SOTTO SAN PIETRO IN MONTORIO




La chiesa di San Pietro in Montorio si trova nel centro storico di Roma, situato sul Gianicolo, nel rione di Trastevere, e sorge dove, secondo la leggenda, fu crocifisso l’apostolo Pietro, ma secondo un'altra leggenda sarebbe avvenuto avvenuto nel Circo di Caligola e Nerone. nell’ager Vaticanus, sul fianco sinistro della Basilica di San Pietro. 

Il Gianicolo fu fin dall'antichità un perno della storia romana. Anco Marzio, sul Gianicolo, alzò una rocca contro gli Etruschi e l’aggiunse all’Urbe. Secondo Livio, “non inopia loci, sed ne quando ea arx hostium esset”. non tanto per bisogno di spazio, quanto per evitare che potesse cadere in mano al nemico.

Sempre a detta di Livio, sotto questo monte vi fu sepolto Numa Pompilio (672 a.C.).
Una tradizione racconta che nel II secolo a.c. in una grotta sottostante, vi si trovarono due casse di pietra. Una indicava la tomba di Numa, nell’altra 7 libri, composti dallo stesso Numa, scritti in latino ed altri 7 in greco, tutti sopra papiro d’Egitto.



CROCEFISSIONE DI SAN PIETRO


Ma tutto ciò che era pagano sbiadì con il cristianesimo, mentre secondo la tradizione qui venne martirizzato San Pietro che chiese e ottenne di essere crocefisso a testa in giù perchè sarebbe stato troppo onore morire nello stesso modo di Gesù Cristo. Naturalmente è un'invenzione: 

- Primo perchè i soldati romani se ne fregavano in assoluto dei desideri dei prigionieri e li trattavano secondo gli ordini ricevuti. L'obbedienza era la prima regola di un legionario.

- Secondo perchè i Romani non inchiodavano nè mani nè piedi per il semplice motivo che la vittima sarebbe morta dissanguata per i fori dei chiodi con una morte più veloce. Il suppliziato moriva di solito per asfissia in quanto tendeva a reggersi puntato sui piedi ma poi per la stanchezza finiva per lasciarsi andare rimanendo appeso per le mani (che si sarebbero strappate se inchiodate, mentre legate allungavano l'agonia) e quindi comprimendo i polmoni.

- Terzo perchè per crocifiggerlo a testa in giù avrebbero dovuto sorreggergli la testa altrimenti si sarebbe piegato e spaccato il collo. Pertanto avrebbero dovuto appenderlo per i piedi che, per il peso, se fissato da chiodi l'avrebbero squarciati facendo cadere il corpo, se fissato con le corde avrebbe procurato la morte per il troppo afflusso di sangue provocando la morte entro 15 minuti.

IL LUOGO DELLA CROCE

MONS AUREUS

L’appellativo “Montorio” è corruzione di “Mons aureus” o “Monte d’oro”, per la roccia gialla, detta “mica aurea“, che compone il Gianicolo dove la chiesa risiede.

Nella prima metà del IX secolo esisteva un monastero che passò ai Benedettini, ai Celestini (1320 - "Sancti Petri Montis Aurei"), agli Ambrosiani, alle monache cistercensi. nel 1472 a una congregazione francescana che fece restaurare ed ampliare il convento, e demolire la vecchia chiesa iniziando la costruzione della nuova, consacrata nel 1500.



BEATRICE CENCI

Sotto l’altare maggiore, senza lapide come avveniva per i giustiziati, è sepolta Beatrice Cenci. Fino al settembre 1789, all’interno della chiesa era conservata, in una teca, la testa di Beatrice, decapitata in piazza di ponte S.Angelo nel 1599. Dopo 190 anni Jean Maccuse, soldato francese, profanò la teca e, dopo essersi divertito a prendere a calci la disgraziata testa di una delle donne più belle di Roma, andò via con il misero resto in tasca. 

Il francese, colpito da una terribile maledizione, perse poi la vita in Africa. Alla destra della chiesa, attraverso un cortiletto, si accede al chiostro formato da una serie di arcate murate e da un portico di tre arcate rette da pilastri. Nel 1876 il convento fu ceduto dallo Stato italiano alla Spagna, alla quale ancora appartiene, e da questa destinato a sede della Reale Accademia di Spagna a Roma.

LA CHIESA E IL TEMPIETTO

LE VARIE CAPPELLE

- La prima cappella a destra contiene la Flagellazione e la Trasfigurazione di Sebastiano del Piombo.
- La seconda cappella sulla destra ha un affresco del Pomarancio, alcuni affreschi della scuola del Pinturicchio e una sibilla attribuita a Baldassarre Peruzzi. La cappella del Monte e quella precedente contengono affreschi di Giorgio Vasari.
- La seconda cappella sulla sinistra, la Cappella Raimondi (1640), fu disegnata da Gian Lorenzo Bernini.
- L'altare maggiore è attribuito a Giulio Mazzoni,
- I monumenti funerari del Cardinale del Monte e di Roberto Nobili sono di Bartolomeo Ammannati.
- Fino al 1797, la Trasfigurazione di Raffaello era collocata sull'altare maggiore. Sottratta dai francesi nel 1797, e restituita nel 1816, passò alla Pinacoteca vaticana e fu sostituita da una copia della Crocifissione di San Pietro di Guido Reni realizzata da Vincenzo Camuccini.

IL TEMPIETTO DEL BRAMANTE

TEMPIETTO DI SAN PIETRO IN MONTORIO

Nel primo cortile del convento vi è il tempietto circolare del Bramante, dei primi del XVI secolo, posto al centro di uno dei cortili del convento di San Pietro in Montorio, che presenta interiormente nicchie di alleggerimento. Nel progetto avrebbe dovuto sorgere al centro di un cortile circolare, mai realizzato, infatti il cortile attuale è rettangolare. 

Il tempietto. che doveva celebrare il martirio di San Pietro. è circondato da un colonnato tuscanico con una trabeazione decorata a triglifi e metope in stile greco. All’epoca della costruzione del Tempietto era contestato il luogo della crocifissione di San Pietro.

La costruzione fu commissionata al Bramante dai cattolicissimi reali di Spagna Isabella I di Castiglia e Ferdinando II d'Aragona, per sciogliere un voto e nel convento si stabilì poi una congregazione spagnola. Ancora oggi una parte degli edifici intorno al tempietto sono dell'Accademia di Spagna. Nel XVII secolo la costruzione subì un rialzamento della cupola, la modifica della lanterna e la realizzazione di scale per l'accesso alla cripta.

Il tempietto era monoptero (circondato da un colonnato circolare), detto anche tempio a tholos, usato nell'antica Grecia per santuari o oracoli, che racchiudeva i simboli sacri della divinità. Inoltre era periptero, (circondato da un portico con colonne) la cui parte più interna era la cella o Naòs, chiusa da una porta di ingresso, che è lo spazio più sacro del tempio, dove si conservava il simulacro. 

La cella è cilindrica e scandita da paraste (colonne inglobate nella parete), scavata da nicchie profonde decorate a conchiglie, quattro con piccole statue degli evangelisti. . L'interno della cella ha un diametro di circa 4,5 m; più uno spazio per le funzioni liturgiche.

La costruzione è infatti circondata da 16 colonne in granito grigio sopraelevate su gradini; sopra corre una trabeazione con un fregio decorato a triglifi e metope con membrature in travertino. Il soffitto dell'ambulacro è decorato a cassettoni. Sull'altare è collocata una statua di San Pietro di anonimo lombardo. Il pavimento è a tessere marmoree policrome, in stile cosmatesco, di fine XV secolo.

Il tempio è coperto da una cupola in conglomerato cementizio posta su un tamburo ornato da lesene che continuano nel registro inferiore. Il rivestimento in piombo è stato ripristinato nel XX secolo, in quanto nell'800 era stato sostituito da tegole laterizie. Sotto c'è una cripta circolare, resto di un edificio preesistente, ritenuta ai tempi di Bramante i resti del Tropeion Petri, a cui si accede con scale esterne realizzate nel XVII secolo; originariamente esisteva una piccola scala dietro l'altare.


SOTTO IL TEMPIETTO

Il monastero includeva diverse spoglie antiche, già nel Rinascimento, si conoscevano sulle pendici di colline grandi podi di costruzioni antiche e poi le più recenti aggiunte fra e sopra di esse. Oggi le grandi sottostrutture del convento di San Pietro, a nord e a est, hanno l’aspetto di una costruzione piuttosto recente, ma nel Rinascimento erano ben visibili i muri antichi, di notevole estensione.

In una veduta aerea di Roma, del 1562, sul lato settentrionale e orientale del chiostro emergono muri con grandi nicchie, tipiche dei podi antichi. Piranesi, nella pianta di Roma antica inserita nelle Antichità romane (1756), nota a nord-est del convento gli stessi muri antichi di sostegno commentando: "in questi avanzi si ravvisa peranco parte dell’opera reticolata: maniera di costruire che da ciò si deduce essere stata antichissima”.

Nel giardino al disotto dell’Accademia c'è un muro esterno di sostegno sul lato settentrionale del podio sul quale sorge il convento di San Pietro in Montorio. Dietro c'è un altro muro interno in opus reticulatum con grandi nicchie. Il chiostro di San Pietro in Montorio fu quindi edificato sul podio antico posto sulle pendici del Gianicolo e le sue strutture furono in parte inserite fra i muri di costruzioni antiche che poggiavano su questo podio. Sono stati infatti ritrovati diversi ruderi antichi e sotto l’area centrale del chiostro si trovano gli avanzi di una cisterna romana. Probabilmente il chiostro ha mantenuto il livello del podio antico.

Si presume che sul sito di San Pietro si trovasse un pubblico edificio, l'arx del Gianicolo da cui lo sguardo spaziava su tutto il campo Marzio, e dove si collocava il vexillum in occasione dei comitia, che si svolgevano nel Campo Marzio. Cassio Dione spiega che così si avvertiva l’assemblea riunita nei Saepta che non c'erano in vista nemici di Roma e i comizi si tenevano solo se il vessillo sul Gianicolo stava alzato.

L’arx del Gianicolo doveva essere fortificata e la cisterna doveva essere invece una rocca, che includeva anche un luogo sacro. Le fonti antiche lo definiscono «luogo degli auspici» e il vessillo doveva esser alzato nell’auguraculum. Infatti, Pirro Ligorio ricorda che sotto San Pietro in Montorio venne ritrovata un’iscrizione riferita a un luogo degli auspici.

Secondo Piranesi gli avanzi del muro antico sotto San Pietro in Montorio fosse la «Rocca Janiculense» : - ...delle sostruzioni della Rocca Janiculense, fortificata e racchiusa dentro di Roma da Anco Marcio col di lei più antico circondario... coerentemente alle relazioni di T. Livio nel 1, e di Dionigi d’Alicarnasso nel 321. In seguito, fino alla Forma urbis Romae, era normale localizzare 1 ’arx sul sito del convento di San Pietro in Montorio; ancora nel 1860 c indicato lì un «castrum montis aurei» in una ricostruzione di Roma nel sec. X. -



BIBLIO

- F. Coarelli - Il Gianicolo nell'antichità, tra mito e storia - in M. Steinby - a cura di B. Pesci, E. Lavagnino - S. Pietro in Montorio - col. Le chiese di Roma illustrate - Marietti - Roma - 1958 -
- S. Serlio - Antiquità di Roma Libro III - Francesco Marcolino - Venezia - 1540 -
- Laura Gigli - Il complesso gianicolense di S. Pietro in Montorio - F.lli Palombi - Roma - 1987 -
- Liverano - laniculum da Antipolis al mons laniculensis - E.M. Steinby, a cura di, laniculum - G.
P. L. Vannicelli - S. Pietro in Montorio e il tempietto del Bramante - Tip. Centenari - Roma - 1971 -




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