PONTE FABRICIO - PONS FABRICIUS



IL PONTE OGGI
Pons Fabricius, o Ponte Fabricio (Fabrizio) è il ponte che collega il Circo Flaminio  e il Foro Olitorio all'isola Tiberina, costruito da Lucius Fabricius, curatore viarum nel 62 a.c. (Dio Cass 37.45.3; Hor, sab 02/03/36: ... Ha Fabricio ... posa; Salamito) in connessione con la rivitalizzazione del culto di Esculapio sull'isola (Degrassi 524;  Esculapio, Aedes).

Dopo l'alluvione del 23 a.c., le iscrizioni indicano che il ponte è stato almeno in parte restaurato dai consoli Q. Lepido e M. Lollio nel 21 aC (CIL I2 751, VI, 1305, Blake, Richardson).

Taylor (80-82) ha recentemente suggerito che il Ponte Fabricio e il ponte Cestio potrebbero essere serviti come incroci di acquedotti, ma non sembra esserci prova conclusiva di questo.

STRUTTURA PORTANTE
L'antico ponte, con due soli archi che poggiano su un unico pilastro, è ancora in uso, e di recente ha subito un restauro. E' l'unico ponte che abbia conservato il suo aspetto originale di epoca non solo antica ma addirittura repubblicana.

Il ponte Fabricio o Ponte dei Quattro Capi, o Pons Judeaorum, ponte dei Giudei, è il più antico ponte di Roma, dopo Ponte Milvio, ancora esistente nella struttura originale, il che dimostra l'abilità ingegneristica romana anche in questo settore.

Costruito nel 62 a.c., si estende sulla metà del fiume Tevere, da Campo Marzio sul lato est dell'Isola Tiberina, mentre dall'altro lato il ponte Cestio, a ovest dell'isola, porta all'altra riva del Tevere.


La denominazione Quattro Capi. cioè "quattro teste" si riferisce alle due colonne di marmo delle erme bifronti (in realtà quadrifronti) di Giano sul parapetto, che vennero trasferite qui dalla vicina Chiesa di San Gregorio (Monte Savello) nel XIV secolo. Sono situate all'entrata del ponte verso Campo Marzio e secondo alcuni le erme di Giano quadrifronte servivano per delle balaustre probabilmente in bronzo.

Come scritto da Dio Cassio, il ponte fu costruito nel 62 a.c., l'anno in cui fu eletto console Cicerone, per rimpiazzare un ponte di legno più antico distrutto da un incendio. Venne così commissionato da Lucius Fabricius, curatore delle strade e membro della gens Fabricia di Roma.

STUDIO DEL PIRANESI

DESCRIZIONE

Il Ponte Fabricio ha una lunghezza di 62 m ed è largo 5,5 m. E' costituito da due archi a sesto ribassato, con una luce di ventiquattro m e mezzo, sostenuti da un pilastro centrale nel centro del flusso.

Il suo nucleo è costruito in tufo e peperino, mentre il suo esterno è realizzato in mattoni e travertino. Ma i mattoni non sono originali, in quanto si riferisce a un restauro seicentesco del 1679 ad opera di Papa Innocenzo XI, della ricca famiglia degli Odescalchi.

Gli Odescalchi erano aristocratici dediti all'attività bancaria e commerciale d'intermediazione (in particolare cambiavalute), tanto da essere una delle famiglie più ricche della Lombardia spagnola. 

Questo fatto permise ad Innocenzo XI, ormai pontefice, di disporre di notevoli capitali personali devoluti alla Chiesa e ai suoi progetti di crociata, tanto da mandare in rovina il banco di famiglia.

SUL PARAPETTO DEL PONTE SONO RICONOSCIBILI 2 PILASTRI CON 4 TESTE OGNUNO
CON TUTTA PROBABILITA' RITRAENTI IL DIO GIANO
Così per risparmiare le lastre di travertino che sarebbero servite a restaurare degnamente il ponte romano, le fece rimpiazzare coi mattoni. 
Ma di questo cattivo gusto non ebbe rimpianti perchè anzi se ne vantò in un'iscrizione sulla testa del ponte.

Il pilastro che sostiene gli archi ha una base a forma di sperone sul lato a monte, ma con forma arrotondata verso valle; sopra il pilone si apre un arco largo sei metri, con lo scopo di alleggerire la pressione delle acque durante le piene fluviali. 

Alle due estremità si trovavano due piccoli archi di tre metri e mezzo di larghezza, che giocavano lo stesso ruolo di stabilità del ponte durante le piene, oggi però non più visibili perchè interrati.

L'ISCRIZIONE

L'ISCRIZIONE

Un'iscrizione romana originale incisa sul travertino ne commemora la costruzione:

,L . FABRICIVS . C . F . CVR . VIAR | FACIVNDVM . COERAVIT | IDEMQVE | PROBAVIT.
(Lucius Fabricius, figlio di Gaius, sopraintendente alle strade, curò e approvò questa costruzione)
L'iscrizione è ripetuta 4 volte, su ogni arco e su entrambi i lati del ponte. Venne poi restaurato dai consoli Marco Lollio e Quinto Lepido nel 23, come è citato in un'iscrizione più piccola posta sui due lati di una sola arcata, a causa di una piena del fiume.

La parte sinistra della scritta principale - le lettere L FABRICIVS - e, nella seconda riga - le lettere FACIVNDU, oltre la metà dei seguenti M - sono in uno stile diverso dal resto delle lettere. Queste lettere sono più delineate e finemente sagomate.  La progettazione di queste lettere è ovviamente il risultato di una tecnica diversa e / o una diversa norma estetica.

A lettere differenti corrisponde esattamente una differenza di colore dei blocchi di pietra, come se nuove pietre avessero sostituito le vecchie, corredate con una nuova iscrizione. Così ho dovuto accontentare di una ipotesi non specificato che parte dell'arco era stato preso da un diluvio in un momento successivo e che era stato sostituito e arredata con una nuova iscrizione.

Infatti l'iscrizione: Marco Lollio, figlio di Marco, e Quinto Lepido, figlio di Marco, Consoli, approvarono ciò secondo un decreto del Senato, fa pensare che i consoli, effettuate le riparazioni al ponte, probabilmente in conseguenza della inondazione nel 23 a.c. che distrusse Ponte Sublicio a valle dell'Isola Tiberina al di là del Ponte Emilio ( oggi Ponte Rotto), dovettero rifare, oltre a una porzione di ponte, una porzione della dedica originale di Fabricius.

Il che conferma quanto gli antichi romani dessero valore ai documenti del loro passato e quanto li rispettassero, convinti che il valore dei loro avi e predecessori fossero un forte incentivo a perseguire la stessa nobiltà d'animo, lo stesso coraggio e la stessa tradizione che aveva reso grande Roma.



BIBLIO

- Sabrina Laura Nart -  Architettura dei ponti storici in muratura - In: Strade e Autostrade - n. 76 - 2009 -
- Robert S. Cortright -  Bridging the World. Bridge Ink - Wilsonville (USA) - 2003 -
- Marcel Prade - Les grands ponts du monde: Ponts remarquables d'Europe - Brissaud - Poitiers - France - 1990 -
- Colin O'Connor - Roman Bridges - Cambridge University Press - 1993 -
- Vittorio Galliazzo - I ponti romani - Catalogo generale - Vol. 2 - Treviso - Edizioni Canova - 1994 -



2 comment:

Padrin Gianni on 15 dicembre 2019 alle ore 10:27 ha detto...

Questo ponte fa capire :
1) QUANTO INCOMPETENTI SONO OGGI i geni del Genio
2) quanto se ne freghino del lavoro che dovrebbero fare
3) quanto poco inzegneri (persone dotate di ingegno) siano gli ingegneri di oggi, vedi ponti che crollano per deficienza costruttiva totale, cioè dovuta a 1 o + fattori costruttivi, indipendenti dai pesi passanti sopra.
Per dettagli scrivere a lalibertaepartecipazione@gmail.com

Padrin Gianni on 15 dicembre 2019 alle ore 10:46 ha detto...

nella 1° foto vedete a destra i lavori dei geni del Genio che hanno notevolmente ristretto l'alveo, con tecnica tipica di chi ignora le minime Regole delle Leggi di idraulica, scritte nel 1700 ma che Leonardo capiva benissimo.

Se la struttura del ponte è effettivamente quella della foto 2, il ponte diventa indistruttibile.
Si deve tenere conto che :
1) il piano campagna era notevolmente + basso e larghissimo all'epoca e al contrario
2) hanno ristretto notevolmente il Flusso, con la costruzione dei palazzi in riva.
Significa che ai tempi romani, per lo stesso ponte/arco/tondo di struttura, poteva passare molta + acqua.
L'unico punto negativo della struttura è la ristrettezza del ponte di soli 5 metri. Se era di 10 potrebbe resistere ad 1 alluvione di 10 volte il flusso dell'ultima alluvioncella passata di lì

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