VIADOTTO ROMANO DI ARICIA



IL VIADOTTO SULL'APPIA ANTICA

L'antica Aricia, posta tra Albano e Genzano, sulla Via Appia, rappresentava, al XVI miglio della stessa via, la prima mansio o stazione di posta venendo da Roma, e naturalmente l'ultima in senso opposto. La città si trovava nella valle di un'antico lago prosciugato, fondo di un cratere vulcanico ormai spento, mentre l'attuale Ariccia ne era l'Acropoli. 

Le due vie principali della città di Aricia, il cardo e il decumano, erano la Via Appia Antica, che allora come oggi passava a valle e che è ancora in uso seppur asfaltata, e una via che corrispondeva all'attuale Corso di Ariccia, e che scendeva a Vallericcia con una via denominata Via della Costa, incontrandosi con l'Appia e proseguendo poi verso Ardea.

Della città antica restano poche testimonianze, tra cui la porta Sud detta "Bastio del Diavolo", oggi utilizzata come rotatoria automobilistica, ma in questa valle si nasconde una delle opere di ingegneria più importanti della via Appia. 

BASTO DEL DIAVOLO


IL VIADOTTO DI VALLE ARICIA

Infatti immediatamente oltre il Basto del Diavolo, si conserva uno dei monumenti più noti e rappresentativi della viabilità romana antica: il viadotto (o strada sopraelevata) sul quale la Via Appia superava un ampio avvallamento salendo verso il Colle Pardo, ovvero il versante orientale del cratere vulcanico di Vallericcia, e proseguiva verso le antiche Lanuvium e Velitrae. 

Fino agli anni ’80 del secolo scorso se ne poteva ancora vedere il basolato, ma oggi solo prendendo una stradina a destra ed entrando in un campo di proprietà privata possiamo ancora vedere quest'opera del II sec. a.c. tuttora intatta ed ancora utilizzata.

Si tratta di un viadotto lungo 230 metri, largo ben 8,20 metri e alto dai 3,30 a 13 metri (ora 11,60), con riprese al II sec. a.c. e agli inizi del I sec. d.c., che permette alla strada di superare l'orlo sud dell'antico cratere del vulcano laziale. 

IL VIADOTTO E LA STRADA PRIVATA

Il rinvenimento nel XIX secolo di un monumento marmoreo, vedi sopra, con iscrizione menzionante un restauro da parte di Tiberio Latino Pandusa, curatore delle strade, potrebbe far pensare infatti ad un restauro augusteo.

Il monumento è stato di recente rimontato nell'aricino Parco Chigi, definito da Stendhal “il più bel bosco del mondo”, e che è un vasto residuo del Nemus aricinum consacrato alla dea Diana aricina.
Recentemente la strada, ancora basolata, è stata ricoperta di asfalto a vantaggio della circolazione locale, il che si può capire come necessità ma dal punto di vista archeologico è uno scempio.

Il viadotto venne immortalato in varie stampe (Labruzzi, Piranesi) e qui si suppone venne percorso da S. Paolo nel suo viaggio verso Roma. Un’acquaforte che rappresenta il viadotto romano venne realizzata nel ‘700 per mano di Giovan Battista Piranesi, che definì la struttura «Magnifica».

Poco prima della sostruzione, quasi di fronte al vicino “Basto del Diavolo”, sulla destra della Via Appia per chi proveniva da Roma si trovava la prima mansio, ossia punto di sosta e ristoro, identificabile con il "modicum hospitium", menzionato nella V Satira da Orazio, che vi si fermò durante il suo viaggio verso Brindisi.

Il sito corrisponde al XVI miglio della Via Appia, citato su un miliario del periodo dell’imperatore Massenzio che ne ricorda il restauro, attualmente conservato nel Parco Chigi, originariamente un “Barco”, cioè un'area cintata destinata alla caccia, preziosa anticipazione del “giardino paesistico” o “romantico” per il suo carattere naturalistico e pittoresco, ricordato da Goethe, Stendhal e D’Annunzio.

MONUMENTO A TIBERIO LATINIO PANDUSA I SEC. D.C.


IL MONUMENTO DI TIBERIO PANDUSA 

Qui è stato rimontato nel 1977 l’imponente monumento di età tiberiana del propretore della Mesia, Tiberio Latinio Pandusa, proveniente dal viadotto romano dell’Appia Antica. Il viadotto romano, realizzato in opera cementizia, era rivestito in opera quadrata di peperino con blocchi disposti di testa e di taglio. 

Al centro del viadotto un arco e a due piccole fogne ricoperte ad arco, erano addette al deflusso delle acque meteoriche e del fosso sottostante. Un altro arco laterale permetteva il passaggio di una strada trasversale alla Via Appia. Da notare che, per adattarsi alla salita, l’opera quadrata di rivestimento non è orizzontale ma inclinata.

Dopo il viadotto entriamo in Genzano alla cui uscita troviamo, prima della località Monte Cagnoletto, probabile statio Sublanuvio,  in uno slargo della strada attuale, il cippo del XIX (19) miglio intestato all'imperatore Nerva (96-98 d.c.). Qui termina il primo rettifilo di 24 km da Roma.

L'ACQUAFORTE DEL PIRANESI


L'ACQUAFORTE DEL PIRANESI 
Fonte )

"Il monumentale Viadotto di Valle Ariccia, intramontabile capolavoro di ingegneria viaria romana, è stato inserito dopo la Locanda Martorelli e il Parco Chigi nella Mappa delle Meraviglie di Sharryland. A segnalarlo con soddisfazione è l’archeologa-museologa Maria Cristina Vincenti, socia Simtur e attivista del progetto “Piccole Patrie”, Presidente di Archeoclub Aricino Nemorense APS, che ha consigliato l’inserimento dello spettacolare manufatto, risalente al II secolo a.c., ai responsabili della piattaforma Sharryland collaborando alla stesura dei testi.

Venne realizzato alla fine del II secolo a.C. per permettere alla Regina Viarum il superamento del vallone a sud-est dell’abitato dell’antica città latina di Aricia. In questo tratto del tracciato della Via Appia sono visibili ancora oggi numerose emergenze archeologiche riconducibili a resti di edifici termali, templari e mura. Tra i molti tributi che nel corso dei secoli sono stati fatti alla Sostruzione di Ariccia, ne troviamo uno appositamente volto a celebrarla. Si tratta di un’acquaforte realizzata nel ‘700 per mano di Giovan Battista Piranesi, che definì la struttura «Magnifica».

La piattaforma Sharryland a portata nazionale e aperta al mondo, sta costruendo la Mappa delle Meraviglie d’Italia da scoprire, con l’intento di dare voce al nostro immenso patrimonio culturale diffuso e ai professionisti che gli danno valore. È un modo per creare opportunità di sviluppo per le economie locali e condivisione di conoscenze ed esperienze. Si tratta di un punto d’incontro dove scoprire tutto il bello e il buono che c’è per il tempo libero e il turismo esperienziale e geolocalizzato. Per Ariccia sarà un’altra occasione di promozione del territorio.
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BIBLIO

- Mario Leoni - Notizie storico-archeologiche su Ariccia - Ariccia - Arti Grafiche Ariccia - 2008 -
- Dionigi - Antichità romane - lib. VI -
- Emanuele Lucidi - Memorie storiche dell'antichissimo municipio ora terra dell'Ariccia, e delle sue colonie di Genzano e Nemi - Roma - Tipografia Lazzarini - 1796 -
- Filippo Coarelli - Guide archeologiche Laterza-Dintorni di Roma - Bari - 1981 -
- Carlo Fea - Varietà di notizie economiche, fisiche, antiquarie sopra Castel Gandolfo, Albano, Ariccia, Nemo loro laghi ed emissarii, sopra scavi recenti di antiquità in Roma e nei contorni - 1820 -



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