PETRONIO MASSIMO - PETRONIUS MAXIMUS




Nome completo: Petronius Maximus
Altri titoli: Pius Felix
Nascita: 397 circa
Morte: Roma, 22 maggio 455
Predecessore: Valentiniano III
Successore: Avito
Consorte: Licinia Eudossia
Figli: Palladio, Anicio Olibrio
Padre: Massimo o Anicio Probino
Madre: Ennodia
Regno: 455 d.c.


LE ORIGINI


Petronio Massimo nacque a Roma nel 397 da illustre famiglia senatoriale e aristocratica romana: la Gens Anicia. Il padre di Petronio Massimo fu console mentre la madre Ennodia sembra fosse figlia del proconsole d'Africa Ennodio.



LA CARRIERA

Fece una lunga carriera, servendo ben tre imperatori: Onorio, Giovanni Primicerio e Valentiniano III. Questa carriera, che iniziò nel 411, all'età di 14 anni, non fu dovuta ai suoi meriti ma ai soldi e al prestigio del padre.

Fu infatti nominato pretore, con l'unico dovere di occuparsi del finanziamento dei giochi. Sembra che suo padre pagasse questa carica ben 1200 libbre d'oro, più altre 4000 libbre d'oro per finanziare i giochi.

A 18 anni Massimo ricoprì il primo ufficio vero, quello di tribunus et notarius, seguito poi da quello di Comes sacrarum largitionum, ovvero ministro delle finanze imperiali.

Fu poi due volte Praefectus Urbi, ossia governatore della città di Roma, e durante una delle prefetture urbane fece restaurare l'antica basilica di San Pietro in Vaticano, il che lo farebbe pensare in buoni rapporti colla Chiesa di Roma.

Fu nominato anche Prefetto del Pretorio d'Italia, e per due volte console d'Occidente nel 433, come console posterior e Teodosio II come collega, e poi come console praetor con Flavio Paterio come collega.

Nel 445 Massimo fu nominato patrizio ed era diventato il più prestigioso e ricco tra i senatori. Infatti finanziò l'edificazione di un foro a Roma, sul Celio, tra via Labicana e la basilica di San Clemente tra il 443 e il 445, come testimoniano le iscrizioni: «vir clarissimus, costruttore del foro, dopo quatto prefetture e due consolati ordinarî».

LICINIA EUDOSSIA

I COMPLOTTI

Secondo lo storico Giovanni di Antiochia, Valentiniano vinse al gioco una somma che Massimo non aveva, e ottenne come pegno l'anello di questi, che utilizzò per convocare a corte la moglie di Massimo; la donna si recò a corte credendo esser stata chiamata dal marito, ma si ritrovò a cena con Valentiniano, cui non si pote sottrarre.

Tornata a casa accusò il marito di averla tradita e consegnata all'imperatore, e così Massimo venne a sapere dell'inganno e decise di vendicarsi.

Comprese però che non avrebbe potuto farlo senza togliere di mezzo Ezio, per cui si accordò con un eunuco di Valentiniano, il primicerius sacri cubiculi Eracliio, che ambiva prendere il posto di Ezio.

Insieme convinsero Valentiniano che il generale complottava per ucciderlo, così l'imperatore uccise Ezio con l'aiuto di Eraclio durante una riunione.

Morto Etius, Petronio chiese a Valentinianus di prenderne il posto, ma questi rifiutò per consiglio di Eraclius, perchè era meglio non dare più tanto potere a un uomo solo.

Ma Maximus, adirato dal rifiuto, scelse due complici per uccidere l'imperatore: Optila e Thraustila, due sciiti fedeli di Etius assegnati alla scorta di Valentiniano.

Massimo li convinse che Valentiniano era responsabile della morte di Ezio, e promise una ricompensa se si fossero vendicati. Nel 455 Valentiniano, che si trovava a Roma, si recò al Campo Marzio con Optila e Thraustila e i loro uomini. Non appena l'imperatore scese da cavallo per esercitarsi con l'arco, Optilia lo colpì e Thraustila uccise Eraclio. I due sciti presero poi il diadema e la veste imperiale e li portarono a Massimo.

La violenta morte di Valentiniano III lasciò l'Impero romano d'Occidente con tre principali candidati al trono: Massimiano, già guardia del corpo di Ezio, figlio di un ricco mercante egiziano; Maggioriano, che comandava l'esercito dopo la morte di Ezio, favorito dall'imperatrice Eudossia che l'aveva scelto perchè Velentiniano gli aveva promesso in sposa la figlia Eudocia quando ella aveva 5 anni; e Massimo, che aveva l'appoggio del Senato romano e che col denaro corruppe i funzionari del palazzo imperiale.



L'IMPERO

Massimo premiò gli assassini di Valentiniano, proibendo all'imperatrice Licinia Eudossia di osservare il lutto per la morte del marito e forzandola a sposarlo, appena pochi giorni dopo l'assassinio, con grave sdegno di tutti. Poi nominò Cesare il figlio Palladio e gli diede in sposa una delle figlie di Valentiniano ed Eudossia.

Non ottenendo il riconoscimento dell'imperatore d'Oriente Marciano, aveva voluto a tutti i costi imparentarsi con la dinastia valentiniana. Poi nominò il senatore gallo-romano Avito magister militum praesentalis in Gallia e lo inviò a Tolosa, dove erano i Visigoti di Teodorico I, per renderli alleati.

Poi fece coniare un'infinità di monete d'oro, ma non d'argento o di bronzo, persino a Ravenna, contravvenendo all'usanza che la monetazione aurea avesse luogo nella città di residenza dell'imperatore; probabilmente per pagare il sostegno dei soldati con forti donazioni. Per di più, le sue effigi sulle monete d'oro lo rappresentano con un diadema imperiale di perle come volesse distinguersi da altri imperatori.



LA MORTE

Licinia Eudossia, obbligata a sposare Massimo con minacce di morte, chiese aiuto a Genserico e ai suoi Vandali, perchè attaccassero l'Italia. Genserico ce l'aveva con Massimo perchè Valentiniano gli aveva promesso di far sposare i rispettivi figli, Unerico ed Eudocia.

Così chiese a Massimo le isole Baleari, la Sardegna, la Corsica e la Sicilia, Massimo non rispose e Gianserico partì dall'Africa settentrionale dirigendosi su Roma. All'arrivo dei Vandali scoppiarono terrore e tumulti durante i quali Petronio Massimo tentò di fuggire, ma fu assassinato e i suoi resti gettati nel Tevere nel 455.

Due giorni dopo la morte di Massimo, Genserico giunse a Roma tranquillamente, avendo preso accordi con papa Leone I di risparmiare gli abitanti se non avessero opposto resistenza, ma non le ricchezze di Roma. Per quattordici giorni i Vandali saccheggiarono la città nel famoso Sacco di Roma, poi ripartirono portando con loro Eudossia e le figlie Placidia ed Eudocia, oltre che dei senatori come ostaggi.

Eudocia sarà poi fatta sposare al figlio di Genserico, Unerico, da cui si separò rifugiandosi a Gerusalemme perchè mentre lei era ortodossa, Unerico era ariano. Eudosia, la madre, pote ritornare a Costantinopoli solo nel 472.

In quanto a Placidia, promessa sposa ad Acinio Olibrio da Valentiniano, poté sposarsi con lui nel 461, al suo ritorno a Costantinopoli con la madre. Intanto in Gallia, Avito fu nominato imperatore col sostegno dei Visigoti.


BIBLIO

- Ralph Mathisen - Petronius Maximus (17 March 455 - 22 May 455) - De Imperatoribus Romanis - 1997 -
- Procopio di Cesarea - Storia delle guerre -
- Paolo Diacono - Historia Romana. Giovanni di Antiochia - Historia chronike. -
- Olimpiodoro di Tebe - Discorsi storici -
- Petronius Maximus 22 - PLRE - vol. II - Cambridge University Press - 1992 -

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