CORCYRA - CORFU' (Grecia)



PIEDISTALLO DEL TORO DI CORCIRA
"A Corcira vi era Marco Bibulo con centodieci navi. Ma quelli, non fidandosi delle proprie forze, non osarono uscire dal porto, sebbene Cesare avesse condotto di scorta in tutto solo dodici navi lunghe da guerra, fra cui quattro coperte; e Bibulo, a sua volta, dal momento che non aveva le navi in ordine per salpare e i rematori erano dispersi, non lo affrontò in tempo poiché Cesare fu visto vicino a terra prima che la notizia del suo arrivo si fosse sparsa in quei luoghi.

Bibulo infatti, che aveva saputo a Corcira dell'arrivo di Cesare, sperando ancora di poter incontrare qualcuna delle navi cariche di soldati, si imbatté in quelle scariche e, capitato su una squadriglia di una trentina di navi, sfogò su di loro la rabbia della propria trascuratezza e dello scacco subito: le incendiò tutte facendo morire tra le fiamme i marinai e i capitani, nella speranza di terrorizzare gli altri con l'enormità del castigo.

Fatto ciò, occupò con la flotta, in lungo e in largo, tutto il litorale dal porto di Sasone a quello di Curico, disponendo anche con particolare attenzione i posti di guardia; egli stesso, dormendo sulle navi nonostante il rigore invernale, senza risparmiarsi nessuna fatica o incombenza, o aspettare aiuto, per vedere se poteva bloccare Cesare."

(Cesare - DE BELLO GALLICO)

Corcyra, oggi Corfù, è il nome latino di un'isola posta al largo della costa nord-occidentale della Grecia, nel Mar Ionio, citata da Omero come il paese dei Feaci. Essa giace a 75 km dall'Epiro, con un'estensione di oltre 700 km2.

Città fiorente in età arcaica e classica, per essere tappa obbligata delle rotte commerciali interessate ai mercati della Magna Grecia e dell'Adriatico, fu colonia di Corinto (ca. 734 a.c.) e, assieme alla metropoli, fondò a sua volta subcolonie sulla vicina costa illirica. 

Cresciuta in potenza, grazie soprattutto alla sua felice posizione geografica, divenne ben presto aperta concorrente della madrepatria.

FRONTONE DELL'ARTEMISION


LA STORIA

- Nel 733 a.c. Corinto fondò la colonia di Corcyra che molto prospera, grazie anche alla ricchezza della vite nelle sue terre, che consente loro in breve tempo un gran commercio ed esportazioni in tutto il mondo ellenico, tanto da poter vantare, al tempo delle guerre persiane, la maggior armata dopo quella di Atene.

- Siamo nel 435 a.c., a Corcyra scoppia la guerra civile, gli aristocratici di Epidamnos si rifugiano presso gli Illiri, intervengono Corinto e Corcyra per farli rientrare e ne nasce la guerra del Peloponneso che coinvolge infine tutta la Grecia (Thuc. I, 24-29; Diod. XII, 30, 2-4; 31, 2)

DECORAZIONE TEMPIO
IV SECOLO A.C.
Le cose andarono così: quando ad Epidamno, colonia corcirese, nel 435 a.c., scoppiò la guerra civile, i democratici vincitori espulsero gli oligarchi, i vecchi governanti della città, che chiesero e ottennero l'aiuto degli Illiri. 

I democratici, a loro volta, chiesero aiuto alla madrepatria Corcira, ma non l'ottennero, pertanto i democratici si rivolsero a Corinto nemica però dei Corciresi. 

- L’inevitabile scontro venne vinto da Corcira che, dopo aver assediato Epidamno, sconfisse i Corinzi, in una battaglia navale. L’anno successivo, nel 434 a.c., Corinto si preparava alla controffensiva, per cui Corcira chiese aiuto ad Atene promettendo, in caso di vittoria, la sua flotta.    

(Il toro di Corcira era una statua bronzea di toro opera dello scultore Teopropo di Egina che i Corciresi offrirono all’inizio del V secolo a.c., in ricordo di una pesca miracolosa di tonni che, come di ricorda Pausania, era stata loro indicata da un toro fermo sulla spiaggia, il quale venne poi sacrificato a Poseidone)
                                       
- Gli Ateniesi, temendo l'imminente lo scontro con Sparta, accettarono inviando dieci triremi. Nella battaglia delle isole Sibota, nel 433 a.c., in una battaglia navale, descritta da Tucidide come la prima battaglia navale della storia (La guerra del Peloponneso, 1,13), i Corinzi vinsero le circa cento triremi corciresi; ma gli Ateniesi, evitarono che Corinto cingesse d’assedio Corcira annullando la vittoria corinzia.

- Corcira per ora era salva, ma il contrasto con Corinto, alleata di Sparta, portò alla guerra del Peloponneso, in seguito alla quale si ebbe un indebolimento della potenza navale di Corcira, e l'inizio del suo declino. 

- Nel III secolo a.c. fu conquistata da Siracusa.

- Nel 229 a.c. venne conquistata dagli Illiri, popoli indoeuropei stanziati nella penisola balcanica nord-occidentale, Illiria e Pannonia, e lungo la costa sud-orientale dell'Italia: Messapia (Murgia meridionale e Salento).

- Filippo V venne sconfitto nel 197 a.c. a Cinocefale da Tito Quinzio Flaminino, che proclamò nel 196 a.c. la libertà per le città greche.


- Nel 194 a.c. le legioni abbandonarono la regione, dove i Romani continuarono comunque ad intervenire, formalmente come arbitri esterni, nelle contese tra le città greche o tra i Macedoni e le tribù confinanti.

Nel 148 a.c. Corcyra entra tuttavia a far parte della provincia romana di Macedonia. 

"Decretata da Romani la guerra contra Filippo qui Lucio Apustio si colle navi al suo comando commesse e con genti d arme a vernare e poi Aulo Paolo console il quale da Caropo uomo d autorità fra gli Epiroti ed a benevolo fu fatto consapevole come il re avesse occupato le strette d'Epiro accamparsi sicuro sulla sponda dell'Aio. 

Qui parimente Tito Quintio Flamminio con 8000 fanti e 500 cavalieri discese ed indi passò a Prossimi dell'Epiro. 
Quì Lucio Quintio fratello suo approdò coll'armata e mandò custodire i principali degli Acarnani che soli e per la fede a quelle genti innata. 
Per odio degli Etoli s'erano tenuti fermi nell'amicizia di Filippo. 
E poichè pacificossi co Romani e nuovo inimico ad essi Antioco di Siria in Grecia passò su Corcira la prima delle città greche nella quale Caio Livio prefetto dell armata per conoscere a che termine fosse la guerra. 
E vinto Antioco per terra e per mare e ridotti gli Etoli a non poter volgersi ad altro partito che la pace fra condizioni che loro impose il Senato una si fu il dover rendere i ribelli i fuggitivi ed i prigioni de Romani e de compagni e collegati loro e nello spazio di cento dopo la sanzione del trattato rappresentarli senza inganno o froda alcuna avanti all'arconte o magistrato de Corciresi.

Dal che per avventura si deduce che li tenessero in qualche conto quei di Corcira onde in questo giro d'anni veggiamo fra gli abitanti di Azoro città della Perrebia ed i Mondei della Tessalia le quali già erano sotto la romana tutela essendo surta certa contesa uno de giudici eletti a scioglierla si fu Senofanto di Damea corcirese.

Deliberato avendo i Romani di guerreggiare Perseo poichè scorgevano ch'egli rapidamente le sue forze stendeva e sollevava a belle speranze l'animo esasperato de Greci, mandarono in Corcira con mille pedoni Quinto Marzio Aulo Attilio Publio e Servio Corneli Lentuli Lucio Decimio con ordine che tra loro le provincie si dividessero le quali ciascuno doveva visitare e confortassero le città a mantenere la fede ed il favore mostrato nelle prime guerre di Filippo e di Antioco.

MONETA DI CORCIRA III SECOLO A.C.
E qui avanti che i legati si partissero furono per lettere da Perseo richiesti che cagione si avessero di traghettare genti in Grecia ed inviare guardie nelle città a Accesa poi la guerra Marco Lucrezio mandato innanzi dal fratello suo Caio Lucrezio con una quinquereme e le triremi ricevute dai Regini dai Locresi e dagli Uriti e 64 lembi presi agl'Illirj passò in Corcira e quindi subito in Cefallenia.

E vi passò anche Quinto Marzio console con 5000 soldati in supplimento delle legioni e Marco Popilio uomo consolare ed alquanti giovanetti della medesima nobiltà che seguitarono il console per essere tribuni militari delle legioni di Macedonia e Caio Marzio Figulo di cui era la cura dell'armata. 

Qui in fine da Brundusio recossi prima quel Paolo Emilio per la cui opera fu abbattuto il regno di Macedonia e date in preda a soldati le 70 città dell Epiro e 150000 persone menate in cattività. Quasi giunta alla vittoria della guerra macedonica fu la sconfitta e la prigionia di Gentio confederato di Perseo nè v ha dubbio che in questa come in altre occasioni cooperassero i Corciresi se per rimeritarli il Senato deliberò che fra essi e gli Apolloniati ed i Dirrachini fossero spartiti in dono i 120 lembi tolti a quel re degli Illiri.

Nè più tardi vennero meno i riguardi che pe Corciresi manifestarono i Romani secondo che ci narra Polibio. Imperciocchè al cominciare della III guerra punica Marco Manilio console il quale trovavasi al Lilibeo richiese per lettere agli Achei che a lui sollecitamente mandassero per alcune pubbliche necessità. 

Polibio stesso e gli Achei assentendo il cittadino loro che per molte ragioni stimava doversi al console obbedire posposto ogn'altro negozio partissi in sul principio della state. Ma giunto ch'ei fu in Corcira allora i Corciresi si ricevettero lettere dai consoli nelle quali annunziavasi che i Cartaginesi avevano consegnato gli ostaggi e parati erano di obbedire ad ogni altro comando e quindi giudicò Polibio che fosse finita la guerra nè più di lui duopo si avesse e rinnavigò quindi al Peloponneso e Olimpia. 
144 anno 4 Olimp 157 anno 4 a.c.

(Andrea Mustoxidi - Delle cose corciresi - 1848)

- Nel 27 a.c. Ottaviano Augusto trasforma la Grecia e l'Illirico nella provincia romana di Acaia. La provincia di Macedonia viene ascritta tra quelle senatorie ed ha un governatore di rango pretorio.

- Nel periodo 15-44, l'Acaia viene unita a Mesia e Macedonia come provincia imperiale.

- Negli anni 103-114 d.c. l'Epiro venne scorporato dalla Macedonia e divenne provincia autonoma grazie all'imperatore Traiano.
- Al tempo di Teodosio I, 380 - 386, la Macedonia venne divisa in Macedonia I e Macedonia II Salutaris. Il territorio della Prefettura del pretorio dell'Illirico fu oggetto di disputa tra le due metà dell'impero fino alla sua spartizione, nel 395, alla morte di Teodosio.
 Nel 382, Eutropio negoziò un trattato di pace con Alarico e i Visigoti che ottennero nuove terre da coltivare e Alarico divenne magister militum per Illyricum. Claudiano, panegirista di Stilicone, espresse indignazione per il trattato: "il devastatore dell'Acaia e dell'Epiro privo di difese [Alarico] è ora signore dell'Illiria; ora entra come amico dentro le mura che un tempo assediava, e amministra la giustizia a quelle stesse mogli che aveva sedotto e i cui bambini aveva assassinato. E questa sarebbe la punizione di un nemico...?"
La Macedonia venne distrutta dai barbari ma soprattutto dai cristiani che fecero strage di monumenti pagani e non.

MONETA DI CORCIRA CON TESTA DI ARTEMIDE

ARTEMISION

L' Artemision, o santuario di Artemide, corrispondente alla latina Dea Diana, è un tempio pseudodiptero ottastilo edificato nel primo quarto del VI secolo a.c., e risulta il primo pseudodiptero dorico conosciuto.

RESTI DELL'ARTEMISION
È il primo ad essere stato progettato interamente in pietra, anche se contiene ancora alcune decorazioni in terracotta. È un tempio con otto colonne sulla fronte e con diciassette colonne su ogni lato lungo.

Attualmente rimangono solo le sculture del frontone occidentale, in lastre a rilievo in poros (pietra tufacea), in origine sicuramente policromi. 

Del frontone sono state rinvenute 10 lastre su 21 tra il 1911 e il 1914 da Wiilhem Dörpfeld (1853 - 1940) uno dei fondatori del metodo scientifico archeologico, presso il monastero di Garitza. 

La ricostruzione del frontone, eseguita dall'archeologo tedesco Gerhart Rodenwalt (1886 - 1945), è esposta nel Museo archeologico di Corfù.

La pianta del tempio, di ordine dorico è stata ricostruita del tipo pseudodiptero (con un colonnato coperto dove le colonne sono distanziate il doppio dalle pareti della cella, come dovessero lasciare spazio per una fila intermedia che invece non c'è), e ottastila (con otto colonne sulla fronte) e con 17 colonne sui lati lunghi. 

Lo spazio della cella, lungo e stretto, è suddiviso in navate da due file di colonne: anteriormente la cella è preceduta da un pronao con due colonne tra le ante, e sul retro presenta un spazio posteriore simmetrico al pronao.

Atena, dunque - scrive Luciano - sullo scudo risplendente
come su uno specchio, gli fa vedere l’immagine
di Medusa, e lui allora, presala con la sinistra per i capelli,
con l’occhio fisso alla sua immagine, tenendo nella destra la scimitarra, gli tagliò la testa, e prima che si svegliassero le sorelle, se ne volò via
. -

PHITOS DA CORCIRA
VI SEC. A.C.
Il frontone, datato intorno al 585 a.c. presenta al centro una Gorgone nello schema della corsa in ginocchio, affiancata da due pantere, e dai figli, Pegaso e Crisaore (figlio di Medusa o, a seconda del mito, nato dal suo sangue) oppure da Pegaso e Perseo), di dimensioni ridotte. 

Pegaso è il cavallo alato nato dal terreno bagnato dal sangue versato quando Perseo tagliò il collo di Medusa. Secondo un'altra versione, Pegaso sarebbe balzato direttamente fuori dal collo tagliato del mostro, insieme a Crisaore. Perseo è il figlio di Zeus e Danae che uccide la Medusa.

Ai lati, sempre con figure più piccole, sono raffigurati episodi mitologici, la cui interpretazione non è ancora chiara, forse l'uccisione di Priamo, re di Troia da parte di Neottolemo, figlio di Achille, e Zeus che uccide un Gigante, terminanti negli angoli con figure di morti sdraiati. Si tratta del primo passaggio dalle raffigurazioni religiose a quelle narrative nello spazio frontonale.

La Gorgone che corre in ginocchio (come tutte le Dee che corrono in ginocchio, vedi anche Atena) sono il simbolo del tempo che scorre, somigliando al simbolo della svastica, per l'avvicendarsi di vita e morte che coglie uomini e bestie e la natura tutta. Pertanto la Gorgone è la Potnia Theron, la Signora delle belve, ovvero la natura selvaggia che tutto crea e tutto distrugge.


BIBLIO

- Giulio Cesare - De Bello Gallico -
- Omero - Iliade - a cura di Guido Paduano - Mondadori - Milano - 2007 [1997] -
- Luciano Canepari - Corcira - in Il DiPI - Zanichelli - 2009 -
- Giovanni Pugliese Carratelli - La Grecia antica - Milano - 1959 -




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