CULTO DI FONTUS




Fontus o Fons (plural Fontes, "Fonte di sorgente") era un antico Dio romano delle fonti e delle sorgenti a cui era dedicata ogni 13 ottobre la festa delle Fontinalia in suo onore. In quell'occasione tutte le fontane, tutti i templi e tutti i pozzi venivano adornati di ghirlande.

Secondo Festo è il giorno sacro "alle fonti", mentre per Varrone è la festa del Dio Fons. (Varr. Lat. 6, 22; Cic. Leg. 2, 22. festa in onore di Fons, o festa delle sorgenti). La festa, detta Fontinalia, veniva celebrata in onore di Fons, chiamato anche Fontus, Dio delle sorgenti e delle fonti, figlio di Giano e della ninfa Giuturna, che aveva la podestà di far sgorgare l’acqua dalla roccia. 

Fontus, adorato anche dai Sabini, è Dio delle acque sorgive non solo per l'etimo del suo nome, ma in quanto figlio di Juturna (Giuturna) e di Janus (Giano), nonchè fratello del Dio fluviale Tiber. Numa Pompilio, il secondo re di Roma, si suppone fosse nato vicino a un altare di Fontus (ara Fontis) sul Gianicolo (Janiculum) e pertanto predestinato ad alti onori. 

William Warde Fowler osserva che tra il 259 e il 241 a.c., vennero fondati i culti di Juturna, Fons e i Tempestates, tutti aventi a che fare con fonti d'acqua. Come Dio dell'acqua pura, Fons può essere messo in opposizione a Liber come Dio del vino identificato con Bacco, ma è una falsa supposizione perchè i Romani non li presupponevano opposti, tanto più che usavano anche nei banchetti dimezzare il vino con l'acqua.

FONTE ROMANA IN PORTOGALLO CON  SOVRAPPOSTA UNA CROCE

A Fons era consacrato un altare alle pendici sud-orientali del Gianicolo (nel luogo occupato ora dal Ministero della Pubblica Istruzione, nelle immediate prossimità della tomba di Numa. Il colle di Giano infatti era ricchissimo di sorgenti e di falde acquifere e li si estendeva (presso l'attuale Villa Sciarra) anche il lucus di Furrina, altra divinità connessa all'acqua e quindi complementare a Fons.

Un'iscrizione include Fons tra una serie di divinità che ricevettero sacrifici espiatori dai fratelli Arvali nel 224 d.c., quando diversi alberi del boschetto sacro di Dea Dia, la loro divinità principale, erano stati colpiti da un fulmine e bruciati. Fons ricevette in espiazione due caproni.

Nel Liber VIII: De astronomia, Martianus Capella (360 - 428 d.c.) pone nel suo schema cosmologico il Dio Fons nella seconda delle 16 regioni celestiali, con Giove, Quirino, Marte, i Lari pubblici, Giunone, Linfa e gli Dei Novensili, cioè quelli adottati da altri popoli. 

Non risultano sacerdozi dedicati al Dio, benché alcuni avanzino l'ipotesi che Fons fosse onorato da un apposito flamine, ma è poco probabile visto che non è raffigurato nei conii romani.


ARA DEDICATA ALLE FONTES


FONTINALIA

Si festeggiava il 13 ottobre, evidente che alle origini si trattasse del culto di una Dea-ninfa, deputata allo sgorgare e al mantenimento delle fonti, che il culto romano ha in parte mantenuto e accresciuto, però mascolinizzandolo, del resto a Roma, in via delle Botteghe oscure, si conservano ancora i resti del Tempio delle Ninfe. Tutti i culti delle acque sono stati originariamente femminili per ciò che riguardava soprattutto le sorgenti e i pozzi.

Durante le Fontinalia, si adornavano le fonti, le sorgenti e le vere dei pozzi con fiori e ghirlande, di cui si cingeva lo stesso offerente, inoltre si offrivano al Dio vino, olio, erbe e focacce, insomma dei riti incruenti, il che conferma l'origine femminile del rito.

Però in altre occasioni venne instaurato il rito cruento, come quella di un'agnella da parte di Numa alla Fons Fauni et Pici e come l'offerta di un capretto da parte di Orazio alla Fons Bandusiae, ma anche il collegio sacerdotale degli Arvali sacrificava a Fons all'interno del Lucus Deae Diae, sempre nel contesto di cerimonie espiatorie necessarie per la manutenzione straordinaria (ad esempio a fronte della caduta di alberi); all'interno dei boschi sacri infatti non si poteva cogliere nè un fiore nè un ramo ed era vietata qualsiasi attività profana.

La festa prevedeva una processione che procedeva dal Santuario presso la Porta Fontinalis dove venivano appesi rami e ghirlande e si snodava per le vie della città recando la statua lignea del Dio e adornando le varie fontane che incontrava, con suoni e danze. La gente si recava alla fonte del Dio Fons attingendone l'acqua che per l'occasione era stata benedetta e pertanto salutare e curativa.



DELUBRUM FONTIS

Oltre all'altare gianicolense, un altro luogo di culto dedicato al Dio fu il Delubrum Fontis, un sacrario posto subito fuori porta Fontinalis (da localizzarsi nell'attuale Piazza Venezia, a ridosso del Vittoriano, 20), dedicato nel 231 a.c. dal console Caio Papirio Masone a seguito della sua vittoria sui Corsi; si dice un voto dello stesso Masone durante la campagna quando i Romani, stremati dalla sete, e dopo aver invocato le ninfe e il Dio Fons, rinvennero miracolosamente delle sorgenti che decisero l'esito del conflitto.



BIBLIO

- U. Lugli - Miti velati. La mitologia romana come problema storiografico - ECIG - Genova - 1996 -
- D. Sabbatucci - La religione di Roma antica - Il Saggiatore - Milano - 1989 -
- Jorg Rupke - La religione dei Romani - Torino - Einaudi - 2004 -
- Carlo Prandi - Mito in Dizionario delle religioni - a cura di Giovanni Filoramo - Torino - Einaudi - 1993 -
- Arnobio - Adversus gentes -
- Marco Tullio Cicerone - De natura deorum -


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