MONS VATICANUS - COLLE VATICANO



GIARDINI DEL VATICANO

I SETTE COLLI

Roma fu costruita sopra sette colli, la cui identificazione più antica riporta il Palatino, il Germalo. la propaggine del Palatino verso il Tevere, la Velia (verso l'Esquilino), il Fagutale, l'Oppio ed il Cispio (oggi tutti compresi nell'Esquilino) e la Subura (in direzione del Quirinale).

Con l'espansione di Roma l'urbanistica mutò ed ecco i sette colli riportati da Cicerone e Plutarco:
Aventino Campidoglio Celio Esquilino Palatino Quirinale Viminale.
Un'altra sella montuosa collegava le pendici del Campidoglio con quelle del Quirinale e venne asportata nel II sec. per edificare il complesso del Foro di Traiano: il mons che compare nell'iscrizione della Colonna di Traiano e di cui questa mostrerebbe l'altezza originaria, sembra riferito a questa altura. Invece ai tempi di Costantino i sette colli comprendevano il Vaticano ed il Gianicolo, ma non il Quirinale ed il Viminale.



MONS VATICANUS

"Et Vaticano fragiles monte patellae" scrive Giovenale, in quanto anticamente nella zona del Vaticano vi erano fornaci che usavano l'argilla locale per farne vasi di diverso genere. Dell'area si sa infatti che vi abbondava argilla ottima per la fabbricazione di laterizi, ma che il terreno era inadatto alle coltivazioni agricole, tanto che Marziale ne lamenta la pessima qualità dei vini lì prodotti.

"Nella vigna di Vincenzo Maccaroni in via Trionfale sul monte Mario si scopre l' insigne lapide CFL. 6, 10247 che incomincia con le parole: " monumentum quot est via triumpliale inter miliarium secundum et tertium eiintibus ab urbe parte laeva, in clivo Cinnae, et est iu agro Aurelii Primiani... et appellatur Terentianorum, iuxta monumentum Claudi! quondam Proculi ».

In epoca romana fu ritenuto la cima più alta del Mons Vaticanus e fu chiamato Clivus Cinnae (Cinna console romano, sostenitore di Caio Mario, si mosse da qui con il suo esercito per unirsi a Mario).
Il nome potrebbe anche risalire al nemico di Silla che, secondo la leggenda, durante la lotta contro il suo avversario, avrebbe trovato rifugio tra i fitti boschi del colle."

(Rodolfo Lanciani)

L’area oggi denominata Vaticano era inclusa nella XIV regione augustea, ma non fu mai parte vera e propria della città, ed anticamente era chiamata Vaticanus, seguito da ager o da mons. Col Vaticanus ager si indicava tutto il territorio che si estendeva per circa 13 km dal Gianicolo verso nord, procedendo lungo la riva destra del Tevere fino all’altezza di Fidene, in area originariamente etrusca.

L’espressione Vaticanus Mons compare nel IV sec. d.c. in riferimento alle colline dell’odierno Vaticano e di Monte Mario. Il nome sembra doversi collegare al Dio Vaticanus, venerato in quel luogo, che apriva la bocca ai neonati assistendoli alla nascita, facendogli così emettere il primo vagito. Vaticanus era peraltro un Dio oracolare ed aveva appunto, come riferisce Sesto Pomponio, un tempio a lui dedicato sul colle omonimo.

Le comunicazioni viarie erano costituite dai tratti iniziali delle vie Cornelia, Trionfale e da uno dei due rami dell’Aurelia. Il percorso più antico era quello della Trionfale, che collegava Roma a Veio fin dall’epoca protostorica e che correva lungo la riva destra del fiume alle falde del Gianicolo. Anche il tracciato originario della Cornelia era molto antico e collegava la città a Caere. Il tracciato della via Aurelia nell’area vaticana doveva coincidere con la via Cornelia, seguendo poi un percorso costiero, la Salaria Vetus, e quello più interno della Salaria Nova.

FORMA URBIS E COSTRUZIONI SUCCESSIVE (ingrandibile)
I tratti superstiti di basolato di queste vie sono stati riconosciuti a più riprese in vari punti dell’area vaticana e portano a identificare in particolare un percorso iniziale comune a Cornelia e Trionfale. La prima poi costeggiava il lato sud della necropoli sotto S. Pietro, la seconda pure adiacente ad altre necropoli (del Prato di Belvedere, dell’Annona, dell’Autoparco, ecc.) era orientata in direzione nord. Il crocevia tra queste e altre strade attestate in maniera frammentaria, dovette comunque essere proprio nell’area di piazza di S. Pietro. 

Ci fu un progetto, ideato ma mai realizzato da Cesare, di deviare il fiume e ricongiungere il Vaticano al Campo Marzio; stranamente Ottaviano, che realizzò ogni progetto di Cesare, non lo attuò, segno che l'impresa rasentasse l'impossibile.

I numerosi testi del martirio e la sepoltura di San Pietro sono quasi tutti posteriori al V sec. d.c., pertanto non proprio sicuri. Rispetto alle abitazioni, dopo un periodo in cui l’area divenne residenziale, passò la proprietà agli imperatori costituendo gli horti imperiali, gravitanti intorno al circo di Gaio e di Nerone.

Poi, nel III sec. d.c. vi fu un cambiamento radicale come centro religioso del nuovo culto di stato, con il sorgere di grandi necropoli e con la costruzione del Phrygianum ed eventuali annessi cultuali, e la monumentalizzazione della tomba di S. Pietro.



GLI HORTI

Sul carattere residenziale del Vaticano, abbiamo notizie e testimonianze sugli Horti Agrippinae, Cai et Neronis ovvero i giardini di proprietà di Agrippa ed ereditati da Agrippina Maggiore, madre di Caligola: passati al figlio di lei, Caligola, che vi fece costruire il suo circo,  ereditati poi da Nerone. Erano situati tra S. Pietro e Borgo e collegati al Campo Marzio mediante il pons Neronianus. Vari ruderi, visti durante il Medioevo, furono ricollegati alla parte architettonica vera e propria, così come i resti scoperti sotto l’ospedale di Santo Spirito, ma non si hanno notizie certe.

Sempre in area vaticana, nella zona circostante il Mausoleo di Adriano e il palazzo di Giustizia si estendevano originariamente gli Horti di Domizia, cioè di Domizia Longina, moglie di Domiziano, nonchè gli Horti sallustiani. A nord del mausoleo di Adriano, tra le vie Alberico II e Cola di Rienzo, furono portati alla luce e poi ricoperti i resti di un grandioso edificio, lungo almeno 300 m, probabilmente la Naumachia Vaticana, fatta edificare da Traiano in sostituzione di quella di Augusto nell’area trasteverina.

NECROPOLI VATICANA SOTTO SAN PIETRO

LE NECROPOLI

Anche di recente sono state scoperte frequenti e rilevanti testimonianze archeologiche delle necropoli che si svilupparono progressivamente lungo le sopracitate arterie stradali e alle pendici dei colli vaticani già dalla metà del I secolo d.c., anche a discapito delle strutture residenziali precedenti: la più eminente era quella vaticana, estendentesi a est e a ovest della basilica, presso la via Cornelia.

Tra le tombe, parecchie delle quali di altissimo livello, si ha il ricordo del cosiddetto Terebintus Neronis conosciuto anche erroneamente come «obelisco di Nerone». Si trattava di un monumento sepolcrale costituito da due elementi cilindrici sovrapposti, situato presso il Mausoleo di Adriano e la Meta Romuli.
Quest’ultima era una tomba di forma piramidale, visibile nella zona di Borgo fino al XVI secolo, quando fu fatta distruggere da Alessandro VI.

BASILICA COSTANTINIANA

I TEMPLI

Quanto ai templi dell’area vaticana, bisogna citare, ricordiamo lo sviluppo dell’importante culto della Dea frigia Cibele, praticato presso il santuario noto come Phrygianum: alcune testimonianze epigrafiche ne collocano la fondazione in epoca anteriore almeno alla metà del II secolo d.c. e il declino in seguito all’inizio dei lavori per erigere la basilica di S. Pietro. La zona occupata dal complesso, da considerare, analogamente ad altri dedicati a questa divinità, come costituito da un sacello e da un campus, era probabilmente a nord o a ovest della basilica.

Più antico della stessa Roma era il culto della Dea Ilice, (Ilizia) come si trovò menzionato in etrusco, e due templi, uno dedicato ad Apollo ed uno dedicato a Marte, giusto nell'area dove sorse la Basilica Vaticana. Si sa che sopra il tempio di Marte venne edificato l'Oratorio di Santa Maria della Febre, mentre sul tempio di Apollo sorse la cappella di Santa Petronilla.

Un altro luogo di culto praticato nell’area, ma di cui si hanno ancor più scarse notizie, era quello che un recente studio ha ipotizzato dedicato a Gaia, divinità greca associata a Cibele. Il santuario, detto Gaianum doveva essere situato a ovest di Castel Sant’Angelo, ma probabilmente non vi era una vera e propria monumentalizzazione dell’area cultuale, il che spiegherebbe forse la mancanza di resti e di notizie più precise.

Narra Plinio che sotto Claudio fu veduto in Vaticano uno smisurato serpente boa, così grande che dentro al suo corpo aveva ingoiato un fanciullino intero. Il culto del serpente appartiene proprio alla Grande Madre, non a caso le sue sacerdotesse erano chiamate le Pitie o Pitonesse. Probabilmente la storia allude al culto più antico del serpente sacro.

IL CIRCO DI NERONE

I CIRCHI

Nella valle vaticana inoltre. come riferisce Tacito, Nerone fece un circo per il maneggio dei cavalli, e fece eseguire, come già aveva fatto Claudio, i giochi circensi. e dove Eliogabalo fece gareggiare le quadrighe con gli elefanti.

La zona del Vaticano dove si trova il Circo di Caligola, fu occupata da una vasta zona di necropoli i cui numerosi resti sono venuti alla luce nel corso dei secoli: colombari, fosse per inumazione, tombe a cappuccina, deposizioni in anfora, dal I al III sec. d.c.

Acrone narra vi fosse posto il mausoleo degli Scipioni, a forma di piramide, che però a noi non risulta lì posto, e che fosse locato in modo da guardare verso Cartagine, a monito dei Cartaginesi, secondo un antico oracolo che così si espresse:

"Deruicta Cartagine, virtute Scipionis Aphricani, cum Aybri adversus Romam denuò rebellarent, consulto oraculo respondum est: ut sepulchrum Scipioni fieret, quod Carthaginem respiceret. Tunc levati cineres eius fuerunt,Piramide in Vaticano constituta, et bumati in sepulchro eius in porta Carthagine respiciente."

Sotto la navata centrale della Basilica di San Pietro vi sono gli edifici sepolcrali di ricchi plebei, disposti in una doppia fila e orientati in senso est-ovest, paralleli al Circo di Caligola. I sepolcri della fila settentrionale attestano una prevalenza del rito della cremazione mentre in quella meridionale è attestata l’inumazione. All’esterno presentano la facciata in cotto mentre all’interno hanno ricche decorazioni in stucco, affreschi, pavimenti in mosaico e sarcofagi preziosi.



I MAUSOLEI
MAUSOLEO DEGLI AELII
  • Nel Mausoleo A è presente un’iscrizione di G. Pompilius Heraclea in cui il defunto esprime il desiderio di essere sepolto «in Vaticano presso il Circo». 
  • Il Mausoleo E della famiglia degli Aelii presenta un affresco con due pavoni affrontati posti ai lati di un cesto di frutta. 
  • Il Mausoleo F dei Caetemnii e dei Tulli, è decorato con stucchi e pitture parietali tra cui la nascita di Venere dal mare. 
  • Nel Mausoleo H, della famiglia dei Valerii, oltre alla decorazione in stucco di erme e rilievi anche divinità varie. Nel sepolcro si ricorda un’iscrizione in cui è menzionato l’Apostolo Pietro e un affresco raffigurante due teste, del Cristo e di Pietro, ora perduto. 
  • Il Mausoleo I mostra un pavimento in mosaico in bianco in cui è raffigurato il ratto di Proserpina alla presenza di Mercurio. 
  • Nel Mausoleo M, appartenente agli Iulii, le decorazioni musive sono riferibili a temi cristiani pur risentendo fortemente dell’influsso dell’iconografia classica. Sulla parete di fondo si riconosce un pescatore, su quella est Giona in mare; a ovest la raffigurazione del Buon Pastore mentre sulla volta è visibile un Cristo con corona di raggi stante su una quadriga. 
  • Nel Mausoleo T, detto di Trebellena Flaccilla, era conservata l’urna con le ceneri della defunta del 318 d. c. per la presenza di una moneta costantiniana.
    MAUSOLEO T DELLA TOMBA VALERII
  • Il «campo T», in corrispondenza dell’altare maggiore della Basilica, ha tomba di s. Pietro, una piazzola rettangolare di 7 m x 4, chiusa sul fondo da un muro con intonaco rosso, a cui è addossato un monumento a edicola con due nicchie sovrapposte e divise da una lastra in travertino sorretta da due colonne; un muro di altezza limitata si addossa perpendicolarmente al «muro rosso». Alla base del muro è visibile una nicchia. Circa un secolo più tardi la sepoltura fu monumentalizzata con l’edificazione del monumento a edicola definito «Trofeo di Gaio». 
Non si hanno prove sulla tumulazione di S. Pietro se non per una tarda leggenda popolare.


BIBLIO

- F. Coarelli - Lazio - Guide Archeologiche Laterza - Roma-Bari - 1982 -
- Renato Del Ponte - Dei e miti italici. Archetipi e forme della sacralità romano-italica - ECIG - Genova - 1985 -
- J. Eckhel - Doctrina numorum veterum - IV - Vienna - 1794 -
- Gerardus van der Leeuw - Phanomenologie der Religion - 1933 -


2 comment:

Anonimo ha detto...

Sito e commenti molto interessanti. Grazie. Lo cito.

Anonimo ha detto...

Preziosa ricostruzione dell area vaticana .
Ho apprezzato ,con emozione, la citazione di Rodolfo Lanciani , sommo studioso dell' antica Roma".

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