ARCO DI COSTANTINO




L'arco di Costantino è il più grande arco trionfale, o per alcuni semplicemente onorario giunto fino a noi, e svetta sulla antica Via dei Trionfi. Situato a Roma, a breve distanza dal Colosseo, non venne abbattuto soprattutto in quanto Costantino fu pubblicizzato come il primo impearatore favorevole alla religione cristiana, il che corrisponde al vero, anche se non si convertì mai ed ebbe solo intenti di potere.

L'arco fu voluto dal senato che lo dedicò all'imperatore per onorare il "liberatore della città e portatore di pace", in parte per ingraziarselo, come del resto facevano con ogni imperatore, in parte forse perchè fu effettivamente un valente condottiero capace di difendere l'impero.

Il monumento venne sottoposto a restauri e a diversi studi fin dalla fine del Quattrocento e nel 1733 ha ricevuto notevoli lavori di integrazione delle parti mancanti.  Nel 1530 Lorenzino de' Medici venne cacciato da Roma per aver tagliato per divertimento le teste sui rilievi dell'arco, che vennero in parte reintegrate nel XVIII sec. Oltre alla notevole importanza storica  l'Arco è un vero e proprio museo di scultura romana ufficiale, straordinario per ricchezza e importanza.




LA STORIA

L'arco fu dedicato dal senato per commemorare la vittoria di Costantino I contro Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio (28 ottobre del 312) e inaugurato ufficialmente nel 315 nell'anniversario dei dieci anni di potere dell'imperatore. La collocazione, tra il Palatino e il Celio, era sull'antico percorso dei trionfi. La datazione dell'arco è fissata tra il 130 e il 138 d.c..

L'arco è uno dei tre archi trionfali sopravvissuti a Roma, situato in via dei Fori imperiali, gli altri due sono l'arco di Tito (81-90 circa) e l'arco di Settimio Severo (202-203).

Le informazioni che si conoscono derivano in gran parte dalla lunga iscrizione di dedica, ripetuta su ciascuna faccia principale dell'attico.

All'epoca della costruzione dell'arco, Costantino non aveva ancora scelto il Cristianesimo come religione ufficiale dello stato, per cui la tradizionale croce apparsa in cielo durante la battaglia di Ponte Milvio col detto: "In hoc signo vinci" è una leggenda posteriore della chiesa cattolica.

Infatti l'imperatore, che aveva dato libertà di culto nell'Impero Romano nel 313, partecipò solo nel 325 al concilio di Nicea, e soprattutto non si convertì mai, nemmeno in  punto di morte, visto che non lo riporta nemmeno una fonte, e un fatto del genere avrebbe fatto epoca.

Nonostante la frase instinctu divinitatis ("per ispirazione divina") sull'iscrizione, che è piuttosto vaga, probabilmente all'epoca Costantino manteneva una certa equidistanza tra le religioni, per ragioni di interesse politico.

Tra i rilievi dell'arco sono infatti presenti scene di sacrificio a divinità pagane e busti di divinità anche nei passaggi laterali, e ancora divinità pagane sulle chiavi dell'arco.

Il monumento si suppone costruito all'epoca di Adriano e successivamente pesantemente rimaneggiato in epoca costantiniana, con lo spostamento in fuori delle colonne, il rifacimento dell'intero attico, l'inserimento del fregio traianeo sulle pareti interne del fornice centrale, e i rilievi e decorazioni di epoca costantiniana, rilavorando dei blocchi già inseriti nella muratura, o inserendo nuovi elementi lavorati. Sarebbero invece originali i Tondi adrianei.

Le sue sculture infatti per la maggior parte provenivano da monumenti di epoche precedenti (età di Traiano, di Adriano e di Commodo) andati probabilmente distrutti per gli incendi del 283 e del 307 d.c.

BASSORILIEVO DELL'EPOCA DI MARCO AURELIO
La sua struttura, inoltre, si compone essenzialmente di una parte derivata da un antico arco di trionfo dedicato ad Adriano, la parte che arriva alla cornice, sopra i fornici, e le fondazioni incorporano strutture murarie appartenenti, probabilmente, alla vicina Domus Aurea di Nerone.

Nel corso del Medio Evo l'arco, denominato di “arco de Trasi”, perchè collocato sulla strada che portava alla chiesa intitolata a San Gregorio, fu modificato in torrione dalla famiglia dei Frangipane che la annesse alle sue costruzioni fortificate tra il Palatino e il Colosseo. Nel corso del Settecento ebbe alcuni interventi di risanamento ma venne liberata solo nel 1804.

La pulizia e l' isolamento dell’Arco di Costantino, come oggi lo vediamo in tutta la sua bellezza, furono realizzate soltanto nel 1832, grazie alle opere di ingrandimento della Via di San Gregorio messe in atto dal pontefice Gregorio XVI, e nel corso dell’anno successivo, durante il regime fascista, in occasione dell’apertura al pubblico della strada rinominata Via dei Trionfi.




DESCRIZIONE

I fornici sono inquadrati sulle due facciate da quattro colonne corinzie su alti piloni e addossate alle pareti, sormontate da una ricca trabeazione sormontata da un attico a una altezza di 25 m, e scandito in tre settori da statue di prigionieri barbari. 

STATUA EPOCA TRAIANEA
Il monumento è in opera quadrata di marmo nei piloni, mentre l'attico, con uno spazio accessibile, è realizzato in muratura e in cementizio rivestita all'esterno di blocchi marmorei. Sono stati utilizzati marmi bianchi di diverse qualità, reimpiegati da monumenti più antichi, e sono stati riutilizzati anche buona parte degli elementi architettonici e delle sculture della sua decorazione.

L'arco è a tre fornici, e quello centrale, che è il più grande, è lungo 6,5 m e alto 11,45, mentre complessivamente misura 21 m di altezza con l'attico, 25,70 m di larghezza e 7,40 di profondità. Sopra è munito di un attico, di 21 m x 26.

La struttura architettonica riprende quella dell'arco di Settimio Severo nel Foro Romano, con i tre fornici inquadrati da colonne sporgenti su alti plinti, e pure alcuni temi decorativi, come le Vittorie dei pennacchi del fornice centrale.

La cornice dell'ordine principale è di reimpiego, di età antonina o severiana, integrata da copie costantiniane per gli elementi sporgenti sopra le colonne, più accurate sulla fronte che sui fianchi. Ancora di reimpiego sono i capitelli corinzi, di epoca antonina, i fusti in marmo giallo antico e le basi delle colonne.

Capitelli e basi delle retrostanti lesene sono invece copie costantiniane, mentre i fusti delle lesene, probabilmente di reimpiego, sono stati quasi tutti sostituiti nei restauri settecenteschi. Di epoca domizianea, ma con rilavorazioni successive, è anche il coronamento del fornice centrale.

Di epoca costantiniana sono invece gli archivolti del fornice centrale, i coronamenti, zoccoli, fregio, architrave e basi dell'ordine principale, archivolti e coronamenti di imposta dei fornici laterali, con modanature semplificate e con andamento non allineato.




ISCRIZIONI

Al centro dell'attico:

BASSORILIEVO COSTANTINIANO
(LA) « IMP(eratori) · CAES(ari) · FL(avio) · CONSTANTINO · MAXIMO · P(io) · F(elici) · AVGUSTO · S(enatus) · P(opulus) · Q(ue) · R(omanus) · QVOD · INSTINCTV · DIVINITATIS · MENTIS · MAGNITVDINE · CVM · EXERCITV · SVO · TAM · DE · TYRANNO · QVAM · DE · OMNI · EIVS · FACTIONE · VNO · TEMPORE · IVSTIS · REM-PUBLICAM · VLTVS · EST · ARMIS · ARCVM · TRIVMPHIS · INSIGNEM · DICAVIT · » (IT)

"All'imperatore Cesare Flavio Costantino Massimo, Pio, Felice, Augusto, il Senato e il popolo romano, poiché per ispirazione della divinità e per la grandezza del suo spirito con il suo esercito vendicò ad un tempo lo stato su un tiranno e su tutta la sua fazione con giuste armi, dedicarono questo arco insigne per trionfi. "

La frase instinctu divinitatis (per ispirazione divina), ha causato dibattiti e controversie sulla posizione dell'imperatore nei confronti della religione cristiana e al racconto dello storico Eusebio di Cesarea, che riferisce l'episodio dell'apparizione della croce a Costantino prima della battaglia contro Massenzio.

La mancata precisazione della divinità sembra voluta: l'imperatore in quest'epoca, pur benevolo nei confronti della nuova religione, che con il suo monoteismo vede come base ideologica del potere imperiale, era anche vicino al Sol Invictus, e la scelta fra le due religioni fu difficile, tanto che riunì i suoi consiglieri per valutare quale delle due, che erano le più seguite all'epoca, fosse la più indicata per l'impero.

Altre iscrizioni sulle pareti interne del fornice centrale (LIBERATORI · VRBIS e FVNDATORI · QVIETIS) e al di sopra dei fornici laterali (sulla facciata nord: VOTIS · X · VOTIS · XX e sulla facciata sud: SIC · X · SIC · XX): queste ultime si riferiscono ai decennalia e ai vicennalia, ossia ai festeggiamenti per i dieci o venti anni di regno.

  • Nell'attico, al centro compare un'ampia iscrizione, mentre ai lati minori e sopra ai fornici minori vi sono collocati bassorilievi di epoca traianea e di Marco Aurelio; anche le sculture a tutto tondo (i Prigionieri Daci) che sovrastano le colonne sono traianei.
  • Al livello inferiore, sopra i due fornici minori, sono collocati coppie di tondi risalenti all'epoca di Adriano, un tempo incorniciati da lastre di porfido.
  • Allo stesso livello sui lati minori si trovano altri due tondi di epoca costantiniana.
  • Al di sotto dei tondi, quattro pannelli a bassorilievo in orizzontale formano una sorta di fregio, di epoca costantiniana.
  • Altri bassorilievi si trovano al di sopra degli archi (Vittorie) e sui plinti delle colonne.
  • I rilievi riutilizzati richiamano le figure dei "buoni imperatori" del II secolo (Traiano, Adriano e Marco Aurelio), a cui viene così assimilata la figura di Costantino a fini propagandistici, per stabilire la legittimità della sua successione di fronte allo sconfitto Massenzio (tetrarca al pari di Costantino). 
L'uso di materiale di recupero di monumenti antichi parte proprio da questi'epoca, così si presero "citazioni" degli altri imperatori molto amati, le cui teste vennero rilavorate per dare loro le sembianze di Costantino, che si proponeva quindi come loro erede.

Nello scolpire le nuove teste (oggi in gran parte frutto di restauri settecenteschi, con alcune lacune come nei pannelli aureliani) alcune vennero dotate del nimbus, come mostrano alcune tracce, a simboleggiare la maiestas imperiale.

I rilievi sono posti simmetricamente sulle due facciate (nord e sud) e sui due lati corti (est ed ovest) dell'arco. Come tipico negli archi romani a rilievi, sulla facciata esterna (a sud) prevalgono scene di guerra, mentre sulla facciata interna (a nord), rivolta verso la città, scene di pace.



LE EPOCHE

Di epoca costantiniana le seguenti sculture situate sulle due facciate: 
  • le situate sui plinti delle colonne, scolpiti sui tre lati che ritraggono delle Vittorie; 
  • quelle presenti sugli archivolti del fornice centrale, sempre ritraenti delle Vittorie; 
  • quelle sugli archivolti dei fornici minori, che ritraggono divinità fluviali; 
  •  quelle sulle chiavi degli archi, con figure allegoriche; 
  • quelle sulle pareti interne dei fornici minori, con 8 grossi busti di imperatori in rilievo; 
  •  quelle sopra gli stessi fornici minori  sui due lati corti, con sei lunghi pannelli che illustrano la campagna contro Massenzio. 
  • Sui due lati corti i due tondi con la rappresentazione della Luna, nel lato ovest, e del Sole, nel lato est.

TONDO ADRIANEO - CACCIA AL CINGHIALE
Di epoca traianea
  • le otto statue di Daci prigionieri (con le teste rifatte nel Settecento) nell'attico sui plinti sopra le colonne,  
  • i due pannelli sui lati minori dell'attico con scene di battaglia e gli altri due all'interno del fornice centrale, appartenenti a un unico grande fregio (alto circa 3 metri e in origine lungo oltre 35 che forse decorava l'attico della Basilica Ulpia. 
Di epoca adrianea, forse provenienti da un arco quadrifronte: 
  • gli otto tondi della partenza per la caccia, 
  • un sacrificio a Silvano, 
  • la caccia all’orso, 
  • un sacrificio a Diana; 
  • nella facciata settentrionale, la caccia al cinghiale, 
  • un sacrificio ad Apollo, 
  • la caccia al leone, 
  • un sacrificio ad Ercole. 
TONDO ADRIANEO - CACCIA AL LEONE
Di epoca commodiana, provenienti (insieme ad altri tre che si trovano nel Palazzo dei Conservatori) da un arco onorario dedicato a Marco Aurelio:
  • gli otto pannelli dell'attico ai lati dell'iscrizione con episodi relativi all'impero di Marco Aurelio (con le teste dell’imperatore rilavorate nel Settecento): nella facciata meridionale,
  • presentazione di un capo barbaro all’imperatore, 
  • prigionieri condotti davanti all’imperatore, 
  • discorso dell’imperatore ai soldati
  •  sacrificio nell’accampamento; 
  • nella facciata settentrionale, arrivo a Roma dell’imperatore, 
  • partenza da Roma dell'imperatore, 
  • distribuzione di denaro al popolo, 
  • resa di un capo barbaro. 


FREGIO TRAIANEO E DACI DELL'ATTICO

TONDO ADRIANEO - CACCIA ALL'ORSO
I 4 rilievi con scene di battaglia, ognuno formato da due lastroni in marmo pentelico, stanno sulle pareti laterali del fornice centrale e sui lati corti dell'attico. Il fatto che combacino perfettamente conferma che si tratti di un unico fregio, di circa 3 m di altezza, che raffigurava le gesta dell'imperatore Traiano durante le campagne di conquista della Dacia, proveniente dal Foro di Traiano.

Il fregio doveva essere completato da altre lastre in parte perdute di cui si serbano frammenti al Louvre, all'Antiquarium del Foro Romano e al Museo Borghese. Le teste dell'imperatore nelle lastre reimpiegate sono state rilavorate come ritratti di Costantino. Calchi delle lastre sono ricomposti nella loro originaria unità nel Museo della Civiltà Romana a Roma.


Il fregio, nelle parti combacianti sull'Arco, raffigura da destra a sinistra:

TONDO ADRIANEO - PARTENZA ALLA CACCIA
  • la conquista di un villaggio dacico da parte della cavalleria e della fanteria romana che spingono i prigionieri; 
  • in secondo piano i soldati, sullo sfondo delle capanne del villaggio, mostrano le teste mozzate dei barbari; 
  • i prigionieri sono incalzati dall'altro lato da una carica della cavalleria guidata dall'imperatore  seguito da signiferi e cornicini; 
  • Traiano entra a Roma, incoronato da una Vittoria e guidato dalla Dea Virtus in abito amazzonico. 
Il fregio dei Daci, confrontato coi rilievi della Colonna Traiana, fa sospettare siano opera dello stesso maestro, anche per alcune scene simili, come Traiano che riceve le teste di due capi daci e le scene di cavalleria alla carica.

Sempre dal Foro di Traiano provengono le otto statue di prigionieri Daci in marmo pavonazzetto su basamenti in marmo cipollino che sovrastavano l'attico (testa e mani delle sculture e una delle figure per intero, in marmo bianco, sono dovute al restauro del XVIII secolo).



TONDI ADRIANEI

TONDO ADRIANEO - SACRIFICIO A GIOVE
Otto rilievi tondi dell'epoca di Adriano di oltre 2 m di altezza stanno al di sopra dei fornici laterali, sulle due facciate, inseriti a coppia in un campo rettangolare che in origine era ricoperto da lastre di porfido. L'attribuzione adrianea deriva da fattori stilistici e soprattutto per la presenza della figura di Antinoo, l'amante di Adriano.

Vi sono raffigurate scene di caccia e scene di sacrificio a divinità pagane, e anche in questi tondi le teste dell'imperatore sono state rilavorate come ritratti di Costantino, nelle scene di sacrificio, e di Licinio o di Costanzo Cloro nelle scene di caccia; viceversa per i tondi collocati sulla facciata nord.

Alle effigi di Costantino venne aggiunto il nimbus (aureola), spettante alla maiestas imperiale, che poi dal cattolicesimo passerà ai santi. Si pensa che i tondi si trovassero originariamente proprio su questo arco, forse adrianeo nella sua prima edificazione, adattato e ridecorato all'epoca di Costantino.

TONDO ADRIANEO - SACRIFICIO A MINERVA
L'ordine attuale dei tondi sull'arco, che differisce dall'ordine originale, è sulla facciata meridionale: Partenza per la caccia, Sacrificio a Silvano, Caccia all'orso, Sacrificio a Diana;
sulla facciata settentrionale: Caccia al cinghiale, Sacrificio ad Apollo, Caccia al leone, Sacrificio ad Ercole.

Affiancano l'imperatore nelle scene due o tre personaggi, a cavallo in due dei rilievi di caccia, e a piedi negli altri. Le composizioni sono attentamente studiate attorno alla figura imperiale e gli sfondi sono essenziali, secondo le convenzioni dell'arte ellenistica.

Il tema della caccia, che proprio Adriano riportò in auge, è connesso all'esaltazione eroica del sovrano risalente a Alessandro Magno e alle antiche civiltà orientali.



PANNELLI DI MARCO AURELIO

Sull'attico, ai lati dell'iscrizione, sono murati otto rilievi rettangolari alti oltre 3 m che raffigurano episodi delle imprese di Marco Aurelio contro i Quadi e i Marcomanni del 175 d.c..

Le teste dell'imperatore sono state rilavorate anche qui, come ritratti di Costantino e Licinio. Oggi le teste sono quelle del restauro del XVIII sec. e raffigurano Traiano, in quanto all'epoca i rilievi erano stati attribuiti all'epoca di questo imperatore, esposti a palazzo dei Conservatori.

C'è la presenza fissa, alle spalle dell'imperatore, di un personaggio indicato come il genero e successore possibile di Marco Aurelio, Tiberio Claudio Pompeiano, che fa pensare a un'origine comune dei rilievi.

L'attuale ordine dei rilievi sulla facciata meridionale, da sinistra a destra:
PANNELLO MARCO AURELIO
- CAPTIVI -
  • Rex datus (presentazione all'imperatore di un capo barbaro sottomesso): Marco Aurelio, accompagnato da Pompeiano, presenta al gruppo dei barbari il re tributario a lui sottomesso; Pompeiano è dietro di lui e sullo sfondo si vedono un edificio da accampamento e, dietro ai barbari, aquiliferi con insegne.
  • Captivi (prigionieri condotti all'imperatore): Marco Aurelio e Pompeiano, su un basso palco alla presenza di soldati con vessilli, condannano un principe barbaro che ha le mani legate sulla schiena; sullo sfondo c'è un albero.
  • Adlocutio (discorso ai soldati): L'imperatore parla i soldati e dietro di lui c'è Pompeiano.
  • Lustratio (sacrificio al campo): Marco Aurelio, vestendo la toga sacrificale celebra un suovetaurilia su un altare mobile, assistito da un camillo e circondato dai soldati, i signiferi e i tubicini; alle spalle di Marco, tra due aquiliferi, si vede Pompeiano.
Sulla facciata settentrionale, sempre da sinistra a destra:
  • Adventus (arrivo dell'imperatore a Roma): Marco Aurelio, sulla cui testa vola una Vittoria con un serto, affiancato da Marte e Virtus, che lo invitano nella Porta Triumphalis; in secondo piano le divinità dei templi presso la porta (oggi area sacra di Sant'Omobono): la Mater Matuta e la Fortuna Redux, mentre il tempio sullo sfondo è quello di Fortuna, a sinistra.
PANNELLO MARCO AURELIO
- CLEMENTIA -
  • Profectio (partenza da Roma): l'imperatore è in abito da viaggio e si trova tra il Genius Senatus e il Genius Populi Romani e un gruppo si soldati con vessilli; in basso la figura sdraiata è la personificazione di una via che invita l'imperatore; sullo sfondo la Porta Triumphalis; oltre il profilo della testa di Marco Aurelio (restaurata) si vede il volto di Pompeiano.
  • Liberalitas (distribuzione di denaro al popolo): l'imperatore in toga siede sulla sella curilis, collocata su un altissimo podio, sul quale sono anche un inserviente che dispensa il materiale del congiarium (a sinistra) e un togato, forse il prefetto Urbi Lucio Sergio Paulo; alle loro spalle due figure su un gradino (quella di destra è Pompeiano, l'altro forse Claudio Severo, pure genero di Marco Aurelio e console) e un colonnato di sfondo, forse la basilica Ulpia; in basso si trovano le figure del popolo, compresi alcuni bambini, tra cui spiccano la figura di spalle che guarda in alto e l'uomo col figlio a sedere sulle spalle.
  • Submissio o Clementia (sottomissione di un capo barbaro): L'imperatore, con dietro Pompeiano, è su un alto podio davanti ai soldati e agli aquiliferi con signa, e con un gesto di clemenza assolve un proncipe barbaro che protegge il figlio giovinetto con un braccio sulla spalla.
PANNELLO MARCO AURELIO
- LIBERALITATIS -
I dodici rilievi originari provenivano forse da un arco, oggi scomparso, dedicato a Marco Aurelio sul Campidoglio. Oppure appartenevano al complesso eretto in onore dell'imperatore dal figlio Commodo nel Campo Marzio di cui oggi rimane la Colonna Antonina.

L'ordine dei pannelli nel monumento originario era diverso da quello odierno sull'arco, dove i rilievi non seguivano un ordine narrativo, ma le tematiche di guerra (a sud) e di pace (a nord), o ad effetto, come l'accostamento della partenza (Profectio) e dell'arrivo (Adventus).

I pannelli, attribuiti al cosiddetto Maestro delle Imprese di Marco Aurelio, sono significativi della svolta nell'arte all'epoca di Commodo: in cui lo spazio è  visto dall'osservatore ed è evidenziata come non era nel mondo greco, ma lo era già a Roma nei rilievi dell'Arco di Tito.

Nei rilievi è presente anche la pietà e il coinvolgimento per la condizione dei vinti (come nella Colonna Traiana).

PANNELLO MARCO AURELIO
- LUSTRATIO -
Le scene sono di tipo onorario, non trionfale, in quanto il Senato non stabilì il trionfo per l'imperatore al ritorno delle campagne del 171-172, e sono databili al 173 e includono eventi futuri, immaginati dai senatori, come la scena della Liberitas, che di fatto non ebbe luogo.


Tondi costantiniani

Sui lati corti dell'arco il ciclo è completato da due tondi scolpiti all'epoca di Costantino; sul lato est il Sole-Apollo sulla quadriga sorge dal mare, mentre sul lato ovest la Luna-Diana guida invece una biga che si immerge nell'Oceano: i due rilievi inquadrano la vittoria dell'imperatore in una dimensione cosmica.


Fregi costantiniani
  • Fregio costantiniano "Obsidio"
  • Fregio costantiniano "Proelium"
  • Fregio costantiniano "Oratio"
  • Fregio costantiniano "Liberalitas"
PANNELLO MARCO AURELIO
- ODLOCUTIO -
Al di sopra dei fornici laterali e sotto i tondi adrianei, un fregio continuo (alto poco meno di 1 m) che prosegue anche sui lati corti del monumento con il raccordo di elementi angolari, fu scolpito all'epoca di Costantino direttamente sui blocchi della muratura, leggermente bugnati.

Il racconto, che riguarda gli episodi della guerra contro Massenzio e la celebrazione della vittoria di Costantino a Roma, inizia sul lato corto occidentale e prosegue girando intorno all'arco in senso antiorario per terminare all'angolo nordoccidentale con:
  • Partenza da Milano ("Profectio"), sul lato occidentale, al di sotto del tondo con Luna-Diana: Costantino è seduto su un carro con cathedra ed è preceduto dalle truppe a piedi e a cavallo,  legionari regolari e ausiliares, con l'elmo cornuto e i dromedarii; alcuni soldati recano  statuette di Sol Invictus e di Victoria.
  • Assedio di Verona ("Obsidio"), sul lato meridionale: Costantino si vede sulla sinistra tra due protectores divini lateris, mentre una Vittoria in volo lo incorona; al centro il gruppo dei soldati assedianti; a sinistra le mura della città oltre le quali sporgono gli assediati, composti da truppe pretoriane, pronte a lanciare pietre contro gli assalitori.
  • Battaglia di Ponte Milvio ("Proelium"), sul lato meridionale: a sinistra il ponte Milvio con una personificazione del Tevere che si affaccia mentre passa Costantino tra la Virtus e la Vittoria; segue il massacro e annegamento dei cataphractrarii di Massenzio da parte della cavalleria costantiniana; all'estrema destra i trombettieri dell'esercito vincitore richiamano le truppe.
  • Arrivo a Roma ("Ingressus"), sul lato orientale, mentre sul lato opposto c'è il rientro dell'imperatore nell'Urbe del 29 ottobre 312; l'imperatore sul carro incede veso la porta della città preceduto dai cavalieri con berretto pannonico, fanti con armi e insegne, e cornicines, cioè le truppe palatine, legionarie, cornuti e Mauri.
PANNELLO MARCO AURELIO
- PROFECTIO -
La scena si svolge nel Foro Romano e sullo sfondo si intravedono la basilica Iulia, l'arco di Tiberio, i Rostri col palco imperiale, il monumento del decennale dei Tetrarchi e l'Arco di Settimio Severo; l'imperatore è assiso al centro, in posizione rigidamente frontale e ingrandito gerarchicamente.

La folla e i lati del foro sono composti in prospettiva ribaltata; ai lati del palco si trovano le statue di Adriano a destra, e Marco Aurelio a sinistra. La scena descrive la distribuzione di denaro al popolo (Congiarium o Liberalitas), che avvenne il 1º gennaio 313.

Ci sono cinque moduli di proporzione gerarchica; l'imperatore è seduto al centro sul trono, in posizione frontale, e sovrasta i personaggi del seguito sulla stessa loggia, a loro volta più grandi dei funzionari nella loggia, che sono supplici o che prendono un donativo dalle mani dell'imperatore, la massa anonima dei beneficianti si trova nella fascia inferiore, con la mano alzata per ricevere e rappresentati e quasi di spalle.

Nelle logge sopraelevate, la porticus Minucia o il Foro di Cesare, si vedono i funzionari che registrano le elargizioni prendendo il denaro dai forzieri. Il fregio costantiniano, in narrazione continua di episodi, prosegue la tradizione romana del rilievo storico, ma non nello stile, non più naturalistico ellenistico ma con maggiore carattere simbolico.

PANNELLO MARCO AURELIO
- REX DATUS -
Le figure sono più tozze, con teste leggermente sproporzionate, le scene sono di massa, trascurando la figura individuale tipica della visione artistica greca. Il ricorso al trapano permise scavature più profonde, quindi ombre più scure in netto contrasto con le zone illuminate.

Privilegiando la linea di contorno rispetto ad una reale consistenza volumetrica, e i volti con gli occhi grandi e sbarrati sono segnati da un marcato espressionismo.

Nella scena dell'Oratio l'imperatore, in posizione rialzata sulla tribuna, è l'unico in posizione frontale e anche di dimensioni maggiorate, come una divinità che si mostri ai fedeli. Si tratta infatti di uno dei primi casi a Roma di proporzioni tra le figure organizzate secondo gerarchia, caratteristica tipica della successiva arte paleocristiana e medievale.

Lo sfondo del rilievo Liberalitatis mostra i monumenti del foro romano visibili all'epoca, ma la loro collocazione non è realistica, bensì allineati e paralleli alla superficie del rilievo. Anche i due gruppi laterali di popolani, che dovrebbero stare davanti alla tribuna, sono ruotati e schiacciati ai due lati.

L'allontanamento dalle ricerche naturalistiche dell'arte greca portava a una più facile interpretazione delle immagini. Per alcuni segno di decadenza, per altri un'interpretazione artistica delle province romanizzate e una maggiore naturalezza.


Altri rilievi costantiniani

TONDI COSTANTINIANI
PROFECTIO (sinistra), INGRESSUS (destra)
I rilievi sui plinti delle colonne, accoppiati simmetricamente e raffiguranti:
  • Sul fronte Vittorie che scrivono su scudi o reggono rami di palma e trofei con barbari prigionieri;
  • Sui lati dei fornici laterali Prigionieri da soli o con soldati romani
  • Sui lati del fornice centrale Soldati coi "signa" o Sol Invictus e Victoria;
  • Gli otto busti su lastre inseriti nella muratura dei passaggi laterali con ritratti imperiali e figure di divinità;
  • Le Vittorie alate con trofei e i Geni delle Stagioni nei pennacchi del fornice centrale;
  • Le personificazioni di fiumi nei pennacchi dei fornici laterali;
  • Le sculture delle chiavi d'arco con raffigurazioni di divinità: sui fornici laterali Marte, Mercurio, Genius populi Romani; sul fornice centrale Roma e Quies Rei Publicae.
PANNELLO MARCO AURELIO
- ADVENTURES -
Le figure allegoriche costantiniane si rifanno alla tradizione figurativa, ma privo di emozioni, il volume è appiattivo degradando nel disegnativo e calligrafico.

Flaminio Vacca:

"Ho riferito nel tomo II a p. 28 il racconto di Benedetto Varchi sulle decapitazioni delle figure dell'arco di Costantino compiute da Lorenzino de' Medici nel 1534. « Quelle teste » osserva il Guattani {li. A. tomo I, p. 45) a Firenze non vi sono ne v'è memoria che vi sieno state. Al contrario cavandosi intorno all'arco, non ha guari, ne fu trasportata una al Vaticano. Dio sa come la cosa sia andata " .

In effetti le teste furono rimodellate staccandole e sostituendole con immagini nuove. Costantino non  fu molto rispettoso dell'antichità, ma del  resto l'impero, con l'avanzamento del Cristianesimo, era già in declino.


BIBLIO

- Patrizio Pensabene e Clementina Panella - Arco di Costantino. Tra archeologia e archeometria, Roma - L'Erma di Bretschneider - 1998 -
- Maria Letizia Conforto et al. - Adriano e Costantino. Le due fasi dell'arco nella Valle del Colosseo - Milano - Electa - 2001 -
- Carlo Carena- Arnaldo Marcone - Costantino il Grande - La Terza - 2013 -
- Eberhard Horst - Costantino il Grande - Milano - 1987 -






10 comment:

Unknown on 4 dicembre 2015 alle ore 17:08 ha detto...

Grazie mille per l'analiso !

ANDREW on 1 giugno 2017 alle ore 19:31 ha detto...

Leggete bene la storia. ...imperatore Traiano a rubato da la Romania 150 tone late d.oro e 300 tone late d.argento...le otto statue sul arco Costantino sono dei re rumeni trionfali non prigionieri. ..romani aveva paura dei daci

Anonimo ha detto...

Andrew, lascia perdere il patriottismo romeno. E' vero che i romani sfruttarono le miniere d'oro e d'argento della Dacia. Ma se Traiano non avesse vinto i Daci (la Dacia fu sgombrata circa 170 anni dopo, da Aureliano, per timore dei Goti e non dei Daci), la lingua romena e la Romania stessa non esisterebbero neppure.

Sofia on 2 marzo 2018 alle ore 23:15 ha detto...

Grazie, l'informazione e stata molto utile, come tutti i post!

Anonimo ha detto...

Tu mi sa che non avere compreso asai bene, per fa vore prima di scrivete queste coze si in formi
Cor diali tone late salut dalla Romania caza mia

Anonimo ha detto...

sono tornato beli

Spezzindue ha detto...

Le statue 8 statue dell'arco rappresentano 8 schiavi rumeni. Ve lo dico io che sono MINIMO laureata.

Anonimo ha detto...

Tutta storia taroccata...latino =Dacia ...basta credere

Unknown on 30 maggio 2020 alle ore 07:04 ha detto...

Se le 8 statue erano schiavi..allora perché sono messe in alto ? Leggete bene la storia..poi ricordate:la storia venne scritta dai vincitori..nn dai sconfitti!!

Unknown on 9 gennaio 2022 alle ore 13:53 ha detto...

Non erano schiavi ma guerrieri Daci infatti sono presentati con la corazza e la spada in posizione valorosa e dignitosa, non certo sottomessi e qui servono per dare grandiosità all'Arco con il rimando alle gesta di personaggi che fecero grande l'impero, in questo caso Traiano che, così è rappresentato sulla colonna traiana, rispettò i nemici vinti. Mentre nella colonna di Marco Aurelio i nemici, addirittura donne e bambini, vengono rappresentati "schiacciati", abbattuti, infatti Marco Aurelio è usato per altri scopi, sull'arco. Vengono cmq usati reinvii appartenenti ai cosiddetti imperatori "buoni", Traiano, Adriano e Marco Aurelio, non certo Nerone, Caligola, Commodo o Caracalla, tanto per citarne alcuni.

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