PORTA CARMENTALIS (Porte Serviane)



LA FRECCIA INDICA LA PORTA CARMENTALIS

ROBERTO LANCIANI

"La terza situata a piedi del Tarpeo si nomava Carmentale dal tempio o ara di Carmenta madre di Evandro che gli stava vicino; e dalla indicazione che Livio ci ha tramandata intorno ai luogo da cui uscirono i Fabj nella spedizione contro Veii, si deduce essere stata fatta a due fornici. Da tale luogo poi le mura di Servio salivano sul dorso settentrionale del Tarpeo, ed unitamente alla rupe, che si conosce essere stata in quel lato del colle molto scoscesa, formavano il recinto intorno alla cittadella posta sullo stesso  colle.
Costeggiando quindi l'altra elevazione del Campidoglio, su cui stava il gran tempio di Giove, discendevano evidentemente vicino al luogo ove sta posto il sepolcro di Bibulo, il quale, secondo il costume che avevano i romani di non seppellire entro la citta, serve di chiaro documento per dimostrare essere stata tale posizione fuori del recinto".

La Porta Carmentalis era la terza porta romana che si apriva sulle mura Serviane nella valle tra le alture del Campidoglio e del Palatino, nei pressi del Vico Jugario, e prendeva nome dal vicino tempio di Carmenta all'angolo sud ovest del colle capitolino (Dionys. I.32. X.14; Solin. I.13; Servio, ad Aen. 8,337, Liv. XXIV.47; XXV.7; XXVII.37; Plut. Cam. 25).

La porta, che guardava a sud ovest, permetteva in entrata l'ingresso della scalinata dei Centum gradus, il cui nome evoca i cento gradini che scendevano dal Fornix Calpurnius sul lato della Rupe Tarpea, verso il teatro di Marcello.

Essa era molto vicina all'intersezione dell'odierna Via della Consolazione con Via della Bocca della Verità e aveva due aperture (Liv. II.49; Ov. Fast. II.201) Per i romani era di malaugurio passare sotto l’arcata destra della porta, che veniva infatti chiamata “Porta Scellerata” a causa di una disgraziata vicenda, tramandata dalla I guerra contro Veio (476 a.c.).

La gens Fabia avrebbe messo a disposizione tutti i suoi trecento uomini sostenendo da sola l'intero onere della guerra, partendo dalla loro casa che si trovava nei pressi dell’attuale via delle Quattro Fontane, scendendo dal Quirinale, costeggiando il Campidoglio e passando appunto sotto l’arcata destra della porta, che era quella d'uscita. (al momento di lasciare la città Iano Dextro: Livio 2.49.8; Ov, Fast 2,201-4..) Il passaggio per la Porta Scellerata o Porta maledetta (maledicta) venne sottoposta a restrizioni speciali riguardo l'ingresso o l'uscita attraverso essa (intrare egredive: Festus 450).

Di qui si avviarono, superato il Ponte Sublicio, ad affrontare il nemico, ma furono sorpresi in un’imboscata presso il fiume Crèmera e tutti uccisi. (Ov. Fast. II.203; Fest. 285, 334, 335; Verg. Aen. VIII.337,  Serv.; Jord. I.1.238‑239; Hermes 1870, 234; 1882, 428)  Questo avvenne circa un secolo prima della costruzione delle mura  serviane e della porta stessa, ma il ricordo della strage rimase si che in epoca augustea la Carmentalis era considerata un monumento dell’antichità, non più passaggio dalla campagna alla città estesasi ben oltre le mura serviane, ma ricordo perenne di quel sacrificio di eroismo romano.
I FLAMEN CARMENTALIS

Nell’VIII libro dell’Eneide Virgilio racconta del re Evandro che, accompagnando Enea nei luoghi dove sarebbe sorta la città di Roma, gli mostra l’altare dedicato alla ninfa Carmenta, presso il quale sarà poi costruita la porta.

Questo ha fatto sospettare agli studiosi che Virgilio avesse attinto a leggende ancora antecedenti ai Fabii, ma sappiamo che Virgilio non disdegnasse inventare storie per glorificare Roma.

Certamente però Carmenta era un'antica Dea preromana, una e trina come tutte le Dee Madri. Dette divinità in genere non scomparivano ma diventavano secondarie nel culto, venivano poco invocate, ma per mantenere la tradizione era il senato a farsi carico del loro culto. La Dea Carmenta riporta anche alla poesia, al carmen, come ispiratrice soprattutto epica. Inoltre nelle campagne, cioè nei pagus, certe divinità venivano maggiormente seguite.

La Porta Carmentalis è stata identificata coi resti di una porta del IV sec. a.c.. trovati a nord ovest del tempio della Fortuna et Mater Matuta temples (Muri: Forum Bovarium-Tiberis, point 5; Coarelli 1988, 395 fig. 96; cf. Colini 10-11, 18;  Virgili 1978, 5-6; ead. 1974-75). Sfortunatamente, l'ipotesi è contraddetta dalle fonti che attribuiscono due fornici alla porta scellerata.

Oggi si sostiene che la porta rinvenuta sul luogo avesse un solo portale (Coarelli 1988, 394;. Ruggiero 25 fig. 4). Tuttavia, Coarelli e Ruggiero entrambi accettano l'identificazione, rilevando che il cancello era "certamente" nella zona delimitata dall'angolo sud del Campidoglio, dove alloggiavano i templi di Fortuna et Mater Matuta, ed i tre templi del Foro Olitorio (Coarelli, 1997, 52, 240, Ruggiero fig. 4). Per Richardson l'esatta posizione del cancello è "sfuggente".

Dal canto nostro, proprio perchè l'ubicazione sembra esatta e la tradizione veritiera, comprendendo abbastanza lo spirito pratico degli antichi romani, non escludiamo che avessero murato il fornice destro, quello maledetto.

Riesce difficile pensare che un popolo che chiudeva in un recinto un posto dove era caduto un fulmine, consentisse di uscire, magari ai propri legionari, da una porta scellerata da cui erano usciti senza mai più tornare 300 valorosi suoi figli.

L’11 e il 15 Gennaio si celebravano a Roma le Carmentalia: una serie di festeggiamenti dedicati alla ninfa Carmenta (Tito Livio I, 7, 8 .), o Carmentis (Varrone, Eneide 8, 336), una divinità romana dei tempi arcaici.

CARMENTA
Secondo la leggenda Temi, profetessa e veggente dell’Arcadia in Grecia nonchè una delle Divinità primordiali delle Acque, sarebbe stata la seconda sposa di Zeus, ma avrebbe avuto pure una segreta relazione con Hermès o Mercurio, da cui sarebbe nato Evandro, personaggio della mitologia romana che ritroveremo nell’VIII libro dell’Eneide.

Temi avrebbe poi abbandonato l’Arcadia per rifugiarsi con suo figlio Evandro in Italia, dove Faunus, il re del Lazio, li avrebbe entrambi accolti benevolmente. Qui Temi divenne Carmenta o Carmentis (da Carmen = ‘canto magico’ o‘formula’ o ‘incantesimo’ o ‘oracolo’) seguita da due Ninfe delle sorgenti e dei boschi o Camènes: Antevorta, spirito/genio del passato, e Postvorta spirito/genio dell’avvenire.

Morta, all’eccezionale età di 110 anni, Carmenta sarebbe stata sepolta alle falde Sud-Est del Campidoglio, presso la porta Carmentale, edificata, sembra, già all’epoca di Romolo e di Tito Tazio (Plutarco, Vita di Romolo 21, 1), ed immediatamente divinizzata ed accolta a furor di popolo tra gli Di Indigetes (Dei ed Eroi primitivi e nazionali).

Come nuova Divinità romana, questa Dea era ordinariamente rappresentata con le sembianze marmoree di una giovane e leggiadra donna dai lunghi capelli ondulati, a loro volta decorati, sul giro della testa, con un vegetale e rigoglioso diadema di foglie pennate, fiori (bianchi, macchiati di nero) e baccelli di fave (Vicia faba), ed avente ai suoi piedi un’arpa, simbolo del carattere profetico e divinatorio che era attribuito a quest’antica veggente.

Le attesissime e amatissime feste dedicate a Carmenta (Cicerone, Brutus, de claris oratoribus 56) vennero ufficialmente riconosciute e legalmente istituite dal Senato di Roma, nel III secolo, che fissò irrevocabilmente le date dell’11 e del 15 Ianuarius o Gennaio di ogni anno (Varrone, De Lingua latina VI, 12; Ovidio, Fasti I, 585), per le sue pubbliche e solenni commemorazioni e celebrazioni.

Per gli studiosi moderni resta da chiarire, a pochissima distanza tra di loro, le ragioni della coesistenza della Porta Carmentalis e della Porta Flumentana, che avevano la stessa funzione di accesso verso il Campidoglio dalla zona del Foro Boario e dal Ponte Sublicio. Viene però da pensare al senso emotivo della Porta Carmentalis. che da un lato rimandava all'eroismo e al sacrificio con cui gli antichi avevano fondato la grandezza di Roma, dall'altro alla Porta Scelerata, quella porta che portava sfortuna traversare (sicuramente poi il senso passò ad ambedue i fornici), per cui se da un lato diventava intoccabile, dall'altro richiedeva una nuova porta accanto che permettesse l'accesso senza timore in entrata e in uscita.

« ...QUOD SEMPER PATERET ».
LA PORTA PANDANA, LA PORTA CARMENTALIS E L'ASYLUM

Sembra però che sia la Porta Pandana (Porta Saturnia) che la Porta Carmentalis fossero le uniche porte di Roma sempre aperte, giorno e notte, per dare asilo nell'Asylum a chiunque volesse usufruirne, dai perseguitati e ricercati ingiustamente a quelli ricercati giustamente per crimini. Questo non si opporrebbe all'idea della chiusura di un fornice per l'uscita da Roma, in quanto serviva solo per l'entrata dall'esterno dell'Urbe.



GLI SCAVI

Durante i lavori per una fognatura lungo l'adiacente vicus Iugarius, tra l'area di S. Omobono e il Campidoglio, sono apparsi resti delle mura repubblicane, e tracce di una porta, certamente la porta Carmentalis, che sappiamo localizzata in questa zona.

Il portichetto repubblicano in peperino e travertino, ampi tratti del quale sono visibili accanto alle pendici del Campidoglio, non era altro probabilmente che una via coperta che collegava la zona del Portico di Ottavia con la Porta Carmentalis, e va forse identificata con la Porticus Triumphalis, percorsa dalle pompe trionfali, che, com'è noto da vari scrittori antichi, avevano inizio dal vicino Circo Flaminio.


BIBLIO


- L. Quilici, S. Quilici Gigli -  "Opere di assetto territoriale ed urbano" - L'Erma di Bretschneider - 1995 -
- Teodoro Mommsen - Storia di Roma - Milano - Dall'Oglio - 1961 -
- Tito Livio - Storia di Roma - VII - Mondadori - Milano -
- Mauro Quercioli - Le porte di Roma - Newton & Compton - Roma - 1997 -
- Mauro Quercioli - Le mura e le porte di Roma - Newton Compton Ed. - Roma - 2005 -
- Laura G. Cozzi - Le porte di Roma - F. Spinosi Ed. - Roma - 1968 -



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