PONTE DI AGRIPPA - PONTE SISTO



PONTE DI AGRIPPA IN EPOCA ROMANA

Marco Vipsanius Agrippa (64 a.c. - 12 a.c.) era un caro amico dell'imperatore Augusto (63 a.c. - 14 d.c.), che regnò tra il 27 a.c e il 14 d.c. Nel 21 a.c Agrippa sposò la figlia di Augusto, Julia, stabilendosi con lei in una splendida villa, sulla sponda opposta del Tevere, i cui affreschi sono conservati nel Palazzo Massimo alle Terme a Roma.

Per collegare la sua villa al Campo di Marte, dove Agrippa aveva costruito diversi importanti monumenti, venne costruito un ponte (prima della sua morte nel 12 a.c.) la cui strada di accesso è ancora in uso con l'attuale nome di Via dei Farnesi. 

A SINISTRA SONO VISIBILI I PILONI  DELLE MURA AURELIANE CHE PASSAVANO
SUL TEVERE PARALLELAMENTE AL PONTE, A DESTRA UN IMMAGINARIA RICOSTRUZIONE

L'esistenza di questo ponte è attestata dall'iscrizione su un cippo dei magistrati che si occupavano del fiume (curatores Tiberis) scoperto nel 1887, che parla di lavori sul ponte all'epoca dell'imperatore Claudio. 

Il Pons Agrippae sopravvisse al Medioevo e collegò l'area di Palazzo Farnese con la villa, che era stata ricostruita ed è ancora nota come Farnesina. 
Un arco di un ponte che collegava il Palazzo Farnese (l'Arco Farnese) al Ponte di Agrippa è ancora intatto.

PONTE SISTO OGGI

PONTE SISTO

Ponte Sisto, noto anche come pons Agrippae (ponte di Agrippa), pons Aurelius (ponte Aurelio), pons Antonini (ponte di Antonino), in quanto un frammento dei Fasti ostiensi scoperto nel 1938 e che parla di restauri al ponte di Agrippa sotto Antonino Pio nel 147, ha permesso di identificarlo con il "ponte Aurelio" o "ponte di Antonino", divenne poi il pons Valentiniani (ponte di Valentiniano) o ponte Gianicolense, ed è il ponte che collega piazza S. Vincenzo Pallotti a piazza Trilussa, a Roma, nei rioni Regola e Trastevere.

Esso fu in origine un ponte di legno, costruito da Vispanio Agrippa, che collegava la riva sinistra del Tevere con Trastevere, Trans Tiberim, e già al tempo di Tiberio nel 14-37 d.c., il ponte di Agrippa era ricordato in una iscrizione rinvenuta nel 1887 a via Giulia nei pressi di San Biagio della Pagnotta. 

PONTE SISTO OGGI

Successivamente il ponte si chiamò Pons Aurelius, perchè conduceva alla Porta Aurelia, e poi anche ponte Gianicolense, Pons Janiculensis, perchè portava al colle del Gianicolo. Venne poi ricostruito nel 147 d.c, dall'Imperatore Antonino Pio, e prese così il nome di ponte Antonino.

Nel 366-367 d.c. venne restaurato sotto gli imperatori Valente e Valentiniano, ad opera del prefetto della città (praefectus urbis) Lucio Aurelio Avianio Simmaco, che vi fece erigere all'imboccatura un arco trionfale decorato da grandi statue di bronzo sulla riva sinistra, e fu chiamato pertanto ponte Valentiniano, alcuni resti dei pilastrini della balaustra con iscrizioni dedicatorie e dell'arco, sono stati ritrovati nel 1878 e nel 1892, ed oggi si trovano al Museo Nazionale Romano. 

IL PONTE NEL 1867 SENZA L'OPERA DI ALLARGAMENTO SUCCESSIVA

Il ponte venne fortemente danneggiato dalla alluvione del 589-590 d.c., in quella del 792 fu distrutto, e cosi rimase per secoli prendendo il nome di ponte Rotto, pons Fractus o Ruptus, da non confondere però con l'attuale troncone del Pons Aemilius, tutt'oggi esistente, che collega all'isola Tiberina.  

Il ponte attuale, il ponte Sisto, come lo vediamo oggi, fu riedificato, secondo Giorgio Vasari, da Baccio Pontelli nel 1473-1479, per volere di Papa Sisto IV, e la posa della prima pietra è ricordata in un affresco che si trova nell'antico Ospedale del Santo Spirito. Oggi molti studiosi rifiutano però tale attribuzione.

FOTO DEL 1960, E' VISIBILE L'ALLARGAMENTO DEL PONTE CON I MARCIAPIEDI LATERALI

Il ponte oggi ha quattro arcate e presenta un oculo, o foro rotondo sul pilone centrale, per diminuire la pressione dell'acqua in caso di piena. Il livello dell'acqua salito all'oculo era già considerato segno di piena. Sotto papa Pio IV nel 1567 furono eseguiti i primi restauri, rinforzando uno dei piloni, su progetto di Jacopo Barozzi da Vignola e seguiti da Matteo Bartolini detto Matteo di Castello nel 1567. Detti lavori furono interrotti da un incidente occorso a un muratore per la caduta di un argano, che costò a Matteo di Castello un processo dal quale peraltro fu assolto.

Dopo l'alluvione del 1598 sotto papa Clemente VIII furono eseguiti nuovi restauri al lastricato e ai parapetti. Nel 1875 si discusse per la sua demolizione, ma nel 1877 il ponte fu invece ampliato con marciapiedi pensili in ghisa poggiati su mensoloni con nuovi parapetti. I restauri per il giubileo del 2000 hanno liberato il ponte dalle sovrastrutture ottocentesche, rimosse fra molte polemiche, eliminando le pensiline metalliche e ripristinati i parapetti e riportando il ponte all'aspetto quattrocentesco.



BIBLIO

- Vittorio Galliazzo - I ponti romani - Vol I - Treviso - Edizioni Canova - 1995 -
- Alison E. Cooley - History and Inscriptions, Rome - The Oxford History of Historical Writing - ed. A. Feldherr & G. Hardy - Oxford University Press - Oxford - 2011 -
- Colin O'Connor - Roman Bridges - Cambridge University Press - 1993 -
- Vittorio Galliazzo - I ponti romani - Catalogo generale - Vol. 2 - Treviso - Edizioni Canova - 1994 -



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