COLOMBARIUS PATTACII MAXIMI - COLOMBARIO DI PATTACIUS M.



SCORCIO DEL COLOMBARIO

Teoricamente si entra nel colombario impropriamente denominato di Pattacius o Patlacius Maximus attraverso un chiusino su marciapiede in prossimità delle Mura Aureliane, presso Porta Maggiore a Roma. Diciamo teoricamente perchè in pratica nessuno è autorizzato a calarsi o far calare chicchessia attraverso un tombino per visitare il reperto romano.

Non vi è accesso consentito in sicurezza né un custode che vi accompagni perchè nessuno è stato autorizzato a tanto e anche perchè il transito fino al primo piano sotterraneo del colombario è consentito da una scala a chioccola in metallo, che non è il massimo per la sicurezza richiesta.

Il suddetto colombario sembra costituito a tale piano da un paio di sale con pareti contenenti nicchie a colombario e basso bancone lungo i lati, dove, viene da pensare, si eseguissero dai cristiani i banchetti per i defunti secondo l'antica usanza romana, usanza poi bandita dalla chiesa perchè si schiamazzava e si beveva, insomma si divertivano troppo.

Una scala in muratura con gradini in travertino conduce al secondo piano sotterraneo, stavolta rimasto miracolosamente intatto. Il luogo è intonacato di bianco e le nicchie portano per lo più numeri anziché le consuete tabulae, ansate e non ansate, con il nome o i nomi dei defunti ivi locati.                                                                                    
Le nicchie sono perlopiù molto semplici, solo alcune, appartenute a personaggi un po' più ricchi, oppure con parenti più devoti, presentano decorazioni in stucco che le incorniciano. Il colombario, databile al I secolo d.c., era stato usato e riusato in quanto oggetto di affitto per un certo periodo di tempo.

I colombari erano una delle tante forme di investimento onde fare business. Uno o più investitori in società tra loro facevano scavare un nutrito colombario con tanto di nicchie, in genere quelle più basse decorate e quelle più alte senza decori. Le nicchie venivano poi affittate ai parenti dei defunti che non avevano un proprio colombario.                     

Si affittava la nicchia con le ceneri del defunto per un certo numero di anni, o almeno finché i parenti pagavano, dopodiché l'urna per le ceneri veniva gettata via o, più spesso, riutilizzata  e si affittava ad altri. Inutile dire che i piani più bassi erano i più comodi, pertanto i più cari nell'affitto e pertanto gli unici decorati.

Non si conosce la vastità del colombario di Patacius in quanto le fondazioni moderne hanno tamponato in buona parte i condotti ipogei. Purtroppo la corruzione dilagante o la tempestività dei costruttori di cancellare qualsiasi traccia romana dai loro scavi hanno conseguito la distruzione di molti preziosi e antichi ipogei. 

Per ultimo: il nome del colombario deriva da una lastra tombale con su scritto Patlacius Maximus rinvenuta al piano più sotterraneo, ma si ritiene non sia nemmeno relativa al cimitero. D'altronde un nome dovevano pur darglielo.

Basterebbe nominare un custode, magari nel condominio stesso, che per modestissima cifra aprisse il colombario ai visitatori, facesse un minimo di manutenzione e avvertisse gli addetti in caso di infiltrazioni d'acqua o quant'altro. però bisognerebbe creare un vero ingresso perchè una scala a chiocciola di certo non è il modo di accedere nè sicuro nè assicurabile su eventuali danni.


BIBLIO

- Rodolfo Lanciani - Roma pagana e cristiana - Colombari romani - Cap. VI -
- Antonio Nibby - Roma antica di Fabiano Nardini - Stamperia De Romanis - Roma - 1818 -
- Filippo Coarelli - Guida archeologica di Roma - Arnoldo Mondadori Editore - Verona - 1984 -
- L. Quilici, S. Quilici Gigli -  "Opere di assetto territoriale ed urbano" - L'Erma di Bretschneider - 1995 -



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