco di via Cavour sulla piazza) fuori dal perimetro urbano, realizzato in opus cementizia.

Il teatro misurava circa 225 piedi X 210 (67 X 62 m). Gli edifici situati nella parte nord-est della piazza sono a forma ellittica, presso la Torre di Bassano, segno che dopo la caduta di Roma, l'anfiteatro fu smantellato per ricavarci materiale di costruzione di nuove case. 

La presenza vicino alla piazza di tal via Naumachia, a fianco della chiesa dell'Addolorata, ha fatto ipotizzare che l'anfiteatro fosse stato usato anche per le celebri battaglie navali, data la presenza degli acquedotti di alimentazione idrica. Un'alluvione avvenuta nel tardo impero romano coprì l'anfiteatro di fango, determinandone l'abbandono.
 

ACQUEDOTTI E CISTERNE

Nel 1614 furono rinvenute in via Lago delle condotte, che si dirigevano verso le chiese di San Giovanni dei Templari e di San Pietro (il Murello), mentre l'acquedotto delle Luci invece era già disseccato.
In via Cavour sono presenti i ruderi delle cisterne di Santa Chiara realizzate in opus signinum. Le cisterne erano alimentate dall'acquedotto delle Luci. Le cisterne erano degli ambienti rettangolari con volta a botte comunicanti tra loro mediante arcate. Anche in Via V. Laccetti vi sono delle Piccole Cisterne.

PARCO ARCHEOLOGICO SOMMERSO DI VASTO (HISTONIUM)

IL PARCO SUBACQUEO

Importanti presenze archeologiche dell'antica città come muri, absidi, colonne e resti di edifici attendono di essere ammirati a Histonium nel piccolo paradiso del Parco archeologico sommerso nel tratto di costa vastese compreso tra il Monumento alla Bagnante e il trabocco “Concarerella”, centro portuale dell'antica città.

Lo storico Luigi Marchesani riferisce che i resti murari attualmente sommersi riemersero nel 1816 e che furono quindi visti dai Vastesi quando le acque del mare si ritirarono a causa dell’innalzamento del fondale, avvenuto in coincidenza di un’enorme frana che sconvolse il settore orientale del promontorio su cui sorge Vasto. Nel 2014 è stato pubblicato per la prima volta un saggio che documenta ed inquadra storicamente l’esistenza del centro.

 
EPIGRAFI

Il materiale archeologico, proveniente dalla città e dai dintorni, e in particolare la ricca collezione epigrafica, sono esposti nel Museo Civico. 
- Notevoli due lastrine bronzee con iscrizioni osche, che testimoniano l'esistenza dell'abitato in età preromana.
- Caio Hosidio Geta, che nel 43 fu legato dell'Imperatore Claudio, al comando dell'esercito romano, sbaragliando i nemici in Inghilterra; divenne console e ricevette le insegne del trionfo a carico dell'impero, testimonianza se ne ha dai resti del monumento pedestre che gli venne dedicato a Histonium.
- Publio Paquio Sceva, questore e giudice, pretore dell'erario e proconsole di Cipro. Il suo sepolcro si conserva nel museo del Palazzo d'Avalos, insieme alla moglie Flavia. 
- Marco Bebio che fu edile della città, e questore e sacerdote, nominato dall'imperatore Tito Flavio Vespasiano. Alla sua morte gli histoniensi gli eressero una statua, di cui si conservano elementi nei musi civici.
- Il più famoso fu però il poeta decorato d'alloro al Campidoglio nel 106 d.c., Lucio Valerio Pudente, nominato da Antonino Pio procuratore delle imposte a Isernia. 



 NECROPOLI

La necropoli più grande risale al V-II sec a.c. e si trovava lungo viale Incoronata, le sepolture erano allineate lungo la via del tratturo che collegava le città di Egnazia, Anxanum, Ortona, Larinum, Cliternia. Presso la città, le tombe si dispongono lungo i lati nord e ovest, e una via lastricata che  scendeva al mare presso la chiesa della Madonna delle Grazie, dove si scoprirono due tratti che racchiudevano l'area di un grande cimitero.

TOMBA DI PAQUIUS SCEVA
La prima parte comprende via Crispi e via Roma sud, il vallone San Sebastiano ad ovest e la chiesa della Madonna delle Grazie ad est, con tombe a tegoloni, pavimento musivi, in opus spicatum e cementizia, con rivestimento in opus reticulatum; dal vallone di San Sebastiano le tombe proseguono in Piazza Diamante, scendendo sino a Piazza Barbacani. 

Le tombe sono a l'inumazione, l'incinerazione  è rara, i sepolcri sono a tegoloni, con copertura a cappuccina, ma anche di altri tipi, come il sarcofago monumentale di P. Paquius Sceva. 

Il monumento più importante è infatti il grandioso sarcofago dove erano sepolti P. Pacuvio Sceva e la moglie Flavia. All'interno del sarcofago, sui lati rispettivi, sono incise le iscrizioni che si riferiscono ai due defunti. In quella di Sceva è riportata la brillante carriera del personaggio. Il sarcofago appartiene ad un raro tipo di età augustea, utilizzato da personaggi che preferivano l'inumazione in un periodo di quasi universale diffusione della cremazione.

Molte tombe nell'area di Santa Maria del Soccorso, dove si trova una cappella, con pavimenti musivi rinvenuti fuori dall'abitato, coincidendo nell'area della Madonna delle Grazie con opus spicatum, e nei sepolcri rinvenuti nell'area conventuale di Santa Lucia, fuori Vasto. In contrada "Incoronata" è venuta alla luce una necropoli molto interessante.

Alcune lapidi, tra le meglio leggibili, riportano di :
- Faustina, vissuta 15 anni. 
- Caio Figellio Frontone vissuto 9 anni otto mesi e due giorni (presso la chiesa di Santa Maria Maggiore - Tito Giulio Hilari Pudente (presso la raccolta dei baroni Genova Rulli).
- Mevia Vittoria dedicata alla sorella Cassandra (in Piazza Barbacani).

Il monumento più importante è però il grandioso sarcofago dove erano sepolti P. Pacuvio Sceva e la moglie Flavia. All'interno del sarcofago, sui lati rispettivi, sono incise le iscrizioni che si riferiscono ai due defunti. In quella di Sceva è riportata la brillante carriera del personaggio. Il sarcofago è a inumazione. 

Nel Palazzo d'Avalos, insieme a sculture come il busto in marmo con basamento, che componeva la scultura del poeta vastese Lucio Valerio Pudente, un busto acefalo di donna, diverse statue e lucerne in terracotta, idoli in bronzo. 


BIBLIO

- AA. VV., Histonium, resti della città romana, in Musei e siti archeologici d'Abruzzo e Molise, Pescara, Carsa edizioni, 2001 -
- A. Marinucci, Le iscrizioni del Gabinetto Archeologico di Vasto, in "Documenti di antichità italiche e romane" Vol. 4, Tipografia Centanri 1973 -
- A.R. Staffa, Dall'antica Histonium al castello del Vasto, Fasano di Brindisi: Schena Editore, 1995 -
- L. Marchesani, Storia di Vasto. Città in Abruzzo Citeriore, Napoli 1838 -
- AAVV - Dall'antica Histonium al Castello del Vasto - a cura di A.R. Staffa - Fasano di Brindisi - 1995 -
- AA.VV - Parco Archeologico delle Terme Romane - Vasto, in Trigno Sinello, Amore a prima visita, Brochure Trigno-Sinello Card - Vasto - 2007 -



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