BRINDISIUM - BRINDISI (Puglia)



LE COLONNE DI BRINDISI (Opera di Stefano Edoardo Erario)

LE COLONNE DI BRINDISI

Le Colonne romane di Brindisi sono situate presso il porto della città, due colonne gemelle, e come tali furono raffigurate già dal XIV secolo come emblema della città. A seguito del crollo di una delle due colonne nel 1528, il monumento si è ridotto a una sola colonna, l'altra, non si sa perchè, non venne mai restaurata e rimase in terra per secoli, per l'ignoranza dei governanti.

LE COLONNE OGGI
La colonna superstite venne smontata durante la II guerra mondiale per evitare crolli o danni causati dai furiosi bombardamenti subiti dalla città e quindi rimontata. Tuttavia tra il 1996 e il 2002 la colonna è stata nuovamente smontata nelle sue componenti e questa volta interamente restaurata, mentre nel piazzale circostante sono state svolte indagini archeologiche.

Finalmente si è eseguita una copia del capitello da esporre senza timore sul piazzale, mentre l'originale è stato esposto in una sala del Palazzo Granafei-Nervegna. Peccato che il palazzo sia privato e solo in caso di mostre espone i suoi preziosi contenuti, sia pure in modo gratuito.

Quanto all'epoca della costruzione, gli storici locali si sono sbizzarriti, attribuendone l'erezione a Ercole (genitore di Brento, mitico fondatore della città); a Silla, che avrebbe anche concesso ai brindisini molti benefici, e all'imperatore Traiano, per celebrare la costruzione del tratto finale (da Benevento a Brindisi) della Via Traiana.

Secondo Eugen Von Mercklin, il capitello appartiene allo stile degli Antonini o dei Severi (II - III secolo). Tuttavia la diversità dei marmi impiegati, l'evidente uso del reimpiego in diverse parti, la particolare decorazione con i busti di divinità pagane come telamoni e i risultati degli scavi archeologici effettuati nei dintorni, fanno propendere per una datazione posteriore, in parte anche bizantina.

In ogni caso nessuno si preoccupò della manutenzione delle antiche colonne se non per issarci sopra un santo. che nulla aveva a che vedere col monumento, una volta caduta una delle due.

Per un approfondimento: LE COLONNE DI BRINDISI



BRINDISIUM

I Romani vennero in contatto con la regione dell'Apulia nel corso delle guerre contro i Sanniti e contro Pirro tra il IV e il III secolo a.c. Per tutte le città della Puglia si preparava la conquista da parte dei Romani, i quali sempre lungimiranti apprezzarono la posizione strategica della regione che, con il porto di Brindisi, rappresentava la via per la conquista dei Balcani e della Grecia.



SAN LEUCIO

Visse nel II secolo e fu il primo vescovo di Brindisi. Originario di Alessandria d'Egitto, si trasferì in Puglia e poi a Brindisi, per liberare la città da false interpretazioni sul Cristo e dal paganesimo. A Brindisi si rende presto conto di un forte partito pagano, capeggiato da Antioco, che adora il sole e la luna, ma non risulta un culto del genere.

Anzi il nome Leucius sembra riferito a Leuca, la Dea Bianca che ha imperato su tutto il Mediterraneo, che poi dà pure il suo nome alla Madonna, vedi Santa Maria di Leuca, come ampiamente dimostrato dallo studioso Robert Graves nel suo libro "La Dea Bianca".

Comunque l'antagonista di Leucio, Antioco, che evidentemente sotto sotto si è stancato del paganesimo  e si vuole convertire, chiede per la conversione un segno ossia la pioggia che non cadeva da due anni. Arriva la pioggia e Leucio edificò la chiesa di Santa Maria e San Giovanni Battista. Dopo le invasioni longobarde, nel 768 le sue spoglie furono portate dapprima a Trani e poi nella capitale del ducato, Benevento. Il suo culto è diffuso in tutta la Puglia ed è molto venerato a Trani, Lecce, Benevento, Caserta e Capua. 

La diffusione del culto di san Leucio in Italia meridionale si ebbe con la conversione dei longobardi del ducato di Benevento al cristianesimo ad opera di san Barbato (+680) e della duchessa Teoderada (+706). In questo periodo il corpo di Leucio, già nel VI secolo meta di pellegrinaggi e molte regalie, viene trasferito da Brindisi a Trani, nel sacello che è sotto la Cattedrale, per essere poi trasferito a Benevento.

Leucio, che sino a quel momento aveva predicato poco fuori la porta occidentale della città, presso l'anfiteatro, può promuovere l'edificazione di una chiesa dedicata alla Vergine e a San Giovanni Battista. Seguita la sua morte sarebbe stato sepolto nel cuore della necropoli pagana di Brindisi, attuale quartiere Cappuccini. Sarebbe morto l'11 gennaio o sotto l'imperatore Teodosio I (379-385) o, più verosimilmente, Teodosio II (408-50). 

Leucio venne adorato a Benevento, Caserta, Capua e negli Abruzzi. In Atessa gli è dedicata la chiesa episcopale. Vi si conserva un fossile cui è legata una leggenda leuciana. Il vescovo di Brindisi avrebbe ucciso un drago che da tempo terrorizzava la popolazione e a testimonianza della sua opera ne avrebbe donato loro la costola. 

Ne sarebbe seguita la sua proclamazione a protettore della città e l'erezione in suo onore della Cattedrale tra i due colli di Ate e Tixa, i primitivi rioni di San Michele e Santa Croce, là dove dimorava il drago.
Poi ci si rese conto che l'ossatura in questione conservata sotto al tetto della chiesa, altro non era che il resto di un animale preistorico per cui venne debitamente fatto sparire.

Nella basilica Cattedrale di Brindisi si conserva la reliquia del braccio, ottenuta dal vescovo Teodosio, nel sec. IX, perché fosse riposta nella grande basilica eretta allora, dove era stato il martyrium, ad onore del santo che però oggi si sa che non fu martire.

Fondò la diocesi di Brindisi di cui divenne il primo vescovo, edificando una chiesa dedicata a S. Maria e S. Giovanni Battista. Dopo le invasioni longobarde (768), gli abitanti di Trani, s’impadronirono del corpo del santo portandolo nella loro città e da lì fu poi traslato a Benevento, sede del ducato longobardo, dove ancora si conserva, tranne un braccio che nel sec. IX fu riportato a Brindisi.

ANTICA BRINDISI

LA PORTA OCCIDENTALE

Fiancheggiando l’anfiteatro, in cui il protovescovo san Leucio avrebbe battezzato i brindisini ancora pagani, i viaggiatori entravano in città dalla porta occidentale, terminale del decumano cui si sarebbe sovrapposta l’odierna via Tarantini. Attraversando questa porta Cicerone, incerto sulla sua sorte, andò incontro a Cesare che con la sua solita clemenza gli avrebbe fatto grazia dei suoi trascorsi con Pompeo.

Sui pianori di ponente si individua l’impianto stradale romano; sul decumano di via Santabarbara – Tarantini intersecavano i cardini su cui oggi sono le vie Lauro, Marco Pacuvio e Duomo. Un intero quartiere è ben visibile e visitabile nell’area di San Pietro degli Schiavoni; dove sicuramente Antonio e Ottaviano stipularono la pace di Brindisi che Virgilio, nella sua IV ecloga, avrebbe celebrato come annunzio di una nuova era.


- 266 a.c. -

Nel 266 a.c. la città fu conquistata dai Romani e nel 244 a.c. divenne importante base navale verso l'Oriente durante le guerre illiriche. Per la fedeltà dimostrata a Roma durante le guerre annibaliche e dopo la battaglia di Canne ottenne ricompense ed onori. Dopo la guerra sociale divenne municipium optimo iure nel 240 a.c., status che riconosceva ai brindisini la cittadinanza romana, e venne iscritta alla tribù Maecia ottenendo da Silla l'immunità (83 a.c.).

A Brindisi arrivò Orazio Flacco in occasione del suo viaggio durante il quale accompagnò Mecenate e vi morì Virgilio, mentre tornava da un viaggio in Grecia; vi sbarcò Agrippina con le ceneri di Germanico. Un evento importante interessò Brindisi nel 49 a.c.: nel corso della Guerra civile, Giulio Cesare assediò la città dove si era rifugiato Pompeo e ne ostruì il porto. A Brindisi nel 40 a.c. Ottaviano e Marco Antonio si riconciliano (foedus brundusinum).

Dal II sec. a.c. Brindisi è collegata a Roma con la costruzione della via Appia a cui si aggiunse la via Traiana. Allo stato attuale rimangono solo poche testimonianze archeologiche relative all'abitato che si affacciava sulle fortificazioni del porto (area dell’attuale chiesa di San Paolo) e sul canale della Mena (che si sviluppava sull’odierna Corso Garibaldi), il tutto oggetto della devastazione cristiana sul mondo pagano.



I POCHI RESTI

Dal II secolo a.c. Brindisi fu collegata direttamente con Roma dalla Via Appia attraverso Taranto, Venosa e Benevento; sotto Traiano si lastricò un tratto costiero, la Via Traiana, che passava per Egnazia e Canosa e raggiungeva l'Appia a Benevento (il viaggio da Roma a Brindisi via terra si effettuava in 13/14 giorni lungo un percorso totale di 540 km).

Potenti mura di fortificazione racchiudevano l'abitato che era rifornito da un imponente acquedotto attraverso un Castellum Aquae ubicato presso le mura. Rimangono resti di tracciati viari, edifici abitativi, domus con pavimenti a mosaico, edifici pubblici e tombe identificati all'interno dell'attuale centro storico, attraverso rinvenimenti occasionali e scavi stratigrafici. 

Un ampio quartiere abitativo, attraversato da uno dei quattro cardini della città romana, è visibile nell'area di S. Pietro degli Schiavoni, a breve distanza dall'area in cui doveva sorgere il Foro (attuale Piazza Vittoria). In questo settore della città era ubicato anche un complesso edificio termale pubblico. 

Brindisi divenne così il principale porto romano verso l'Oriente, sia come base navale per tutte le guerre con la Macedonia, la Grecia e l'Asia minore, sia come importante centro commerciale, in sostituzione di Taranto, la cui importanza era assai diminuita dopo la conquista romana. Brindisi rimase una florida e attiva città per tutto il periodo imperiale romano, Plinio la menziona per la produzione di specchi in bronzo, Varrone per la coltivazione della vite e Cassio Dione ne ricorda i venditori ambulanti di libri in lingua greca.

Resti di domus romane sono nella chiesa del Santo Sepolcro e palazzo Granafei. Sparsi ai margini delle strade s’incontrano rocchi di colonne, macine, capitelli; inseriti o murati sugli edifici sussistono puttini e busti.

BIBLIO

- A. Della Monaca - Memoria historica dell'antichissima e fidelissima città di Brindisi - Lecce - 1674 -
- Robert Graves - La Dea Bianca - Adelphi - 2009 -
- V. A. Sirago - Il Salento al tempo di Augusto - Brindisi - 1979 -
- AA. VV. - La Puglia dal Paleolitico al Tardoromano - Milano - 1979 -
- AA. VV. - La Puglia fra Bisanzio ed Occidente - Civiltà e culture in Puglia - Milano - 1980 -
- P. Camassa - La romanità di Brindisi - Brindisi - 1934 -
- R. Ruta - La Puglia romana: un paesaggio pietrificato - Archivio Storico Pugliese XXI - Bari - 1982 -



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