CULTO DELLE FURIE - ERINNI


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ERINNI

Virgilio, Eneide

« ...dove in un punto furon dritte ratto
tre furïe infernal di sangue tinte,
che membra femminine avìeno e atto,
e con idre verdissime eran cinte;
serpentelli e ceraste avean per crine,
onde le fiere tempie erano avvinte.
E quei, che ben conobbe le meschine
della regina dell'etterno pianto.
"Guarda - mi disse - le feroci Erine.
Quest'è Megera dal sinistro canto;
quella che piange dal destro è Aletto;
Tesifone è nel mezzo"; e tacque a tanto
»

(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, Canto IX, 37 - 48)


Le Erinni (in greco antico: Ἐρινύες, Erinues) sono, nella religione e nella mitologia greca, figlie della Terra e della Notte, personificazioni femminili della vendetta (Furie nella mitologia romana) soprattutto nei confronti di chi colpisce la propria famiglia e i parenti. Ma colpiscono pure gli spergiuri e la mancanza di rispetto verso i deboli e verso i genitori, la violazione delle leggi dell’ospitalità, il comportamento impietoso verso i supplici.

Secondo la Teogonia esiodea le Erinni sorsero dalle gocce del sangue di Urano, mutilato dal figlio Crono. Dal V sec. a.c. compaiono in numero di tre. la antica Dea trina: Moire, Parche, Norne, Grazie, Eumenidi ecc. Vennero chiamate più tardi Aletto, Tisifone e Megera. Dalla fine del V sec. a.c. vennero identificate con le Eumenidi («le Benevole»), che, a differenza delle Erinni, erano oggetto di culto in varie parti del mondo greco.

L’iconografia è quella di donne in genere alate che corrono implacabili dietro alla loro vittime, cacciatrici munita di serpi, divinità punitrici, Dee della maledizione e della vendetta, che avveniva con guerre, pestilenze, discordie e instillando il rimorso. I colpevoli, soprattutto gli assassini, venivano perseguitati anche dopo la morte.


Avevano un aspetto lugubre e terribile, con una veste nera e insanguinata e serpi in testa al posto dei capelli. Quando il colpevole si pentiva e si purificava della sua colpa, diventavano benevole, donde il nome di Eumenidi (dal greco euméneia, “benevolenza”).

Secondo il mito esse nacquero dal sangue di Urano, fuoriuscito quando Crono lo evirò, mentre la successiva tradizione le vuole figlie della Notte. Le Erinni sono tre sorelle, che vennero poi rese più positive con il nome di Eumenidi (le "benevole").

Venivano rappresentate come geni alati, la bocca spalancata per urla terribili, con serpenti al posto dei capelli, in mano torce o fruste o tizzoni ardenti per torturare il copevole.

Il poeta e senatore romano Claudio Claudiano nel De Raptu Proserpinae:

«Fanno lega le Furie, e Tisifone, avvolta di Maligni colubri,
squassa con sinistri bagliori la torcia e chiama
all'esangue raduno gli armati spettri»

(Claudio Claudiano, De Raptu Proserpinae - 395-398 -

ERINNI LUDOVISI
Solevano vendicare i delitti, soprattutto sui propri congiunti, torturando l'assassino, fino a farlo impazzire, ma punivano anche gli spergiuri e altri crimini.

Le Erinni perseguitarono Alcmeone, uno degli Epigoni che guidarono la II spedizione contro Tebe, per l'assassinio di sua madre. Dopo la vittoria, tornò ad Argo e uccise la madre Erifile, che aveva convinto Anfiarao a partecipare alla spedizione in cui trovò la morte, per impossessarsi della collana dell'eterna giovinezza di Armonia, custodita nei forzieri di Tebe.

Erifile, tuttavia, prima di morire, lanciò un anatema contro il figlio, che fu inseguito senza tregua per molti giorni dalla furia delle Erinni, impazzendo. Alcmeone giunse quindi alla corte di re Fegeo, che convinse il Dio Apollo a cancellare la maledizione.

Le Furie o Erinni straziarono Pentesilea che aveva involontariamente ucciso sua sorella in una battuta di caccia, credendo di colpire un cervo. La regina cercò rifugio a Troia per sfuggire alle Erinni della sorella, ma Ettore era già cadavere. Condannata da Afrodite a essere violentata da tutti gli uomini che la vedevano, si coprì con una splendida armatura e divenne regina delle Amazzoni. Achille, dopo averla uccisa, le sfilò l'elmo e affascinato dalla sua bellezza la possedette da morta. Per altri la baciò e stop.

Nella Medea di Euripide il coro invoca il raggio divino affinché fermi, a evitare l'incombente duplice infanticidio, la mano di Medea, posseduta dalla sanguinaria Erinni, che le infonde lo spirito di vendetta.
Ma inseguirono Oreste per l'assassinio di sua madre Clitennestra, fin quando Oreste non andò a purificarsi nel tempio di Delfi, e ad Atene viene poi giudicato da un tribunale istituito dalla Dea Atena e assolto.

Nel mito di Oreste c'è tutto il passaggio da matriarcato a patriarcato. Nel primo il matricidio è il delitto più grande, imperdonabile, ma nel patriarcato il crimine trova perdono. Infatti Atena, una Dea Madre, a sua volta figlia di Temi, un'altra Dea Madre, passa, a sua stessa ammissione al culto di Giove "Io sono tutta del padre", Viene smentita la sua nascita da Temi Dea della Giustizia e viene partorita dalla mente di Giove.

Il re degli Dei ebbe un gran mal di testa e Vulcano venne in suo soccorso, ma da quel rozzo fabbro che era seppe solo afferrare la scure e sferrargli un terribile colpo sulla fronte. Miracolo, dalla fronte di Giove uscì Atena già tutta armata. Atena pertanto nasce non dalle viscere di una donna ma dalla mente di un uomo e come tale è mentale, di istintuale non ha più nulla.

Infatti sostiene che la madre è poco importante, perché nel parto è solo il padre che pone il seme, la donna non ha seme ma è solo la terra in cui il seme si deposita e ciò fu creduto per secoli, pertanto Oreste viene perdonato e ad Atene e poi a Roma le Erinni vengono trasformate in Eumenidi, divinità della giustizia anziché della vendetta.
FURIE

IL CULTO

Le Erinni avevano un santuario a Colòno (sobborgo di Atene) ed erano venerate ad Argo e a Sicione. Nei sacrifici si recitavano preghiere e venivano loro offerti soprattutto agnelli neri e una bevanda costituita da miele e acqua. Le Erinni nelle varie preghiere venivano anche chiamate Semnai o Potnie ("venerabili"), Manie ("folli") e Ablabie ("senza colpa").

A Roma vennero identificate con le Furie. Dal V secolo in poi le Furie furono identificate come Aletto, il Furore, Tisifone, la Vendetta, e Megera, l'Ira invidiosa, e rappresentate con capelli di serpenti verdi.

Vedi anche: LISTA DELLE DIVINITA' ROMANE


BIBLIO

- Dionigi di Alicarnasso - Rhomaikes Archaiologhias - Antichità romane -
- Cicerone, De natura deorum -  III -
- Marziano Capella - De nuptiis Mercurii et Philologiae - II -
- Claudio Claudiano - De Raptu Proserpinae -
- Eschilo - Orestea -
- Euripide - Medea
- Esiodo - Teogonia -


 

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