LA CERAMICA ROMANA



La ceramica sigillata, o ceramica aretina era una delle ceramiche pregiate da mensa più diffuse nell’Impero romano a partire dal I secolo a.c.. Spesso costituiva il "servizio buono" di chi non poteva permettersi piatti e ciotole in argento, ma che aveva comunque soldi da spendere. Il nome sigillata è del 1700 e deriva da sigillum, piccolo oggetto in argilla cotta.

Ne parla Plinio I sec. a.c. secondo cui Arretium (Arezzo) era sinonimo di qualità, perchè la moda si diffuse in altri centri che l'imitarono ma nessuno riuscì ad eguagliare la bellezza di quella aretina, sia nell'impasto che nella decorazione. 

Infatti la ceramica sigillata si espanse in Gallia da dove a sua volta venne esportata anche in Italia, vedi la Collagomagus, con una fabbrica di ben 500 operai, ma venne da qui esportato anche in Africa. Per ogni infornata occorrevano ben sei tonnellate di legna, per cui occorrevano zone dove il bosco o la foresta fossero vicine.


Nell'impero si producevano una grande quantità di articoli per la tavola, e molte piccole figure in terra cotta ma pure in terra sigillata, spesso incorporate in lampade olio, o manici di vasi, o candelabri o altri oggetti, spesso con temi religiosi o erotici. 

La ceramica più costosa tendeva ad usare la decorazione a rilievo, solitamente modellata, piuttosto che il colore, e le forme nonchè la decorazione venivano spesso copiate da un metallo di maggior prestigio, come l'argento. 

Si eseguivano grandi vassoi, piatti o tondeggianti in diverse dimensioni, ciotole più o meno profonde, e tazzine, a strisce o sul tornio, con una gamma di modelli molto precisi. Le dimensioni vennero standardizzate onde facilitare la cottura, lo stoccaggio e il trasporto degli oggetti. Le varie forme vennero copiate dagli oggetti in argento e in vetro dello stesso periodo, per cui le forme precise permettono una sicura datazione.

Il tipo più semplice di decorazione era spesso un rilievo ad anello, e magari anche di un solco anulare all'interno della base di un piatto. Spesso venivano posti dei bolli riguardanti la fabbrica degli oggetti in questione.



L'ARS

Nel III secolo d.c., il rosso africano, ARS, appare in tutto il Mediterraneo e nelle principali città dell'Europa romana. L'ARS era una categoria di terra sigillata, o ceramica "fine" romana antica prodotta dalla metà del I secolo d.c. al VII secolo nella provincia dell'Africa Proconsolare, nell'area che corrisponde con la Tunisia e le province di Diocleziano di Byzacena e Zeugitana. 

Si riconosce per il colore arancione intenso più tendente al rosso su un tessuto leggermente granuloso. Le superfici interne sono completamente rivestite, mentre l'esterno può essere solo parzialmente lisciato, soprattutto negli esempi successivi.

Dal III secolo la qualità della ceramica fine andò un po' calando, in parte per le perturbazioni economiche e politiche, sia perché la vetreria stava sostituendo il vasellame, soprattutto nelle tazze per bere. Il ricco naturalmente continuava a preferire l'argento.


In epoca tardo romana la fabbrica ARS era il rappresentante più diffuso della tradizione sigillata in epoca tardo-romana, e occasionali importazioni sono state trovate fino alla Gran Bretagna nel V - VI secolo. Venne prodotta nella provincia dell'Africa Proconsolare (moderna Tunisia), e venne esportata anche in Egitto, anche se aveva le proprie tradizioni in ceramica molto attive nel periodo romano. 

Essa fu ancora ampiamente distribuita nel V secolo, ma dopo di allora il volume della produzione e del commercio ebbe un calo. Mentre le forme più recenti sono continuate nel VII secolo e si trovano in città importanti come Costantinopoli e Marsiglia, la rottura dei contatti commerciali che ha caratterizzato il successivo VII secolo coincide con il declino finale dell'industria della terra sigillata africana.


La produzione e il successo della ARS africana fu probabilmente strettamente legata alla produttività agricola delle province nordafricane romane, che erano oggetto di grande esportazione a Roma, come indica in parte la contemporanea distribuzione delle anfore nordafricane di epoca romana. Le navi che dovevano riempire le proprie stive trasportarono oltre al grano, all'olio e ai datteri, la terracotta con cui facevano le anfore e la terra sigillata per vasi, piatti, vassoi, tazze, brocche, fruttiere e così via.

Una vasta gamma di ciotole, piatti e boccali sono state effettuate in ARS, ma la tecnica di fare la produzione decorativa in stampi venne interrotta, mentre i motivi appliqué sono stati utilizzati di frequente quando era richiesto un decoro in rilievo, realizzato separatamente e applicato all'oggetto prima della essiccazione e della cottura. I motivi stampati, più economici, furono invece usuali nei secoli successivi, con soggetti e simboli cristiani. 




BIBLIO

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- Peacock, D. P. S. - Pottery In the Roman World: An Ethnoarchaeological Approach - London - Longman - 1982 -
- Dragendorff, Hans -. "Terra Sigillata. Ein Beitrag zur Geschichte der griechischen und römischen Keramik". - Bonner Jahrbücher .- 1895 -
- Peña, J. Theodore - Roman Pottery In the Archaeological Record - Cambridge (UK) - Cambridge University Press - 2007 -
- Hartley, Brian; Dickinson, Brenda - Nomi sulla Terra Sigillata: un indice di timbri e delle firme Makers' sul gallo-romana Terra Sigillata (Samo) - Institute of Classical Studies - Università di Londra - 2008 -
- Robinson, Henry Schroder - Pottery of the Roman Period: Chronology - Princeton - NJ - American School of Classical Studies at Athens - 1959 -


3 comment:

Unknown on 8 giugno 2021 alle ore 19:53 ha detto...

Hola, cual es la procedencia de la imagen del cuenco?

Anonimo ha detto...

ringrazio per le informazioni che mi hanno aiutata ad eseguire una ricerca

paola ha detto...

Della precisa tecnica con cui i romani riuscivano ad ottenere la superficie lucida della terra sigillata, si sa qualcosa di più?

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