CULTO DELLA DEA APRUS



DEA DELLA PRIMAVERA

Molte divinità furono connesse all'avvento della stagione primaverile, che tra l'altro anticamente rappresentava l'inizio dell'anno, in quanto si vedevano spuntare le nuove piante che avrebbero poi fiorito e fruttificato.



LA PRIMAVERA IN GRECIA

Per l’antica Grecia invece l’arrivo della primavera era connesso al mito del ritorno di Persephone dal regno notturno, dove era regina. La Dea era caratterizzata da due aspetti: era Kore, la fanciulla, la figlia quasi indistinta dalla madre, ed era Persephone, Regina degli Inferi, sapiente Guida dell’aspetto oscuro delle cose.

"Io sono Kore: la giovinezza, l’innocenza, la leggerezza.
Sono la Dea del Fiore, una stagione nella natura e nella vita di ogni donna.
Io ho conosciuto l’oscurità dell’Ade, ho assaggiato i chicchi della melagrana
ritrovando così il mio nome: Persefone, la Terribile,
Silenziosa Signora del Regno dei Morti.
Solo dopo aver varcato la soglia del buio,
traversato il mondo delle ombre, posso risalire alla luce
tenendo fra le mani la sacra melagrana,
simbolo dell’eterno ritorno"

(Omero).

Nel mondo ellenico era molto seguita la celebrazione delle cosiddette Adonìe, ovvero la festa della resurrezione di Adone. Il bellissimo giovane, molto amato dalla Dea Afrodite, venne ucciso da un cinghiale, secondo alcuni Ares ingelosito. In suo onore, nei "giardini di Adone" (che erano vasi) si seminavano cereali e ortaggi che germogliavano rapidamente al sole primaverile e venivano poi gettati in mare o nelle sorgenti per propiziare il rinnovamento della Natura.

Tale usanza è sopravvissuta nelle celebrazioni della Pasqua cristiana dove Gesù muore e resuscita in primavera e ancora oggi in molte località d'Italia si prepara nello stesso modo il cosiddetto "grano del sepolcro".

LA DEA DEI FIORI

LA PRIMAVERA A ROMA


FLORA

FLORA
A Roma c'era invece la Dea, Flora, divinità della natura, della nascita e della primavera.
Questa antichissima Dea romana incarnava il fiorire della natura in tutte le sue forme, vegetale, animale e umana.

Essendo Dea dell'accoppiamento che riproduce i nuovi esseri, e non essendo i romani sessuofobi, Flora aveva anche il ruolo di protettrice delle prostitute, coloro che tengono desta la sessualità dei maschi.

Durante le feste in suo onore, le Floralia, le prostitute giravano mezze nude in onore della bellezza della Dea. Flora era la regina di tutte le piante, del bosco, dei campi e degli orti, ma veniva anche invocata per proteggere i bambini e per avere raccolti e
fioriture rigogliose.

Secondo Ovidio, Flora corrisponde alla figura di Clori o Cloride. Un giorno di primavera, mentre la fanciulla passeggia per i campi, Zefiro la vede e se ne innamora perdutamente. Dunque la rapisce e si unisce con lei in matrimonio. Come dimostrazione d’amore, concede a Flora di regnare sui fiori dei giardini e dei campi. Dal canto suo, la Dea offre agli uomini una innumerevole varietà di fiori e il miele.


FERONIA

Altra Dea della Primavera era Feronia, Dea delle fiere, dei fiori primaverili e dei boschi, e Maia, altra antica dea romana della fecondità e del risveglio di natura.


ANNA PERENNA

Era associata alla primavera pure Anna Parenna, antichissima divinità femminile di oscura origine che veniva festeggiata alle Idi di Marzo nel bosco sacro a lei dedicato, poco fuori le mura di Roma, dove si svolgevano riti e cerimonie pubbliche molto seguite dai romani.

DEA BARBERINI

LA DEA APRU

Aprus era la Dea romana dei giardini, che aveva il compito di procurare e di vegliare l'apertura delle corolle dei fiori. Secondo il linguista tedesco Jacob Grimm da questa Dea avrebbe preso nome il mese di Aprile, secondo altre interpretazioni Aprus sarebbe un altro nome con cui era nota Afrodite.
Afrodite verrebbe da Aphrodite, da cui Aphro e da cui Apru.

In fondo avevano ragione entrambi, perchè Aprus dette il nome al mese di Aprile, ma Aprilia era anche uno degli appellativi di cui venne fregiata la Dea Venere.
Altri sostengono che il nome del mese di Aprile provenga dal latino "aperire" (aprire) per indicare il mese in cui si "schiudono" piante e fiori. Ma Aprus poteva ben derivare da "aperire".

Non è da confondere con la Dea italica e romana Flora, la Dea della fioritura delle piante per la produzione di alimenti, in particolare cereali e alberi da frutto. Tuttavia anche Aprus si occupava di fioritura essendo in effetti la Dea della Primavera.

Poichè la Dea provocava al suo passaggio l'apertura delle corolle si iniziò una serie di rappresentazioni della bellissima Dea, ornata di nastri e veli leggiadri che faceva aprire i fiori al suo solo passaggio a piedi nudi sulla terra.

Qualcuno la suggerisce anche come divinità di provenienza etrusca ma di certo era una divinità italica adottata dai romani che la onorarono con culti non di stato ma di pagus. La Dea etrusca della primavera, corrispondeva alla Dea latina Aprilia, a cui è stato intitolato un comune nel Lazio.

Nei villaggi si ornavano le porte delle case con ghirlande su cui venivano infilati fiori multicolori, ma se ne ornavano pure i templi e le fontane pubbliche. Le si offrivano coppe di acqua profumata e incensi, soprattutto nei piccoli santuari sparsi nei boschi.

A Nova Siri, prov. di Matera, in Basilicata, è stato rinvenuto uno specialissimo reperto nel corredo funebre della tomba numero 73 della Dea Aprilia, nella necropoli jonica.
Si tratta di una bottiglia di vino, recante la scritta in latino: “Questa bottiglia ha versato vino in quantità ad Aprilla, bevi e vivi

Evidentemente la bottiglia di prezioso vetro era appartenuta alla defunta di nome Aprilla, diminutivo di Aprilia. All'epoca si davano ai figli i nomi di divinità come noi oggi diamo Maria o Giuseppe.


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BIBLIO

- Renato Del Ponte - Dei e miti italici. Archetipi e forme della sacralità romano-italica - ECIG - Genova - 1985 -
- Marija Gimbutas - Il linguaggio della dea - Roma - Venexia - 2008 -
- Robert Turcan - The Gods of Ancient Rome - Routledge - 1998, 2001 -
- Giacomo Boni - Flora Palatina - Roma - Tipografia Roma - 1912 -
- Claudio Claudiano - Il rapimento di Proserpina. La guerra dei Goti - Introduzione, traduzione e note di Franco Serpa - Collana Poesia - BUR - Milano, I ed. - 1981-1994 -



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