QUANDO REX COMITIAVIT FAS (24 Marzo - 24 Maggio)



COMITIA CALATA

Q.R.C.F. = Quando Rex Comitiavit Fas

Erano il 24 Marzo e il 24 Maggio, considerati fasti solo dopo che il rex sacrorum aveva dichiarato i 'comitia calata' sciolti. I comizi calati (in latino: Comitia Callata o Comitia Calata), era la più antica delle assemblee romane, ed era di carattere religioso.

Non si conosce molto di queste assemblee; la cosa è dibattuta, ma sembra che a loro venisse affidata la nomina del rex sacrorum, dei flamini e delle vestali, ma secondo altri studiosi venivano convocati (da calare, chiamare) solo per dare pubblicità a degli avvenimenti, come le nomine di cui sopra.

Risulta che si radunassero sul Campidoglio basandosi sull'organizzazione delle trenta curiae e che l'assemblea fosse presieduta dal Re o dal Pontifex Maximus. Le curie, fondate da Romolo, all'inizio erano trenta, dieci per ognuna delle tre tribù dei Tities (sabini, da Tito Tazio), Ramnes (gli autoctoni, da Romolo) e Luceres (etruschi da Lucumon)..

Secondo un'altra interpretazione non si tratterebbe di una determinata tipologia di assemblea, ma di una modalità di convocazione, per chiamata, dei Comizi centuriati e dei Comizi curiati.

In Epoca regia, trattandosi dell'unica assemblea cittadina, la sua competenza si estendeva a tutte le questioni per le quali il re chiedeva la collaborazione dei cittadini in assemblea. Con la nascita delle altre assemblee romane, assunse un carattere prettamente religioso, fino a rimanere solo un simulacro delle antiche tradizioni.

"Isdem comitiis, quae ‘calata’ appellari diximus, et 'sacrorum detestatio' et 'testamenta' fieri solebant" Gli stessi comizi che dicemmo chiamarsi calata, solevano effettuare sia la 'sacrorum detestatio', sia i 'testamenta'.
L'ASSEMBLEA

I TESTAMENTI

Davanti ai "Comitia Calati", se presieduti dal Pontefice Massimo potevano essere redatti pubblicamente i "testamenta" (l’atto unilaterale, redatto oralmente o in forma scritta, compiuto alla presenza di testimoni, attraverso il quale il pater familias disponeva dei propri beni per il momento successivo alla sua morte e i "testamenta calatis comitiis".

Questi ultimi riguardavano la forma più antica del diritto romano. Secondo fonti autorevoli conteneva sempre e soltanto disposizioni a titolo particolare, mentre l’heredis institutio (istituzione dell'erede) sarebbe stata caratteristica del 'testamentum per aes et libram', dove il testatore, mediante una sua dichiarazione (nuncupàtio), consegnava semplicemente il testamento al 'familiae emptor'.

I 'testamenta calatis comitiis' coincidevano spesso nella adozione di un 'pater familias' da parte di un altro pater familias, compiuta alla presenza dei comizi calati, che venivano a questo scopo convocati dal pòntifex maximus due volte all’anno (24 marzo e 24 maggio).
Per effetto dell’adozione, l’adottato diveniva erede dell’adottante, ma mentre gli effetti "dell’adrogatio" (per cui un cittadino poteva assumere sotto la propria potestas un altro cittadino libero consenziente, il quale ne diveniva pertanto filius familias) si producevano durante la vita dell’adottante, il "testamentum calatis comitiis" era destinato a produrre effetti soltanto dopo la morte dell’adrogàtor. 

Inoltre la famiglia dell'adrogato assumeva il culto osservato dall'adrogante ed era tenuta a praticarlo, il che spiega la presenza del Pontifex Maximus, colui che aveva l'autorità per presiedere sui fatti religiosi.

MATRIMONIO

DETESTATIO SACRORUM

Nei Comitia Calata si procedeva anche alla "Detestatio Sacrorum", cioè all'uscita di un patrizio dalla sua familia, ovvero l’abbandono dei sacra familiari, mediante una rinuncia solenne e pubblica. Essa, nel periodo regio ma pure alto repubblicano avrebbe costituito il presupposto necessario, da attuarsi sotto il controllo dei pontefici, per il «transito» ai sacra di un’altra gens, come ad esempio nell’adrogatio.
Per effetto della 'detestatio sacrorum', il culto familiare del soggetto che si avviava ad essere adrogàtus si estingueva. Con l’adrogatio a Roma, e solo a Roma, si poteva adottare un cittadino romano, mediante un rito solenne che prevedeva una triplice interrogazione. Il pontefice che presiedeva i comizi calati, infatti, chiedeva al pater adrogans se volesse l’adottando come suo figlio legittimo, all’adottando se intendesse subire ciò, e, infine, al popolo, sulla sua volontà di autorizzare il compimento dell’atto.

Si ebbe anche il caso di patrizi che si fecero adottare da popularis per candidarsi come tribuni della plebe. In tal caso l'adottato perdeva il suo rango di patrizio, così come il plebeo, adottato da un patrizio diventava patrizio (ma secondo diversi studiosi questo non era fattibile).

Il 'testamentum calatis comitiis' avveniva ‘in populi contione’, cioè davanti all'assemblea del popolo riunito. Tuttavia nel testamentum non si potevano adottare le donne, nè i tutori i propri pupilli, nè i maschi impuberi. Neppure le donne potevano adottare, ma sotto Diocleziano le cose cambiarono e le donne potettero adottare ed essere adottate.

Ma anche nel matrimonio interveniva la 'detestatio sacrorum' in quanto la donna abbandonava i suoi culti familiari, cioè di Lari e Penati, per abbracciare quelli del marito. Pertanto i vari geni che l'avessero seguita fino ad ora l'avrebbero abbandonata, mentre l'avrebbero presa in carico i Lari e i Penati della familia del consorte, che ella avrebbe d'ora in poi pregato per rafforzarli e ottenere protezione.



IL CALENDARIO

I 'comitia calata' erano poi convocati mensilmente alle calende ed alle none per annunciare al popolo il calendario, cioè quando cadevano le idi e quali feste mobili si potessero e si dovessero osservare. I comitia si raccoglievano sul Campidoglio basandosi sull'organizzazione delle trenta curiae e l'assemblea fveniva presieduta dal Pontifex Maximus, il quale poteva investire o meno per l'occasione i nuovi sacerdoti e le vergini vestali. .

BIBLIO

Institutiones - Gaio
Il melangolo - Andrea Carandini
Notti Attiche - Gellio



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