ANAGNIA - ANAGNI (Lazio)




« Concilium populorum omnium habentibus Anagninis in circo quem Maritimun vocant, praeter Aletrinatem Ferentinatemque et Verulanum omnes Hernici nominis populo Romano bellum indixerunt».

« Avendo gli Anagnini convocato il concilio di tutte le genti erniche nel circo che chiamano Marittimo, tutto il popolo ernico, all’infuori della città di Alatri, Ferentino e Veroli, dichiarò guerra al popolo romano ».

Anagni, l'antica Anagnia capitale degli Ernici, il cui territorio era situato nel Lazio fra la valle del Liri e la valle del Sacco, che corrisponde in larga parte all'area orientale del Latium Vetus, si dice fosse una delle "città saturnie", le cinque città laziali fondate dal Dio Saturno, forse, come Romolo, un umano divinizzato. Le città saturnie furono: Anagni, Alatri, Arpino, Atina e Ferentino (o Antino).

All'epoca dei re di Roma, gli Ernici si allearono con i Romani e i Tuscolani, nella guerra di Roma contro Veio, sotto il re Tullo Ostilio. Nel 672 a.c.. In quell'occasione il condottiero anagnino Levio Cispio, comandante supremo dell'esercito ernico, difese Roma dall'attacco degli Albani e i Romani in segno di riconoscenza chiamarono il colle che aveva difeso come Colle Cispio, parte del Colle Esquilino.

Invece verso la metà del VI secolo a.c. Alatri, Anagni, Ferentino e Veroli stringono un'alleanza detta Lega Ernica per difendersi dall'espansionismo di Volsci e Sanniti. Secondo Dionisio di Alicarnasso, nel 530 a.c. Tarquinio il Superbo, per estendere la potenza di Roma nel Lazio, strinse alleanza con 47 città, sedici delle quali erano erniche. Per tenere unita questa alleanza, istituì delle feste religiose chiamate "ferie latine" che si tenevano ogni anno nel tempio di Giove Laziale sul Monte Cavo.

COMPITUM ANAGNINUM

Il COMPITUM ANAGNINUM

Il Compitum Anagninum, posto all'incrocio tra la Via Latina e la Via Labicana, era l'area sacra in cui avvenivano le riunioni popolari degli Ernici. La stessa zona è citata infatti da Tito Livio come lo stesso luogo in cui si svolse l’assemblea plenaria dove gli Ernici dichiararono guerra a Roma. Essa venne denominata “circo marittimo” vista la presenza nella contrada Osteria della Fontana di un antico lago, detto Barano o Varano, perdurato fino al ’700 e scomparso in seguito ad opere di canalizzazioni e a varie modifiche del territorio.

In seguito a vari lavori di ricognizione la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio ha individuato qui la sede del "Lucus Dianae", importante luogo di culto nonchè santuario federale degli Ernici. La scoperta dei cippi terminali (lapides terminales) pertinenti al delubrum della Dea Laverna avvenne nel suburbio di Anagni in occasione di uno sterro effettuato per la costruzione di un albergo in contrada Osteria della Fontana, circa 1,5 km a sud-ovest di Anagni, posto ad un importante crocevia corrispondente all’antico "Compitum Anagninum". Si tratta di un cippo di travertino, parallelepipedo, con un altezza di circa 1 m sul piano di calpestio antico, che si usavano per la terminatio di aree sacre o demaniali.

Quando nel 508 a.c., Tarquinio il Superbo, dopo 22 anni di regno, fu cacciato da Roma ed accolto dal re degli Etruschi Porsenna, questi chiese aiuto agli Ernici perché lo riportassero sul trono, I Romani rammentarono agli Ernici il patto di alleanza, ma questi preferirono aiutare il re spodestato. Fu una decisione infelice perchè furono fermati dal dittatore Aulo Postumio Albo Regillense e successivamente, nell'anno 496 a.c., vennero sconfitti nella Battaglia del Lago Regillo da Ottavio Mamilio e da Sesto Tarquinio.

Narra così Tito Livio del circo dove si sancì l’inizio delle ostilità tra Roma e la popolazione ernica nel 507 a.c.:
"E poiché la gente di Anagni aveva convocato l’assemblea plenaria di tutta la gente ernica nel Circo oggi chiamato Marittimo, tutto il popolo ernico, con la sola eccezione di Alatri, Ferentino e Veroli, dichiarò guerra a Roma."

GLI "ARCAZZI" SOSTRUZIONI ROMANE DEL PRIMO SECOLO


CIRCO MARITTIMO

Il Circo era posizionato in quello che verrà chiamato Compitum Anagninum, sede di una statio della Via Latina che univa Roma alla Campania e di un luogo di culto dedicato a Diana. Sulla sua ubicazione però si è molto dibattuto, finchè nel 2008 in località Osteria della Fontana vennero rinvenute le tracce del circo, una struttura circolare del diametro di m 37,2 con un perimetro di m 117, realizzata con due file di blocchi squadrati in calcare. 

All’esterno della circonferenza c'era un piano pavimentale in lieve pendenza verso il circo, mentre grandi lastre di tufo, orizzontali al terreno, dovevano costituire un marciapiede lungo tutto il muro circolare. All’interno della circonferenza c'era un ambiente rettangolare sotterraneo di cui non sono state individuate botole o altri sistemi di accesso di uso ancora indecifrato.

La struttura anagnina doveva essere una specie di “recinto” a cielo aperto, destinato ad accogliere un sia un' assemblea che rappresentazioni e competizioni musicali e atletiche. La struttura fu utilizzata fino al III/II sec. a.c.. Il Circo di cui ci parla Livio era dunque il luogo di incontro, almeno nel 307 a.c., delle città erniche. 

L'appellativo “Marittimo”, è forse da associare a un vicino lago oggi ormai scomparso, che doveva occupare l’area a sud dell’Osteria della Fontana, testimoniato sia dalla cartografia antica sia dall'impaludamento dell’area nei periodi invernali.
TESTA VOTIVA

I NEMICI DI ROMA

Dopo questa sconfitta gli Ernici si allearono con i Volsci per combattere nuovamente contro Roma; infatti, in un discorso di Agrippa Menenio Lanato riferito da Dionisio d'Alicarnasso, gli Ernici, sono chiamati nemici di Roma (anno 493 a. c.). Nel 497 a. c. il territorio romano venne più volte invaso e devastato dagli Ernici che nel 486 a. c. conclusero un trattato in condizioni di uguaglianza con i latini.

Si allontanarono nuovamente da Roma nel 362 a.c., ma nel 306 a.c. che gli Ernici persero definivamente la propria autonomia, quando ribellatasi Anagnia (ma non Aletrium, Verulae e Ferentinum) ai Romani dopo la fine della II guerra sannitica, essi furono sconfitti definitivamente e annientati dall'esercito romano condotto dal console Quinto Marcio Tremulo. Anagnia fu presa e ridotta ad una praefectura, mentre Aletrium, Verulae e Ferentinum furono costrette ad accettare un compromesso per godere della libera cittadinanza:

"Poiché Fabio aveva lasciato la zona, anche nel Sannio ripresero le ostilità. I Sanniti espugnarono Calazia e Sora con i presidi romani che vi si trovavano, e infierirono barbaramente sui prigionieri. Per questo Publio Cornelio venne mandato là con un esercito. A Marcio venne invece affidata la spedizione contro i nemici recenti, visto che agli Anagnini e al resto degli Ernici era già stata dichiarata guerra. 

In una prima fase i nemici occuparono tutti i punti strategici tra gli accampamenti dei due consoli, cosi che non poteva passare nemmeno un messaggero disarmato, e per parecchi giorni i consoli rimasero senza notizie preoccupandosi l'uno e l'altro delle sorti del collega. L'apprensione contagiò anche Roma, al punto che tutti i giovani vennero chiamati alle armi; furono formati cosi due eserciti completi per affrontare gli imprevisti del caso. Ma la guerra contro gli Ernici non corrispose alle paure che
aveva suscitato né alla gloria militare che quel popolo aveva dimostrato in passato. 

Non presero mai, da nessuna parte, alcuna iniziativa degna di essere menzionata: persi tre accampamenti nel giro di pochi giorni, scesero a patti ottenendo una tregua di trenta giorni, in maniera da poter inviare una delegazione al senato di Roma; la condizione fu che pagassero lo stipendio all'esercito, e fornissero i viveri per due mesi e una veste per ogni soldato. II senato li indirizzò a Marcio, cui conferì con un proprio decreto pieni poteri circa le condizioni da imporre agli Ernici. Ed egli ne accettò la resa."

La guerra prosegui in una serie di scontri di lieve entità, in una guerriglia scatenata dai Sanniti nell'impervio territorio del Sannio, cui i Romani, ormai armatisi alla leggera, sull'esempio degli
avversari, rispondevano colpo su colpo, e annientando la ribellione degli Ernici, alleatisi ai Sanniti. In seguito Anagni divenne municipio romano.



PERSONAGGIO ILLUSTRE: FABIO VALENTE 

Il generale e console romano (35 - 69 d.c.) Fabio Valente nacque ad Anagni nel 35 d.c., membro di una importante famiglia equestre della città; fece parte del Collegium Iuvenum anagnino sito presso l’attuale zona di piazza San Nicola. Fu amico intimo dell'imperatore Nerone e comandante della legio I Germanica; stroncando la rivolta di Giulio Vindice e sconfiggendo la popolazione germanica dei Catti.

Durante i disordini alla morte di Nerone, Valente cercò di persuadere Virginio Rufo, che governava la Germania superior, a diventare imperatore e quando Rufo rifiutò, tentò di diffamarlo accusandolo presso Galba di aver ambito al trono. Asceso Galba al potere, Valente, insieme con il legato di un'altra legione, Cornelio Aquino, mise a morte Fonteio Capitone, governatore della Germania inferior, con l'accusa che intendeva ribellarsi, ma, come pensano i più, perché aveva rifiutato di prendere le armi insieme a loro

Durante l'"anno dei quattro imperatori" riuscì a convincere alla rivolta il nuovo governatore Vitellio marciando in armi su Colonia Agrippinense e proclamandolo imperatore. Al comando di 40.000 soldati Valente invase la Gallia seminando morte e distruzione nella provincia e sottomettendola con la forza a Vitellio rendendosi anche autore della strage di Diviodurum che portò alla morte di 4000 abitanti trucidati dai suoi legionari.

Nella prima battaglia di Bedriacum – nei pressi di Cremona – Valente sconfisse l’esercito dell’imperatore Otone assicurando a Vitellio il controllo dell’Italia ed entrando trionfalmente a Roma. Dal 1 settembre del 69 d.c. fu console assieme al rivale Cecina Alieno ottenendo da Vitellio il governo di fatto su tutto l’impero.

All’arrivo del generale Antonio Primo fedele a Vespasiano in Italia, Cecina tradì Vitellio mentre Valente, rimasto fedele all’imperatore, tentò di spostarsi in Gallia via mare per attaccare da tergo le truppe nemiche. Catturato dalla flotta di Svetonio Paolino, fu giustiziato ad Urbino alla metà di settembre per smentire la voce diffusa dai vitelliani che fosse fuggito in Germania per raccogliere un nuovo esercito.
Porta Cerere.

PORTA CERERE

LE PORTE DI ANAGNI

Nella arte occidentale della città si eleva la monumentale porta Cerere dedicata alla Dea latina, sembra che nei pressi sorgesse un antichissimo tempio dedicato alla Dea. La porta fu ristrutturata nel 1564 in posizione più arretrata rispetto all'attuale ma cadde in rovina nel periodo napoleonico. La nuova porta ,concepita nello stile neoclassico degli archi di trionfo, fu eretta nel 1841 su progetto dell'ing. Antonio Martinelli.

Porta Santa Maria era invece la porta che costituiva l'ingresso nella parte orientale della città. Era la porta d'accesso all'acropoli e anticamente veniva chiamata Porta degli Idoli.



VILLA MAGNA

Villa Magna è una grande villa romana situata nel territorio del comune di Anagni (provincia di Frosinone), al confine con il territorio del comune di Sgurgola. La villa si trova nella valle del Sacco, ai piedi del monte Giuliano (monti Lepini). Fu una grande villa imperiale che durò dal II al V secolo, occupata successivamente dal monastero di San Pietro a Villamagna, che durò dal IX al XIII secolo.

Costruita nel II secolo, sotto Adriano, venne citata da Marco Aurelio in una lettera del 144-145 a Frontone, suo tutore, per la sua visita di due giorni nella villa, dove si trovava anche l'imperatore Antonino Pio, suo padre adottivo. 

Sotto Settimio Severo, nel 207, fu lastricata la strada che da Anagni conduceva alla villa, come attesta un'iscrizione oggi conservata nella cattedrale di Anagni. Dopo l'abbandono le rovine della villa furono a più riprese occupate da piccoli insediamenti produttivi che durarono dal VI al IX secolo.

Il monastero venne soppresso nel 1297 da papa Bonifacio VIII e i resti vennero usati come fortilizio per una piccola guarnigione: nei documenti si cita la rovina del castrum (1301 e 1333 castrum dirutum) e il suo incendio (Villamagna combusta est) nel 1498. I resti furono visitati nel Settecento dall'archeologo scozzese Gavin Hamilton, che menzionò la presenza di alcune statue. 



GLI SCAVI

A partire dal 2006 il sito è stato oggetto di scavo archeologico dal Museo di archeologia e antropologia (sezione mediterranea) dell'Università della Pennsylvania, della British School at Rome, della International Association for Classical Studies e della Soprintendenza per i beni archeologici del Lazio.

Lo scavo è stato diretto da Elizabeth Fentress, Andrew Wallace Hadrill e Sandra Gatti, evidenziando una cantina dove si pigiava l'uva e dove il vino era invecchiato in dolia interrati nel pavimento. La cantina  era anche riccamente ornata di marmi, forse legata alle celebrazioni imperiali della festa dei Vinalia.
Venne noltre portato alla luce il quartiere degli schiavi e una serie di insediamenti e cimiteri del periodo altomediovale. I resti della villa romana si estendono per circa 17 ettari, ma delle statue menzionate non ve ne è traccia.

A nord-est era presente un vasto peristilio appartenente alla villa, sul cui lato meridionale si installò la chiesa del monastero di San Pietro a Villa Magna, di cui sono ancora in piedi le pareti. Verso sud si succedevano altre strutture, in parte occupate da un casale ottocentesco. Negli scavi archeologici sono stati rinvenute in zona i resti delle successive rioccupazioni delle strutture romane con numerose sepolture (VI secolo, IX secolo e monastero). La chiesa, ricostruita nel VI secolo conserva un' ampia cisterna romana sotterranea.

A nord della cantina è stato scavato un edificio del III secolo in uso fino al V secolo, costituito da due ali e un corridoio scoperto, ciascuna con piccoli ambienti, pavimentati in terra battuta e con piccoli doli interrati, probabilmente le stanze degli schiavi che lavoravano nella villa. L'edificio era fiancheggiato a sud da un porticato lungo una strada pavimentata con basoli, privo di accessi dagli ambienti interni. Ad est della strada moderna si trovano altri ambienti, di un piccolo complesso termale e cisterne.


BIBLIO

- I. Biddittu - «Anagni. Recenti scoperte archeologiche», Latium - II - 1985 -
- Rossella Motta - Decadenza del monastero di Villamagna dalla fine del XIII secolo - Bollettino dell'Istituto di storia e di arte del Lazio meridionale - vol. 11 - 1979-1982 -
- E. Fentress, C. Goodson, M. Maiuro - Wine, Slaves, and the Emperor at Villa Magna - in Expedition, vol. 53 - 2011 -
- M. Mazzolani - Anagni (Forma Italiae, Regio I, vol. 6) - Rome - 1969 -
- S. Gatti - «Anagni. Il santuario ernico di Osteria della Fontana» - G. Cetorelli Schivo (a cura di) - Il Lazio Regione di Roma - Roma - 2002 -
- M. De Meo - S. Pietro di Villamagna presso Anagni: una villa romana si trasforma in abbazia - Quaderni di architettura e restauro - vol. 2 - Rome - 1998 -
- G. Giammaria - Villamagna (Monumenti di Anagni 3) - Anagni - 1999 -



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